Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: xilovebieber    30/06/2012    4 recensioni
Inserire accenno alla trama della storia (breve riassunto o anticipazione) e/o citazione dal testo. No linguaggio SMS, No tutto maiuscolo, No Spoiler! NON C'E' BISOGNO DELL'HTML PER ANDARE A CAPO IN QUESTA INTRODUZIONE.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Non esistono bugie fra noi due.”
Ero accoccolata al petto di Justin, nessuno sapeva niente pur essendo passati tre giorni, non volevo mentire a Justin, potevo essere incinta.
Non volevo dirgli nessuna bugia, mi era stato vicino, doveva saperlo, solo non ora o forse sì, avevo terrore della sua reazione. Si era accorto che c’era qualcosa che andava storto, mi conosce da quando avevamo il pannolino, sa riconoscere quando mento.
Mi accarezzava dolcemente i capelli, scottavo, ero stanca.
«Vuoi dirmi che ti succede, sono tutti preoccupati per te, non esci da qui da quattro giorni, non mangi, parli pochissimo, l’unica persona che hai voluto vedere sono io. Chi ti succede? Ti rivoglio indietro. Riconosco che c’è qualcosa che non va.» Mi spezzava il cuore vederlo così, stava male, per me. Glielo dovevo dire, e anche in fretta, avevo paura della sua reazione.
«Ho paura di uscire di casa. Ho paura di dirti perché sto tanto male, ho paura.» Gli dissi io a bassa voce, senza voglia di parlare.
«Che cos’è successo Hayley?» Disse spaventato, ma allo stesso tempo quasi “freddo”.
«Prometti che non farai nulla. Prometti che non peggiorerai la situazione.» Dissi con lo stesso tono di prima.
«Che cazzo succede?»
«Justin… Mi hanno violentata.» Justin strinse i pugni stringendomi più forte a me, la rabbia stava salendo lungo il suo corpo, avrebbe fatto una pazzia, ne sono sicura.
«Justin, mi fai male.» Dissi io senza voce, con qualche lacrima che rigava il mio volto.
«…» Non rispondeva, rimase immobile, mi strinse a sé, asciugò le lacrime che cadevano sul mio volto di conseguenza.
«Ti resto accanto, ma devi andare da un medico.» Si stava trattenendo dalla rabbia, lo intuivo dal suo tono di voce.
«No, non c’è n’è…» Lasciai la frase in sospeso, mi scostai da Justin, e corsi nel bagno che si trovava in camera mia, il ragazzo biondo mi segui.
Un senso di nausea mi avvolse anche se non avevo mangiato nulla, vomitavo saliva, la pancia si stringeva, faceva un male cane. Guardai Justin negli occhi, stavo male, male da morire.
«Tranquilla, Hayley, non è nulla.» Mi disse lui, guardando la paura che c’era nei miei occhi. Mi accarezzò il volto.
«Tornerai a scuola domani? Oppure in questi giorni?»
«Non lo so, ho paura.»
«Ci sono io.» Mi rassicurò, sorrisi a malvoglia.
Qualche giorno dopo tornai a scuola, la mia vita, stava quasi tornando normale, seduta accanto al banco di Justin, ascoltavo la lezione di Mrs. Collie, anche se noiosa, stringevo la mano a Justin.
La campanella suonò per il cambio dell’ora tutti s’alzarono del proprio posto, lo feci anch’io, io e il biondo andammo vicino ai suoi amici, un po’ di mal di testa, sarà per la stanchezza.
Guardavo fuori dalla finestra, senza ascoltare nessuno, rannicchiavo le mani nelle maniche della felpa, quando iniziò a girarmi la testa.
«Bionda?» Qualcuno cercò di attirare la mia attenzione con quel soprannome dato in onore dei miei capelli, sentii mancarmi la forza nelle braccia.
«Hayley non sta bene, Justin!» Justin si girò verso me.
«Piccola, tutto bene?» Justin mi tenne fra le braccia sue.
«Sì, Justin, non ti pro…» Quando sentii la forza mancarmi anche nelle braccia: buio.
Mi svegliai forse dopo trenta minuti, credo, vedevo l’infermiera della scuola parlare con Justin, chiusi gli occhi ancora per un po’, avevo sonno.
Justin si avvicinò, aprii gli occhi, e lo guardai.
«Dobbiamo andare all’ospedale.» Disse in modo freddo.
«No, non ci voglio andare. No, e no. »
«Non fare la bambina, e alzati. Forse sei incinta.» Lo disse velocemente, faceva mele, vederlo così freddo. Non parlai più, mi aiutò ad alzarmi, e ci dirigemmo in macchina, dopo poco arrivammo all’ospedale.
Non ci volevo andare.
Uscimmo la da lì, qualche ora dopo, con le analisi del sangue che ci avevano consegnato poco fa, avevo paura di aprirle, non c’era stato nessun contatto fra me e lui, ne una parola, ne uno sguardo nulla, come se fossi io artefice di quello che stava capitando.
«Apri tu.» Dissi porgendogli i risultati che stavano in una busta di carta bianca.
La apri, lesse quello che c’era scritto una lacrima di rabbia, o di tristezza cadde sul suo viso.
«Allora, Justin? Allora?» Era come paralizzato non si muoveva, gli strappai il foglio dalle mani.
Qualche lacrima, fece diventare le mie guance a righe nere, la mia faccia sembrava il pigiama di un carcerato, a righe bianche e nere: ero incinta.
La mia faccia era bianca dalla paura, come avrei fatto io? Una ragazzina, un’adolescente, una bambina, a crescere un figlio?


ciau pelle pimpe(?)
questo è il primo capitolo, spero vi piaccia.


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