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Autore: Mrs C    01/07/2012    7 recensioni
[Cap1]
John non sa che ore sono. In Afghanistan teneva sempre l'orologio di Harry nel taschino della divisa, sincronizzato sul fuso orario di Londra. Si ripeteva spesso che se avesse continuato a tenerlo lì, guardandolo quando lo riteneva necessario, sarebbe tornato a casa. E l'ha fatto, John è tornato, eppure l'abitudine di sapere sempre che ore sono è rimasta. Ha pensato che non se ne sarebbe mai più liberato, almeno finché non ha conosciuto Sherlock. Con lui, tenere conto dell'ora, è assolutamente impossibile perché non ha un orario e non gli interessa minimamente averne uno. E John non sa che ore sono.
[Crossover: Sherlock/Criminal Minds]
Genere: Azione, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Mycroft Holmes , Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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IIII
Dietro la schiena
IV




Ci sono molti sentieri che portano allo stesso posto.
Detto Apache







Fa freddo. In questo periodo non è normale, ma ancora di più non lo è a Quantico. John si stringe prepotentemente nel cappotto, rabbrividendo appena arrivato sulla scena dell'ultimo crimine. Il vicolo in cui sono stati trovati i corpi è stato chiuso, blindato, e una manica di poliziotti impedisce ai curiosi di avvicinarsi più del dovuto. Sherlock ha già litigato con tre di loro, ma questa volta John non è intervenuto. Ha semplicemente scavalcato il nastro giallo e bianco, e si è avvicinato alle vittime, constatando con stupore il loro perfetto mantenimento post-mortem. Non ha mai visto un cadavere così... perfetto e John sente una brutta sensazione alla spina dorsale quando si rende conto di aver appena pensato una cosa del genere. Disgusto. Per se stesso, per la situazione, per tutto quanto.
- Dottor Watson?
John sbatte appena le palpebre, voltandosi indietro. L'Agente Morgan gli è davanti, a maniche corte e occhiali scuri a coprirgli le iridi severe. Hai ancora voglia di tirargli un pugno in faccia come a metà della squadra di Profiler, ma dopo il mezzo bisticcio con Sherlock e la vista dei corpi... semplicemente si sente svuotato. Non ha più voglia di discutere, vuole solo chiudere in fretta questa faccenda e tornarsene a casa. E' troppo coinvolto, e questo non fa bene all'indagine.
- Sta bene? Dottor Watson?
- Sì - sospira piano, John - sto bene.
Morgan inarca appena le sopracciglia.
- Che cosa può dirci di questi uomini?
John fa spallucce, con un ghigno triste a imperlargli le labbra.
- Che sono morti.
Morgan si fa scappare una risatina.
- Che altro?
- Veleno. Mh. Via orale, probabilmente ma sembra ci sia sangue coagulato sotto la bruciatura - perché, perché la bruciatura? Cosa volevano nascondere? - sia su questi corpi che su quelli in obitorio. Non l'hanno fatto con delicatezza perché non avevano tempo, ma i cadaveri sono puliti, come gli altri, nessun segno di violenza gratuita. Sono stati colti di sorpresa. Mentre dormivano, probabilmente. I sensi da soldato non hanno aiutato, chiaramente.
Sherlock non tocca i cadaveri. Non lo fa mai, ci volteggia intorno come un'ape sul fiore, pronto a recuperare il miele nel momento più opportuno. O in questo caso, più indizi possibili. A un'occhiata interrogativa di Morgan, John si limita ad annuire.
- E' giusto. Veleno, preso via orale, probabilmente. Un paio di secondi e sono morti stecchiti. Non se ne sono neanche resi conto.
- Che tipo di veleno, è in grado di dircelo, Dottor Watson?
John fa spallucce.
- Sento odore di mandorla in bocca. Forse cianuro o acido cianidrico ma non posso esserne sicuro senza un esame approfondito. E per favore, mi chiami John.
Sherlock si toglie i guanti neri con un gesto secco, leccandosi appena le labbra e avvicinandosi al trio, a cui nel frattempo si è aggiunto Reid.
- In tutto sono nove vittime - John annuisce meccanicamente - tutte quante uccise con il veleno. Probabilmente lo stesso. Visto il fisico, doveva essere una grossa quantità per avere un effetto così immediato, più del dovuto in modo che la morte fosse istantanea. Come gliel'hanno somministrato? Oralmente, bene, e perché non hanno reagito? Ricatto, chiaro, professionisti. Devono aver preso in ostaggio qualcuno a loro caro. Ci saranno altre vittime. Minimo altre dieci.
Morgan s'irriggidisce.
- Perché parla al plurale?
Sherlock alza un sopracciglio, squadrando l'Agente Speciale con un ghigno storto. Reid e John si lanciano una velata occhiata e a quest'ultimo scappa un singhiozzo.
- Crede sul serio che se avessero potuto non si sarebbero ribellati? Mi sembra di parlare con Anderson, for God's Sake. E' così tremendamente ovvio che mi rifiuto di spiegarglielo - con un gesto piccato sorpassa sia John che Morgan, avviandosi verso la macchina - telefoni alla sua amica informatica, le faccia scoprire se da qualche parte negli Stati Uniti ci sono stati furti di qualunque tipo di sostanza che, se somministrata in grossa quantità, possa portare alla morte in breve tempo. Nell'ultimo mese dovrebbe andare bene. Quello sarà il nostro inizio.
John vorrebbe urlare un fantastico, grandioso, spettacolare ancora una volta. Ma il pronostico catastrofico di "minimo altre dieci vittime", gli ha lasciato un profondo sapore di morte in bocca e non riesce a dire nulla. Segue Sherlock a capo chino, con il cuore un po' più lento, lasciando un Morgan turbato sulla scena del crimine che telefona a Garcia come gli è stato detto di fare.

