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Autore: Natalja_Aljona    30/06/2012    1 recensioni
Natal'ja vende fiammiferi e sogna la Rivoluzione.
Siberiana fin nelle ossa e nel sangue, nel cuore e nell'anima, nipote di uno dei capi dei Decabristi ed ultima erede della famiglia russa più temuta dallo zar, è quasi impazzita in prigione ma sa che non è finita.
Geórgos vive per la guerra e per il cielo di Sparta.
Nato durante la Guerra d'Indipendenza Greca e nipote del capo dei Kléftes, i briganti e i partigiani del Peloponneso, ogni notte spara alle stelle perché ha un conto in sospeso con gli Dei.
Feri è uno zingaro ungherese, il terzogenito di Kolnay Desztor, il criminale del secolo, e il più coraggioso dei suoi fratelli.
Legge il destino tra le linee della mano, e tre anni di galera e lavori forzati non sono bastati a fargli smettere di credere nel suo.
Nikolaj, ussaro polacco e pianista mancato, crede di aver perso tutto.
Sa che l'epilessia, i complessi d'inferiorità nei confronti del padre morto, l'ossessione per sua cugina e i suoi sogni infranti lo uccideranno, ma la sua morte vuole deciderla lui, e a ventidue anni s'impicca per disperazione e per vendetta.
Genere: Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
Capitoli:
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Trecentododici


Trecentododici

La libertà è troppo bella perché ce la possano strappare ancora

I belli e dannati del secolo

 

Sparta, 13 Maggio 1838

 

Se perdo te

Cosa farò?

Io non so più restare sola

Ti cercherò

E piangerò

Come un bambino che ha paura

Mi hai insegnato a volerti bene

Hai voluto la mia vita

Ecco, ti appartiene

(Se perdo te, Patty Pravo)

 

Seduto sui gradini dell’Αθάνατος, Theodorakis Dounas fumava l’ennesima sigaretta della giornata, rubata a Gee mentre l’amico, sognante e, di conseguenza, irrimediabilmente distratto, contemplava il ritratto di Natal’ja, senza risparmiare sussurri di una dolcezza imbarazzante.

Theo non gli avrebbe certo impedito di piangere calde lacrime d’amore sul bel viso dipinto della fiammiferaia, né di annebbiare la sua struggente nostalgia di Lys con il fumo, ma doveva pensare anche a se stesso, che quella mattina era perfino meno socievole del solito, e prevedeva di spegnere la sigaretta in un occhio al primo idiota che gli avesse rivolto la parola, fatta eccezione, naturalmente, per colui che non aveva bisogno di parlare per dimostrarsi un idiota, ovvero Gee, il suo migliore amico.

Proprio mentre era assorto in queste riflessioni, una figurina con una cascata di capelli biondi e ondulati e due occhi di quella fin troppo familiare sfumatura tra il celeste e l’argento apparve nel suo campo visivo, facendogli quasi prendere un colpo.

-Oh, no... Afrodite è tornata dal regno dei ghiacci. Gee impazzirà di gioia, ma io mi sparo-

Lei gli sorrise, e Theo, il quale non sognava altro che mandarla a quel paese, si ritrovò a ricambiare così palesemente controvoglia da provocare una scintilla d’indignazione negli occhi chiari della biondina.

-E’ qui, vero?- domandò dunque Lys -perché di Lys si trattava, purtroppo per lui- più alla porta della palestra che a Theodorakis, ma, abbastanza prevedibilmente, fu quest’ultimo, e non la porta della palestra, per quanto di gran lunga più simpatica e soprattutto pacifica, a risponderle.

-Ovvio, ma ti sembra il caso di disturbarlo?-

-Sinceramente? -

-Dio, potresti avere tutto quello che vuoi, con quei capelli, quegli occhi e quel sorriso... Perché proprio la mia disperazione? Perché proprio Gee, spiegamelo!-

-Perché lo amo, Theo! E, che tu ci creda o meno, non è un complotto ai tuoi danni, xenofobo dei miei stivali!

Ti è mai passata per la testa, questa possibilità?-

-Uno scherzo di Lachesi sì, però... E anche troppo impertinente!-

-Non c’è niente che le Parche non farebbero per complicare la vita a Theodorakis Dounas. Sei un tantino paranoico, sai?-

-Guarda, apri quella maledetta porta e fai in modo di essere inglobata dalle pareti dell’Αθάνατος, perché spero con tutto il cuore di non vederti uscire...e di non vederti mai più, è sottinteso-

Lys scoppiò a ridere, e, in un attimo, senza neanche dargli il tempo di rendersene conto, si chinò a schioccargli un bel bacio su una guancia.

-Come farei, senza di te? Nessuno mi ha mai odiato quanto te. Sei adorabile. E quando mi hai accompagnato in città a scegliere il vestito nuovo siamo diventati quasi amici, quindi... Mettiti il cuore in pace, bello mio, che ci rivedremo presto, e sotto sotto la prospettiva non ti terrorizza poi così tanto! Stammi bene, pseudo - greco-

-Pseudo a chi?!- le gridò dietro lui, ancora confuso.

-Sei troppo biondo, fattene una ragione! E’ lecito avere qualche perplessità...-

-Sono nato a Sparta, in Grecia, il 15 Marzo 1815!-

-Buon per te, allora!-

Theo scosse la testa, guardandola allontanarsi.

-E’ pazza... E’ pazza. Non ci sono altre spiegazioni-

Ma nonostante le sue parole intimidatorie, quando Natal’ja aprì la porta, Theodorakis sembrò molto più interessato all’imminente entrata in scena della Siberiana, che alla sua sigaretta.

E, del resto, chi avrebbe potuto dargli torto?

Le sigarette non avevano il potere di trasformare in statue di sale i più valorosi e temuti soldati di Sparta.

Non ancora.

Per il momento, il primato lo deteneva una certa fatina russa di nome Natal’ja, e Theo, seppur intenzionato a salvare le apparenze, e con esse la sua reputazione di gelido ed impassibile oplita spartano, non si sarebbe mai sognato di perdersi la scena.

In quei giorni, sebbene la guerra civile contro il Conte Sakis Kallìsti fosse appena finita, poco più di una settimana prima, i Kléftes si stavano già preparando a scontrarsi con la banda di Anassagora Zemekis, il cugino tessalo di Leonida.

Nell’esatto momento in cui Natal’ja mise piede nella palestra, fu come se l’intero esercito della Tessaglia si fosse presentato, armato di tutto punto, sulla soglia dell’Αθάνατος.

E quello sarebbe stato già più accettabile, a sentire Theo.

Ci fu un attimo di smarrimento generale, in cui il nome di George riecheggiò tra le pareti dell’antico e glorioso edificio in cui erano stati battezzati alla guerra tutti gli Spartani, vibrante dell’emozione della rara bellezza che l’aveva gridato.

Poi quello che avrebbe dovuto essere il momento più commovente e romantico di cui l’Αθάνατος fosse mai stata testimone si trasformò in una tragedia.

