Trecentododici
La libertà è troppo bella perché
ce la possano strappare ancora
I belli e dannati del secolo
Sparta, 13 Maggio 1838
Se perdo te
Cosa farò?
Io non so più restare sola
Ti cercherò
E piangerò
Come un bambino che ha paura
Mi hai insegnato a volerti bene
Hai voluto la mia vita
Ecco, ti appartiene
(Se perdo te, Patty Pravo)
Seduto
sui gradini dell’Αθάνατος, Theodorakis
Dounas fumava l’ennesima sigaretta della giornata, rubata a Gee mentre l’amico,
sognante e, di conseguenza, irrimediabilmente distratto, contemplava il
ritratto di Natal’ja, senza risparmiare sussurri di una dolcezza imbarazzante.
Theo
non gli avrebbe certo impedito di piangere calde lacrime d’amore sul bel viso
dipinto della fiammiferaia, né di annebbiare la sua struggente nostalgia di Lys
con il fumo, ma doveva pensare anche a se stesso, che quella mattina era
perfino meno socievole del solito, e prevedeva di spegnere la sigaretta in un
occhio al primo idiota che gli avesse rivolto la parola, fatta eccezione,
naturalmente, per colui che non aveva bisogno di parlare per dimostrarsi un
idiota, ovvero Gee, il suo migliore amico.
Proprio
mentre era assorto in queste riflessioni, una figurina con una cascata di
capelli biondi e ondulati e due occhi di quella fin troppo familiare sfumatura
tra il celeste e l’argento apparve nel suo campo visivo, facendogli quasi
prendere un colpo.
-Oh,
no... Afrodite è tornata dal regno dei
ghiacci. Gee impazzirà di gioia, ma
io mi sparo-
Lei
gli sorrise, e Theo, il quale non sognava altro che mandarla a quel paese, si
ritrovò a ricambiare così palesemente controvoglia da provocare una scintilla
d’indignazione negli occhi chiari della biondina.
-E’
qui, vero?- domandò dunque Lys -perché di Lys si trattava, purtroppo per lui- più alla porta della palestra che a Theodorakis,
ma, abbastanza prevedibilmente, fu quest’ultimo, e non la porta della palestra,
per quanto di gran lunga più simpatica e soprattutto pacifica, a risponderle.
-Ovvio,
ma ti sembra il caso di disturbarlo?-
-Sinceramente?
Sì-
-Dio,
potresti avere tutto quello che vuoi, con quei capelli, quegli occhi e quel
sorriso... Perché proprio la mia disperazione?
Perché proprio Gee, spiegamelo!-
-Perché lo amo, Theo! E, che tu ci creda
o meno, non è un complotto ai tuoi danni, xenofobo dei miei stivali!
Ti è mai passata per la testa,
questa possibilità?-
-Uno
scherzo di Lachesi sì, però... E anche
troppo impertinente!-
-Non
c’è niente che le Parche non farebbero per complicare la vita a Theodorakis
Dounas. Sei un tantino paranoico, sai?-
-Guarda,
apri quella maledetta porta e fai in modo di essere inglobata dalle pareti
dell’Αθάνατος, perché spero con tutto
il cuore di non vederti uscire...e di non
vederti mai più, è sottinteso-
Lys scoppiò
a ridere, e, in un attimo, senza neanche dargli il tempo di rendersene conto,
si chinò a schioccargli un bel bacio su una guancia.
-Come
farei, senza di te? Nessuno mi ha mai odiato quanto te. Sei adorabile. E quando mi hai accompagnato in città a scegliere il
vestito nuovo siamo diventati quasi amici, quindi... Mettiti il cuore in pace,
bello mio, che ci rivedremo presto, e sotto sotto la prospettiva non ti
terrorizza poi così tanto! Stammi bene, pseudo
- greco-
-Pseudo a chi?!- le gridò dietro lui, ancora
confuso.
-Sei troppo biondo, fattene una ragione! E’ lecito avere qualche perplessità...-
-Sono
nato a Sparta, in Grecia, il 15 Marzo
1815!-
-Buon
per te, allora!-
Theo
scosse la testa, guardandola allontanarsi.
-E’
pazza... E’ pazza. Non ci sono altre
spiegazioni-
Ma
nonostante le sue parole intimidatorie, quando Natal’ja aprì la porta,
Theodorakis sembrò molto più interessato all’imminente entrata in scena della
Siberiana, che alla sua sigaretta.
E, del
resto, chi avrebbe potuto dargli torto?
Le sigarette non avevano il potere
di trasformare in statue di sale i più valorosi e temuti soldati di Sparta.
Non ancora.
Per il
momento, il primato lo deteneva una certa fatina russa di nome Natal’ja, e
Theo, seppur intenzionato a salvare le apparenze, e con esse la sua reputazione
di gelido ed impassibile oplita spartano, non si sarebbe mai sognato di
perdersi la scena.
In
quei giorni, sebbene la guerra civile contro il Conte Sakis Kallìsti fosse
appena finita, poco più di una settimana prima, i Kléftes si stavano già
preparando a scontrarsi con la banda di Anassagora Zemekis, il cugino tessalo
di Leonida.
Nell’esatto
momento in cui Natal’ja mise piede nella palestra, fu come se l’intero esercito
della Tessaglia si fosse presentato, armato di tutto punto, sulla soglia
dell’Αθάνατος.
E quello sarebbe stato già più
accettabile, a sentire Theo.
Ci fu
un attimo di smarrimento generale, in cui il nome di George riecheggiò tra le
pareti dell’antico e glorioso edificio in cui erano stati battezzati alla
guerra tutti gli Spartani, vibrante dell’emozione della rara bellezza che
l’aveva gridato.
Poi
quello che avrebbe dovuto essere il momento più commovente e romantico di cui
l’Αθάνατος fosse mai stata testimone si
trasformò in una tragedia.
Un
colpo di pistola dovuto all’emozione e allo stupore, e un ragazzino cadde,
soffocando un grido, in una pozza di sangue.
Gee,
stordito dall’inaspettato, sconvolgente ritorno della sua bella ninfa slava,
dalla disperata dichiarazione che le aveva letto nello sguardo, e,
successivamente, dallo schianto dello sparo, impiegò un po’ a realizzare di
essere stato lui.
Alja
lo guardava confusa e sconvolta, come se non avesse ben capito cos’era successo,
né come.
Il “come”, in realtà, non l’aveva
capito nessuno.
Di
sicuro c’era solo che quel 13 Maggio 1838 aveva preso un risvolto davvero
imprevedibile.
Theodorakis
spense la sigaretta, e si avvicinò a Natal’ja.
Sorrideva,
e la biondina russa lo guardava con sospetto.
-Dai,
parla- sospirò poi, rassegnata -Muori
dalla voglia di dirmi qualcosa di terribile, si vede-
Theo
scosse la testa, serafico.
