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Autore: Madnesss    30/06/2012    2 recensioni
"Sto per morire qui Herbert?"
"Sì John, stai per morire qui."
"Perché lo pensi?"
"Torna a dormire John."
Genere: Horror, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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La porta si mosse aprendosi lentamente. John poté vedere una luce, una vera luce, non l'accecante bianco a cui era stato abituato. John uscì adagio dalla stanza. La porta si chiuse lentamente dietro di lui. Si ritrovò in un lungo corridoio. John osservò entrambi i lati: centinaia di porte allineate. Ogni porta aveva una sola lampadina appesa sopra. Alcune luci erano completamente accese, altre invece tremolavano ogni tanto. John avanzò lentamente, quasi aspettandosi che ci fosse una trappola o che si dovesse svegliare in qualsiasi momento, obbligato a rimanere ancora nella sua stanza. John si voltò per guardare indietro verso la porta da cui proveniva. Era esattamente come le altre. Le porte erano bianche, dello stesso colore delle pareti della stanza, ad eccezione di una sola placca marrone esposta nel mezzo di una di esse. Aveva inciso su un numero.

"JOHN #1045960"

John fece scorrere le sue dita sopra quei numeri finché non capì qualcosa. Era buio nel punto in cui si trovava. John alzò lo sguardo e vide una sola lampadina sopra la sua porta, esattamente uguale alle altre… Ad esclusione del fatto che la sua era bruciata.

John arretrò, spaventato e confuso.

"C'è nessuno?", urlò verso il vuoto del corridoio. Non ricevette alcuna risposta a parte deboli e fiochi eco.

John ruotò su se stesso, e vide la porta adiacente alla sua.

"JOHN #1045970"

L'orrore lo travolse. Velocemente mise la sua mano sulla maniglia e la abbassò. La stanza era di un bianco accecante, vi era un uomo vecchio rannicchiato in un angolo, che si dondolava avanti e indietro. John era in procinto di dire qualcosa ma in quel momento gettò lo sguardo verso l'altro lato della stanza. La Cosa, no, una Cosa fissava il vecchio ridendo. Il corpo di John si irrigidì e quella cosa voltò immediatamente la testa verso di lui. John corse via sbattendo la porta e cominciò a correre. Le lacrime gli rigavano il viso e si lasciavano cadere sul pavimento, mentre correva.

"Voglio andare a casa…"

John corse per il corridoio fiocamente illuminato finché non vide una porta con sopra una lampadina intermittente. Si aggrappò alla maniglia e aprì la porta. Nella stanza, un uomo sedeva al centro rivolgendo le spalle a John. Una piccola pozza di liquido rosso lo circondava.

"Hey?"

L'uomo nella stanza urlò e tutto il suo corpo fu scosso da un sussulto. L'uomo si voltò brutalmente verso John e lo guardò. La sua faccia era scorticata e grumosa di sangue. John aprì la bocca per parlare ma l'uomo seduto a terra produsse una profonda risata. Il sangue cominciò a scorrere come un fiume in piena dalla bocca dell'uomo, al quale mancavano tutti i denti. John allora notò un cacciavite stretto nella mano dell'uomo. Egli continuò a ridere sfacciatamente sputando sangue verso John, il suo stomaco fece una capriola, e mentre sbatteva la porta dietro di lui, riuscì ad intravedere una faccia sorridente in fondo alla stanza.

John corse con tutta la sua energia per il corridoio, urlando.

"Voglio andare a casa…"

Mentre correva, guardò entrambi i lati del corridoio e in quel momento vide tutte le porte aperte. John scorse delle persone all'interno di esse, alcune apparivano normali, facevano flessioni, camminavano, altre invece facevano attorcigliare le viscere di John. Gente coperta di sangue, sfigurata, mutilata. In ogni stanza vedeva uno di quei cosi che rideva. Le lacrime di John gli offuscarono la vista ma riuscì comunque a scorgere una luce più brillante delle altre non molto distante. Corse con tutto il suo fiato verso di essa, sempre più vicina, finché non colpì qualcosa di solido. Era un'altra porta. La trapassò con uno schianto e atterrò sul freddo, duro pavimento. John sentì vertigini e confusione insieme, ma riuscì ancora ad udire qualcosa di definito, una voce.