Un colpo di pistola dovuto all’emozione e allo stupore, e un ragazzino cadde, soffocando un grido, in una pozza di sangue.

Gee, stordito dall’inaspettato, sconvolgente ritorno della sua bella ninfa slava, dalla disperata dichiarazione che le aveva letto nello sguardo, e, successivamente, dallo schianto dello sparo, impiegò un po’ a realizzare di essere stato lui.

Alja lo guardava confusa e sconvolta, come se non avesse ben capito cos’era successo, né come.

Il “come”, in realtà, non l’aveva capito nessuno.

Di sicuro c’era solo che quel 13 Maggio 1838 aveva preso un risvolto davvero imprevedibile.

 

Theodorakis spense la sigaretta, e si avvicinò a Natal’ja.

Sorrideva, e la biondina russa lo guardava con sospetto.

-Dai, parla- sospirò poi, rassegnata -Muori dalla voglia di dirmi qualcosa di terribile, si vede-

Theo scosse la testa, serafico.

-Come sei prevenuta...-

-Ne ho motivo?-

-No, Lys... Stavolta no. Promettimi che, qualsiasi cosa succeda, tornerai da lui... E lo amerai sempre così, come hai fatto adesso, quanto ti ama lui... Perché io, prima che tu facessi quest’adorabile follia, credevo che non ti sarebbe bastata una vita, per imparare ad amarlo quanto ti ama lui-

Lei, finalmente, sorrise.

-Nessuna delle mie follie sarà mai adorabile quanto la vostra amicizia-

-Ma per me non avrebbe mai sparato a Stavros-

-Stavros? Non ve l’ho mai sentito nominare... E’ nuovo?-

-E’ un prigioniero di guerra tebano, è uno in gamba, e vuole essere dei nostri... Ha quasi quattordici anni ed è l’ultimo allievo di Gee, che per questo pseudo - periodo di prova ha diritto di vita e di morte su di lui... E quello di morte l’ha appena esercitato-

-Mi dispiace!-

-Dai, non è colpa tua. Vieni qui- le sussurrò Theo, con una dolcezza che non era da lui.

E, inaspettatamente, l’abbracciò.

-Scusami se non l’ho capito subito, ch’eri quella giusta per lui... E’ che Achille non ce l’aveva, una fidanzata.

Ma forse da Achille Gee ha ereditato solo il coraggio, il valore in guerra e la fama, non la situazione sentimentale-

Quelle parole stupirono Alja più di ogni altra cosa, quel giorno.

Non si sarebbe mai dimenticata quel 13 Maggio 1838 in cui Theodorakis Dounas, invece di minacciarla di morte come faceva con la maggior parte degli esseri viventi, l’aveva abbracciata e le aveva parlato come se fosse improvvisamente diventata meritevole del suo rispetto.

-Quanto sei alta?- volle sapere poi, con uno sguardo un po’ di curiosità un po’ di sfida.

-Un metro e settantadue. Cioè, quasi- rispose fieramente Lys, che aveva imparato da Gee -il quale, più di ogni altro al mondo, detestava la sua altezza ufficiale-  ad aggiungersi un mezzo centimetro che forse c’era davvero, ma nessuno lo notava mai.

Per la precisione lei era alta un metro e settantuno e mezzo, ma non era il caso di puntualizzare.

-Io uno e settantaquattro. Tra due centimetri mi raggiungi. Complimenti-

Theo le fece l’occhiolino, e a Lys scappò da ridere.

-Se ci sentisse Gee...-

-Posso interrompervi?- intervenne il diretto interessato, facendoli sussultare entrambi -Anche perché, a voler essere pignoli, sarei io, il fidanzato di Afrodite...

Avevo la pistola in mano, e ho sparato. È stata un’emozione troppo fulminante. Invece di correre incontro a Lys, ho sparato a Stavros. E’ assurdo, effettivamente- ammise Gee, che aveva accompagnato Stavros Cleophas dal medico dell’accampamento, ed era tornato proprio in quel momento, relativamente rassicurato.

-Comunque non è morto, grazie al cielo. Il proiettile gli ha solo sfiorato l’aorta-

Theo sospirò di sollievo, sorridendo.

-Se la caverà alla grande, allora-

Natal’ja sgranò gli occhi, incredula di fronte alla tranquillità di Gee e Theo.

-Solo?!- 

-E’ capitato anche a me, il mese scorso. Non ti ricordi?-

George si scostò un poco la camicia già sbottonata, scoprendo una cicatrice proprio all’altezza del cuore.

-Credevano che sarei morto, pensa che sciocchi...-

-Non pensavo che fosse così grave...- sussurrò Lys, che in quei giorni si era preoccupata, sì, ma la speranza che Gee ce la facesse, nonostante lo sconforto generale, era sempre stata più forte.

-Non lo era, infatti. Io lo sapevo, che il proiettile non si sarebbe azzardato ad andare oltre... Era un falso allarme, ovviamente. Certo, in quel preciso momento avevo qualche perplessità al riguardo, non mi sembrava poi tanto falso... Anzi, faceva una male assurdo, e sapessi quanto bruciava...-

Alja gli sorrise.

Era così, Gee.

Pativa le pene dell’inferno e poi diceva che non era niente.

Voleva deciderlo lui, quando e se stare male.

A qualsiasi altra cosa, poteva e doveva resistere.

Un attimo dopo, concluso il discorso sulle ferite quasi mortali, e quell’aorta di ferro che si ritrovava, cambiò argomento.

-Scusa, Alja, ma chi è quello sfacciato ufficiale che continua a guardarti? Non ci toglie gli occhi di dosso, non ci riesce! Non l’ha mica capito che se continua così gli spacco la faccia... Io quasi quasi vado a dirgli due paroline...-

In genere erano due pugni, le “due paroline” di Gee.

Più l’affronto era grave, poi, più diminuivano le probabilità che il suo interlocutore riuscisse a rialzarsi.

-Oh, lui? Sottufficiale, non ancora Ufficiale. Peter Pittsburgh, non te lo ricordi? E’ gentile-

-Gentile?! Con te, forse, ma del resto lo voglio trovare, un uomo che non sia gentile con te, a parte mio padre... Probabilmente deve ancora nascere. Quell’Americano mi odia, Lys, credimi-

Il diciassettenne Spartano si voltò, e come individuò il suddetto marinaio i suoi occhi si ridussero a due fessure.

-Peter Pittsburgh, eh?- borbottò, come pensieroso -Un pollo ruspante, anzi, un polletto. Ecco come lo definirei.

Non è più un pulcino, perché ha ventidue anni, ma in quanto ad esperienza di vita siamo lì. Ci credi che non sa neanche com’è fatta una galera? Che idiota-

-Sarà, ma è stato così gentile con me... Ti prego, Gee...-

Lui la fulminò con lo sguardo.