-Come
sei prevenuta...-
-Ne ho
motivo?-
-No,
Lys... Stavolta no. Promettimi che,
qualsiasi cosa succeda, tornerai da
lui... E lo amerai sempre così, come hai fatto adesso, quanto ti ama lui... Perché io, prima che tu facessi
quest’adorabile follia, credevo che non ti sarebbe bastata una vita, per
imparare ad amarlo quanto ti ama lui-
Lei,
finalmente, sorrise.
-Nessuna
delle mie follie sarà mai adorabile quanto la vostra amicizia-
-Ma
per me non avrebbe mai sparato a Stavros-
-Stavros?
Non ve l’ho mai sentito nominare... E’ nuovo?-
-E’ un
prigioniero di guerra tebano, è uno in gamba, e vuole essere dei nostri... Ha
quasi quattordici anni ed è l’ultimo allievo di Gee, che per questo pseudo -
periodo di prova ha diritto di vita e di morte su di lui... E quello di morte l’ha appena esercitato-
-Mi
dispiace!-
-Dai,
non è colpa tua. Vieni qui- le sussurrò Theo, con una dolcezza che non era da
lui.
E,
inaspettatamente, l’abbracciò.
-Scusami
se non l’ho capito subito, ch’eri quella giusta per lui... E’ che Achille non
ce l’aveva, una fidanzata.
Ma
forse da Achille Gee ha ereditato solo il coraggio, il valore in guerra e la
fama, non la situazione sentimentale-
Quelle
parole stupirono Alja più di ogni altra cosa, quel giorno.
Non si
sarebbe mai dimenticata quel 13 Maggio 1838 in cui Theodorakis Dounas, invece
di minacciarla di morte come faceva con la maggior parte degli esseri viventi,
l’aveva abbracciata e le aveva parlato come se fosse improvvisamente diventata
meritevole del suo rispetto.
-Quanto
sei alta?- volle sapere poi, con uno sguardo un po’ di curiosità un po’ di
sfida.
-Un
metro e settantadue. Cioè, quasi- rispose fieramente Lys, che aveva imparato da
Gee -il quale, più di ogni altro al mondo, detestava la sua altezza ufficiale- ad aggiungersi un mezzo centimetro che forse
c’era davvero, ma nessuno lo notava mai.
Per la precisione lei era alta un
metro e settantuno e mezzo, ma non era il caso di puntualizzare.
-Io
uno e settantaquattro. Tra due centimetri mi raggiungi. Complimenti-
Theo
le fece l’occhiolino, e a Lys scappò da ridere.
-Se ci
sentisse Gee...-
-Posso
interrompervi?- intervenne il diretto interessato, facendoli sussultare
entrambi -Anche perché, a voler essere pignoli, sarei io, il fidanzato di
Afrodite...
Avevo
la pistola in mano, e ho sparato. È stata un’emozione troppo fulminante. Invece
di correre incontro a Lys, ho sparato a Stavros. E’ assurdo, effettivamente-
ammise Gee, che aveva accompagnato Stavros Cleophas dal medico
dell’accampamento, ed era tornato proprio in quel momento, relativamente
rassicurato.
-Comunque
non è morto, grazie al cielo. Il proiettile gli ha solo sfiorato l’aorta-
Theo
sospirò di sollievo, sorridendo.
-Se la
caverà alla grande, allora-
Natal’ja
sgranò gli occhi, incredula di fronte alla tranquillità di Gee e Theo.
-Solo?!-
-E’
capitato anche a me, il mese scorso. Non ti ricordi?-
George
si scostò un poco la camicia già sbottonata, scoprendo una cicatrice proprio
all’altezza del cuore.
-Credevano
che sarei morto, pensa che sciocchi...-
-Non
pensavo che fosse così grave...- sussurrò Lys, che in quei giorni si era
preoccupata, sì, ma la speranza che Gee ce la facesse, nonostante lo sconforto
generale, era sempre stata più forte.
-Non
lo era, infatti. Io lo sapevo, che il proiettile non si sarebbe azzardato ad
andare oltre... Era un falso allarme, ovviamente. Certo, in quel preciso
momento avevo qualche perplessità al riguardo, non mi sembrava poi tanto
falso... Anzi, faceva una male assurdo, e sapessi quanto bruciava...-
Alja
gli sorrise.
Era
così, Gee.
Pativa
le pene dell’inferno e poi diceva che non era niente.
Voleva
deciderlo lui, quando e se stare male.
A
qualsiasi altra cosa, poteva e doveva resistere.
Un
attimo dopo, concluso il discorso sulle ferite quasi mortali, e quell’aorta di
ferro che si ritrovava, cambiò argomento.
-Scusa,
Alja, ma chi è quello sfacciato ufficiale che continua a guardarti? Non ci
toglie gli occhi di dosso, non ci riesce!
Non l’ha mica capito che se continua così gli spacco la faccia... Io quasi quasi vado a dirgli due paroline...-
In
genere erano due pugni, le “due paroline” di Gee.
Più
l’affronto era grave, poi, più diminuivano le probabilità che il suo
interlocutore riuscisse a rialzarsi.
-Oh,
lui? Sottufficiale, non ancora Ufficiale. Peter Pittsburgh, non te lo ricordi?
E’ gentile-
-Gentile?! Con te, forse, ma del resto lo
voglio trovare, un uomo che non sia gentile con te, a parte mio padre... Probabilmente deve ancora nascere. Quell’Americano
mi odia, Lys, credimi-
Il
diciassettenne Spartano si voltò, e come individuò il suddetto marinaio i suoi
occhi si ridussero a due fessure.
-Peter
Pittsburgh, eh?- borbottò, come pensieroso -Un pollo ruspante, anzi, un
polletto. Ecco come lo definirei.
Non è
più un pulcino, perché ha ventidue anni, ma in quanto ad esperienza di vita
siamo lì. Ci credi che non sa neanche com’è fatta una galera? Che idiota-
-Sarà,
ma è stato così gentile con me... Ti prego, Gee...-
Lui la
fulminò con lo sguardo.
-Hai
mai avuto bisogno di pregarmi, per avere quello che volevi? Hai mai avuto bisogno di pregare qualcuno,
per avere anche il mondo intero? Non mi risulta, principessina. Tranquilla, rinuncerò a sbriciolargli le vertebre, sempre che ne abbia. Li conosco bene,
quelli come lui, che non sanno tenersi stretta una ragazza, ma amano
fantasticare su quelle degli altri... Vogliamo parlare di Bridget? Lei era un
attimino volubile, forse, ma Pete non ci ha messo niente a fregarsene di lei e
a correre dietro a te... Poi lui dice che è colpa mia, che ho un fascino da
denuncia e altre cavolate simili, ma ovviamente se l’avesse lui, il mio
fascino, non gli darebbe così fastidio!
Dai,
vado a salutarlo. Così vediamo se ha un bel ricordo di me, e se gliene posso lasciare uno ancora più entusiasmante-
Alja
annuì, trattenendosi a stento dal ridere.
-Va
bene...-
Gee
raggiunse Peter con una baldanza piuttosto intimidatoria, un sorriso di scherno
e l’aria altera di chi guardava tutti dall’alto in basso.