Una volta tornati alla sede dell'FBI, John si lascia cadere stancamente su una sedia. Non dorme da quasi un giorno intero, e il suo stomaco gorgoglia in un disperato bisogno di cibo, acqua e possibilmente un digestivo. Ma niente di tutto questo, ovviamente, gli sarà dato. Sherlock si è allontanato insieme a Mycroft e Reid per fare un riassunto veloce alla squadra dei Profiler di ciò che hanno scoperto dai cadaveri in obitorio - vi consiglio anche di cambiare medico patologo, gli ubriaconi e i malati non sono il massimo per un lavoro di quel tipo - e da quelli rinvenuti neanche un'ora fa. La figura algida di Sebastian Moran gli si para davanti senza che se ne accorga. John ricaccia indietro un singulto, constatando come le doti di mimetizzazione del soldato che ha davanti non si siano dileguate nel corso degli anni.
- Sei un po' fuori forma, Johnny.
John rabbrividisce appena a quel nomignolo.
- Ho avuto momenti migliori.
Sebastian si siede di fronte a lui, accavallando le gambe con grazia. Anche nell'Esercito l'aria da aristocratico non l'ha mai abbandonato.
- Che ti è successo? Come sei finito in questo posto?
Sebastian fa spallucce.
- Sono caduto in mani nemiche dopo essere "saltato per aria". Mi era stata affidata una missione dietro a quella con te. Capirai, ordini dell'alto, non potevo coinvolgerti. I cazzoni dell'FBI mi hanno tirato fuori da una situazione difficile. Mi danno protezione e una vita tranquilla, in cambio io faccio da... informatore. Se capisci cosa intendo.
Oh, capisce, John. Capisce fin troppo bene.
- Sì, mh. Chi credi che sia? Voglio dire... i nomi. White Spider. Lo sapevamo tu e io.
Sebastian scaccia l'ultima frase con un cenno della mano e John si zittisce.
- Sciocchezze. Eravamo tenuti sotto sorveglianza da un sacco di gente, John. Dovevano tenere me sott'occhio, la preda difficile, sai. Potrebbe essere chiunque a questo punto, le notizie volano veloci. Che tu sappia potrebbe anche essere stato l'amico tuo, Sherlock Holmes.
John s'irriggidisce quel tanto che basta per squadrare Sebastian con occhi freddi.
- Non dirlo mai più.
Sebastian ride tirando fuori una sigaretta da un pacchetto stropicciato. Zip. Ne tira una profonda boccata, schioccando la lingua.
- Non fidarti, John. Nessuno è al sicuro qui, tantomeno tu. Qualcuno ti sta col fiato sul collo, e non puoi permetterti di abbassare la guardia.
L'ex cecchino si alza in piedi, dando una sonora pacca sulla spalla al collega e poi si avvia ciondolando verso la macchinetta del caffè dall'altro lato della stanza. John si chiede se l'aereo di quella mattina sia ancora disponibile per poter tornare a casa.