-Hai mai avuto bisogno di pregarmi, per avere quello che volevi? Hai mai avuto bisogno di pregare qualcuno, per avere anche il mondo intero? Non mi risulta, principessina. Tranquilla, rinuncerò a sbriciolargli le vertebre, sempre che ne abbia. Li conosco bene, quelli come lui, che non sanno tenersi stretta una ragazza, ma amano fantasticare su quelle degli altri... Vogliamo parlare di Bridget? Lei era un attimino volubile, forse, ma Pete non ci ha messo niente a fregarsene di lei e a correre dietro a te... Poi lui dice che è colpa mia, che ho un fascino da denuncia e altre cavolate simili, ma ovviamente se l’avesse lui, il mio fascino, non gli darebbe così fastidio!

Dai, vado a salutarlo. Così vediamo se ha un bel ricordo di me, e se gliene posso lasciare uno ancora più entusiasmante-

Alja annuì, trattenendosi a stento dal ridere.

-Va bene...-

 

Gee raggiunse Peter con una baldanza piuttosto intimidatoria, un sorriso di scherno e l’aria altera di chi guardava tutti dall’alto in basso.

Lui non era esattamente così, ma quando si trattava di fare il bastardo sicuramente non si risparmiava.

-Sono il promesso sposo del tuo sogno erotico. Che effetto fa?-

-Non ho alcuna intenzione di pestare i piedi ad una simile autorità... Ti conosco di vista e di fama, sono al corrente dei tuoi massacri a chi sfiora il tuo angelo- lo rassicurò Peter, ostentando un sangue freddo che non aveva, non in quel momento, almeno.

-Già. Mi irrita molto quando quelli come te si danno di gomito, indicando la mia Natal’ja e sussurrando: “guarda che visione”, per non dire altro...-

-Non è il mio caso. So stare al mio posto, non preoccuparti-

-Sai, sono in molti a dirmi che mi preoccupo troppo... Ma in genere sono le mie preoccupazioni, a fare la fine peggiore-

Peter alzò su di lui due occhi quasi imploranti, per poi abbassare repentinamente lo sguardo, come pentito di quel gesto azzardato, e cominciò a tremare, temendo il peggio.

Era una partita persa, con Brian George Gibson.

Se voleva picchiarlo, l’avrebbe fatto, qualsiasi cosa lui potesse dire in sua difesa.

Doveva averlo deciso prima, quando, incautamente, Peter aveva guardato Alja un po’ troppo apertamente.

Non avrebbe dovuto farlo, ma Natal’ja era così bella...

Gee l’aveva notato, e adesso il giovane americano doveva rendergliene conto.

Cosa gli era saltato in mente?

Gee aveva diciassette anni e Pete ventidue, ma lui, a differenza dello Spartano, non amava fare a botte, e preferiva evitare gli scontri fisici.

Senza contare che Geórgos, nonostante l’età, aveva una fama davvero preoccupante...

-No, non guardarmi così e non indietreggiare, Alja mi ha chiesto di non massacrarti di botte, perché sei stato gentile con lei, quindi non ti sfiorerò nemmeno.

Semplicemente, stalle lontano. E’ mia, e non ci sono sottufficiali americani che tengano-

Dopo avergli lanciato un’ultima occhiataccia, Gee si allontanò con quella sua solita aria da bello e dannato che non l’abbandonava mai, nemmeno un secondo, e puntualmente intimidiva chiunque osasse avvicinarsi ai confini del suo regno, e non faceva parte del suo élite.

Figurarsi a Natal’ja, ch’era la sua regina!

Non l’avrebbe mai e poi mai permesso.

Lys, che aveva intuito la situazione, sputò un “idiota!” tra i denti a Gee quando le passò di fianco, e raggiunse Peter un po’ preoccupata, sperando che le minacce del tiranno di Sparta non l’avessero spaventato troppo.

Possibile che Gee dovesse sempre terrorizzare tutti?

-Non ti avvicinare, non lo provocare. Non mi guardare, altrimenti sono guai, e non riuscirei a trattenerlo, una seconda volta. Il mio Georgij sa essere spietato- si raccomandò, trovandolo inquieto.

Non scherzava, Gee passava dall’essere il ragazzo più dolce e adorabile del mondo -solo con lei, ovviamente- al diventare il flagellum Dei ottocentesco.

-Ti sto così simpatico da farti venire voglia di difendermi da quel mostro del tuo ragazzo? Ne sono lusingato- sorrise Peter, che davvero non capiva come una ragazzina deliziosa come Natalys potesse essere così innamorata di quell’Attila greco.

Forse perché Lys era meno “deliziosa” e Gee meno “Attila” di quanto gli altri credessero.

Alja detestava che gli altri considerassero Gee un mostro, più crudele del diavolo in persona.

Chi diavolo erano, per giudicare il suo amore?

Del resto, però, lui non faceva niente per farsi amare dagli uomini.

Aveva un carattere difficile e comportamenti spesso indecifrabili, ed era fin troppo imprevedibile, Gee.

A partire da come le stringeva la mano, quasi affondandole le unghie nella carne, pazzo di gelosia e con un senso di possesso senza pari, fin da quando aveva tredici anni, fin dal primo momento in cui l’aveva vista.

Neanche con Cynthia o con Tìa era mai stato così protettivo.

Lui era sempre stato quel genere di ragazzo che distruggeva, calpestava e sputava sull’autostima altrui, Gee Gibson rubava la scena anche a Dio.

Le ragazze non si sentivano alla sua altezza, i ragazzi di fianco a lui scomparivano, e avrebbero venduto l’anima al diavolo per assomigliargli almeno un po’, così come avrebbero fatto le prime per un minuto delle sue attenzioni.

Era impossibile vivere con uno come lui...

Solo con Lys e con Theo era umano.

Gee era stato troppo amato, viziato e trattato da tutti come il re degli dei.

Sfidare gli dei non era saggio per nessuno, ma lui poteva permetterselo.

Gli eroi erano così, avevano mille complessi, mille sbalzi d’umore e di personalità, mille cose da farsi perdonare, per cui non avevano bisogno di chiedere scusa.

Erano pur sempre eroi, e avevano qualcosa che li difendeva anche dal loro egocentrismo e dal male che poteva fare agli altri.

-Non puoi odiarlo, perché lui è meraviglioso. Puoi rimproverare la sua arroganza e invidiare il suo destino glorioso, ma ha avuto un passato di lacrime e sangue, un passato che non tutti riuscirebbero a superare, e non gli ha mai lasciato il tempo e il fiato per rialzarsi in piedi... E lui ha colto la sfida.

Quando ha capito che nessuno gli avrebbe mai restituito l’infanzia... E tutti avrebbero sempre voluto da lui qualcosa che non spettava a loro... Qualcosa che aveva solo lui, ed era fin troppo difficile da gestire, ma doveva rimanere a lui, perché così filavano le Parche.

Non gli hanno mai lasciato il tempo di fermarsi a pensare a cosa faceva e come... Solo del motivo è sempre stato sicuro.

Gee, proprio come Achille, non fa ciò per cui lo ringrazieranno, ma ciò per cui lo ricorderanno.