Lui
non era esattamente così, ma quando si trattava di fare il bastardo sicuramente
non si risparmiava.
-Sono
il promesso sposo del tuo sogno erotico. Che
effetto fa?-
-Non
ho alcuna intenzione di pestare i piedi ad una simile autorità... Ti conosco di
vista e di fama, sono al corrente dei tuoi massacri a chi sfiora il tuo angelo-
lo rassicurò Peter, ostentando un sangue freddo che non aveva, non in quel momento, almeno.
-Già. Mi
irrita molto quando quelli come te si danno di gomito, indicando la mia
Natal’ja e sussurrando: “guarda che visione”, per non dire altro...-
-Non è
il mio caso. So stare al mio posto, non preoccuparti-
-Sai, sono
in molti a dirmi che mi preoccupo troppo... Ma
in genere sono le mie preoccupazioni, a fare la fine peggiore-
Peter alzò
su di lui due occhi quasi imploranti, per poi abbassare repentinamente lo
sguardo, come pentito di quel gesto azzardato, e cominciò a tremare, temendo il
peggio.
Era
una partita persa, con Brian George Gibson.
Se
voleva picchiarlo, l’avrebbe fatto, qualsiasi cosa lui potesse dire in sua
difesa.
Doveva
averlo deciso prima, quando, incautamente, Peter aveva guardato Alja un po’
troppo apertamente.
Non avrebbe dovuto farlo, ma Natal’ja
era così bella...
Gee
l’aveva notato, e adesso il giovane americano doveva rendergliene conto.
Cosa gli era saltato in mente?
Gee
aveva diciassette anni e Pete ventidue, ma lui, a differenza dello Spartano,
non amava fare a botte, e preferiva evitare gli scontri fisici.
Senza contare che Geórgos,
nonostante l’età, aveva una fama davvero preoccupante...
-No,
non guardarmi così e non indietreggiare, Alja mi ha chiesto di non massacrarti
di botte, perché sei stato gentile con lei, quindi non ti sfiorerò nemmeno.
Semplicemente,
stalle lontano. E’ mia, e non ci sono
sottufficiali americani che tengano-
Dopo
avergli lanciato un’ultima occhiataccia, Gee si allontanò con quella sua solita
aria da bello e dannato che non l’abbandonava mai, nemmeno un secondo, e
puntualmente intimidiva chiunque osasse avvicinarsi ai confini del suo regno, e
non faceva parte del suo élite.
Figurarsi a Natal’ja, ch’era la
sua regina!
Non
l’avrebbe mai e poi mai permesso.
Lys,
che aveva intuito la situazione, sputò un “idiota!” tra i denti a Gee quando le
passò di fianco, e raggiunse Peter un po’ preoccupata, sperando che le minacce
del tiranno di Sparta non l’avessero
spaventato troppo.
Possibile che Gee dovesse sempre
terrorizzare tutti?
-Non
ti avvicinare, non lo provocare. Non mi
guardare, altrimenti sono guai, e non riuscirei a trattenerlo, una seconda
volta. Il mio Georgij sa essere spietato- si raccomandò, trovandolo
inquieto.
Non
scherzava, Gee passava dall’essere il ragazzo più dolce e adorabile del mondo -solo con lei, ovviamente- al diventare il
flagellum Dei ottocentesco.
-Ti
sto così simpatico da farti venire voglia di difendermi da quel mostro del tuo
ragazzo? Ne sono lusingato- sorrise Peter, che davvero non capiva come una
ragazzina deliziosa come Natalys potesse essere così innamorata di quell’Attila
greco.
Forse perché Lys era meno
“deliziosa” e Gee meno “Attila” di quanto gli altri credessero.
Alja
detestava che gli altri considerassero Gee un mostro, più crudele del diavolo
in persona.
Chi diavolo erano, per giudicare
il suo amore?
Del
resto, però, lui non faceva niente per farsi amare dagli uomini.
Aveva
un carattere difficile e comportamenti spesso indecifrabili, ed era fin troppo
imprevedibile, Gee.
A
partire da come le stringeva la mano, quasi affondandole le unghie nella carne,
pazzo di gelosia e con un senso di possesso senza pari, fin da quando aveva
tredici anni, fin dal primo momento in cui l’aveva vista.
Neanche
con Cynthia o con Tìa era mai stato così protettivo.
Lui
era sempre stato quel genere di ragazzo che distruggeva, calpestava e sputava
sull’autostima altrui, Gee Gibson rubava
la scena anche a Dio.
Le
ragazze non si sentivano alla sua altezza, i ragazzi di fianco a lui
scomparivano, e avrebbero venduto l’anima al diavolo per assomigliargli almeno
un po’, così come avrebbero fatto le prime per un minuto delle sue attenzioni.
Era
impossibile vivere con uno come lui...
Solo con Lys e con Theo era umano.
Gee
era stato troppo amato, viziato e trattato da tutti come il re degli dei.
Sfidare gli dei non era saggio per
nessuno, ma lui poteva permetterselo.
Gli
eroi erano così, avevano mille complessi, mille sbalzi d’umore e di
personalità, mille cose da farsi perdonare, per cui non avevano bisogno di
chiedere scusa.
Erano
pur sempre eroi, e avevano qualcosa che li difendeva anche dal loro
egocentrismo e dal male che poteva fare agli altri.
-Non
puoi odiarlo, perché lui è meraviglioso. Puoi rimproverare la sua arroganza e invidiare
il suo destino glorioso, ma ha avuto un passato di lacrime e sangue, un passato
che non tutti riuscirebbero a superare, e non gli ha mai lasciato il tempo e il
fiato per rialzarsi in piedi... E lui ha colto la sfida.
Quando
ha capito che nessuno gli avrebbe mai restituito l’infanzia... E tutti
avrebbero sempre voluto da lui qualcosa che non spettava a loro... Qualcosa che
aveva solo lui, ed era fin troppo difficile da gestire, ma doveva rimanere a
lui, perché così filavano le Parche.
Non
gli hanno mai lasciato il tempo di fermarsi a pensare a cosa faceva e come...
Solo del motivo è sempre stato sicuro.
Gee,
proprio come Achille, non fa ciò per cui lo ringrazieranno, ma ciò per cui lo
ricorderanno.
Lui
non sarà mai solo il ragazzo più bello e coraggioso della Grecia... Lui è,
soprattutto, complicato.
Non fa
pesare a nessuno il suo passato, ma il suo destino sì... E a volte io non so
davvero come fare... Ad amarlo senza bruciare, a guardarlo senza piangere. Il
calore delle sue mani fa sanguinare la pelle, ed è al tempo stesso così
indimenticabile che se ora, adesso che sono sua, qualcuno mi dicesse che non lo
rivedrò mai più, e non le sentirò mai più, le sue mani graffiarmi il cuore... Non avrei più il fiato per dire una sola
parola.
Un
respiro sarebbe come uno sparo, e
finirebbe tutto-
Peter
non sapeva davvero cosa dire.