"Oh! Ciao John!"

John si rialzò dal pavimento e si guardò intorno, esaminando il nuovo ambiente. Si trovò in una nuova stanza bianca, simile alla sua. Vi era un letto con alcune lenzuola e una coperta piegata sopra di esso; delle librerie erano allineate contro le pareti, piene di libri massicci dall'aria importante. Vi era una sola scrivania appoggiata ad un muro sulla quale erano disposti solo un televisore di pochi pollici ed un microfono, e nessuno dei due sembrava essere collegato ad una presa.

E infine c'era un uomo.

Era un uomo basso e tozzo, vestito in un abito scuro. Era completamente calvo e i suoi occhi erano di un bianco solido, non vi era alcuna iride al centro di essi.

"Oh cavolo, cavolo! Hai un aspetto orribile John! Che diamine ti è successo?"

John si strofinò gli occhi e la nausea ricominciò a tormentarlo; non capiva che cosa stava succedendo.

"Non ti starai mica sentendo male, vero John? Vieni, su, vieni! Siediti!". L'uomo grasso spinse John verso il letto.

"Ch-"

"Shh-shh-shh, amico mio! Sei stanco, non ti senti bene! Ecco, tieni questo!". L'uomo camminò in direzione di una delle librerie e fece comparire un thermos e due piccoli bicchieri. Aprì il thermos e versò un liquido dall'odore dolciastro in entrambi i bicchieri.

"A cosa dovremmo brindare? Oh quanto sono indelicato, ovviamente brindiamo a te, John!”

John si sentì confuso. Quell'uomo… John ebbe la sensazione di conoscerlo da tutta la vita, ma non aveva comunque alcun ricordo di lui. L'uomo tarchiato porse il bicchiere verso le labbra di John e un liquido dolce gli riempì la gola. Si sentì rilassato, a suo agio. Bevve tutto mentre l'uomo grasso gli piazzava le mani sul viso.

"Dormi ora John, dormi."

John si risvegliò dopo un sonno che gli sembrò fosse durato secoli. Il suo corpo era rigido e provava dolore quando tentava di muoversi. Cercò di respirare, ma l'aria sembrava bruciargli nei polmoni e tossì violentemente.

"Oh, ti sei risvegliato amico mio!"

John continuò a tossire mentre sentì i passi dell'uomo grasso farsi più vicini. John comprese di essere in una stanza differente dalla prima: era buia ad eccezione di una luce solitaria che illuminava solo il suo corpo inerte.

"Non farti ancora del male John, non abbiamo neanche avuto l'occasione di rimetterci in pari!"

John inspirò di nuovo e questa volta con l'intenzione di trattenere la tosse. Rilasciò lentamente il respiro e inalò nuova aria. Il peggio era passato, ma il suo petto ancora era dolorante.

"Dove… Dove sono?"

"A casa, John."

John si guardò di nuovo intorno per esaminare l'ambiente: non vi era nulla a parte il buio.

"Chi sei?"

L'uomo grasso fece finta di rimanere interdetto. "John, sono offeso!"

John cercò di muovere le mani per sfregarsi il viso, ma le sue braccia erano immobili, intorpidite.

"Cerca di non muoverti troppo John, dovrai mantenere le energie."

John riconobbe la voce… Il tono.

"Herbert?"

"Sì, John?"

"Perché tutto questo sta accadendo a me?"

"Che cosa ti sta accadendo?"

"Questo… Perché sono qui?"

"Ti ho portato io qui, amico mio!"

"Intendo qui, in questo… Questo posto. Perché non riesco a ricordare nulla di ciò che è accaduto prima di questo?”.

"Prima di cosa, John?"

"Tu sai che cosa cazzo intendo!". John tossì di nuovo e si strozzò con qualcosa di umido, aveva un sapore metallico, rugginoso.