Lui non sarà mai solo il ragazzo più bello e coraggioso della Grecia... Lui è, soprattutto, complicato.

Non fa pesare a nessuno il suo passato, ma il suo destino sì... E a volte io non so davvero come fare... Ad amarlo senza bruciare, a guardarlo senza piangere. Il calore delle sue mani fa sanguinare la pelle, ed è al tempo stesso così indimenticabile che se ora, adesso che sono sua, qualcuno mi dicesse che non lo rivedrò mai più, e non le sentirò mai più, le sue mani graffiarmi il cuore... Non avrei più il fiato per dire una sola parola.

Un respiro sarebbe come uno sparo, e finirebbe tutto-

Peter non sapeva davvero cosa dire.

Era chiaro che Natal’ja adorasse George, quel George che incantava e spaventava con la stessa intensità, e lei, forse, lo conosceva più di ogni altro, e respirava i suoi respiri perché lo amava.

-E’ una croce senza pari, ma tu sei più coraggiosa di lui... Perché forse non te ne sei ancora resa conto, ma amarlo, vivere con lui e per lui, è più difficile e fa più male di essere lui- disse infine, guardandola con grande ammirazione, perché lui, nei panni di quella ragazzina così giovane e ardente di sogni più grandi di lei, non avrebbe davvero saputo sopravvivere.

-In fondo l’infanzia gliel’hanno distrutta, gliel’hanno distrutta davvero, e quando è tornato dall’Egitto era già troppo tardi, era cresciuto in un battito di ciglia, con un colpo di fucile, e a quel punto era più facile essere adulto a otto anni che bambino dopo le più feroci battaglie...

Per la sua Patria sarebbe stato diverso. Anche a Sparta gli avrebbero chiesto di rinunciare all’infanzia per la guerra, e lui l’avrebbe fatto, voleva farlo già durante la Rivoluzione per l’Indipendenza, ma combattere per gli Egiziani, gli alleati dei Turchi, i nemici, non aveva senso...

Ora cerca di ricordare quegli anni come una sorta di scuola militare per diventare l’eroe che è adesso, ma Gee sognava di combattere per la libertà, non per la prigionia degli altri Paesi...

Lui sta ancora cercando di curarsi le ferite... Se lo vedi socchiudere gli occhi, pensieroso o sognante... Ecco, sta cercando di guarire, piano piano, da quello che gli hanno fatto, tornare indietro e ricostruire la sua infanzia.

Forse non è destino che punisca i suoi carnefici, forse saranno loro a fargliela pagare per essere scappato, nel ’29...

Per lui non esistono vendette, ma rivincite. E l’hanno trovato, pochi giorni fa... Durante il duello con il Conte Kallìsti, il duello che avrebbe stabilito l’esito della guerra civile, Ardashir Bahram, il capo dei mercanti di schiavi turchi, ha ucciso il Conte al posto suo, e ha ferito Leonida, il nonno di Gee, come per dire: “noi siamo sempre qui, a rubarti la vittoria, a rubarti la libertà, tutto quello per cui hai combattuto, tutto quello che hai di più caro e prezioso...la Patria, la famiglia, l’amore, la fama e la gloria, anche il destino. Non ti lasceremo andare”.

Quel giorno Gee ha avuto una paura folle, ha rivissuto il 1828 e il 1829...

Il ragazzo più coraggioso dell’Ellade tremava, quasi incapace di trattenere le lacrime, disperato e terrorizzato, perché i Turchi l’avevano trovato...

L’ha sempre saputo, Ardashir Bahram, che Gee era tornato a Sparta, nella sua città, a casa sua, nell’accampamento sul Taigeto, con i Kléftes... Ma credeva che avesse lasciato perdere, che non cercasse vendetta, non più... Sono passati dieci anni! E invece il 5 Maggio era lì, e sorrideva, quel sorriso che Gee rivedeva negli incubi, era solo un avvertimento, lui lo sa, che tornerà...

È sempre stata una persecuzione, anche a Liverpool. Stephen Chantefleur, il secondogenito del Francese che aveva concordato con Ardashir Bahram e Ibrahim Pascià la vendita dei bambini greci, ha provato ad uccidermi...

Ho ancora la cicatrice della sua pugnalata, sul collo. Ha accusato sia Gee sia me, durante il processo per l’assassinio di mio cugino, Nikolaj, che in realtà si era suicidato, e chiamava Gee “l’Egiziano”, perché non dimenticasse quello che aveva passato, tant’è che a Liverpool qualcuno lo ricorda ancora così...

Come Nikolaj Romanov, lo zar, e Viktor Zarkhov, il mio carceriere... Non ci lasceranno mai in pace.

Ma noi ce la faremo, lo giuro... La libertà è troppo bella perché ce la possano strappare ancora.

E l’amore... L’amore ci salverà. Anche se non fosse destino, ci sposeremo-

 

Tu li hai giocati tutti senza avere in mano i re

Pieno e cavalli o niente, tutto il resto che cos'è?

Ti sei giocato donne che impazzivano per te

Eppure un giorno hai pianto in un caffè

Ci sono stati giorni da piantare tutto lì

Eppure li hai giocati sorridendomi così

Per te l’estate non comincia, non finisce mai

È vivere la vita, come fai

(L'uomo che si gioca il cielo a dadi, Roberto Vecchioni)

 

-Pensa, il 10 Maggio 1838, sul ponte della Magna Graecia, sono rimasto incantato a guardare una bellissima ragazza, la fidanzata del figlio del Capitano, uno splendore nordico abbagliante... Ma non avevo idea di chi fosse veramente, e forse era meglio non saperlo. Siete i belli e dannati del secolo, tu e Gee!-

I discorsi di Lys erano troppo suggestivi, Peter ne era rimasto quasi stordito.

Ma Natal’ja sorrise e proseguì, forse nel tentativo di tranquillizzarlo.

-È tutta una questione di Destino e di Rivoluzione. Il 27 Luglio è il mio onomastico, il giorno di Saint Nathalie, e il 27 Luglio 1794, a Parigi, tra le 9 e le 10 del mattino, c’è stato l’attentato dei Thermidorienne a Maximilien de Robespierre, Louis Antoine de Saint-Just, Couthon, Lebas e suo fratello Augustin.

Le Bas si è sparato alla testa e Augustin si è buttato dalla finestra, mentre a Robespierre hanno fracassato la mascella.

Le Bas e Augustin si sono uccisi per sfuggire alla morte per mano dei loro nemici, invece Saint-Just e Robespierre son stati giustiziati il giorno dopo, il 28 Luglio, in Place de la Révolution, Place de la Concorde, alla ghigliottina, rispettivamente a ventisette e trentasei anni.

Non potevano evitarlo, il Terrore si era rivoltato contro di loro.

Louis XVI era un pazzo esaltato che faceva uccidere tutti, come il “mio” Romanov, del resto.

