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Autore: Francibella    29/06/2012    2 recensioni
Susan Bones aveva cominciato a organizzarsi per quell’appuntamento circa due settimane prima. Il menù doveva essere adeguato, i capelli a posto e il vestito giusto. Non era facile lavorare al Ministero e preoccuparsi anche di un appuntamento. Soprattutto se devi uscire con il ragazzo per cui hai una cotta dal quarto anno: Justin Finch-Fletchley. Era stupita dell’audacia con cui aveva invitato l’ex compagno di casa fuori a cena. Non credeva a quelli che si ostinavano a dire che doveva essere l’uomo a invitare la donna. Susan era abbastanza grande per poter invitare un uomo fuori a cena. In questo caso, non fuori, ma soltanto a cena, dal momento che sarebbero stati a casa di Susan. Mentre sistemava la propria camera, Susan si chiese se ci sarebbe stato un dopo cena piccante, ma, arrossendo, stabilì che una cosa del genere non sarebbe mai potuta succedere. Non a lei, almeno.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Justin Finch–Fletchley, Susan Bones
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
- Questa storia fa parte della serie 'Susan Bones: chi è e chi sarà.'
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Compagni di avventura


Anthony Goldstein sbuffò sonoramente, guadagnandosi uno sguardo di disapprovazione da parte di Michael Corner.
«Adesso cosa c’è?»
«C’è lo stesso problema di prima: non mi va di andare a un appuntamento che qualcun altro ha organizzato per me.»
«Anthony, sono due mesi che ti lamenti che non hai una ragazza e adesso non va bene nemmeno questo appuntamento al buio, diciamo così.»
«No, non va bene, Michael, perché nemmeno tu sai con chi sarà questo appuntamento.»
«Non ti devi preoccupare. Padma mi ha assicurato che ti piacerà. O preferisci che chieda a Daphne di organizzarti un appuntamento con una delle sue amiche?» A quella – tremenda – prospettiva, Anthony decise che una doccia sarebbe stata la soluzione migliore.

*****
Susan Bones aveva cominciato a organizzarsi per quell’appuntamento circa due settimane prima. Il menù doveva essere adeguato, i capelli a posto e il vestito giusto. Non era facile lavorare al Ministero e preoccuparsi anche di un appuntamento. Soprattutto se devi uscire con il ragazzo per cui hai una cotta dal quarto anno: Justin Finch-Fletchley. Era stupita dell’audacia con cui aveva invitato l’ex compagno di casa fuori a cena. Non credeva a quelli che si ostinavano a dire che doveva essere l’uomo a invitare la donna. Susan era abbastanza grande per poter invitare un uomo fuori a cena. In questo caso, non fuori, ma soltanto a cena, dal momento che sarebbero stati a casa di Susan. Mentre sistemava la propria camera, Susan si chiese se ci sarebbe stato un dopo cena piccante, ma, arrossendo, stabilì che una cosa del genere non sarebbe mai potuta succedere. Non a lei, almeno.

******
Era un posto davvero dozzinale e banale e la cosa peggiore era che doveva averlo prenotato la sua misteriosa compagna, dal momento che né Padma né Michael avrebbero mai potuto scegliere un luogo così osceno per un primo appuntamento. Un cameriere dall’aria poco raccomandabile gli si rivolse bruscamente. «Deve entrare?»
«Aspetto una… persona.» Ad Anthony parve che il cameriere gli lanciasse un’occhiata di puro biasimo. Nemmeno lui avrebbe portato una ragazza in un posto del genere.
Dieci minuti dopo, una voce troppo acuta lo chiamò.
«Anthony, scusa sono in ritardissimo!» Quella s un po’ sibilante ricordava ad Anthony una sola persona, ma era certo che non potesse trattarsi di lei. Per questo, girandosi e vedendola gli si gelò il sangue nelle vene. Marietta Edgecombe dall’alto del suo metro e venti gli sorrideva.
«Marietta!» Si rese conto che gli era uscito una voce troppo acuta, così, schiarendosi la gola, riprese a parlare «Che bello! Anche tu qui? Che coincidenza!»
«Ma non è una coincidenza, sciocchino, sono qui per uscire con te. Sai, temevo che non avresti accettato, dal momento che mi sembrava di non starti troppo simpatica ad Hogwarts.»

