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Autore: truelena    15/01/2007    8 recensioni
Remus storse il naso e si afflosciò sul divano, aspettando ciò che temeva sarebbe successo da lì a poco; probabilmente fu la stessa cosa che pensò Sirius, perché agitò la bacchetta, facendo apparire dal nulla un bicchiere pieno di Burrobirra, con la chiara intenzione di godersi con i massimi confort la prospettiva di farsi quattro risate.
***
Perchè quando si hanno 15 anni tutti si comportano da idioti.
Naturalmente c'è chi poi ha smesso e chi ha continuato.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Non ha voluto restare in vita nemmeno per suo figlio

Il titolo mi è stata suggerito da TwinStar, per cui la ringrazio profondamente, perché se non fosse stato per lei, chissà per quanto altro tempo questa storia sarebbe rimasta nel mio piccì.

Conoscete l’espressione “non essere né carne né pesce”?

Significa non essere nulla di definitivo, né una cosa né l’altra. E 15 anni è un’età in cui non si sa bene ciò che si è o ciò che si vuole fare, in cui si è un po’ idioti e un po’ saggi, proprio come questi due genitori.

 

Approfitto per ringraziare tutte quelle persone che hanno recensito le mie drabble e le altre one-shot, a cui purtroppo non posso rispondere essendo delle fanfiction concluse, ma sappiate che ho apprezzato più di quanto potete pensare.

In ultimo, ma non meno importante, ringrazio James e Lily per essere sempre così dannatamente T E S T A R D I da spingermi ogni volta a dar loro una esigua rivincita, nel mio piccolo.

 

~

 

A tutte quelle persone che a qualunque età,

conservano un pizzico di quella innocente idiozia che si ha a 15 anni

 

Né carne né pesce

 

“Senti” disse, “tuo padre era il mio migliore amico, ed era una brava persona. Molti si comportano da idioti a quindici anni. Ma poi gli è passata.”

 Sirius da Harry Potter e l’Ordine della Fenice

Pagina 627

 

“Sono stomachevoli”, sentenziò un ragazzo dai lunghi capelli neri, dall’espressione falsamente provata, “peggio di quando si scambiano effusioni in pubblico.”

“Sirius, tu facevi cose peggiori”, il sopracciglio destro di Remus, che era seduto accanto a lui nell’accogliente salottino di casa Potter, scattò irrimediabilmente all’insù, “addirittura alla presenza di minori.”

“Questo solo, perché anch’ io ero un minore”, rispose pronto Sirius, ritenendola una scusa plausibile, “e naturalmente, perché ero ampiamente richiesto da non potermi permettere di perdere tempo per trovare un’angolino appartato! Ma loro… loro cosa ci perdono a smet-”

“Dì mam-ma!” una voce femminile dalla camera da letto interruppe Sirius, il quale rassegnato, alzò gli occhi al soffitto.

“Dì pa-pà!”

“Harry, dì mam-ma!”

“Tesoro, così lo confondi!”

Remus storse il naso e si afflosciò sul divano, aspettando ciò che temeva sarebbe successo da lì a poco; probabilmente fu la stessa cosa che pensò Sirius, perché agitò la bacchetta, facendo apparire dal nulla un bicchiere pieno di Burrobirra, con la chiara intenzione di godersi con i massimi confort la prospettiva di farsi quattro risate.

“Per tutti i Boccini d’Oro saettanti! Sirius, nascondi subito quel bicchiere! Vuoi di nuovo assistere a l’uso ‘improprio degli utensili da cucina’?”

Nel suo cantuccio Sirius sghignazzò a quel ricordo: non aveva mai visto così tanti oggetti babbani volare tutti insieme da una parte all’altra di una stanza senza l’uso della magia!

“Non mi dire che hanno già finito i piatti?!”

Il sospiro di Remus, gli fornì implicitamente uno spunto per il nuovo regalo che avrebbe fatto questo Natale a Lily, ma lo sguardo di rimprovero da parte dell’amico, gli fece cambiare automaticamente idea.

