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Autore: AndreaMesso45    30/06/2012    2 recensioni
Siamo nel futuro, un futuro apocalittico.
Dopo il colpo di stato del Regime, è stata proibita ogni tipo di arte e incarcerati tutti i musicisti che non hanno voluto aderire al programma di "riabilitazione artistica".
Però qualcosa si muove nel profondo della terra, è l'ora della Rivoluzione!
Genere: Avventura, Science-fiction, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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E chi la ferma più questa rivoluzione?

Parte I

I should have known


14/01/2030

Portland; Oregon
United States of America
11° C
 

 
“I should have known that it would end this way,                                    “Avrei dovuto saperlo che sarebbe finita in questo modo
I should have known there was no other way …”                                     avrei dovuto saperlo che non c'era nessun altro modo”
 
L’oceano era calmo, disteso, piatto e sereno.
Aveva proprio un quieto vivere, con la corrente che trasportava fiumi di solitudine, quell’oceano desolato e quasi discostante dal mondo terreno.
Sembrava veramente tutta un’altra realtà quel mare blu profondo, ed il suo nome Pacifico era certamente azzeccato.
Taylor e Dave navigavano per l’oceano con il sottomarino, attraversando maree e tonnellate di pesci di tutti i tipi e forma.
Il viaggio era molto lungo ma grazie alla tecnologia avanzata dei nuovi sottomarini fu più corto del previsto.
L’ossigeno a disposizione era veramente poco per sostenere un viaggio di quella lunghezza con quasi 30 persone a bordo, si trattava pur sempre di un sottomarino abbastanza piccolo, rispetto ai famosi sommergibili della guerra fredda.
Così per mantenere abbastanza aria respirabile per tutti, furono preparate camere criogeniche in cui ogni persona poteva risiedere e dormire per un tempo determinato con l’utilizzo di una scarsa quantità di ossigeno.
Dave fu subito inserito in una di quelle celle, anche perché doveva rimettersi in forze dopo la “camminata” per entrare nel sottomarino.
Taylor gli applicò sul braccio una flebo per nutrirlo di proteine e pulire il sangue, poi lo fece entrare nella camera criogenica e Dave descrisse la situazione affermando che gli sembrava una scena da film fantascientifico, ormai divenuto realtà.
Anche in occasioni del genere, Dave sapeva sempre cosa dire e come scherzare per rendere l’atmosfera meno tesa di quello che era.
Prima di farlo addormentare, Taylor strinse la mano a Dave e pronunciò tali parole   “Ora devi riposare e rimetterti in forze, quando ti sveglierai saremo ancora più vicini a casa. Quando ci saremo, però, non ti aspettare fuochi di artificio”.
Dave annuì.
Queste camere potevano essere utilizzate anche come ambienti di ibernazione, ma al momento tutti gli esperimenti su animali e anche esseri umani aveva fallito e quindi erano utilizzate solo come stanze per il recupero fisico.
Anche Taylor si mise in una di quelle celle, aveva bisogno di riposare anche lui.
Sotto lo sguardo vigile del ragazzo 30enne che gli disse   “Vai, tranquillo. Qui ci penso io, controllo io tutto. Tu riposati, la missione è riuscita perfettamente”.
Quel ragazzo aveva uno spiccato accento austriaco, però sapeva parlare benissimo l’inglese.
Aveva degli occhi blu molto belli, capelli non molto lunghi castani scuri e una corporatura simile a quella di Dave da giovane, asciutta e prestante.
 

Il viaggio proseguiva senza sosta, il sommergibile navigava e navigava, senza fermarsi mai, i radar piazzati in tutto l’oceano dal Regime non riuscivano ad individuare il sottomarino poiché esso veniva letteralmente by-passato da delle frequenze radio che rispedivano i raggi radar al mittente, cosicché fosse “invisibile” ai radio rivelatori.
In cuor suo Dave non sapeva cosa aspettarsi, cercava di ricordare la sua casa prima del Regime, cercava di ricordare il suo giardino, il suo garage dove registrava la sua musica …
Ah … la sua musica, avrebbe dato tutto per ricordarsi la sua musica … aveva dimenticato o forse solo protetto?
C’erano giorni in cella in cui Dave non si ricordava nemmeno il suo nome, in cui non riusciva a capire il perché del suo soggiorno in carcere, a volte desiderava dimenticare tutto, anche come aprire gli occhi e respirare.
Altri giorni invece Dave aveva umore migliore, per quasi tutto il primo anno ogni santo giorno canticchiava le melodie delle sue canzoni e batteva le dita sulle sbarre a ritmo per simulare la sua batteria, cercando di restare attivo mentalmente.
Ben presto però tutto questo svanì, soprattutto perché agli albori del suo terzo anno in cella H si ammalò gravemente e rimase per qualche mese in stato comatoso, con febbri altissime e dolori atroci.
Poi tutto si risolse fisicamente ma mentalmente Dave era cambiato, non era più lui.
Aveva dimenticato chi era realmente, forse inconsciamente cercava di proteggere la sua vera identità.
Ma adesso, in quel preciso istante, Dave sentiva che dentro di lui qualcosa nasceva, anzi, rinasceva, una forza che aveva conosciuto da bambino.
Non era il battito del cuore, non era il rumore dello stomaco, era la sua anima che risaliva.
Pensava a tutte quelle cose che avrebbe voluto dire a Taylor e che non gli aveva mai detto, pensava a quanta fatica e quanto tempo avesse impiegato l’amico per liberarlo da quella prigione di morte e silenzio.
Aveva anche voglia di vedere il sole, aveva voglia di sentire l’odore delle piante, aveva voglia di mangiarsi un hamburger e bere una pepsi, aveva voglia di sentire il rumore della città, aveva voglia di casa.
Come era sentirsi a casa? Come era la vita prima … prima di questo?
Dave lo voleva assolutamente riscoprire.
 

