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Autore: Elisir86    30/06/2012    0 recensioni
Tutto per quel maledetto cd.
E forse era per quello che lo detestava, perché ci era voluto un oggetto superfluo per capire i propri sentimenti.
Partecipa al Contest: Babbanologia Contest - Contest di Disegni e Parole di sango_79
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro personaggio, Seamus Finnigan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Synphonia with me

 

Micheal Corner non era un ragazzo che adorava starsene seduto in un ufficio, e non era nemmeno il tipo che indossasse abiti eleganti.

No, lui era la classica pecora nera della famiglia.

Perciò mentre sua sorella maggiore era rinchiusa nell’immenso edificio che ospitava il Ministero della Magia, lui si sgolava ad incitare ragazzi e ragazze all’anarchia!

Mentre suo fratello si apprestava a diventare Medimago, lui decantava di ferite mortali nell’anima!

E mentre i suoi genitori organizzavano il matrimonio di sua sorella minore, lui scriveva lunghe e appassionate rime sull’amore perso!

Quando sua madre s’era azzardata a fargli incontrare un paio di ragazze per organizza il quarto e ultimo matrimonio, lui si era presentato a casa con un ragazzo spacciandolo come il suo fidanzato. A suo padre era andato immediatamente di traverso il pezzo di torta e le sue sorelle avevano spalancato gli occhi e la bocca in una posa innaturale… e decisamente buffa!

Per giorni i suoi gli avevano caparbiamente (e orgogliosamente!) tolto il saluto e sembravano dare la colpa del suo cambiamento: alla musica, a quello strano gruppo che lui ed alcuni suoi ex-compagni di scuola avevano creato, e soprattutto al fatto che frequentasse troppi luoghi babbani troppo spesso.

Micheal non aveva abbassato la testa davanti a quel ridicolo comportamento e aveva atteso che quell’insulso muro di silenzio si frantumasse da se. Fu in quel momento unico e particolare della sua vita che rincontrò Seamus Finnigan.

L’irlandese lavorava per la Gazzetta del Profeta e anche se era solo all’inizio -di quella che lui stesso definiva una sfolgorante carriera in campo giornalistico- e gli commissionano la stesura di mini-articoli di scarsa importanza, appariva sempre pieno d’entusiasmo.

“Diventerò Direttore un giorno, e questo giornale non sarà più lo stesso!” gli aveva annunciato un mattino, mentre gli faceva un’intervista.

La prima in assoluto a cui Micheal partecipava, in effetti.

Quando Seamus gli aveva chiesto un appuntamento formale per poter fare un articolo riguardante alla sua band: i Blood Blue, lui era rimasto molto sorpreso. Il suo gruppo di esibiva alle feste –festini scapestrati- per i pargoli dell’alta, fine società magica purosangue, qualche volta erano riusciti a farsi ingaggiare per delle serate programmate alla Testa di Porco, non si aspettava che potessero riscuotere successo al di fuori di quel parco mondo notturno.

Nel corso: l’irlandese gli faceva domande contornate da stuzzicanti battute per metterlo a suo agio. Era una persona con cui il moro, si era accorto, sarebbe rimasto a parlare per ore.

Il giorno dopo, alle 6.00 del mattino –più precisamente una mezz’erotta dopo che si era coricato– suo padre -adirato?- era entrato nel suo appartamento sventolando il giornale e sputacchiando vivacemente sul suo pregiato copriletto del ‘600.

Dopo qualche prezioso minuto rubato alla burrasca e una tazza di caffè nero arabico, Micheal iniziava a capire –sviscerare- che cosa suo padre stava dicendo.

Gli parlava dell’articolo… che parlava di lui.

Era un minuscolo trafiletto insulso, inserito alla buona maniera nella quarta pagina del Profeta: ma era pieno di passione e parlava enfatico della sua persona, della sua musica e di quanto era significativo per il Mondo Magico avere un gruppo che cantava della vita e dei giovani di quel tempo.

Guardandolo bene, suo padre ne era rimasto abbagliato e sembrava sul punto di volerlo abbracciare! Cosa che non successe, ma quel muro di cocciuto silenzio era finalmente caduto e lui si sentì finalmente invadere di felicità.

