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Autore: Yaeko Nishiara    30/06/2012    1 recensioni
"Dopo aver pensato a lungo decisi che era arrivato il momento per me di scovarlo. Non ero d'accordo nell'essere la preda in questo gioco. Dovevo riuscire a studiarlo anche io, e per farlo dovevo prima trovarlo."
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi svegliai con un gran mal di testa. La giornata precedente era stata piuttosto movimentata. Oltre ad aver camminato instancabilmente su e giù per i ponti di Venezia, sotto un caldo torrido, ero anche stata bloccata in una conversazione scomoda con tre sconosciuti venuti, probabilmente, dall'altra parte del globo.

FLASHBACK

-Matilde.
Dissi scandendo bene le sillabe del mio nome. Seungri annuì mentre Tabi e Ji Yong continuarono a guardarmi. Il loro sguardo mi stava opprimendo, mi sentivo soffocata dalla loro presenza.
-Bene adesso che ci siamo presentati io me ne andrei.
Feci per alzarmi da quella panchina una seconda volta, ma nuovamente venni tirata indietro da Ji Yong. Il tocco della sua mano sul mio braccio era fresco, un sollievo per la mia pelle rossa e accaldata dal sole. Era piacevole.
-Rimani un po' con noi. Mostraci la città!
Ji Yong se ne venne fuori con quella idea come se fosse la cosa più geniale dell'ultimo secolo.
Tutto volevo tranne che passare tempo con quella gente. Non che gli odiassi, ma la loro presenza - in particolare quella di Ji Yong - mi metteva in soggezione e mi faceva sentire come se potessi perdere il controllo di me stessa da un momento all'altro. Io  sempre così pacata e discreta.
Questo mi spaventava e mi irritava, per me era essenziale avere tutto sotto controllo, soprattutto me stessa.
-Ma voi non avete una vita? Dovete per forza importunare le ragazze di città straniere?
Ji Yong rise, un riso smaliziato, pieno di un significato misterioso, probabilmente noto solo a lui.
-Come sei rigida! Forza! Mostraci la città e parlaci di te!
Disse mentre mi spingeva con delicatezza verso il ponte più vicino. Sospirai sconsolata. A quanto pare non avevo scelta, e, sinceramente, questa situazione poteva essere divertente.
Li avrei portati in giro, mostrandogli delle particolarità di Venezia che le guide solitamente tralasciavano, considerandole superflue, cose che io consideravo magiche, perchè erano proprio queste che formavano l'animo della città.
Acconsentii e li condussi attraverso un paio di calli alla fermata dei vaporetti di San Marcuola. Mi fermai. E per la prima volta da quando eravamo usciti dal ghetto gli rivolsi la parola.
-Avete un'abbonamento per i vaporetti?
I ragazzi scossero la testa, a quanto pare fino ad adesso avevano solo camminato. Sempre più divertita andai al botteghino e mi misi in fila.
-Per quanto starete a Venezia?
-Uhmm.. Una decina di giorni da oggi.
Questa volta parlò Tabi e credo che rimasi a bocca aperta per un minuto buono. La sua voce era bassa e profonda, cosa che, incredibilmente, lo rendeva ancora più sensuale di quello che avevano già fatto i suoi occhi.
-B-bene! Allora vi faccio un abbonamento settimanale, poi semmai lo rinnovate. L'unico problema è che verrebbe a costare cinquanta euro a testa..
Seungri mi guardò e sorrise dolcemente.
-Nessun problema.
 
Scendemmo dal vaporetto della linea due alla fermata di Rialto. Il ponte come sempre era imponente sul Canal Grande, contorniato da turisti che ne ammiravano la stazza e le decorazioni, e da altri che scattavano foto una dopo l'altra, non tanto interessati dalla meravigliosa città da cui erano circondati, ma occupati a prendere più foto possibili che poi avrebbero mostrato con vanto ai loro amici.
Mi diressi senza pensarci al parapetto del canale e mi ci poggiai, imitata da Ji Yong che poggiò i gomiti sul marmo e lasciò cadere il suo capo sulle sue mani mentre Tabi rimase di fronte a me e Seungri si appoggiò al parapetto con la schiena.

Che carino Ji Yong...

Scossi la testa cercando di togliermi quel pensiero così insolito dalla testa.

Sono finita a fare da guida turistica a degli sconosciuti... Che tristezza.

Sospirai e iniziai a parlare, raccontando di come il progetto del ponte fosse stato scelto tra tanti altri proposti, e di come alcuni si erano lamentati della scelta del progetto di Antonio Da Ponte invece che di quella di Palladio che era molto più elegante e graziosa di quella massiccia e possente realizzata. Dissi che il ponte era stato costruito sotto mandato del dogo Pasquale Cicogna, motivo per cui uno dei lati aveva scolpito un medaglione con una cicogna. Raccontai della leggenda che avvolgeva quelle strade ed il nome dell'architetto Da Ponte che per finire Rialto fu costretto a fare un patto con il diavolo e, nonostante la sua furbizia, perse suo figlio non ancora nato. Raccontai del significato della testa dorata appesa ad una delle entrate del ponte, che indicava la presenza di una farmacia alla popolazione allora analfabeta. Raccontai perfino della rivolta dei Veneziani alla conquista di Napoleone, rivolta che venne soppressa dai soldati proprio su quel ponte.
Più parlavo più la storia di quel posto prendeva vita, i tre ragazzi come me sembravano incantati dalle mille vicissitudini che un ponte poteva nascondere. Guardavano il ponte come se d'avanti  a loro si svolgesse la sua costruzione, come se potessero vedere il diavolo minacciare l'architetto e la rivolta soppressa con freddezza dagli spari dei soldati. Era tutto li, di fronte a noi, nascosto dalla moltitudine di turisti.
Sorrisi. Avevano ascoltato tutto quello che avevo detto. Le mie parole non erano state buttate al vento come la maggior parte delle volte che tentavo di comunicare con qualcuno, loro mi avevano ascoltato veramente. Potevo vedere le mie parole che ancora viaggiavano nel loro sguardo, che piano piano si asciugavano e si imprimevano nel loro animo.