Quando sbarcarono sulla costa degli Stati Uniti, Dave era già sveglio da qualche ora, così come Taylor.
Ad attenderli sulla terra ferma non ci furono polizia, milizia, sirene, ne tantomeno il Regime.
In realtà, c’era una plotone di molti uomini che sembravano militari del Vietnam capitanati da un uomo sulla sessantina di anni vestito come un generale dell’esercito.
Tutti avevano la scritta   < U.S. resistance of thefourth state >   sulla divisa, Dave notò che era la stessa di quella di Taylor.
Il simil-generale si avvicinò a Dave e gli diede la mano e disse   “Salve Mister Grohl, io sono il generale David Josh Cameron e noi siamo della Resistenza del quarto stato. È un piacere riceverla sul nostro territorio”.
Dave gli strinse la mano e annuì con un piacere molto stupito.
Lo guardava negli occhi, David Josh Cameron aveva dei capelli bianchi corti e una barba estremamente lunga sempre bianca, una corporatura stabile da generale, ma gli occhi … Dave era meravigliato da quegli occhi, gli sembrava di averli già visti.
Anche la voce del generale, seppur roca e bassa era familiare, ma il particolare più strano era la stretta di mano, Dave intuì qualcosa e lo fece trasparire con una espressione sul suo viso di ricerca.
Il Generale se ne accorse e domandò   “Si sente bene? Ho qualcosa che non va?”.
No, no, perdio, si figuri!”  disse Dave in modo presuntuoso, Taylor allora diede un piccolo calcetto all’amico e gli sussurrò  “Signore, signore!” , il Generale continuava a guardare Dave che, capendo la situazione si ricompose e si corresse   “Cioè, no, signore”.
Molto bene, è ora di accompagnarvi alla vostra residenza”   affermò Cameron che si girò e cominciò a camminare facendo segno di seguirlo.
Dave guardò in faccia a Taylor sussurrandogli   “Ma chi è questo?”, Taylor fece segnò di stare zitto e di proseguire.
Salirono su una jeep Taylor con il suo fido ragazzo austriaco, Dave ed il Generale.
Partirono dalla costa ed entrarono dentro una strada diroccata e abbandonata.
Ormai era l’alba, la luce iniziava a venire fuori ed il sole cominciava a colorare il cielo ed a inondare di luce tutta la terra.
Dave guardava il paesaggio circostante e rimase letteralmente a bocca aperta.
Dove … dove ci troviamo esattamente?”  chiese Dave ed il Generale rispose  “Siamo negli Stati Uniti, Regime dell’Ovest”.
Dave rimase confuso dalla risposta, si girò verso Taylor che gli chiarì le idee   “In Oregon, stiamo andando a Portland, almeno, quello che tempo fa era Portland”.
Qui non esistono più regioni e stati, signor Grohl. Deve sapere che il mondo in questi anni è ripartito sulle basi del Regime, che forse lei non ricorda bene, le famose regole del Regime imposte al mondo venti anni fa, ora noi viviamo su queste regole, non c’è scampo signor Grohl”  affermò Cameron.
Ma come? Non è cambiato niente? Non è successo niente?”   chiese Dave leggermente scosso.
Niente. Da quando lei è stato arrestato non è successo niente. La gente si è adattata a questa dittatura universale e ha deciso di vivere come topi in gabbia, lasciando la dignità in mano ai potenti”   disse Cameron.
Noi, però signor Grohl, siamo quel qualcosa che ancora non è successo, siamo la Resistenza”   concluse il Generale.
Dave si sforzava di capire, ma come era possibile che la gente avesse accettato simili condizioni?
 