Era
chiaro che Natal’ja adorasse George, quel George che incantava e spaventava con
la stessa intensità, e lei, forse, lo conosceva più di ogni altro, e respirava
i suoi respiri perché lo amava.
-E’
una croce senza pari, ma tu sei più coraggiosa di lui... Perché forse non te ne
sei ancora resa conto, ma amarlo, vivere
con lui e per lui, è più difficile e fa più male di essere lui- disse infine, guardandola con grande ammirazione,
perché lui, nei panni di quella ragazzina così giovane e ardente di sogni più
grandi di lei, non avrebbe davvero saputo sopravvivere.
-In
fondo l’infanzia gliel’hanno distrutta, gliel’hanno distrutta davvero, e quando
è tornato dall’Egitto era già troppo tardi, era cresciuto in un battito di
ciglia, con un colpo di fucile, e a quel punto era più facile essere adulto a
otto anni che bambino dopo le più feroci battaglie...
Per la
sua Patria sarebbe stato diverso. Anche a Sparta gli avrebbero chiesto di
rinunciare all’infanzia per la guerra, e lui l’avrebbe fatto, voleva farlo già
durante la Rivoluzione per l’Indipendenza, ma combattere per gli Egiziani, gli
alleati dei Turchi, i nemici, non aveva senso...
Ora
cerca di ricordare quegli anni come una sorta di scuola militare per diventare
l’eroe che è adesso, ma Gee sognava di combattere per la libertà, non per la
prigionia degli altri Paesi...
Lui
sta ancora cercando di curarsi le ferite... Se lo vedi socchiudere gli occhi,
pensieroso o sognante... Ecco, sta cercando di guarire, piano piano, da quello
che gli hanno fatto, tornare indietro e ricostruire la sua infanzia.
Forse
non è destino che punisca i suoi carnefici, forse saranno loro a fargliela
pagare per essere scappato, nel ’29...
Per
lui non esistono vendette, ma rivincite. E l’hanno trovato, pochi giorni fa...
Durante il duello con il Conte Kallìsti, il duello che avrebbe stabilito
l’esito della guerra civile, Ardashir Bahram, il capo dei mercanti di schiavi
turchi, ha ucciso il Conte al posto suo, e ha ferito Leonida, il nonno di Gee,
come per dire: “noi siamo sempre qui, a rubarti la vittoria, a rubarti la
libertà, tutto quello per cui hai combattuto, tutto quello che hai di più caro
e prezioso...la Patria, la famiglia, l’amore, la fama e la gloria, anche il
destino. Non ti lasceremo andare”.
Quel
giorno Gee ha avuto una paura folle, ha rivissuto il 1828 e il 1829...
Il
ragazzo più coraggioso dell’Ellade tremava, quasi incapace di trattenere le
lacrime, disperato e terrorizzato, perché i Turchi l’avevano trovato...
L’ha
sempre saputo, Ardashir Bahram, che Gee era tornato a Sparta, nella sua città,
a casa sua, nell’accampamento sul Taigeto, con i Kléftes... Ma credeva che
avesse lasciato perdere, che non cercasse vendetta, non più... Sono passati
dieci anni! E invece il 5 Maggio era lì, e sorrideva, quel sorriso che Gee
rivedeva negli incubi, era solo un avvertimento, lui lo sa, che tornerà...
È
sempre stata una persecuzione, anche a Liverpool. Stephen Chantefleur, il
secondogenito del Francese che aveva concordato con Ardashir Bahram e Ibrahim
Pascià la vendita dei bambini greci, ha provato ad uccidermi...
Ho
ancora la cicatrice della sua pugnalata, sul collo. Ha accusato sia Gee sia me,
durante il processo per l’assassinio di mio cugino, Nikolaj, che in realtà si
era suicidato, e chiamava Gee “l’Egiziano”, perché non dimenticasse quello che
aveva passato, tant’è che a Liverpool qualcuno lo ricorda ancora così...
Come
Nikolaj Romanov, lo zar, e Viktor Zarkhov, il mio carceriere... Non ci lasceranno mai in pace.
Ma noi
ce la faremo, lo giuro... La libertà è
troppo bella perché ce la possano strappare ancora.
E
l’amore... L’amore ci salverà. Anche
se non fosse destino, ci sposeremo-
Tu li hai giocati tutti senza avere in mano i re
Pieno e cavalli o niente, tutto il resto che cos'è?
Ti sei giocato donne che impazzivano per te
Eppure un giorno hai pianto in un caffè
Ci sono stati giorni da piantare tutto lì
Eppure li hai giocati sorridendomi così
Per te l’estate non comincia, non finisce mai
È vivere la vita, come fai
(L'uomo che si gioca il cielo a dadi, Roberto Vecchioni)
-Pensa,
il 10 Maggio 1838, sul ponte della Magna
Graecia, sono rimasto incantato a guardare una bellissima ragazza, la
fidanzata del figlio del Capitano, uno splendore nordico abbagliante... Ma non avevo idea di chi fosse veramente, e
forse era meglio non saperlo. Siete i belli e dannati del secolo, tu e Gee!-
I
discorsi di Lys erano troppo suggestivi, Peter ne era rimasto quasi stordito.
Ma
Natal’ja sorrise e proseguì, forse nel tentativo di tranquillizzarlo.
-È
tutta una questione di Destino e di Rivoluzione. Il 27 Luglio è il mio
onomastico, il giorno di Saint Nathalie, e il 27 Luglio 1794, a Parigi, tra le
9 e le 10 del mattino, c’è stato l’attentato dei Thermidorienne a Maximilien de
Robespierre, Louis Antoine de Saint-Just, Couthon, Lebas e suo fratello
Augustin.
Le Bas
si è sparato alla testa e Augustin si è buttato dalla finestra, mentre a Robespierre
hanno fracassato la mascella.
Le Bas
e Augustin si sono uccisi per sfuggire alla morte per mano dei loro nemici,
invece Saint-Just e Robespierre son stati giustiziati il giorno dopo, il 28
Luglio, in Place de la Révolution, Place de la Concorde, alla ghigliottina,
rispettivamente a ventisette e trentasei anni.
Non
potevano evitarlo, il Terrore si era rivoltato contro di loro.
Louis
XVI era un pazzo esaltato che faceva uccidere tutti, come il “mio” Romanov, del
resto.
I
Rivoluzionari del Terrore hanno fatto ammazzare anche lui, e sette mesi dopo Marie Antoinette “l’Austriaca” l’ha seguito
al patibolo, ovviamente passando per la mitica Conciérgerie.
La storia si ripete, e i protagonisti non cambiano
mai del tutto.
Ci sono solo due motivi per cui non mi ricorderanno
tutti: sono una donna, e non sono ricca e nobile come quel diavolo di
Robespierre, che nonostante questo mi è sempre stato simpatico, perché era un
grand’uomo e aveva delle idee divine.
Il Destino è il nostro Fouquier-Tinville,
l’accusatore pubblico di Robespierre e Marie Antoinette al Tribunale dei
Rivoluzionari.