Io ti odiavo. E ti odio ancora adesso, non posso credere che Padma mi abbia combinato un appuntamento con te! La ucciderò. Lentamente, molto lentamente. E poi ucciderò anche Michael.

«Così… tu sapevi che… saresti uscita con me?»
«Certo, perché, tu no?» Anthony scosse con veemenza la testa. Lei parve un po’ perplessa, poi lo prese sotto braccio e si incamminò verso il disgustoso ristorante.
«Vuoi… vuoi davvero cenare qui?»
«Sì, è di un mio amico, ci farà un prezzo di favore.»
Anthony Goldstein si preparò a una lunga serata.

******

Justin suonò il campanello in perfetto orario, proprio mentre Susan spegneva il forno. Soddisfatta, si pulì velocemente il vestito, indossò le scarpe con il tacco e si diresse in ingresso.
«Ciao, Susan! Cavolo, sei bellissima! Non sono in ritardo, vero? Gli altri sono già arrivati?» Come quando erano ragazzi, Justin la sommerse di domande e Susan stava per rispondere a tutte, quando l’ultima la colpì.
«Altri? Quali altri?»
«Non è una rimpatriata Tassorosso?» Il piccolo e perfetto mondo di Susan si sgretolò in mille pezzi in un secondo. Justin non era lì per lei. Era esattamente come quando avevano quindici anni. Lei era l’amica. Prima era stata l’amica secchiona che passava i compiti. Ora era l’amica con la casa grande che ospitava tutti per una bella cena.
«Siamo solo noi.» Cercò di mantenere un tono neutrale, indecisa se dirgli la verità o mentire dicendo che avevano disdetto tutti. Justin non si mostrò affatto abbattuto dalla notizia.
«Meglio, c’è più cibo per me!»
Mentre Susan portava la bottiglia di vino portata da Justin in cucina e il ragazzo metteva su un po’ di musica, la ragazza pensò che non era proprio cambiato nulla. Lui era gentile, simpatico, educato e bello come allora e lei continuava a non essere alla sua altezza.

*****

Marietta stava parlando da diciassette minuti e quarantatre secondi senza interrompersi, Anthony non aveva ascoltato una sola parola e continuava a chiedersi quale fosse il record attuale della persona che aveva parlato di più senza mai interpellare l’altro interlocutore.
«Ti rendi conto? Quello stupido ha tirato fuori ancora quella storia. Ok, forse ho fatto un errore, ma era stato mesi prima. Non è che se ho sbagliato una volta, allora lo rifarò ancora. Gliel’ho detto, eh, ma lui non ha voluto ascoltarmi. Ha persino detto che tra noi era finita. Io, però, l’ho convinto a tornare insieme e dopo due o tre giorni l’ho lasciato io. Perché va bene tutto, ma dopo quattro anni insieme non mi lasci così, di punto in bianco. Però se mi vuoi lasciare, vuol dire che in fondo non mi ami davvero e io non ho tempo da buttare, sinceramente.»
Dopo venti minuti precisi, Anthony la interruppe per chiederle se non aveva sete. Lei rifiutò e andò avanti a parlare per altri otto minuti e mezzo. Poi il cameriere transitò di fianco al loro tavolo e Anthony gli si buttò in braccio per chiedergli un caffè.
«Di già? Non vuoi nient’altro?»
«No, sono a posto, grazie. Poi, sai, è una cucina un po’ pesante per me.» E per tutto il resto del mondo.
«Magari dopo potremmo andare a bere qualcosa da qualche parte. Anche a casa mia, se ti va.» Sarebbe stata la minima ricompensa per quella serata disgustosa, ma l’idea di anche solo baciare Marietta gli scosse lo stomaco.
«Oh, sì, mi piacerebbe, però… devo svegliarmi presto domattina.»
Marietta assunse un’espressione triste ed era già pronta per replicare, quando Anthony la precedette. «Dicevi prima di un cappottino…»
«Sì, quello rosso! Adorabile! Te lo farò vedere una volta…» Ma anche no. «L’ho preso in questo posto…»
Anthony tornò a contare il tempo. Il tempo che lo separava dalla fine di quella serata e da una Burrobirra ai Tre Manici di Scopa.