Le città americane erano spoglie, molte erano distrutte.
La popolazione viveva sotto il terrore e dentro il silenzio, ognuno nel suo posto di lavoro e senza alcun tipo di immaginazione e fantasia.
Il mondo era diventato il parco giochi del Regime, la crisi era stata appiattita e le risorse erano quantificate per ogni persona, nessuno poteva mangiare di più o di meno.
Tutto questo destabilizzò moltissimo Dave che rimase veramente molto stupito nel vedere la sua terra morta, la sua terra priva di colori e speranze.
Pensò che avrebbe dovuto saperlo, che avrebbe dovuto immaginarselo.
 
“I should have known                                               Avrei dovuto saperlo
Look at the shape you're in                                    guarda in che condizioni sei
I should have known                                               avrei dovuto saperlo
But I don't write in                                                     ma io non lo aggiungo
One thing is for certain                                            una cosa è certa
As I'm standing here                                                come sto in piedi qui “
I should have known”    pensò Dave.
 

Era gennaio, il freddo era abbastanza secco ed intenso.
Stavano passando per Portland, che era una città fantasma, tutta diroccata, una città senza anima ormai dimenticata.
Il Generale svoltò e con la Jeep entrarono dentro la città, cavalcando l’asfalto crepato con alcuni ciuffi di erba che, penetrando quelle crepe, crescevano su tutta la strada.
Dave fissava i negozi vuoti con le vetrine rotte, le macchine abbandonate ai cigli del marciapiede, i palazzi vuoti e disabitati, tutto questo li mise una tristezza da pazzi e dentro di se continuava a sentire un rumore, un suono, qualcosa provenire dall’interno e che voleva uscire.
C’era stato tanto tempo fa a Portland e si ricordava i ristoranti dove aveva mangiato e i posti che aveva visitato che ora erano grigi e polverosi.
Alcune case erano state bombardate, alcune invece erano rimaste perfettamente in piedi e normali, come il giorno in cui erano ancora abitate prima dell’arrivo del Regime.
Taylor ormai non ci faceva più caso, lui era riuscito a nascondersi e a scappare per tutto questo tempo, vivendo in quelle case diroccate che un tempo erano calde ed accoglienti.
Però capiva bene come poteva sentirsi il suo amico che era stato rinchiuso tanto tempo e magari non si aspettava una desolazione simile.
Dave prese le mani e le appoggiò al finestrino della Jeep, poi chiuse gli occhi e cominciò a ricordare, ad immaginare come erano quelle case e cose venti anni prima.
Poi sussurrò …
 
“Lay your hands in mine                                        Posa le tue mani sulle mie
Heal me one last time”                                           guariscimi un'ultima volta”
 
In quel preciso momento cominciarono a cadere fiocchi di neve sulla città, Dave aprì gli occhi ed il finestrino, protese le braccia fuori e fissò il cielo.
Poi gracchiò …
 
Though I cannot forgive you yet                        “Anche se non posso ancora perdonarti
No I cannot forgive you yet                                  no, non posso ancora perdonarti
To leave my heart in debt!”                                  per aver lasciato il mio cuore in debito”
 
Dave non riusciva a perdonare ma forse neanche a concepire e ad accettare tutto … quanto.
Probabilmente non riusciva nemmeno a perdonarsi, perché si sentiva in colpa di essere rimasto lontano così a lungo dal mondo vero, si accusava dentro di non aver lottato abbastanza per il suo mondo, per la sua vita e per la vita di chi amava di più.
Non poteva perdonare se stesso e questo anche Taylor lo aveva intuito ma al momento rimase in silenzio lasciando che l’amico si sfogasse.
Intanto la neve continuava a scendere e le nuvole coprivano i raggi del sole che saliva in cielo, un nuovo giorno iniziava.
Girarono per tutta la città fino ad arrivare ad uno stabilimento chiuso e abbandonato.
Eccoci”  disse Taylor, la Jeep si fermò.
Cameron scese dalla Jeep e fece segno a Dave di seguirlo, entrarono dentro lo stabilimento e presero le scale per arrivare ad un piano sotterraneo.
Non c’era corrente in quell’edificio che sembrava vuoto ed incustodito da millenni, poi il Generale seguito da Dave e Taylor si fermò davanti ad un muro apparentemente normale e bussò 4 volte.
All’improvviso il muro si aprì e mostrò una via d’accesso fatta ancora da scale che portava ad un posto segreto, ancora più sottoterra.
Da lì si aprì un mondo nuovo per Dave, infatti si trattava di un vero e proprio stabilimento per fuggiaschi e ribelli.
Eccoci, ora il signor Hawkins la potrà accompagnare al suo posto dove risiederà … per adesso. Benvenuto nella resistenza. Buon soggiorno, il pranzo è fissato per mezzogiorno, si faccia trovare pronto e vestito come si deve.”  Proferì Cameron che poi fece dietrofront e se andò.
Vieni Dave, seguimi. Ti porto a casa mia”  disse Taylor.
 