Non è mai dalla nostra parte... Ma noi siamo più
forti, siamo noi che viviamo, e non possiamo vivere per sempre solo quello che
hanno deciso gli altri per noi... Nessuno
può.
C’è chi non riesce a cambiare il destino, e finge di
accontentarsi per non farsi troppo male, perché chi sfida il destino può solo
morire, ma ne vale la pena, io ne so qualcosa.
C’è chi si tiene sul palmo della mano le linee con
cui è nato, e chi ne cerca e se ne incide altre, in fondo è la sua pelle, e lo
decide lui, quante ferite e delusioni può sopportare.
Io voglio rischiare, ho sempre fatto così. Tu,
Peter?-
Feri
Desztor era il Maximilien Robespierre ungherese.
Con
lui, a Forradalom, era cominciato il periodo del Terrore della Russia Zarista,
e anche lui avrebbe ucciso il re, nel suo caso lo zar, per poi essere
giustiziato a sua volta dal popolo.
Natal'ja
Zirovskaja, invece, era l'Anita Garibaldi russa.
Aveva,
come lei, un uomo da seguire in ogni battaglia, un amore per cui morire e una
Rivoluzione in cui credere più che nella sua stessa vita.
La
Terza Sezione li aveva tenuti d'occhio fin dal primo momento, perché Natal'ja
era la nipote di Vasilij Zirovskij, il Rivoluzionario polacco impiccato nel '26
con i capi dei Decabristi, e aveva il sangue dei sovversivi politici e dei
ribelli, mentre Feri era il terzogenito di Kolnay Desztor, che si contendeva
con il bosniaco Ivan Bolkonskij il titolo di “criminale del secolo”, ed era il
ritratto sputato del padre, sia fisicamente che mentalmente.
L'incontro
di due simili promesse della Rivoluzione sarebbe stato a dir poco
catastrofico per Nikolaj Romanov I.
Era
una questione di sangue e di destino.
Lei
era abituata a infrangere le regole, e lui ribaltava le strade su cui
camminava.
Erano
pericolosi, troppo.
Una
seria minaccia al trono dello zar.
Qualche
miracolosa congiunzione astrale avrebbe potuto far sì che la notte del 26
Dicembre 1831, nella strada senza nome che i Forradalmi avrebbero in seguito
battezzato Perspektíva Szabadság, Natal'ja e Feri, rispettivamente di sei e
dodici anni, non s'incontrassero, ma non era successo.
Era
andato tutto come previsto, e il declino dell'autocrazia russa era cominciato
nell'esatto momento in cui si erano sorrisi a vicenda.
Forradalom aspettava il Messia
della Rivoluzione, e quell'uomo era Feri Desztor.
He gave them a dream
He seduced everybody in the land
The fire in his eyes
And the fear was a weapon in his hand
So they let him play
Play their minds away
Lui ha dato loro un sogno
Ha incantato tutti in quella terra
Il fuoco nei suoi occhi
E la paura che ci sia un arma nelle sue mani
Così lo lasciano suonare
E portare le loro menti lontano
(The Piper, Abba)
-Io
sposerò Bridget... Lei non sarà bella come te, ma è normale. Io so come comportarmi, con Bridget... Tu mi confondi. Con
quei capelli biondissimi e lunghissimi e gli occhi azzurri e sognanti sembri
una dea greca, la reincarnazione di Afrodite...-
-Russa,
semmai. E non sono azzurri, i miei occhi. Cioè, sì, lo sono, ma non sempre, non solo. Non lo vedi, l’argento? Il mio
ultimo ricordo di Nikolaj? Li hai mai
guardati davvero?-
-Non posso! Non riesco a guardarti negli
occhi senza rimanere senza fiato, senza parole, così scombussolato da non poter
più respirare... Non ci riesco-
-Mi
dispiace... Forse non è il tuo destino, cambiare il destino. Vuoi che ti legga
la mano? Non ci crede nessuno, che so farlo davvero, che so indovinare la
sorte...
Anche
tu mi considererai solo una zingara logorroica. Bella, forse, bella quanto
vuoi, ma completamente matta.
Non fa
niente, davvero, ci sono abituata. Mi dispiace sempre un po’, mi dispiace per
tutti quelli che non riescono a vedere oltre, perché conosco il destino che
avranno anche meglio di loro... E non è quello che vorrei io, io non ce la
farei, al posto loro!-
-Io non te l’ho chiesto, se ce la faresti
o no nei miei panni... Io sto bene così!-
Natal’ja
annuì, ma nel suo sguardo non c’erano più tracce dell’iniziale simpatia che
aveva avuto per Peter, perché il marinaio americano s’era dimostrato un
conservatore timorato di Dio del genere che lei e Gee non sopportavano.
Aveva
troppa, davvero troppa paura di cambiare.
Perché a lui non conveniva, certo!
Forse
non era ricco, ma un pasto al giorno lo poteva fare, e di sicuro il tetto di
casa sua non minacciava ogni giorno di crollargli in testa, e il suo tetto non
era mezzo sfasciato!
Lui
non avrebbe mai capito cosa significava lavare il proprio pugnale nel sangue
dei compagni caduti in battaglia, “la purificazione”, come Theo chiamava quel
rituale quasi epico, anzi, non avrebbe capito Theo in generale, perché il
biondo Dounas era forse lo Spartano più all’antica di Sparta, ragionava
esattamente come il leggendario Licurgo, e approvava ogni singola flagellazione
a cui erano sottoposti i soldati più giovani per “farsi le ossa”, del resto ci
era passato anche lui.
Peter
non avrebbe capito niente di Sparta, di Theo, Alja e Gee, niente di loro...
E
anche le idee di Feri e Jànos, dei Forradalmi, già da quello che gli aveva
raccontato Lys, lo spaventavano, e figuriamoci allora se avesse incontrato
Kolnay, sarebbe scappato di sicuro!
Alja
non aveva quasi nessuna difficoltà ad
accettare chi ragionava in modo diverso dal suo, ma entro certi limiti, e se il
soggetto in questione era uno dei cosiddetti “privilegiati della società”, non
c’era proprio tolleranza che tenesse, qualsiasi barlume di buona volontà si
sarebbe smaterializzato nel tempo di uno sparo, ma di sicuro era più disposta
al confronto di Gee, che al massimo poteva cercare un confronto fisico, e con
ovvi -e dolorosi per il malcapitato- esiti.
Aveva
capito subito che Peter era cresciuto in un mondo totalmente diverso dal loro,
e di ribellarsi neanche se lo sognava, aveva tutto, era così fortunato!
La
Rivoluzione lo intimidiva più di quanto avrebbe dovuto, ma Lys aveva comunque
cercato di capirlo.
Testardo
com’era, però, non c’era stato verso di trovare una via di mezzo, un argomento
da discutere senza farlo sussultare ad ogni sanguinosa rivolta che sfrecciava e
brillava ogni secondo nella mente, nei sogni di Alja.