I Rivoluzionari del Terrore hanno fatto ammazzare anche lui, e sette mesi dopo Marie Antoinette “l’Austriaca” l’ha seguito al patibolo, ovviamente passando per la mitica Conciérgerie.

La storia si ripete, e i protagonisti non cambiano mai del tutto.

Ci sono solo due motivi per cui non mi ricorderanno tutti: sono una donna, e non sono ricca e nobile come quel diavolo di Robespierre, che nonostante questo mi è sempre stato simpatico, perché era un grand’uomo e aveva delle idee divine.

Il Destino è il nostro Fouquier-Tinville, l’accusatore pubblico di Robespierre e Marie Antoinette al Tribunale dei Rivoluzionari.

Non è mai dalla nostra parte... Ma noi siamo più forti, siamo noi che viviamo, e non possiamo vivere per sempre solo quello che hanno deciso gli altri per noi... Nessuno può.

C’è chi non riesce a cambiare il destino, e finge di accontentarsi per non farsi troppo male, perché chi sfida il destino può solo morire, ma ne vale la pena, io ne so qualcosa.

C’è chi si tiene sul palmo della mano le linee con cui è nato, e chi ne cerca e se ne incide altre, in fondo è la sua pelle, e lo decide lui, quante ferite e delusioni può sopportare.

Io voglio rischiare, ho sempre fatto così. Tu, Peter?-

 

Feri Desztor era il Maximilien Robespierre ungherese.

Con lui, a Forradalom, era cominciato il periodo del Terrore della Russia Zarista, e anche lui avrebbe ucciso il re, nel suo caso lo zar, per poi essere giustiziato a sua volta dal popolo.

Natal'ja Zirovskaja, invece, era l'Anita Garibaldi russa.

Aveva, come lei, un uomo da seguire in ogni battaglia, un amore per cui morire e una Rivoluzione in cui credere più che nella sua stessa vita.

La Terza Sezione li aveva tenuti d'occhio fin dal primo momento, perché Natal'ja era la nipote di Vasilij Zirovskij, il Rivoluzionario polacco impiccato nel '26 con i capi dei Decabristi, e aveva il sangue dei sovversivi politici e dei ribelli, mentre Feri era il terzogenito di Kolnay Desztor, che si contendeva con il bosniaco Ivan Bolkonskij il titolo di “criminale del secolo”, ed era il ritratto sputato del padre, sia fisicamente che mentalmente.

L'incontro di due simili promesse della Rivoluzione sarebbe stato a dir poco catastrofico  per Nikolaj Romanov I.
Era una questione di sangue e di destino.

Lei era abituata a infrangere le regole, e lui ribaltava le strade su cui camminava.

Erano pericolosi, troppo.

Una seria minaccia al trono dello zar.

Qualche miracolosa congiunzione astrale avrebbe potuto far sì che la notte del 26 Dicembre 1831, nella strada senza nome che i Forradalmi avrebbero in seguito battezzato Perspektíva Szabadság, Natal'ja e Feri, rispettivamente di sei e dodici anni, non s'incontrassero, ma non era successo.

Era andato tutto come previsto, e il declino dell'autocrazia russa era cominciato nell'esatto momento in cui si erano sorrisi a vicenda.

Forradalom aspettava il Messia della Rivoluzione, e quell'uomo era Feri Desztor.

 

He gave them a dream
He seduced everybody in the land
The fire in his eyes
And the fear was a weapon in his hand
So they let him play
Play their minds away

 

Lui ha dato loro un sogno

Ha incantato tutti in quella terra

Il fuoco nei suoi occhi

E la paura che ci sia un arma nelle sue mani

Così lo lasciano suonare

E portare le loro menti lontano

(The Piper, Abba)

 

-Io sposerò Bridget... Lei non sarà bella come te, ma è normale. Io so come comportarmi, con Bridget... Tu mi confondi. Con quei capelli biondissimi e lunghissimi e gli occhi azzurri e sognanti sembri una dea greca, la reincarnazione di Afrodite...-

-Russa, semmai. E non sono azzurri, i miei occhi. Cioè, sì, lo sono, ma non sempre, non solo. Non lo vedi, l’argento? Il mio ultimo ricordo di Nikolaj? Li hai mai guardati davvero?-

-Non posso! Non riesco a guardarti negli occhi senza rimanere senza fiato, senza parole, così scombussolato da non poter più respirare... Non ci riesco-

-Mi dispiace... Forse non è il tuo destino, cambiare il destino. Vuoi che ti legga la mano? Non ci crede nessuno, che so farlo davvero, che so indovinare la sorte...

Anche tu mi considererai solo una zingara logorroica. Bella, forse, bella quanto vuoi, ma completamente matta.

Non fa niente, davvero, ci sono abituata. Mi dispiace sempre un po’, mi dispiace per tutti quelli che non riescono a vedere oltre, perché conosco il destino che avranno anche meglio di loro... E non è quello che vorrei io, io non ce la farei, al posto loro!-

-Io non te l’ho chiesto, se ce la faresti o no nei miei panni... Io sto bene così!-

Natal’ja annuì, ma nel suo sguardo non c’erano più tracce dell’iniziale simpatia che aveva avuto per Peter, perché il marinaio americano s’era dimostrato un conservatore timorato di Dio del genere che lei e Gee non sopportavano.

Aveva troppa, davvero troppa paura di cambiare.

Perché a lui non conveniva, certo!

Forse non era ricco, ma un pasto al giorno lo poteva fare, e di sicuro il tetto di casa sua non minacciava ogni giorno di crollargli in testa, e il suo tetto non era mezzo sfasciato!

Lui non avrebbe mai capito cosa significava lavare il proprio pugnale nel sangue dei compagni caduti in battaglia, “la purificazione”, come Theo chiamava quel rituale quasi epico, anzi, non avrebbe capito Theo in generale, perché il biondo Dounas era forse lo Spartano più all’antica di Sparta, ragionava esattamente come il leggendario Licurgo, e approvava ogni singola flagellazione a cui erano sottoposti i soldati più giovani per “farsi le ossa”, del resto ci era passato anche lui.

Peter non avrebbe capito niente di Sparta, di Theo, Alja e Gee, niente di loro...

E anche le idee di Feri e Jànos, dei Forradalmi, già da quello che gli aveva raccontato Lys, lo spaventavano, e figuriamoci allora se avesse incontrato Kolnay, sarebbe scappato di sicuro!

Alja non aveva quasi nessuna difficoltà ad accettare chi ragionava in modo diverso dal suo, ma entro certi limiti, e se il soggetto in questione era uno dei cosiddetti “privilegiati della società”, non c’era proprio tolleranza che tenesse, qualsiasi barlume di buona volontà si sarebbe smaterializzato nel tempo di uno sparo, ma di sicuro era più disposta al confronto di Gee, che al massimo poteva cercare un confronto fisico, e con ovvi -e dolorosi per il malcapitato- esiti.

Aveva capito subito che Peter era cresciuto in un mondo totalmente diverso dal loro, e di ribellarsi neanche se lo sognava, aveva tutto, era così fortunato!