- Garcia, hai trovato qualcosa?
Seduti allo stesso tavolo di prima, John inizia a considerare l'idea di uccidersi con la pistola che ha lasciato all'ingresso. Inizia ad averne abbastanza di tutto, specialmente dell'atteggiamento di Sherlock con cui, tra l'altro, non ha ancora chiarito. La porta della stanza si apre, mentre una donna sulla trentina, capelli rosa (e bianchi, sono ciocche bianche, quelle?) e un vestito improponibile si precipita sul tavolo, posando tutto quello che ha in mano, compreso il cellulare ancora aperto alla conversazione con Morgan. Sherlock la guarda come se fosse appena uscita da un film di Star Trek. John è troppo stanco anche solo per pensare di ridere.
- Scusate il ritardo dolcezze, ho avuto qualche piccolo problema a infiltrarmi nei computer del Governo Britannico, Dio mio come siete avanzati, vi chiederò un riassunto preciso preciso dei vostri sistemi quando sarà finita questa storia.
La donna gira intorno alla stanza come una mosca, spargendo foglietti e cartelle ovunque e continuando a parlare a macchinetta.
- Garcia, allora?
Prentiss la fa tornare alla realtà con un gesto della mano e lei sorride, resasi conto all'improvviso di non trovarsi solo davanti al suo gruppo di lavoro. John pensa che sia una pecuniarità della squadra non riuscire a stare zitti un attimo, Sherlock ci starebbe da dio in mezzo a tutti loro.
- Sì, uhm, c'è stato un furto in un laboratorio chimico di un'industria d'Inghilterra, circa tre settimane fa. Non hanno dato la notizia ai mass media perché-
- Pratiche illegali per il Governo, tipico.
Garcia annuisce, un po' a disagio.
- Corrisponde all'inizio degli omicidi. - Osserva Sherlock, senza staccare gli occhi da quelli della donna.
- Perché rubarli proprio in una base inglese situata in America? Mi sembra troppo per essere una semplice coincidenza.
Un pensiero comune sfiora la mente dei presenti ma è Rossi a parlare per primo con uno schiocco di lingua, irritato per non esserci arrivato prima.
- Volevano attirarvi qui. E' una trappola.
- E ci siamo cascati con tutte le scarpe.
John rimane in silenzio per qualche istante. Ha una fastidiodissima ape che gli ronza nelle orecchie e non riesce a scacciare. Non fidarti, John. Nessuno è al sicuro qui, tantomeno tu. Le parole di Sebastian fanno male contro lo sterno. Ignorarle, deve ignorarle e basta. Sorride appena, il labbro tremulo e un'espressione leggermente isterica.
- E chi potrebbe... voglio dire. Lui ormai è... non c'è pericolo, no?
Mycroft guarda Sherlock. Sherlock guarda Mycroft. E a John questo non piace.
- Oh, no davvero - si alza in piedi, portandosi una mano alle labbra - tu non puoi... avevi detto che era finita! Sherlock! - Sherlock si alza in piedi, allarmato, facendo il giro del tavolo e prendendo John per le spalle ma questa volta viene respinto ancora più bruscamente, con convinzione e consapevolezza - Sherlock, lui è morto. Dimmi che è morto. Devo sapere che è morto, Sherlock!
Sherlock deglutisce. John è in uno stato di shock e rabbia tale che se provasse anche solo a fare una mossa riceverebbe un pugno sul naso.
- Lui è morto, John.
La voce pacifica di Mycroft interrompe lo scambio di battute. John gli rivolge una sola lunga occhiata gelida.
- Lui è morto. Non c'è nessun Moriarty in questo mondo né ci sarà mai più - deglutisce appena, il Governo - ma c'è qualcuno di altrettanto pericoloso. Il suo braccio destro. E non sappiamo chi sia. E' lui è qui. E' tutta opera sua, ormai è evidente.
John fa un mezzo giro. Respira. Deglutisce. La squadra di Profiler osserva tutto con occhi critici ma nessuno dice una parola. Mycroft deve aver parlato con loro riguardo a tutto quello che è successo, probabilmente con qualche velata minaccia. Ma non importa, non ora. E' troppo, troppo da sopportare. Rivivere quegli istanti, quell'inferno... no, John, non può. Non vuole.
- Io... aria. Ho bisogno di aria.
Scaccia via di malo modo la mano di Sherlock che cerca di fermarlo, incrociando le sue iridi chiare e quasi spaventate, spalanca la porta dell'ufficio, mettendosi a correre nel corridoio per poi scomparire giù per le scale. Vorrebbe fumare, John, si maledice in questo momento di essere sempre stato un salutista. Avrebbe volentieri acceso una sigaretta e aspirato il fumo fin dentro i polmoni per scacciare un po' d'ansia e la tremarella che gli sta sconquassando ogni parte del corpo. Non è pronto a questo. Omicidi, serial killer, piromani... qualunque cosa. Ma Moriarty no, non di nuovo.
Qualche secondo dopo una mano si posa sul suo braccio, la voce di Mycroft gli penetra nelle orecchie e John sbuffa, pronto a scacciarlo via come una mosca fastidiosa. Ma non fa in tempo. Un colpo. Il corpo di Mycroft per terra. Il suo, a fargli compagnia. Ed è buio.

- Mr Holmes.
Sherlock alza gli occhi su Hotchner. Una lunga occhiata indagatrice. Si alza in piedi, lo fronteggia. Hotch si sente nudo sotto quello sguardo ma non lo ammetterà mai.
- Dov'è. John. E mio fratello. Dove sono?
Hotch fa in tempo a sospirare appena che Sherlock ha già capito.
- Li abbiamo persi.




Ps. I'm a Serial Addicted

Ritardissimo, mi merito ogni tipo di scarpa in faccia e pugno allo stomaco, me ne rendo conto ç_ç ma non riuscivo a trovare la vena giusta per il Crossover e la nuova raccolta ha prosciugato ogni mia energia. Ora che sto calibrando entrambe, direi che posso andare. La storia sta per giungere alla sua conclusione (tre, quattro capitoli al massimo compreso questo, ecco) ma da qui in avanti la cosa si farà un po' più veloce, scusate se questo capitolo è lento e pieno di cose inutili @_@ spero che non vi annoi più del dovuto. A rileggerci al presto e come al solito ringrazio chi ha la pazienza di leggere e lasciare recensioni (e chi mi segue, che è sempre un piacere vedere il contatore aumentare **). See ya, un abbraccio e tanto amore per voi!


Jess
   
 
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