Non
poteva essere un codardo, avendo trascorso l’adolescenza in mare, tra le
tempeste più violente degli ultimi dieci anni, e dal momento che affrontava ogni
viaggio della Magna Graecia con un
sangue freddo che avrebbe fatto sorridere Feri, che gli uomini coraggiosi li
ammirava a prescindere, ma non poteva fare a meno di guardarli con aria di
curiosità, perché il suo, di coraggio, davvero non conosceva limiti.
Effettivamente,
Alja, Gee, Theo e Feri erano dei begli estremisti, e il più delle volte il
senso della misura sfuggiva loro di mano, seguire un loro discorso dall’inizio
alla fine era tra l’impossibile e l’inquietante, ma, nonostante l’aggressività
e la sicurezza che ostentavano, avevano una mentalità molto meno chiusa di
quanto potesse sembrare.
Con un
sorriso triste, Natal’ja tornò da Gee, che l’aspettava a braccia incrociate, e
con uno sguardo che, ancora prima che lui dicesse una parola, faceva venir
voglia di tirargli un pugno in un occhio.
-Gee,
togliti quel sorriso da “te l’avevo detto”, se non vuoi che ti spacchi la
faccia- lo avvertì lei, fulminandolo con gli occhi, che in quel momento avevano
assunto una tonalità che andava dal turchese cupo ad uno scintillante color
cenere.
-Ma io
non mi sono limitato a dirtelo, tesoro... Io
te l’ho ripetuto cento volte!-
Lys lo
afferrò per il colletto della camicia, con una violenza pari al bene che voleva
a quel bischero Spartano -delicata non lo era mai stata, la bella Natalys.
-E io
te lo ripeto per la seconda volta, ma spero che basti, sottospecie di
strafottente dei miei stivali, se
continui così ti distruggo, quindi chiariamolo subito, hai finito di fare
l’idiota, da o njet?-
-Eh?!-
-Lascia
stare, dai... E dammi subito un bacio, che ne ho bisogno-
Lui le
sorrise e, prendendola per mano, la condusse in casa, in camera sua.
Erano
sempre loro, così innamorati da piangere di gioia ad ogni sguardo, a ogni
sorriso, persi in un bacio disperato.
E poi
bruciavano di tutto l’amore del mondo, come sempre.
Gee
aveva un modo di toglierle i vestiti che le faceva perdere la cognizione del
tempo e dello spazio...
Le faceva letteralmente perdere la
testa.
Lys
gli sorrise mille e mille volte, e lui era dannatamente sicuro che non avrebbe
sopportato di perderla una seconda volta.
Eppure
sarebbe successo, il giorno dopo.
Lei doveva partire.
Lei
doveva partire, e fargli più male di quanto Gee avesse mai creduto possibile...
Ma perché?
-Ti
prego, Lys, resta... Resta per un mese, un anno, per tutta la vita... Io senza
di te come faccio? Questi tre giorni sono stati terribili... Ed erano solo tre giorni!-
Ci
aveva provato, Gee, a sopravvivere, a bruciare in palestra, come in fin dei
conti faceva sempre, la voragine della sua assenza, il fuoco che non poteva
aspettare per ardere.
Il
ricordo dei suoi occhi, gli occhi di Natalys, cristalli di luce, frammenti di
mare celati dalle palpebre che lui amava baciare la notte, stando molto attento
a non svegliarla...
A Gee
sembrava ancora un sogno, che Lys fosse lì.
Il suo
bel visino ridente incorniciato dai soffici boccoli biondi, i suoi luminosi
occhi color fiordaliso che un po’ lo spogliavano un po’ si limitavano a
studiare i suoi sorrisi più indecifrabili...
Natal’ja era meravigliosa ed era
sua.
Non
era più il suo amore segreto, il suo amore lontano...
Era semplicemente il suo amore
eterno, quello promesso dal cielo.
Come
Elena per Paride, il regalo di Afrodite.
-Non
posso...-
George
alzò su Natal’ja due occhi scintillanti d’amore, che fecero tremare il cuore
della ragazzina.
-Amore
mio, se non ti adorassi in tutto e per tutto, saresti davvero nei guai-
Natalys
sorrise.
Il guaio l’avevano già fatto, o
meglio, l’aveva fatto Gee, ma non avrebbe potuto essere più felice.
Gee,
con il suo solito sorriso travolgente, lo sguardo spavaldo e i capelli al
vento...
Ecco cosa la rendeva felice.
-Sai,
Lys, ieri ho appeso il tuo ritratto ad una parete
dell’Αθάνατος, quella di fronte alla
quale mi alleno sempre.
Così,
quando proprio non ce la faccio più, alzo lo sguardo e penso: “è per lei che devo tenere duro, sudare
sangue, piangere d'amore”. E funziona davvero, io lo faccio per te... Ogni cosa che faccio, la faccio per te-
-Ti
lascio il mio cuore, Gee. Senza il cuore non vivo, lo sai... E lontano da te
vivrò un po’ di meno, ma...-
Ma
viveva un po’ di meno anche senza Forradalom.
Lasciò
cadere il discorso, lasciò che Gee elaborasse la frase fino a sentir gli occhi
bruciare per le lacrime, e infine si lasciò scivolare lei stessa, scivolò tra
le lenzuola, come se fosse davvero eterea, talmente bella da sembrare
incorporea, come tutti la dipingevano, ma in quel momento della sua presunta
bellezza non le importava niente, osservava i suoi capelli biondi, luminosi
come sempre, sparsi sulla stoffa bianca della federa del cuscino, e le
sembravano meno straordinari del solito, meno
importanti, ecco.
Perché
alla fine, se non c’era George ad accarezzarglieli, a cosa le serviva avere dei
capelli invidiabili?
-Sei
proprio sicura di amarmi?- sussurrò Gee, la voce incrinata, i respiri più
flebili.
Alja
alzò lo sguardo, e quando lo vide più serio che mai, si morse le labbra per non
ridere.
Non
doveva ridere di lui, non era giusto.
Era
solo amore, quello che lo portava a farsi quelle domande assurde.
Assurde
perché, nel suo caso, non poteva davvero dubitarne.
-Ma
quanto sei stupido?- gli chiese infine, dolcemente, ma Gee, com’era
prevedibile, interpretò la sua celata ironia nel modo più sbagliato possibile.
-No?-
Lei
gli accarezzò una delle sue belle guance abbronzate, seguì con un dito il solco
lasciato da una cicatrice più o meno recente, che gli attraversava il viso
dalla fronte al mento, e piano piano si stava rimarginando.
-Più
della mia stessa vita, ti basta?-
Gee
socchiuse gli occhi.
-In
che senso?-
-Ti
amo più della mia stessa vita, Gee. E’ abbastanza?-
-Io ho
sempre pensato che tu fossi l’unica donna alla mia altezza, ma forse... Forse sei perfino più in alto.
Troppo.