Eppure, un bel set completo della collezione autunno-inverno di quest’anno, con tanto di boccini e gigli, avrebbe fatto la sua figura, pensò amareggiato, spuntando mentalmente la casellina delle pensate del millennio per i regali di Natale.

“Oh certo, infatti sono io quella che pretende che un bambino di un anno svolazzi per la casa a cavallo di una scopa impazzita, nonostante il fatto che fatichi visibilmente a stare seduto da solo!” la voce alterata di Lily, rimbombò fra le pareti, e il silenzio prolungato che seguì non auspicava nulla di buono.

“Ancora!” esclamò esasperato James, “mi sembra che abbiamo già chiarito questo fatto!”

“Evidentemente no, visto che Harry riporta ancora i segni di quell’avventura!”

Sirius e Remus si scambiarono un’occhiata comprensiva, ricordando quell’imprevisto che aveva lasciato sulla pelle candida di Harry una piccola cicatrice all’altezza della guancia sinistra.

“Ma se si è divertito, Lily! Diglielo Harry, a questa zuccona!”

Non sentendo nessuna risposta, i due uomini seduti in poltrona intuirono che il bambino stava – giustamente – ignorando i suoi genitori in piena crisi adolescenziale.

“Probabilmente non risponde, perché insisti a volergli insegnare parole come Quidditch - che imparerà a pronunciare solo quando varcherà il cancello di Hogwarts per la prima volta - che gli fanno perdere interesse per la nostra lingua!”

O forse non avrebbe risposto comunque, perché da un bambino di poco più di un anno non ci si aspetta che possa formare una frase di senso compiuto, pensò Sirius, riflettendo sul fatto che lui - ormai all’età di venti anni - aveva ancora qualche difficoltà su questo punto.

“CHE COSA?” quando a James gli toccavano il Quidditch diventava incandescente e intrattabile, e Remus si era sempre augurato di non doversi mai trovare in una situazione simile come a quella di qualche mese fa, in cui una Lily mortificata aveva accidentalmente buttato una coppa di James, scambiandola per un vaso di vecchia data. “Come sarebbe a dire che Harry sentirà parlare di Quidditch solo quando andrà a scuola?”

“Hai sentito bene, Cercatore dei miei calzari”, replicò la ragazza.

“Ma, ma Lily” pigolò James, “io ho già fatto l’abbonamento per la stagione ’81-’82 per tutti e due… ehi aspetta, Lily! Non potevo rifiutare, era un’occasione imperdibile; pensa che comprese nel prezzo, ci sono anche le trasferte!”

James saltellava intorno a Lily, cercando di far sentire le sue ragioni, mentre quest’ultima lo ignorava totalmente; Sirius e Remus li videro arrivare così in salone, con Lily imbronciata per non essere stata consultata per la vita sportiva del figlio, mentre James che pendeva dalle labbra di sua moglie, con tanto di occhioni imploranti da cerbiatto.

“Remus caro, puoi far capire a James che Harry è troppo piccolo per assistere ad una partita di Quidditch?”

Sentendosi chiamato in causa, Remus si guardò disperato in giro, cercando un aiuto - che non arrivò - da parte di Sirius, che si limitò ad alzare le spalle con noncuranza.

“Lily, credo che James sia al pieno delle sue facoltà mentali, quindi sicuramente sarà ragionevo-”

“Sirius amico, puoi far capire a Lily che bisogna trasmettere la passione per il Quidditch fin dalla tenera età?”

Questa volta fu Sirius a far saettare il suo sguardo fra le due trincee.

“Ehm…” balbettò il ragazzo, ricevendo un’occhiataccia da parte di James, “non è poi una tragedia, se ci pensi, Lily.”

“Ah, no?” le mani si spostarono sui i fianchi e il piede destro cominciò a sbattere impaziente sul pavimento.