Micheal aveva ringraziato Seamus per settimane.

E quello fu l’inizio di tutto quel mondo che ora lo circondava.

Il successo, la competizione dell’industria discografica e soprattutto l’amore.

Aveva iniziato a capire che Seamus per lui era qualcosa di più di un amico in una calda sera d’estate: quando stavano sdraiati sul suo letto ad ascoltare un cd babbano. L’irlandese gli aveva messo un’auricolare nell’orecchio sinistro ed aveva acceso il lettore cd.

“Il cantante è il mio fidanzato. Ha un talento fuori dal comune...” gli aveva detto e lui si era ritrovato ad invidiare quello sconosciuto ragazzo. “Mi ha dedicato quest’album! Non riesco a smettere di ascoltarlo, forse perché mi è difficile vedere spesso Albert!”

Avrebbe voluto fargli notare, che lui, nonostante l’improvviso successo era una sera si e l’altra pure a casa sua, che lui era lì che gli parlava di persona e che mai e poi mai gli avrebbe dedicato un album che si intitolava Solitudine.

Ma si era ritrovato a corrugare la fronte e trattenere le sue parole frementi sulla punta della lingua, intrappolata tra i denti.

E da quel momento aveva fatto maggior attenzione ai movimenti, alle espressioni, ai gusti e alle parole di Seamus.

Così, quando l’amico gli confidò di aver lasciato, senza una granché di motivazione quel babbano arrogante e -stronzo!-, si era sentito invadere da una sensazione di leggerezza come l’aria.

Lo aveva baciato quella stessa sera, sul quel letto dove trascorrevano le nottate a parlare, con quell’auricolari nelle orecchie e una musica orrenda che pulsava loro nel cervello, sceccherandolo.

Dal bacio poi erano passati oltre, come se fosse una cosa assolutamente naturale che due amici facessero l’amore per una, due, tre o quattro volte nell’arco di una sola notte.

Nel giro di pochissimi giorni, forse nemmeno tre, Micheal aveva presentato Seamus ai suoi genitori. Lo aveva accompagnato durante una cena di famiglia, dove i suoi fratelli si erano presentati con i rispettivi coniugi e figli.

Appena Seamus proferì con semplice ingenuità che aveva scritto lui il primo articolo sui Blood Blue, suo padre lo aveva accolto gioiosamente con una forte stretta di mano e un sorriso che andava al di là di ogni sua aspettativa.

 

“Il tuo articolo parlava della parte migliore di Micheal che, per strane ragioni, mio figlio nasconde!”

 

Sua madre ne aveva seguito l’esempio e immediatamente aveva concordato un invito per un caffè pianificato per il giorno successivo.

Anche i suoi fratelli ne erano entusiasti, chiacchieravano senza difficoltà perfino di argomenti che lui non capiva pienamente ma che Seamus conosceva con sufficiente completezza.

Sembrava che si intendesse: di medicina, di musica, di moda, di leggi e decreti, e perfino di cucina.

 

“Sei fortunato fratellone! Lo vorrei io un uomo così accanto!”

 

Era stato bello perfino conoscere la famiglia di lui.

Il signor Finnigan, un babbano, era un uomo gioioso e amichevole. Sapeva quasi tutto del Mondo Magico e soprattutto aveva appeso in una sontuosa bacheca ogni articolo che suo figlio aveva scritto e pubblicato fino a quel momento. Il G.U.F.O e il M.A.G.O. erano incorniciati e appesi ai lati della stessa sulla parete più larga del salotto, l’uomo adorava parlare della gioia che provava dopo aver visto i risultati meravigliosi conseguiti dal suo unico figlio maschio.

La signora Finnigan assomigliava parecchio al figlio esteriormente e caratterialmente ed era orgogliosa di lui proprio come il padre.

Le sue due sorelline minori, entrambe babbane, erano di un’allegria, spensieratezza e pericolosità che avrebbero fatto invidia ai gemelli Weasley.

