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Autore: Slits    30/06/2012    2 recensioni
Quelle intraprese contro i mulini al vento alla fine erano battaglie inutili.
#05. « and then the end. »
[Sanji/Nami] [AU]
[To Jailer] perchè era anche ora.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nami, Sanji | Coppie: Sanji/Nami
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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#01. and this smell makes me feel home



i.
Ritornò nella sua stanza dopo aver chiuso la porta dello studio di suo padre alle sue spalle. Appena si mise a sedere sul letto accaddero due cose: qualcuno aprì il rubinetto del bagno e riempì una secchia d’acqua e Sanji vomitò una colazione che neanche ricordava di aver fatto. I passi di suo padre andavano e venivano dal bagno accompagnati dal rumore di stracci strizzati.
Fu quando il ragazzo andò a sciacquarsi la faccia e vide i rubinetti ed il fondo del lavandino sporchi di un rosso slavato (sangue stinto) che capì che lo studio di suo padre e la mente dell’uomo erano un posto pericoloso.

ii.
Per essere un ufficiale governativo, Yokomine Makoto non faceva poi una grande impressione. Con il suo completo scuro, i suoi grandi occhiali e le sue scarpe lucide ricordava un agente delle tasse piuttosto che un uomo in grado di tenere a bada un intero esercito spartano senza neanche guardarli realmente in faccia.
Sanji lo vide entrare a passo svelto nello studio di suo padre e chiudersi la porta alle spalle. La bambina che lo aveva accompagnato spostò il peso da una gamba all’altra ed allargò una narice, come se stesse fiutando l’aria. Il ragazzo guardò in silenzio i suoi capelli rosso acceso (arancio probabilmente se quello fosse stato un manga e non un incubo).
- Questo posto ha un odore che non mi piace. – disse la bambina dopo qualche istante.
- Lo so, non piace neanche a me. -
In bagno gli stracci galleggiavano nell’ammollo della vasca.

iii.
- Durante l’addestramento uno dei nuovi cadetti mi ha palpato il culo, riesci a crederci? Un momento prima ero sdraiata a terra e stavo puntando il mirino in direzione del bersaglio e quello dopo splat!, la mano di quel mollusco è atterrata sul mio fondoschiena.  – Sanji grugnì qualcosa in risposta, un falso interesse mentre, nonostante sembrasse preoccuparsi più della sigaretta che stava fumando che di tutto il resto, la sua attenzione era focalizzata sulla donna al suo fianco.
- Nami-chan, anche se ti risulta difficile crederlo sei una donna. Una bella donna. Attirare l’attenzione del sesso forte è più che normale, soprattutto se lavori per l’esercito. Hai idea del profit che l’industria del porno è riuscita a ricavare sfruttando il binomio “armi e donne”? -
- Sono un soldato. Sono stata addestrata a sopravvivere e per farlo devo necessariamente aggrapparmi al cadavere della felicità di qualcun altro. Decisamente un po’ troppo per sperare di riuscire ancora a risvegliare l’interesse del sesso forte. -
- Il mio non l’hai mai perso, Nami-chan. -
Nami ordinò un’altra birra.

iv.
Continuava a correre, cercando disperatamente una via di fuga. Alle sue spalle, le scarpe da ginnastica di Nami colpivano con forza il terreno ad ogni nuova falcata. Si voltò. Una dozzina di quegli uomini avanzava da ogni direzione e li spingeva verso la periferia della città. Corse come mai aveva corso in vita sua, i polmoni come brace, il respiro ansante di Nami alle sue spalle. Le grida degli uomini sempre più lontane.
Aveva quasi raggiunto il centro abitato quando le voci sparirono e con loro anche lo scalpiccio delle scarpe sfondate ai lati della ragazza. Si fermò di botto e si voltò.
Le luci sfolgoranti del centro illuminavano la strada deserta dietro di lui.

v.
Nami si accese una sigaretta, nonostante ne sopportasse a malapena l’odore, quando Sanji morì. La accese per coprire il tanfo pungente del sangue e quello più sottile della polvere da sparo. Si mise a sedere sulla penisola cucina e guardò il biondo mentre tremava e tremava sul pavimento, saltando sulle mattonelle come un pesce. Dolore, forse gli ultimi spasmi. Non ne aveva idea. Non era un medico ed in ogni caso la cosa non la interessava poi più di tanto.
- Questo posto ha un odore che non mi piace. – commentò, spegnendo la sigaretta nel lavandino.
Sanji aveva smesso di muoversi da un pezzo oramai.

vi.
Robin rimase in silenzio per qualche istante quando la porta dell’appartamento si aprì ed una donna dalla folta capigliatura rossa le chiese cosa volesse. Una consegna a domicilio, due pizze ai quattro formaggi ed una birra, ma probabilmente aveva sbagliato indirizzo. Si scusava per il disturbo.
La donna la guardò scettica prima di richiudere la porta e lasciarla sola nel pianerottolo del vecchio edificio.
Robin fissò a lungo la porta, il campanello che ancora portava il nome di un proprietario che probabilmente mai più le avrebbe aperto. E forse soltanto in quel momento la realtà le cadde addosso come una pietra tombale.
La donna si lasciò scivolare lungo la parete, il cartone della pizza a domicilio ancora fra le mani.
Pianse fino a quando il cercapersone non la informò che qualcuno dall’altra parte della città stava ancora aspettando la sua ordinazione.



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U
na raccolta per Jailer, perchè sono passati quasi due anni ed è dalla prima SaNa che la sento sopravvalutarmi con i suoi commenti. Perchè in fondo qui dentro devo qualcosa a tutti.

Questa è una storia che mi ha fatta parecchio penare con l'impostazione della linea temporale (se qualcuno resisterà agli istinti suicidi, nei prossimi capitoli avrete modo di vedere). Primo esperimento. Speriamo bene.
   
 
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