E se è così... Allora sono io a non essere alla tua altezza, a non essere abbastanza per te, capisci?-
-Ma
come... Come diavolo fai a non essere abbastanza, se sei sempre di più? Se in
ogni momento, ogni minuto, ogni secondo... Mi togli il fiato, tu-
-Domani
parti- replicò lui, testardo come sempre -Sarai tu a rubarmi il respiro, quando
ti vedrò salire ancora sulla nave di mio padre... Con mio padre, sapendo che dovrei esserci io al suo posto. Accanto a te-
-Sono
tornata per un saluto, Gee...-
-Non
puoi proprio rimandare ancora?-
-Abbiamo
già cambiato il destino...-
-E io
ho sfidato la morte per ben tre volte. La pagherò cara, prima o poi, ma adesso
non ci voglio pensare-
-Quando
ti uccideranno, lo sai, non avranno pietà...-
-Neanche
io ne ho mai avuta, per nessuno. Andrà tutto bene, amore mio... Fino a quel giorno, andrà tutto bene-
-E
poi?-
-E
poi, anche se avranno straziato il mio cadavere, e quando i Kléftes mi
bruceranno sul rogo non riconoscerai più il tuo Gee, o forse sarai ancora in
Russia, e finalmente avrai in pugno la vita dello zar, come lui ha avuto la tua
nel ’32, continuerai la tua Rivoluzione, e vincerai, te lo giuro...
Ricorderai
di aver amato Geórgos di Spárti, di averlo amato come nessun’altra, rischiando
la tua stessa vita, ma ormai non sarai più la moglie dell’eroe morto, bensì io
il marito morto dell’eroina...-
Lys
scoppiò a ridere, e lui l’abbracciò forte, sorridendo tra i suoi capelli.
-Certo
che sei proprio coraggioso, tu...-
Gee
scoppiava di gioia per quelle parole, ma non lo diede a vedere.
-Faccio
il possibile!-
Poi le
diede un buffetto su una guancia, sorridendo.
-Vuoi
una sigaretta?-
Lei lo
guardò per un attimo interrogativa, come se ci stesse pensando.
In
fondo, a Forradalom fumavano perfino i sassi, e lei aveva respirato più fumo
passivo che aria, da quando era nata...
-Ma
sì, grazie-
-Subito!
Ti insegno o sai già come fare?-
-Mh...-
esitò Lys, che non moriva esattamente dalla voglia di dirgli che a lei non
sembrava tanto naturale, fumare, e la prima cosa che le veniva in mente di fare
con una sigaretta era di infilarsela in bocca e mangiarla come avrebbe fatto
con una castagna o un cioccolatino.
-Non
ci ha ancora pensato Feri Desztor? Grande! Allora, dimmi tutto, cos’è che non
sai?-
Lei
arrossì, con un mezzo sorriso.
-Non
devo... Addentarla, vero?-
-Meglio
di no, non è molto digeribile. Ma ci ho pensato anch’io, la prima volta! Io la
mordicchio solo quando sono nervoso, ma non troppo... È carta e tabacco, non esattamente una delizia... Altri dubbi?-
-Prima
devo accenderla?- lo prese in giro Lys, che, avendo visto tutti i suoi amici e
anche perfetti sconosciuti accendersi sigarette con i suoi fiammiferi, non
poteva avere dubbi su questo.
-Direi
di sì, ma non prendermi troppo sul serio... Non
sono un tipo molto raccomandabile, io- replicò Gee, guardandola storto, ma
solo per scherzo.
-Lo
so! Dai, dammela. Ce la posso fare. Al massimo la ingoio, e con una pugnalata
allo stomaco la tiriamo fuori-
Lui
rise, scuotendo la testa.
-Va
bene che sono uno Spartano, ma questo fa un po’ male, e noi non siamo mica in
guerra... –
-Scherzavo,
idiota!-
-Anch’io,
bellissima. Ma io non ti insulto, ti voglio troppo bene...-
Lys
alzò gli occhi al cielo, e pensò che davvero non avrebbe potuto adorarlo più di
così.
Era
troppo scemo...
Ma era straordinario.
La sua
prima sigaretta, sotto lo sguardo perplesso e divertito di Gee.
Tutto sommato, un momento da
ricordare.
-Hai
visto, stellina, che non ci voleva poi tanto? Continua così, che sei
bravissima. Come si fa a non amarti?-
-Chiedilo
a Romanov!-
-Se
mai dovessi incontrarlo e rivolgergli la parola, dubito che gli lascerei il
tempo per rispondermi-
-Lui
non lascia agli altri quello per respirare, figurati! Ha già mandato al patibolo
mezza popolazione, l’infame-
-E tu manderai
al patibolo lui. Sei troppo mitica per non riuscire a spodestarlo!-
Lys
gli scompigliò affettuosamente i capelli, sorridendo.
-Non
sarà facile, ma ce la metterò tutta, lo sai-
Lui
annuì, per poi riaffondare la testa nel cuscino.
-Ora
resti con me, vero?-
Natal'ja
inarcò un sopracciglio biondo, stupita dalla stupidità della domanda.
-No,
penso che andrò da Peter-
Ma
certe cose con Peter non le puoi fare... Cioè, non sarebbe lo stesso-
-E tu
che ne sai? Ci sei andato a letto, forse?-
-Alja!-
-Che
c'è? Tra noi due sei sempre tu, il più irriverente-
-Non
ne sono più tanto sicuro...-
-Fatti
tuoi!-
-E
dai, Lys... Non sono solo fatti miei. Se per colpa tua sono triste e
malinconico, con che coraggio parti, domani?-
-Il
coraggio non mi manca, e neanche a te. Poi tu malinconico lo sei sempre, se no
come pensi di far arrossire le fanciulle, senza la tua meravigliosa aria
tormentata?-
-Tanto
a far arrossire te non ci riuscirò mai...-
-Inconvenienti
del mestiere. Capita-
-La vuoi finire?!-
- Ma
amore mio, tu hai bisogno di qualcuno che ti faccia un po' abbassare le arie...-
-Ci ha
già pensato il ritratto del tuo Feri, credimi. E poi c'e Theo, per questo, in
generale-
-Ah,
già, i tuoi complessi...-
-Come
sarebbe a dire “ah, già, i tuoi complessi”?
Io mi sono quasi ucciso di paranoie, quel giorno!
Per
fortuna che c'era Theo...-
-E
sentiamo, cos'ha fatto di così miracoloso, quel biondino d'Egitto?-
-Cosa
c'entra adesso l'Egitto?-
-Niente,
avevo solo voglia d'insultare Theo-
-Capisco...-
-
Beh,
non ha fatto niente di eccezionale, anzi... Sai che lui è sempre fin troppo
sincero, e invece che insultare Feri insultava me... Ma mi ha fatto tornare il
buonumore-
-Se
non sei di buonumore tu, qui, non può esserlo nessuno!-
-Tranne
te-
-Ovviamente-
-Parti
domattina, allora?-
-Domattina,
già-
-Accidenti,
stavo cercando di abituarmi a passare qualche mese senza il mio adorato scricciolo
slavo, e adesso devo ricominciare da capo, praticamente una terapia intensiva-
-Ce la
farai. Sei Brian George Gibson, per gli Spartani Geórgos, e sei indubbiamente
il ragazzo più straordinario di questo secolo. Al mondo non c'è nessun altro
come te!-
-Speriamo.