“Sai, proprio alla scorsa partita con Jame… no, no James non c’era”, aggiunse in fretta Sirius, quando vide il viso sorpreso di Lily e quello paonazzo di James che gesticolava disperato, “era Remus, certo, che sbadato… vero, vecchio mio?”

Il licantropo fece un sorriso forzato farfugliando qualcosa su una parata spettacolare.

“Dicevo… ehm”, Sirius si allentò il colletto della camicia, “io e Remus abbiamo visto quel nullafacente di Malfoy accompagnato da suo figlio, che se non sbaglio ha la stessa età di Harry.”

“Ragion per cui, Harry non ci andrà! Sapere che lo stadio è frequentato da questa gente è un buon motivo per lasciarlo a casa.”

“Grazie Felpato”, disse a denti stretti il Cercatore.

Per la ragazza la questione era chiusa, perciò tornò in camera da letto da Harry, che reclamava l’attenzione con dei lamenti strozzati.

I tre uomini si guardarono in silenzio, sfiniti da quella battaglia verbale: Remus si massaggiò le tempie, Sirius sorseggiava il bicchiere di Burrobirra – che evidentemente aveva ritirato fuori quando Remus si era distratto -, mentre James si scompigliava nervoso i capelli.

“E quindi saremo ancora io e te alla grande partita della prossima settimana”, ruppe il silenzio Sirius.

“Così sembrerebbe.”

“Guarda il lato positivo, con un bambino avresti rischiato di perderti alcune azioni memorabili e se si fosse stancato e avesse cominciato ad urlare? Saresti dovuto uscire perdendo l’incontro che aspettiamo da secoli!”

“Vedi se ora mi tocca anche ringraziarla!”

“Dai Ramoso, non è la fine del mondo”, concluse Sirius, dandogli una affettuosa pacca sulla spalla, “però ora, io e Remus dobbiamo andare.”

Remus fece di sì con il capo, sapendo bene che la folta chioma rossa di Lily sarebbe spuntata da lì a poco.

“Non vi fermate a cena come al solito?” chiese speranzoso James, che da quando avevano comprato quella casa a Grodic’s Hollow, erano diventate molto frequenti le visite dei suoi due amici.

“Stasera no, Lunastorta dev-” ma Sirius non fece in tempo ad inventare una scusa lontanamente plausibile, che la voce saccente di Lily gli perforò le orecchie.

“Allora preferite carne o pesce?” la voce femminile li fece sussultare, visto che non l’avevano sentita entrare.

“Veramente amore oggi non si fermano”, sottolineò James lasciando la mano a mezz’aria, con l’intento di portarla a scompigliare i capelli, dopo lo sguardo assassino della moglie.

“Come no? Harry ci teneva tanto, senza contare che ho già cotto il pesce!”

Ma se aveva già deciso, per quale motivo ci ha dato delle alternative?, pensò Remus, il quale si stava già leccando letteralmente i baffi, essendo -  se pur a malincuore - un grande intenditore di carne.

“Lily, ma se io avessi scelto la carne, che cosa avresti fatto? Avresti buttato il pesce dalla finestra?” se Remus si limitò a pensarlo, Sirius ebbe la malaugurata idea di dare voce alla propria osservazione; infatti la ragazza lo ignorò totalmente, e lui si ammutolì offeso. Sapeva benissimo che un con Evanesco avrebbe risolto il problema, ma voleva solo farle capire che si stava davvero impegnando a capire l’usanze babbane, ma forse non era tipico dei babbani buttare le cose dalla finestra. Accantonò presto il tutto, dicendosi che prima o poi si sarebbe preso la briga di informarsi al riguardo.

“James mi aiuti con le posate?”

Lily schioccò un bacio sulla fronte al marito, che la seguì in cucina tenendole la mano. Poco dopo tornò da solo, sussurrando ai due:

“Potete tenere buono Harry, giusto il tempo che convinco Lily?”

E scomparì dalla stanza, senza aspettare un consenso.