Quando uscirono dalla casa dei genitori di Seamus, dopo un lungo e assolato pomeriggio invernale mentre percorrevano il pulito, ma desolato marciapiede tipico dell’antiche cittadine borghesi, Micheal non riuscì a trattenere una domanda che gli ronzava nel cervello da quando lo aveva baciato per la prima volta, solo cinque giorni prima.

 

“Perché non vieni a vivere da me?” era stato frettoloso a parlare, e mentre si mordeva angosciato il labbro inferiore l’altro si fermò ad osservarlo incerto, “Perché non vieni tu da me?”.

                       

Il giorno seguente Micheal si era trasferito con ogni suo avere nell’appartamento di Seamus nella colorata e chiassosa Diagon Alley.

Quando la voce iniziò a circolare, loro due stavano insieme già da tre settimane, e quando le persone l’incontravano mentre passeggiavano insieme o semplicemente quando spettegolavano con un curioso chiacchiericcio tra le volte delle strade magiche, si lasciavano andare a frasi del tipo “Non durerà a lungo!” o “Sono solo due giovani incoscienti!” lui abbracciava il suo ragazzo con forza e a sua volta sentiva le braccia dell’altro stringerlo possessivamente, capitava che si lasciassero prendere la mano dando vita ad un bacio sensuale, lento e infuocato, dimentichi di chi girava loro attorno concentrati in modo simbiotico con le sensazioni che provavano per l’altro.

 

Tre anni dopo Micheal stava sdraiato su quel letto che aveva condiviso per anni con Seamus, la fronte corrugata e gli occhi assottigliati.

Osservava con un broncio seccato il ragazzo nudo che gli stava accanto, aveva delle cuffie sulle orecchie e il lettore cd abbandonato tra le lenzuola sfatte, la testa era mollemente posata sulla mano sinistra e in quella destra teneva il libretto delle canzoni.

“Correggimi se sbaglio. Ma quello non è il cd che ti ha regalato il tuo ex?” Seamus voltò il viso verso il suo fidanzato.

Gli sorrise prima di allungare il collo e sfiorargli le labbra con le proprie, “Ti amo, Mio gelosissimo Corvonero!”

 

***

 

A distanza di altri due anni Micheal stava sdraiato su quel letto che aveva condiviso per anni con Seamus, la fronte corrugata e gli occhi assottigliati.

Il lettore cd stava sul letto tra le lenzuola sfatte.

Le cuffie abbandonate sul cuscino e la musica che riempiva la stanza.

Micheal non poteva capacitarsi che ancora una volta avevano discusso. Il motivo era sempre il solito: A-l-b-e-r-t.

Nonostante Seamus lo avesse lasciato e si fosse fidanzato ufficialmente con lui, comprava ancora quegli inutili cd babbani del su ex.

Quanto odiava vedere il sorriso che compariva sul volto del suo ragazzo quando sentiva la voce di Albert.

Quanto odiava vedere i suoi occhi nocciola illuminarsi nel sentire qualche sua canzone, anche per caso.

Quanto odiava di non essere stato il suo primo e unico ragazzo.

Prese il lettore cd e lo spense.

Odiava il proprio carattere e la sua innaturale facilità nel prendere fuoco e litigare.

Odiava se stesso per il broncio scontroso e cocciuto che faceva nascere su quell’amato viso lentigginoso.

Odiava la propria gelosia.

Estrasse il cd e lo guardò con aria assente. Era l’unico cd che Albert aveva dedicato a Seamus.

Secondo lui era orribile e senza significato, secondo l’irlandese invece, era pieno di tristezza e antica realtà.

Lo ripose nella sua custodia con cura. Nonostante tutto era stato grazie a quel cd che aveva scoperto d’amare Seamus.

Cinque anni prima non sapeva nemmeno cosa significasse amare. Aveva avuto varie ragazze ma nessuna di essere era durata a lungo. A pensarci bene, l’unica che era rimasta accanto a lui per più di un paio di settimane era stata Ginevra Wealsey.

Si erano lasciati con un litigio furioso, molto simile a quello che aveva avuto con Seamus, ma dopo un anno di silenzio si erano ritrovati vicini e l’amicizia era come rinata più solida di prima.

Seamus non gli faceva pesare nemmeno quello.