FINE FLASHBACK

La mia giornata era passata così, portando quei ragazzi in giro per Venezia e rivelandogli i suoi segreti, segreti che fino ad allora aveva condiviso solo con me e pochi altri.
E adesso ero li, nel mio letto, bagnata fradicia dal mio sudore e con un mal di testa insostenibile.

Caldo e mal di testa. Si prospetta una splendida giornata..

Mi alzai con calma dal letto e, trascinando un piede dietro l'altro, raggiunsi la cucina dove presi immediatamente un "Moment". Aspettai per qualche minuto seduta immobile al tavolo della cucina che il farmaco facesse effetto, poi il dolore lancinante alla testa cominciò a diminuire fino a scomparire del tutto. Tirai un sospiro di sollievo e andai a lavarmi.
 

Come già aveva preannunciato la mattinata quella giornata era caldissima. Non avevo fatto in tempo neppure ad uscire di casa e a raggiungere la fermata del vaporetto che ero bagnata di sudore.
Nonostante indossassi un cappello con la visiera, il mio cervello stava pian piano fondendo e a volte mi sentivo dei forti giramenti di testa.
Dopo pochi minuti, che durarono in eterno, raggiunsi il vaporetto della linea 5.1 che stava partendo e per un pelo riuscii a prenderlo.
Raggiungemmo la fermata di Fondamenta Nuove dove scesi per prendere la linea 12 che usciva dalla zona di Venezia e portava a Murano, Burano e Punta Sabbioni. Il tratto da Murano a Burano fu bellissimo, nel mare aperto della laguna, libero tra le onde con il vento in faccia e l'odore salmastro che impregnava l'aria. Sorrisi e mi godetti quel momento fino a quando non mi iniziò a squillare il cellulare.
Non me ne accorsi subito. Inizialmente sentivo solo qualcosa vibrare nello zaino, ma quando ne aprii la tasca la mia suoneria scoppiò nell'aria riempiendo il piccolo abitacolo che era situato a poppa da dove potevi vedere tutta la rotta.
Controllai il display.

Chiamata Entrante
Kwon Ji Yong

Ma che...??

Com'era possibile? Non mi aveva mai dato il suo numero di telefono e men che meno io gli avevo dato il mio. Come diamine aveva fatto a chiamarmi?
Risposi, dando così pace al povero Minho che continuava a rappare "SHINee World".
-......Pronto?
-Matilde! Dove sei?
Corrucciai la fronte e strinsi le labbra.
-Prima di tutto mi spieghi come diavolo hai fatto ad avere il mio numero di telefono!?!
Lo sentii ridere chiaramente dall'altro capo del telefono. Ero sempre più nervosa.
-Beh.. Ecco.. In realtà ieri, mentre mangiavamo i tramezzini che ci hai detto di provare, e tu sei andata un attimo in bagno, ti abbiamo preso il cellulare e abbiamo scambiato i numeri..
Rise di nuovo. Una risata bassa e breve, palesemente imbarazzata. Sgranai gli occhi e aprii la bocca. Ero esterrefatta. Non solo mi aveva seguito, obbligato a dirgli il mio nome e a fargli da guida, adesso, come se non bastasse, aveva anche preso senza permesso il mio numero di cellulare!
Ci misi qualche minuto a ritrovare la parola e Ji Yong aspettò pazientemente non dicendo niente, ma quando la ritrovai ne usai più del necessario.
-COSA AVETE FATTO!?
Ripresi fiato, ma ancora non sentivo nessun movimento dall'altro lato della cornetta, eppure ero più che certa che stesse ascoltando.
Ero furiosa. Come si permettava un ragazzo che neppure conoscevo di "rubarmi" il cellulare e prendermi il numero senza permesso? Come gli era passato anche solo per l'anticamera del cervello di fare una cosa del genere?!
Cercai di calmarmi. Dall'altra parte ancora nessuna parola.
-E di qualcosa che diamine!
-........... Hai ragione, scusa. Ma almeno così possiamo contattarci no?
Potevo sentire chiaramente che stava sorridendo, pur non vedendolo lo potevo intuire, questo perchè mi ero abituata al suo modo di fare. Non ancora alle sue espressioni e alle sue iniziative, ma essermi abituata al suo modo di fare, o almeno averlo accettato, era già un passo avanti.
-... Allora.. Dove sei?
Sospirai. Quel ragazzo era peggio di un bambino. Potevi dirgli qualsiasi cosa, ma dopo poco aveva già dimenticato tutto, l'uniche cose che gli interessavano erano le sue. E io ero troppo paziente e permissiva.
-.... Sto andando a Burano.
-A tra poco!

Ed attaccò la chiamata. 
  
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