Dave si ambientò perfettamente in quel posto, la sua nuova casa era molto simile alla cella della sua prigione però senza sbarre e con pranzi sostanziosi, docce e soprattutto bagni agibili.
Successivamente fece un giro per tutto l’impianto che era di dimensioni immense curiosando ed chiedendo informazioni.
Si trovava nell’impianto della Resistenza, ovvero quel gruppo di persone che non avevano accettato le leggi del Regime e si nascondevano da esso per non essere incarcerate e giustiziate.
La sicurezza di tutto il sistema era in mano ad un vero e proprio esercito, comandato da Cameron, il generale supremo.
Questo impianto situato nelle sotterranee di tutta Portland sapeva tanto di Area 51 e l’accesso da cui si poteva entrare era una vecchia centrale idroelettrica abbandonata, il posto da cui Dave entrò per la prima volta.
 

14.00
 

Erano già le due di pomeriggio, fuori continuava a nevicare e Dave stava coricato nella sua branda che era situata nello stesso alloggio dell’amico Taylor.
Avevano già mangiato, un piatto di pasta in bianco con condimento di pochezza e con un gusto decisamente poco saporito ma alla fine sostanzioso.
Dave aveva gli occhi stanchi, le palpebre a mezza altezza e fissava la sua vecchia foto scolorita.
Taylor, anche lui sdraiato sulla sua branda, stava pensando all’amico e si stava chiedendo il perché di quella foto, quale fosse il significato … però non si attentava a chiedergli niente.
Fu Dave a rompere il ghiaccio   “Ehi Tay, da quanto sei nella Resistenza o come diavolo voi la chiamate?”.
Da quando presero te, quando tu … insomma, dalla tua dipartita”   rispose l’amico.
Diavolo, è tanto tempo sai? Tanto tempo che non è mai passato, che è ancora tutto qui”   disse Dave.
In quel momento Taylor si fece coraggio e chiese   “Ehi, Dave. Parlami della tua foto. Cosa rappresenta?”.
Questa foto è tutto quello che mi rimane, la cosa più cara che ho, amico mio. Almeno, oltre a te adesso.
È un ricordo mai dimenticato che mi tengo stretto, l’unica cosa che mi fa addormentare e sognare, l’unica ragione di vita. L’amore della mia vita.
Dave fece un sorriso, continuava a guardare la sua foto e a rimembrare il momento …
Sai, mi ricordo quando fu scattata.
Lei era così bella e giovane, così aggraziata, così angelica, così piena di vita … così viva
”.
Dave parlava di sua figlia, la foto raffigurava sua figlia da piccola, la sua primogenita Violet  Maye, sogno di tutte le sue notti.
Tengo stretta questa foto per ricordarmi di lei, solo per questo.
Ogni giorno che passa sento sempre di più la sua mancanza, mi manca da morire
” .
Oh, Dave. Mi dispiace così tanto, io non ho notizie su di lei, ho provato a cercare ma non ho notizie”   disse Taylor con una faccia triste e dispiaciuta.
Tranquillo Taylor, non ti ho chiesto notizie perché già immaginavo e sapevo … già sapevo”.
 
Ho avuto del tempo per pensare, ma penso di aver meditato troppo in questi anni di solitudine, così tanto da essermi creato ricordi non veri, ricordi sereni e speranze … molte speranze” riprese Dave.
Lui aveva tanto sperato di rincontrare sua figlia che si era creato dei ricordi falsi, per stare meglio, ricordi che non erano veri e mai successi nella realtà.
Si ricordava di aver visto sua figlia scappare con la madre e la sorella e vivere felici in una casa in Canada, ma questo non era mai successo, la realtà era ben più dura da affrontare.
Dave, ricordati che non sei solo, ci sono io qua”  disse Taylor.
Dave ripose la sua foto nei pantaloni, si girò a guardare l’amico e fece un sorriso commovente, quasi a dire grazie.
Per lungo tempo aveva avuto tutto dalla vita: soldi, fama, potere, la musica, gli amici e una famiglia, ora gli restava solo Taylor.
Solo Taylor … lui e Taylor … due uomini in un mondo pazzo e crudele.
Chiuse gli occhi e tornò a sdraiarsi pensando alla sua vita precedente, alla musica …
Improvvisamente quel suono nel suo cervello cominciò a pulsare, si alzò di scatto e guardò Taylor.
L’amico si girò a guardare Dave così agitato e chiese  “Ehi, cosa c’è?
Taylor, ho avuto una idea!
 

 
To be continued …
   
 
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