La Rivoluzione lo intimidiva più di quanto avrebbe dovuto, ma Lys aveva comunque cercato di capirlo.

Testardo com’era, però, non c’era stato verso di trovare una via di mezzo, un argomento da discutere senza farlo sussultare ad ogni sanguinosa rivolta che sfrecciava e brillava ogni secondo nella mente, nei sogni di Alja.

Non poteva essere un codardo, avendo trascorso l’adolescenza in mare, tra le tempeste più violente degli ultimi dieci anni, e dal momento che affrontava ogni viaggio della Magna Graecia con un sangue freddo che avrebbe fatto sorridere Feri, che gli uomini coraggiosi li ammirava a prescindere, ma non poteva fare a meno di guardarli con aria di curiosità, perché il suo, di coraggio, davvero non conosceva limiti.

Effettivamente, Alja, Gee, Theo e Feri erano dei begli estremisti, e il più delle volte il senso della misura sfuggiva loro di mano, seguire un loro discorso dall’inizio alla fine era tra l’impossibile e l’inquietante, ma, nonostante l’aggressività e la sicurezza che ostentavano, avevano una mentalità molto meno chiusa di quanto potesse sembrare.

Con un sorriso triste, Natal’ja tornò da Gee, che l’aspettava a braccia incrociate, e con uno sguardo che, ancora prima che lui dicesse una parola, faceva venir voglia di tirargli un pugno in un occhio.

-Gee, togliti quel sorriso da “te l’avevo detto”, se non vuoi che ti spacchi la faccia- lo avvertì lei, fulminandolo con gli occhi, che in quel momento avevano assunto una tonalità che andava dal turchese cupo ad uno scintillante color cenere.

-Ma io non mi sono limitato a dirtelo, tesoro... Io te l’ho ripetuto cento volte!-

Lys lo afferrò per il colletto della camicia, con una violenza pari al bene che voleva a quel bischero Spartano -delicata non lo era mai stata, la bella Natalys.

-E io te lo ripeto per la seconda volta, ma spero che basti, sottospecie di strafottente dei miei stivali, se continui così ti distruggo, quindi chiariamolo subito, hai finito di fare l’idiota, da o njet?-

-Eh?!-

-Lascia stare, dai... E dammi subito un bacio, che ne ho bisogno-

Lui le sorrise e, prendendola per mano, la condusse in casa, in camera sua.

 

Erano sempre loro, così innamorati da piangere di gioia ad ogni sguardo, a ogni sorriso, persi in un bacio disperato.

E poi bruciavano di tutto l’amore del mondo, come sempre.

Gee aveva un modo di toglierle i vestiti che le faceva perdere la cognizione del tempo e dello spazio...

Le faceva letteralmente perdere la testa.

Lys gli sorrise mille e mille volte, e lui era dannatamente sicuro che non avrebbe sopportato di perderla una seconda volta.

Eppure sarebbe successo, il giorno dopo.

Lei doveva partire.

Lei doveva partire, e fargli più male di quanto Gee avesse mai creduto possibile...

Ma perché?

-Ti prego, Lys, resta... Resta per un mese, un anno, per tutta la vita... Io senza di te come faccio? Questi tre giorni sono stati terribili... Ed erano solo tre giorni!-

Ci aveva provato, Gee, a sopravvivere, a bruciare in palestra, come in fin dei conti faceva sempre, la voragine della sua assenza, il fuoco che non poteva aspettare per ardere.

Il ricordo dei suoi occhi, gli occhi di Natalys, cristalli di luce, frammenti di mare celati dalle palpebre che lui amava baciare la notte, stando molto attento a non svegliarla...

A Gee sembrava ancora un sogno, che Lys fosse lì.

Il suo bel visino ridente incorniciato dai soffici boccoli biondi, i suoi luminosi occhi color fiordaliso che un po’ lo spogliavano un po’ si limitavano a studiare i suoi sorrisi più indecifrabili...

Natal’ja era meravigliosa ed era sua.

Non era più il suo amore segreto, il suo amore lontano...

Era semplicemente il suo amore eterno, quello promesso dal cielo.

Come Elena per Paride, il regalo di Afrodite.

-Non posso...-

George alzò su Natal’ja due occhi scintillanti d’amore, che fecero tremare il cuore della ragazzina.

-Amore mio, se non ti adorassi in tutto e per tutto, saresti davvero nei guai-

Natalys sorrise.

Il guaio l’avevano già fatto, o meglio, l’aveva fatto Gee, ma non avrebbe potuto essere più felice.

Gee, con il suo solito sorriso travolgente, lo sguardo spavaldo e i capelli al vento...

Ecco cosa la rendeva felice.

-Sai, Lys, ieri ho appeso il tuo ritratto ad una parete dell’Αθάνατος, quella di fronte alla quale mi alleno sempre.

Così, quando proprio non ce la faccio più, alzo lo sguardo e penso: “è per lei che devo tenere duro, sudare sangue, piangere d'amore”. E funziona davvero, io lo faccio per te... Ogni cosa che faccio, la faccio per te-

-Ti lascio il mio cuore, Gee. Senza il cuore non vivo, lo sai... E lontano da te vivrò un po’ di meno, ma...-

Ma viveva un po’ di meno anche senza Forradalom.

Lasciò cadere il discorso, lasciò che Gee elaborasse la frase fino a sentir gli occhi bruciare per le lacrime, e infine si lasciò scivolare lei stessa, scivolò tra le lenzuola, come se fosse davvero eterea, talmente bella da sembrare incorporea, come tutti la dipingevano, ma in quel momento della sua presunta bellezza non le importava niente, osservava i suoi capelli biondi, luminosi come sempre, sparsi sulla stoffa bianca della federa del cuscino, e le sembravano meno straordinari del solito, meno importanti, ecco.

Perché alla fine, se non c’era George ad accarezzarglieli, a cosa le serviva avere dei capelli invidiabili?

-Sei proprio sicura di amarmi?- sussurrò Gee, la voce incrinata, i respiri più flebili.

Alja alzò lo sguardo, e quando lo vide più serio che mai, si morse le labbra per non ridere.

Non doveva ridere di lui, non era giusto.

Era solo amore, quello che lo portava a farsi quelle domande assurde.

Assurde perché, nel suo caso, non poteva davvero dubitarne.

-Ma quanto sei stupido?- gli chiese infine, dolcemente, ma Gee, com’era prevedibile, interpretò la sua celata ironia nel modo più sbagliato possibile.

-No?-

Lei gli accarezzò una delle sue belle guance abbronzate, seguì con un dito il solco lasciato da una cicatrice più o meno recente, che gli attraversava il viso dalla fronte al mento, e piano piano si stava rimarginando.

-Più della mia stessa vita, ti basta?-

Gee socchiuse gli occhi.

-In che senso?-

-Ti amo più della mia stessa vita, Gee. E’ abbastanza?-

-Io ho sempre pensato che tu fossi l’unica donna alla mia altezza, ma forse... Forse sei perfino più in alto.