Sirius guardò sconcertato Remus, e si avviarono verso il bambino: anche se erano mesi che andavano a cena una volta a settimana dai Potter, non si erano ancora abituati a vedere i loro vecchi amici come marito e moglie, peggio ancora nei ruoli di genitori, senza contare che bisticciavano come quando andavano a scuola.

“Ed ecco il mio malandrino preferito”, esclamò Sirius, prendendo in braccio Harry dalla culla e facendogli fare vola-vola, “ti piace, vero?”

Il pargolo gridava divertito di quel diversivo, mentre Remus guardava l’amico, accigliato; poi improvvisamente Sirius smise di lanciarlo in aria, e gli sussurrò ripetutamente qualcosa all’orecchio.

“Che cosa stai facendo?”

“Sto solo ampliando il suo vocabolario”, mormorò innocente lui.

“Immagino”, rispose di rimando Remus, “secondo te, James avrà finito di convincere Lily?”

Entrambi tesero l’orecchie in attesa di urla o vetri rotti, ma la casa era stranamente silenziosa; nel frattempo Harry si dimenava fra le braccia di Sirius, il quale lo guardava ammaliato.

“E’ ora di andare da mamma e papà”, concluse infine.

Raggiunsero la cucina e rimasero di sasso, quando videro i loro amici sdraiati sul tavolo - dove avrebbero dovuto apparecchiare, pensò Sirius indispettito – a scambiarsi non di certo dei coltelli o delle forchette.

-dini”, urlò Harry dalla presa di Sirius, e i due genitori si staccarono imbarazzati, per poi vedersi dipingere sul volto il totale stupore misto all’orgoglio.

“Avete sentito tutti quanti? Harry ha dett-”

“James, hai sentito?” chiese emozionata Lily, ignorando Sirius, “vero che ha detto mamma?”

“Veramente ha dett-”

“Ma l’hanno sentito tutti che ha detto papà, vero Felpato?”

“James, non dire stupidaggini, ha chiaramente detto mamma! Diglielo te, Sirius!”

“Scherzi? Ha detto proprio pa-pà, vieni campione che ora ti faccio vedere che cos’è un Boccino d’Oro”, e James prese in braccio il figlio e lo portò in salone, davanti alla sua mensola di trofei.

“James, James POTTER!” sbottò Lily.

“E dai Lily, lasciami vivere questo momento!”

“No James, tu non libererai il tuo amichetto alato per tutta casa, ti devo forse ricordare che cosa hai combinato la scorsa settimana?!”

“Solo un secondo, che ti costa?”

Nel frattempo Sirius e Remus  guardavano la scena impassibili sul ciglio della porta.

“Vedo che James è riuscito a convincere molto bene Lily”, disse ironicamente Sirius.

“Sembrerebbe proprio così”, poi come se si fosse ricordato qualcosa, “a proposito, che cosa ha detto Harry, mamma o papà?”

“Non ci crederai, ma non ha detto né mamma e né papà!”

“E che cosa ha detto?”

Prima di rispondere, Sirius fece un sorriso eloquente.

“Ha detto malandrini, Remus ha detto malandrini…”

“Certo con un po’ di fantasia…”

“D’accordo, non ha pronunciato del tutto correttamente la parola”, aggiunse scocciato, quando Remus stava per riaprire la bocca per ribattere, “e provvederò personalmente a questa mancanza, ma l’idea era questa, ne sono sicuro: l’ha detto riferendosi a James e Lily che si stavano scambiando effusioni in pubblico in presenza di minori… è tutto suo zio!”

“SIRIUS, REMUS VOLETE VENIRE A DARMI UNA MANO?” esclamarono contemporaneamente i due genitori.

Forse non tutti smettono di fare gli idioti a quindici anni, pensò ingenuamente Harry, mentre James con la mano libera lasciava andare il Boccino e poi lo riprendeva, e Lily garantiva che l’avrebbe disintegrato se non l’avesse tolto di mezzo immediatamente, e non era poi una così magra consolazione.

  
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