Finalmente, la cena parve giungere al termine. Marietta era titubante, non voleva andarsene e Anthony lo aveva perfettamente compreso, ma non aveva intenzione di proseguire la serata da nessun’altra parte. Non con lei, almeno. A un certo punto, sentì il piede di Marietta che si avvicinava al proprio. Il panico si fece strada in lui.
«Ant,» il giovane rabbrividì a quel soprannome «ormai è inutile fingere» Lentamente la mano di Anthony corse verso la tasca del giubbotto, appoggiato sulla sedia «mi sembra chiaro – e questa serata l’ha dimostrato – che i sentimenti che tu provavi per me ai tempi di Hogwarts non sono svaniti» reprimendo un conato di vomito, Anthony cercò i soldi nella tasca, calcolando mentalmente quanto avrebbe potuto spendere «e, forse, credo di essere pronta a ricambiare questi sentimenti» ormai la fine era vicina, con una mano appoggiò i soldi sul tavolo, senza farsi vedere, con l’altra impugnò il giaccone «credo di essere pronta per una storia con te, Anthony. Perché, insomma, tu in fondo mi piaci.» Con un rapido colpo, Anthony infilò la giacca, si alzò, comunicò al cameriere che i soldi erano sul tavolo e corse via. Ovviamente, Marietta lo seguì. «Anthony, aspetta, io credo di amarti!»
«Io no!» E con queste parole, si smaterializzò ai Tre Manici di Scopa.
 
*****
Justin parlava tanto, ma ascoltava altrettanto. Susan era rapita dai suoi occhi castani e dalle sue labbra perfette. Aveva passato metà della cena chiedendosi come sarebbe stato baciarle. E poi chiedendosi se ne avrebbe mai avuto l’occasione. Depressa da quel pensiero, preferiva tornare ad ammirare la perfette mani del ragazzo, che aveva la tendenza a gesticolare. Lui continuava a incensarla di complimenti. Aveva detto almeno dieci volte quanto fosse bella o quanto cucinasse bene.
«Il lavoro come va? Sai, quando dico che conosco Susan Bones mi guardano tutti come se avessero paura che io corra da te a chiedere una raccomandazione. Sei un nome, Susie.» Susan rise, cercando di non arrossire al pensiero che l’avesse chiamata Susie.
«Non sono Hermione Granger!»
«No, lo so. Per fortuna, sai. Sei molto più… interessante.»
«Sono… interessante?»
«Oh, lo sai, Susie, che io ho sempre avuto un debole per te. Sei così simpatica, così gentile, così bella. Sei un’ottima amica, la migliore che potrei desiderare. Non sono sicuro che Hermione sia così fantastica come lo sei tu.» Susan rimase in silenzio e si limitò a sorridere «Eppure io non sono Harry Potter.» Justin andò avanti per ancora qualche minuto, ma Susan ormai non lo ascoltava più, anzi, colse al volo l’occasione di prendere un’altra bottiglia e si alzò di fretta. Arrivata in cucina, appoggiò la testa al muro e respirò. Justin li aveva paragonati a Harry e Hermione. I migliori amici per eccellenza. Il fratello e la sorella mancati. Non c’era nessun futuro per loro, non c’era mai stato. Nonostante le candele, il vino, il vestito da decine di galeoni, Justin non aveva capito. Non lo aveva visto come un appuntamento. Esattamente come non vedeva Susan come una possibile ragazza.