Gli sorrideva ogni volta che parlava di Ginny e, anzi, la invitava spesso a cena insieme ad Harry per parlare dei vecchi tempi e delle novità giornaliere.

Perché lui non riusciva a fare lo stesso con Albert?

Certo non lo avrebbe mai invitato a cena, e forse nemmeno per un caffè, ma poteva almeno sopportare che Seamus ascoltasse i suoi cd.

Guardò le lenzuola, fino a due minuti prima, sopra a quel groviglio di lino, ci stava il corpo caldo del suo fidanzato.

Osservò di nuovo l’inerme lettore cd di uno sfavillante blu acceso che spiccava insolente tra tutto quel bianco.

Sbuffò.

Seamus era entrato nella sua vita come un tornado.

Era l’ennesima potenza dell’allegria, che alzava fin troppo la voce quando diceva delle sciocchezze.

Si sedeva in maniera scomposta e rideva in maniera sguaiata.

Era il classico ragazzo che non smetteva di sorridere nemmeno se gli tiravi un cazzotto in faccia, e faceva diventare delle sciocchezze gesta degne di un eroe.

A Micheal piaceva da impazzire uscire con lui.

Lo seguiva negli affollati bar babbani dove restavano per ore a bere e cantare –anche se l’irlandese era negato-.

Poi con il passare del tempo, il moro aveva iniziato a notare cose che un uomo non doveva vedere in un altro uomo!

Si era ritrovato ad osservare come s’illuminava lo sguardo del suo amico quando gli veniva qualche strampalata idea, oppure come posava il capo sulla sua mano sinistra mentre scribacchiava qualcosa sul suo taccuino.

Trovava irresistibile il modo in cui si muoveva mentre ballava, e ogni volta che lo vedeva leccarsi le labbra -dopo aver bevuto un sorso di birra- avrebbe voluto baciarlo, per ore.

Arrossiva quando lo sfiorava e si sentiva dannatamente in imbarazzo quando l’altro gli rivolgeva battute indecenti sulla loro intimità.

Tutto per quel maledetto cd.

E forse era per quello che lo detestava, perché ci era voluto un oggetto superfluo per capire i propri sentimenti.

E ora quel lettore cd lo stava osservando da quel groviglio di lenzuola come a volergli ricordare che tutto quel silenzio che regnava nella stanza era a causa sua.

Ed era vero.

Si sedette sul letto con in mano ancora la custodia chiusa del cd, avrebbe dovuto scendere al piano di sotto e chiedere scusa a Seamus per il suo ridicolo comportamento.

Cinque anni di convivenza e l’unico problema era ancora quel maledetto Albert.

Guardò la piccola fede argentata che aveva all’indice della mano sinistra. Era l’unico accessorio che stonava con il suo abbigliamento, ma era tutto ciò che faceva capire al mondo quanto lui amasse Seamus, quanto appartenessero l’uno all’altro.

Glielo aveva regalato quando avevano cominciato a convivere.

A distanza di anni, ancora si ricordava com’era finito a stare sdraiato su quel letto, con un lettore cd a pochi centimetri dal viso, una cuffia sull’orecchio sinistro e mille canzoni risuonanti che, prima o poi, gli avrebbero rotto il timpano.

 

E nel mentre di questi cupi pensieri per una volta era stato l’irlandese a salire le scale per riappacificarsi con lui, e non il contrario.

Lo guardò sedersi accanto a lui.

“Correggimi se sbaglio. Ma quello non è il cd che mi ha regalato il mio ex?” il moro annuì appena, l’altro sorrise prima di allungare il collo e sfiorargli le labbra con le proprie, “Ti amo, Mio gelosissimo Corvonero!” disse gioioso, scontrando la fronte con la sua. Lui non poté impedirsi di sorridere e baciarlo a sua volta, voracemente.

Con la mano cacciò il porta cd sul pavimento, l’irlandese alzò sorpreso un sopraciglio ma non ebbe tempo di protestare che Micheal lo avvolse tra le sue braccia e mise tutta la propria dedizione a sedurgli quella bocca peccaminosa finché non rimasero entrambi senza più respiro:“Ti amo anch’io, provocatore di un Grifondoro!”

  
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