Troppo. E se è così... Allora sono io a non essere alla tua altezza, a non essere abbastanza per te, capisci?-

-Ma come... Come diavolo fai a non essere abbastanza, se sei sempre di più? Se in ogni momento, ogni minuto, ogni secondo... Mi togli il fiato, tu-

-Domani parti- replicò lui, testardo come sempre -Sarai tu a rubarmi il respiro, quando ti vedrò salire ancora sulla nave di mio padre... Con mio padre, sapendo che dovrei esserci io al suo posto. Accanto a te-

-Sono tornata per un saluto, Gee...-

-Non puoi proprio rimandare ancora?-

-Abbiamo già cambiato il destino...-

-E io ho sfidato la morte per ben tre volte. La pagherò cara, prima o poi, ma adesso non ci voglio pensare-

-Quando ti uccideranno, lo sai, non avranno pietà...-

-Neanche io ne ho mai avuta, per nessuno. Andrà tutto bene, amore mio... Fino a quel giorno, andrà tutto bene-

-E poi?-

-E poi, anche se avranno straziato il mio cadavere, e quando i Kléftes mi bruceranno sul rogo non riconoscerai più il tuo Gee, o forse sarai ancora in Russia, e finalmente avrai in pugno la vita dello zar, come lui ha avuto la tua nel ’32, continuerai la tua Rivoluzione, e vincerai, te lo giuro...

Ricorderai di aver amato Geórgos di Spárti, di averlo amato come nessun’altra, rischiando la tua stessa vita, ma ormai non sarai più la moglie dell’eroe morto, bensì io il marito morto dell’eroina...-

Lys scoppiò a ridere, e lui l’abbracciò forte, sorridendo tra i suoi capelli.

-Certo che sei proprio coraggioso, tu...-

Gee scoppiava di gioia per quelle parole, ma non lo diede a vedere.

-Faccio il possibile!-

Poi le diede un buffetto su una guancia, sorridendo.

-Vuoi una sigaretta?-

Lei lo guardò per un attimo interrogativa, come se ci stesse pensando.

In fondo, a Forradalom fumavano perfino i sassi, e lei aveva respirato più fumo passivo che aria, da quando era nata...

-Ma sì, grazie-

-Subito! Ti insegno o sai già come fare?-

-Mh...- esitò Lys, che non moriva esattamente dalla voglia di dirgli che a lei non sembrava tanto naturale, fumare, e la prima cosa che le veniva in mente di fare con una sigaretta era di infilarsela in bocca e mangiarla come avrebbe fatto con una castagna o un cioccolatino.

-Non ci ha ancora pensato Feri Desztor? Grande! Allora, dimmi tutto, cos’è che non sai?-

Lei arrossì, con un mezzo sorriso.

-Non devo... Addentarla, vero?-

-Meglio di no, non è molto digeribile. Ma ci ho pensato anch’io, la prima volta! Io la mordicchio solo quando sono nervoso, ma non troppo... È carta e tabacco, non esattamente una delizia... Altri dubbi?-

-Prima devo accenderla?- lo prese in giro Lys, che, avendo visto tutti i suoi amici e anche perfetti sconosciuti accendersi sigarette con i suoi fiammiferi, non poteva avere dubbi su questo.

-Direi di sì, ma non prendermi troppo sul serio... Non sono un tipo molto raccomandabile, io- replicò Gee, guardandola storto, ma solo per scherzo.

-Lo so! Dai, dammela. Ce la posso fare. Al massimo la ingoio, e con una pugnalata allo stomaco la tiriamo fuori-

Lui rise, scuotendo la testa.

-Va bene che sono uno Spartano, ma questo fa un po’ male, e noi non siamo mica in guerra... –

-Scherzavo, idiota!-

-Anch’io, bellissima. Ma io non ti insulto, ti voglio troppo bene...-

Lys alzò gli occhi al cielo, e pensò che davvero non avrebbe potuto adorarlo più di così.

Era troppo scemo...

Ma era straordinario.

La sua prima sigaretta, sotto lo sguardo perplesso e divertito di Gee.

Tutto sommato, un momento da ricordare.

-Hai visto, stellina, che non ci voleva poi tanto? Continua così, che sei bravissima. Come si fa a non amarti?-

-Chiedilo a Romanov!-

-Se mai dovessi incontrarlo e rivolgergli la parola, dubito che gli lascerei il tempo per rispondermi-

-Lui non lascia agli altri quello per respirare, figurati! Ha già mandato al patibolo mezza popolazione, l’infame-

-E tu manderai al patibolo lui. Sei troppo mitica per non riuscire a spodestarlo!-

Lys gli scompigliò affettuosamente i capelli, sorridendo.

-Non sarà facile, ma ce la metterò tutta, lo sai-

Lui annuì, per poi riaffondare la testa nel cuscino.

-Ora resti con me, vero?-

Natal'ja inarcò un sopracciglio biondo, stupita dalla stupidità della domanda.

-No, penso che andrò da Peter-

Ma certe cose con Peter non le puoi fare... Cioè, non sarebbe lo stesso-

-E tu che ne sai? Ci sei andato a letto, forse?-

-Alja!-

-Che c'è? Tra noi due sei sempre tu, il più irriverente-

-Non ne sono più tanto sicuro...-

-Fatti tuoi!-

-E dai, Lys... Non sono solo fatti miei. Se per colpa tua sono triste e malinconico, con che coraggio parti, domani?-

-Il coraggio non mi manca, e neanche a te. Poi tu malinconico lo sei sempre, se no come pensi di far arrossire le fanciulle, senza la tua meravigliosa aria tormentata?-

-Tanto a far arrossire te non ci riuscirò mai...-

-Inconvenienti del mestiere. Capita-

-La vuoi finire?!-

- Ma amore mio, tu hai bisogno di qualcuno che ti faccia un po' abbassare le arie...-

-Ci ha già pensato il ritratto del tuo Feri, credimi. E poi c'e Theo, per questo, in generale-

-Ah, già, i tuoi complessi...-

-Come sarebbe a dire “ah, già, i tuoi complessi”? Io mi sono quasi ucciso di paranoie, quel giorno!

Per fortuna che c'era Theo...-

-E sentiamo, cos'ha fatto di così miracoloso, quel biondino d'Egitto?-

-Cosa c'entra adesso l'Egitto?-

-Niente, avevo solo voglia d'insultare Theo-

-Capisco...- -

Beh, non ha fatto niente di eccezionale, anzi... Sai che lui è sempre fin troppo sincero, e invece che insultare Feri insultava me... Ma mi ha fatto tornare il buonumore-

-Se non sei di buonumore tu, qui, non può esserlo nessuno!-

-Tranne te-

-Ovviamente-

-Parti domattina, allora?-

-Domattina, già-

-Accidenti, stavo cercando di abituarmi a passare qualche mese senza il mio adorato scricciolo slavo, e adesso devo ricominciare da capo, praticamente una terapia intensiva-

-Ce la farai. Sei Brian George Gibson, per gli Spartani Geórgos, e sei indubbiamente il ragazzo più straordinario di questo secolo. Al mondo non c'è nessun altro come te!-

-Speriamo. Ci litigherei a morte, altrimenti-

-Lo fai anche con tutti gli altri...-

-E’ una questione d'onore! Se mi pestano la coda...-

-Quale coda?-

-Natal'ja!-

-Guarda che di solito sei tu, a pestarla agli altri...-

-Se lo meritano!-

-Sempre? Sicuro?.