Verso la fine della serata, quando i loro piatti furono ormai vuoti, era Justin che continuava a parlare, praticamente da solo, pur di tenere viva l’atmosfera.
«Susan, va tutto bene? Ho detto qualcosa di sbagliato? Mi sembrava che andasse tutto bene, ma adesso…»
«Tu non hai fatto nulla, forse sono solo stanca. Non avrei dovuto cucinare così tanta roba in un pomeriggio.»
«Oh no, hai fatto bene. Ho mangiato tutto e mi è piaciuto, davvero. La prossima volta devi assolutamente venire tu da me. Anche non da sola, se non vuoi.»
«Justin, ora come ora non so nemmeno io cosa voglio, davvero. Credevo di saperlo. O meglio credo di saperlo, ma  mi rendo conto che è come volere un’anguria a Dicembre.» Justin non aveva replicato, si era limitato a guardare Susan dritto in faccia.
«Devo andarmene?»
«Che cosa credevi che fosse questa serata, Justin?»
«Una rimpatriata? Due amici che si ritrovano?»
«Già. Penso che mezzanotte sia un orario adeguato per terminare una serata tra amici.»
Susan aveva accompagnato Justin alla porta, ma mentre lo stava salutando, Justin si era fermato.
«Io non ho capito, Susie. Che cosa avrebbe dovuto essere?»
Lentamente, Susan aveva appoggiato le sue labbra su quelle di Justin, troppo veloce perché lui potesse rispondere, troppo lento perché lui potesse credere in un errore di mira.
«Un appuntamento, Jus. Ma è chiaro che non era così per te, mi sono inventata tutto. Questi sentimenti che io provo – e ho sempre provato – per te, sono frutto di una sciocca illusione. È meglio lasciar perdere, so riconoscere una causa persa quando la vedo. Tu non proverai mai per me quello che io provo per te.» Justin era troppo sorpreso per rispondere. «Già. Ci vediamo.»  L’ultima cosa che Justin vide fu una lacrima solitaria solcare la guancia di Susan. Poi la porta si chiuse.

Cosa credevi, Susan? Illusa, ecco cosa sei stata, ma da ora in poi sarà diverso.

E come cominciare se non con una bella Burrobirra ai Tre Manici di Scopa?

******
Anthony era appoggiato al bancone e si godeva il secondo boccale. In quel momento una ragazza si sedette accanto a lui. Non l’aveva nemmeno notato. Era molto carina, con i capelli raccolti in uno chignon leggermente sfatto, un trucco leggero, delle labbra piene e carnose e gli occhi grandi, ma lucidi. Guardandola bene, Anthony capì di averla già vista. Quando lei ordinò una Burrobirra, ascoltando la sua voce, comprese di conoscerla.
«Susan!» i tempi dell’ES erano lontani e  lei non ricordava molto la ragazzina che era stata. Era affascinante, non esattamente bella, ma molto interessante.
Lei parve riconoscerlo e sorrise. «Anthony, come va?» Lui sfoderò il suo miglior sorriso, sperando che potesse funzionare: rifiutare Marietta Edgecombe e rimorchiare Susan Bones nella stessa sera sarebbe stato un bell’affare.
«Oh bene, vengo da un appuntamento disastroso.» Susan sorrise, grata che qualcuno potesse capirla in quel momento. Non aveva idea di che cosa Anthony intendesse con “disastroso”, ma immaginò che fosse qualcosa simile al suo.
«In realtà, anch’io.» Sorrisero entrambi. Gli occhi scuri di Anthony fissarono con intensità quelli di Susan. Sembravano lucidi, troppo. Doveva aver pianto, ma ora sorrideva, quindi qualsiasi crisi doveva essere stata superata.
«Posso offrirti qualcosa?» Susan annuì, sorridendo veramente. Aveva appena ricevuto un no, il peggiore della sua vita, probabilmente, ma quello che Anthony – involontariamente, semplicemente offrendole da bere –  le aveva appena fatto capire era che la vita non finisce, il mondo non si ferma, nessuno ti tratterà diversamente perché sei appena stata rifiutata. L’unica cosa che puoi fare è cercare di andare avanti e sorridere. E magari trovare altri compagni di avventura.






Nda. E da qui comincia la sfida! Susan e Justin sono tremendamente carini insieme, secondo me, ma purtroppo lui non la pensa così. E Marietta si è presa un bel no, le sta bene, mi è sempre stata antipatica! :) Siete curiosi di sapere come potrebbe continuare? Volete sapere cosa succederà dopo la BurroBirra, passate qui http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=986404&i=1

   
 
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