"Shh, tranquillizzati John… John, dimmi una cosa. Perché te ne vuoi andare?"

"Perché odio questo posto… Mi manca casa mia… Voglio andare a casa."

"Cosa ricordi di casa tua, John?"

John rimase in silenzio.

"Bene John, che cosa ti manca quindi? Casa è soltanto un mero concetto della società moderna, cos'è davvero una casa?”.

"Voglio andare a casa…"

"Non essere sciocco John, come può mancarti qualcosa che non hai mai conosciuto? L'erba non è sempre più verde, amico mio".

"Voglio andare a casa Herbert… Voglio essere di nuovo felice."

"Felice? John, tu eri felice! Le conversazioni che abbiamo avuto, il cacciavite… ti piaceva da morire quel cacciavite, non è vero John?”.

John guardò oltre l'uomo grasso, vi era una creatura che stava proprio al limitare della zona illuminata, sorridente, e guardava John.

"Intendo felice veramente…"

"Come puoi sapere che cosa significa John?"

"Perché ho provato la tristezza… Ho avuto una sensazione, come se avessi voluto morire… Come se ci fossero dei vuoti nella mia vita che non posso riempire, ma per provare quella sensazione, per provare la tristezza, devo aver conosciuto che cosa vuol dire essere felice… Cosa vuol dire perdere qualcosa."

John notò più esseri; circondavano entrambi.

"Herbert per favore, voglio soltant…". Altri colpi di tosse, questa volta un liquido si riversò fuori da un lato della bocca di John.

"Oh John, sembra che il tuo organismo non sia poi così contento di quel che ti abbiamo dato". Herbert tirò fuori un piccolo fazzoletto e assorbì il liquido dalla bocca di John, era rosso.

"Che… Cosa mi hai fatto?"

"John, hai mai sognato?"

"Cosa?"

"Sognare John… Come quel che fai quando dormi? Trovo che sia un fenomeno spettacolare."

Centinaia di facce fissarono John, sorridendo con lo stesso ghigno.

"Certo che sogno, tutti sognano."

"Raccontami dei tuoi sogni John."

"Io…"

"Non ricordi, vero John?"

Nella stanza calò un silenzio sepolcrale.

"Io una volta sognavo abbastanza spesso, John. Era un mondo totalmente diverso dalla realtà ed ero costretto a viverci dentro. Sognai di avere un allevamento di formiche. Le amavo. Davo ad ognuna il suo nome speciale. Le nutrivo ogni giorno, elargivo loro un rifugio, una protezione. Ho parlato perfino con loro John, spesso. Sentivo come un legame fra me e loro. Poi un giorno sognai che erano fuggite, che erano evase dall'allevamento e sai cosa fecero John?”.

John tossì e sputò ancora sangue.

"Mi morsero, mi morsero ancora e ancora, e faceva male John. Cercai di scrollarmele di dosso, ma non potevo, non importava quanto provassi a mandarle via e quanto duramente provassi a disintegrarle. Cercai anche di scacciarle con l'acqua ma non funzionò comunque. Tutto quel che riuscii a fare era lasciare che le formiche mi consumassero, le mie stesse amiche, tradendomi… Tu non mi tradiresti ora, vero John?"

La vista di John cominciò a sfocarsi, tutto quel che riusciva a vedere erano Herbert e le facce… Troppe facce.

"E sai una cosa John? Io… John? John?!"

Gli occhi di John cominciarono a chiudersi.

"Oh non importa, pare che sia finita la sua corsa."

John sentì delle mani fredde che prendevano posto in ogni centimetro della sua pelle, sollevandolo.

"Sto per morire qui Herbert?"

"Sì, John, stai per morire qui."

L'aria gelida lo avvolse in tutto il corpo, stava congelando, ma sentì come se la sua testa stesse andando a fuoco. John riaprì gli occhi per l'ultima volta, le facce lo fissavano tutte, come se stessero per chiedergli qualcosa. John stava lentamente ascendendo verso l'alto.

"Ok, Herbert…"

"Dormi ora, John…"



“Dormi”.
   
 
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