-Sì, che diamine! A te ho mai pestato qualcosa, a parte i capelli? No, perché non te lo meriti!

E a Theo, a parte i piedi, quando gli sono inciampato addosso durante un allenamento all'Αθάνατος?

-Fai troppe preferenze...-

-E tu troppe polemiche. Non sono né irascibile, né aggressivo, né violento...-

Lys per poco non gli scoppiò a ridere in faccia.

-Assolutamente...-

-Sta' attenta, Alja, che se continui così ti scaravento giù dal letto, e successivamente dalla finestra- la avvertì Gee, fulminandola con lo sguardo.

-Come volevasi dimostrare... Ma dai, che sei sempre stato un mezzo demonio!-

Lui sbuffò, fingendosi offeso.

-Sarà... Di sicuro il tuo Peter l’avrei annegato nell’Eurota molto volentieri. Hai visto, allora, com’è veramente?-

-Non ha nemmeno lasciato che gli leggessi la mano...- sussurrò Lys, ancora contrariata.

Gee sorrise, accarezzandole dolcemente i capelli -e la parola “dolcezza” riferita a lui è una bella licenza poetica, ma Natal’ja adorava anche quelle carezze così spartane-.

-Leggila a me, anche se sarebbe la centesima volta. Dimmi che destino avrò-

Lo sapeva già fin troppo bene, ma sentire le dita di Alja solleticargli il palmo della mano era una sensazione che lo mandava assolutamente su di giri, più di quanto lo fosse già di natura.

Sarebbe morto giovanissimo, ucciso -impiccato-, e avrebbe amato una sola donna al mondo, una straniera - Natal’ja.

-E come morirò?- le chiese, ridendo.

Sfidava sempre tutti, Gee, e Lys amava quel suo non avere paura di niente, o quasi, ma in quel momento, su quell’argomento, davvero non riusciva a sorridere.

La paura di perderlo era troppo forte.

-Come avresti morire due anni fa- soffiò, con un fil di voce.

Gee sorrise, capendo.

-Stai tranquilla, ho solo diciassette anni, sono ancora un bambino! Sono destinato a morire giovanissimo, non prima-

Era un ragionamento un po’ discutibile, ma ad Alja piacque talmente tanto che per quella sera non ebbe più pensieri tristi.

Poco dopo si addormentò, e Gee rimase a guardarla e a fantasticare sul giorno in cui si sarebbero sposati fino a quando anche a lui si chiusero gli occhi.

 

Mentre dormi, ti proteggo

E ti sfioro con le dita

Ti respiro e ti trattengo

Per averti per sempre

Oltre il tempo di questo momento

(Mentre Dormi, Max Gazzé)

 

 

 

 

 

Note

 

Da; njet (russo): Sì; no.

Ed ecco il primo dei “capitoli parigini”!

E’ lunghissimo, me ne rendo conto, e l’ho perfino dovuto tagliare, perché se l’avessi lasciato un capitolo singolo sarebbe continuato per altre venti pagine ;)

Allora, qui vediamo l’arrivo di Lys, l’accoglienza non troppo calorosa di Theo -ma dal nostro Dounas, in fondo, cos’altro potevamo aspettarci? ;)-, e la reazione un attimino eccessiva di Gee...

Cioè, solo lui può sparare a un suo compagno per l’emozione di vedere Alja! ;)

Poi, l’abbraccio di Theo a Lys, le sue parole... Finalmente comincia a ragionare, quel testardo d’un biondino! 

Seguito dal ritorno a sorpresa di Gee, che tranquillizza tutti, perché il proiettile ha “solo” sfiorato l’aorta di Stavros, e ovviamente, a Sparta, è una cosa da niente, di tutti i giorni, una ferita superficiale... Ah, lui e Theo sono sempre i soliti! ;)

Il discorso con Peter.

Prima l’intervento di Gee, che non avrebbe potuto essere più amichevole, ma la sua gelosia la conosciamo bene, e poi Alja, che lo fa scappare definitivamente, anche senza volerlo...

Perché alla fine Peter è fatto così, ha paura di rischiare, di rischiare come fanno i Forradalmi e i Kléftes, e discorsi del genere possono solo spaventarlo.

Non è un codardo, non esattamente…Lo è solo per alcune cose, ecco, e la Rivoluzione di cui gli parla Lys è una di queste.

In fondo Alja e Gee sono davvero “i belli e dannati del secolo” ;)

Spero che vi sia piaciuto il paragone Feri/Robespierre e Alja/Anita, e la ricorrenza dell’onomastico di Alja, il 27 Luglio, giorno di Santa Natalia e ricorrenza dell’attentato a Robespierre, Saint-Just e co, nel 1794, il giorno prima della loro esecuzione.

E’ stato un caso, ho letto dell’onomastico di Lys a Parigi, in un negozio in cui vendevano quelle cartoline con nome, significato del nome, onomastico e altre caratteristiche di chi si chiama così, e due giorni dopo ho visitato la Conciérgerie, il carcere dei Rivoluzionari -non solo, ovviamente, ma io l’ho soprannominato così ;)- uno dei posti che ho adorato di più a Parigi, oltre, naturalmente, a Notre-Dame e a "Paul", una pasticceria davvero troppo straordinaria ;)

E lì ho letto dell’attentato a Robespierre, proprio il 27 Luglio del 1794... Perfetto, no?

Aggiungiamoci il fatto che ho sempre adorato la Rivoluzione Francese e Robespierre, che come personaggio storico è piuttosto simile a Feri, nazionalità e parrucca a parte ;)

Quanto ad Alja... Il suo Garibaldi potrebbe essere Gee come potrebbe essere Feri, Gee per l’Amore, Feri per la Rivoluzione...

Continuando, c’è la prima sigaretta di Alja -la seconda è quella del Capitolo 127 con Jànos, ma quella non è che la fumi granché, dato che le va di traverso ;)- , performance che lascio commentare a voi, perché qui Lys è quasi più scema di Gee ;)

Credo di aver detto tutto, o quasi tutto, ma ho ancora un avvertimento, anche non riguardo a questo capitolo.

Il prossimo capitolo sarà sconvolgente, davvero, molto più sconvolgente del bacio di Alja e Theo, del tradimento di Feri, di...tutto.

Non dico altro, lo leggerete presto ;)

Intanto spero davvero che vi sia piaciuto questo!

 

A presto! ;)

Marty

 

 

  
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