Ci litigherei a morte, altrimenti-
-Lo
fai anche con tutti gli altri...-
-E’
una questione d'onore! Se mi pestano la coda...-
-Quale
coda?-
-Natal'ja!-
-Guarda
che di solito sei tu, a pestarla agli altri...-
-Se lo
meritano!-
-Sempre?
Sicuro?.
-Sì,
che diamine! A te ho mai pestato qualcosa, a parte i capelli? No, perché non te
lo meriti!
E a
Theo, a parte i piedi, quando gli sono inciampato addosso durante un
allenamento all'Αθάνατος?
-Fai
troppe preferenze...-
-E tu
troppe polemiche. Non sono né irascibile, né aggressivo, né violento...-
Lys
per poco non gli scoppiò a ridere in faccia.
-Assolutamente...-
-Sta'
attenta, Alja, che se continui così ti scaravento giù dal letto, e
successivamente dalla finestra- la avvertì Gee, fulminandola con lo sguardo.
-Come
volevasi dimostrare... Ma dai, che sei sempre stato un mezzo demonio!-
Lui
sbuffò, fingendosi offeso.
-Sarà...
Di sicuro il tuo Peter l’avrei annegato nell’Eurota molto volentieri. Hai
visto, allora, com’è veramente?-
-Non
ha nemmeno lasciato che gli leggessi la mano...- sussurrò Lys, ancora
contrariata.
Gee
sorrise, accarezzandole dolcemente i capelli -e la parola “dolcezza” riferita a
lui è una bella licenza poetica, ma Natal’ja adorava anche quelle carezze così
spartane-.
-Leggila
a me, anche se sarebbe la centesima volta. Dimmi
che destino avrò-
Lo
sapeva già fin troppo bene, ma sentire le dita di Alja solleticargli il palmo
della mano era una sensazione che lo mandava assolutamente su di giri, più di
quanto lo fosse già di natura.
Sarebbe
morto giovanissimo, ucciso -impiccato-, e avrebbe amato una sola donna al
mondo, una straniera - Natal’ja.
-E
come morirò?- le chiese, ridendo.
Sfidava
sempre tutti, Gee, e Lys amava quel suo non avere paura di niente, o quasi, ma
in quel momento, su quell’argomento, davvero non riusciva a sorridere.
La paura di perderlo era troppo
forte.
-Come
avresti morire due anni fa- soffiò, con un fil di voce.
Gee
sorrise, capendo.
-Stai
tranquilla, ho solo diciassette anni, sono ancora un bambino! Sono destinato a
morire giovanissimo, non prima-
Era un
ragionamento un po’ discutibile, ma ad Alja piacque talmente tanto che per quella
sera non ebbe più pensieri tristi.
Poco
dopo si addormentò, e Gee rimase a guardarla e a fantasticare sul giorno in cui
si sarebbero sposati fino a quando anche a lui si chiusero gli occhi.
Mentre dormi, ti proteggo
E ti sfioro con le dita
Ti respiro e ti trattengo
Per averti per sempre
Oltre il tempo di questo momento
(Mentre Dormi, Max Gazzé)
Note
Da; njet (russo): Sì; no.
Ed
ecco il primo dei “capitoli parigini”!
E’
lunghissimo, me ne rendo conto, e l’ho perfino dovuto tagliare, perché se l’avessi
lasciato un capitolo singolo sarebbe continuato per altre venti pagine ;)
Allora,
qui vediamo l’arrivo di Lys, l’accoglienza non troppo calorosa di Theo -ma dal
nostro Dounas, in fondo, cos’altro potevamo aspettarci? ;)-, e la reazione un
attimino eccessiva di Gee...
Cioè,
solo lui può sparare a un suo compagno per l’emozione di vedere Alja! ;)
Poi,
l’abbraccio di Theo a Lys, le sue parole... Finalmente comincia a ragionare, quel
testardo d’un biondino!
Seguito
dal ritorno a sorpresa di Gee, che tranquillizza tutti, perché il proiettile ha
“solo” sfiorato l’aorta di Stavros, e ovviamente, a Sparta, è una cosa da
niente, di tutti i giorni, una ferita superficiale... Ah, lui e Theo sono
sempre i soliti! ;)
Il
discorso con Peter.
Prima
l’intervento di Gee, che non avrebbe potuto essere più amichevole, ma la sua gelosia
la conosciamo bene, e poi Alja, che lo fa scappare definitivamente, anche senza
volerlo...
Perché
alla fine Peter è fatto così, ha paura di rischiare, di rischiare come fanno i
Forradalmi e i Kléftes, e discorsi del genere possono solo spaventarlo.
Non è
un codardo, non esattamente…Lo è solo per alcune cose, ecco, e la Rivoluzione
di cui gli parla Lys è una di queste.
In
fondo Alja e Gee sono davvero “i belli e dannati del secolo” ;)
Spero
che vi sia piaciuto il paragone Feri/Robespierre e Alja/Anita, e la ricorrenza
dell’onomastico di Alja, il 27 Luglio, giorno di Santa Natalia e ricorrenza
dell’attentato a Robespierre, Saint-Just e co, nel 1794, il giorno prima della
loro esecuzione.
E’
stato un caso, ho letto dell’onomastico di Lys a Parigi, in un negozio in cui
vendevano quelle cartoline con nome, significato del nome, onomastico e altre
caratteristiche di chi si chiama così, e due giorni dopo ho visitato la
Conciérgerie, il carcere dei Rivoluzionari -non solo, ovviamente, ma io l’ho
soprannominato così ;)- uno dei posti che ho adorato di più a Parigi, oltre,
naturalmente, a Notre-Dame e a "Paul", una pasticceria davvero troppo
straordinaria ;)
E lì
ho letto dell’attentato a Robespierre, proprio il 27 Luglio del 1794...
Perfetto, no?
Aggiungiamoci
il fatto che ho sempre adorato la Rivoluzione Francese e Robespierre, che come
personaggio storico è piuttosto simile a Feri, nazionalità e parrucca a parte
;)
Quanto
ad Alja... Il suo Garibaldi potrebbe essere Gee come potrebbe essere Feri, Gee
per l’Amore, Feri per la Rivoluzione...
Continuando,
c’è la prima sigaretta di Alja -la seconda è quella del Capitolo 127 con Jànos,
ma quella non è che la fumi granché, dato che le va di traverso ;)- , performance
che lascio commentare a voi, perché qui Lys è quasi più scema di Gee ;)
Credo
di aver detto tutto, o quasi tutto, ma ho ancora un avvertimento, anche non
riguardo a questo capitolo.
Il
prossimo capitolo sarà sconvolgente, davvero, molto più sconvolgente del bacio
di Alja e Theo, del tradimento di Feri, di...tutto.
Non
dico altro, lo leggerete presto ;)
Intanto
spero davvero che vi sia piaciuto questo!
A
presto! ;)
Marty