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Autore: Devesh_    01/07/2012    1 recensioni
Il liceo è sempre stato un inferno per tutti quelli che non sono le cheerleader o il quaterback della squadra di football. Ecco, un inferno è quello che vivranno tre ragazzi le cui vite si intrecceranno inesorabilmente: Dean, Cas e Sam.
Dovranno sopravvivere al preside Nick, che è il diavolo in persona, e poi alla battaglia tra Crowley e Dick Roman. Il tutto servito con contorno di omicidi, persone scomparse e tanti altri guai!
[Destiel]
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nessuna stagione
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[4]Coraggio e paura





 
Corro fuori dalla classe alla velocità della luce. Castiel non mi vuole più parlare dopo la fratellanza con Sam, e un po’ lo capisco, ma non assistere alle lezioni lo porterà nei guai. Lo trovo seduto nel parcheggio dietro la scuola con in mano un giornaletto sudicio.
“Che succede?” Gli chiedo, notando l’espressione sconvolta che ha in viso. Non mi parla ancora, ma almeno mi porge il giornale e mi indica un trafiletto che parla di un certo Adamo Cavalieri.
“E allora?” Non riesco a capire cosa lo sconvolga.
“Mia madre.” Sussurra, poi si prende le gambe tra le braccia. Rileggo velocemente l’articolo e l’attenzione mi si ferma sulla parola “SucreCorp, Inc.”, dove lavora sua madre. Non ci ho mai capito molto di questa storia delle azioni, quindi chiedo chiarimenti.
“Verrà licenziata.” Spiega.
“Magari no.” Dico io, incerto.
“Sì, invece e non avremo più soldi e ci toccherà vendere la casa e …”
“No, adesso stai esagerando! Dai, vieni a lezione.” Mi guarda e poi scuote la testa.
“Con te sono ancora arrabbiato.” Sospiro, solo uno come lui sa fare il bambino in questo modo.
“Mi dispiace, ora vieni!” Sbotto, infastidito. Lo tiro su con un braccio, ma lui mi ributta a terra e cadiamo uno sopra l’altro. Riesco a sentire il suo respiro e questa cosa mi sta facendo venire i brividi lungo tutta la schiena.
“Guarda là.” Mormora, indicandomi con la testa una direzione. Mi giro e vedo un uomo magro, anziano e dai capelli scuri entrare nella scuola.
“Chi è quel tizio? Mi inquieta.” La mia attenzione ricade sul trafiletto di Adamo Cavalieri e noto che infondo all’articolo c’è la foto dell’uomo che abbiamo appena visto. Castiel mi guarda e io arrossisco, sono ancora sopra di lui e lo sto schiacciando, mi alzo, poi lo tiro su.
“Non aveva un’aria affidabile.” Commento, ripensando all’uomo.
“Affatto. Credo dovremmo seguirlo.” Lo guardo stranito.
“Ma sei matto? E perché?” Dovremmo rientrare a scuola, piuttosto.
“Nasconde un segreto e io lo voglio scoprire, si vedeva da come si guardava intorno.” Mi guarda con un’espressione sicura, quindi annuisco.
“Amici?” Gli chiedo, fermandolo.
“Amici.” Conferma. Per un attimo arrossisce, poi riprende a camminare.
 
Non farsi vedere a scuola è difficile, seguire il tizio senza farsi vedere è molto difficile.
“Dov’è?” Sbotto ad un certo punto, perdendolo di vista.
“Probabilmente è diretto nell’ufficio del preside.” Mi prende per un braccio e ci dirigiamo verso l’ufficio del preside, ma notiamo che nella sala d’attesa c’è Adamo Cavalieri, quindi entriamo nel bagno davanti alla sala. Improvvisamente il ricordo di un anno fa, quando Cas mi ha salvato, affiora nella mia mente. Una gomitata mi ristabilisce.
Castiel ha aperto uno spiraglio della porta e sta guardando fuori.
“Ma che fai?” Gli chiedo, prendendolo e chiudendo la porta.
“Ho visto una cosa a cui non crederai.” Ha uno sguardo serio e io mi preoccupo.
“Cosa?” Chiedo, ma lui non risponde e abbassa lo sguardo. Lo scrollo e mi guarda.
“Sam è appena uscito dall’ufficio del preside piuttosto arrabbiato.” Non sta mentendo, lui non mente mai. Faccio per uscire dalla porta, ma lui mi ferma.
“No! Sam ti ucciderà se scopre che stiamo bruciando già il secondo giorno di scuola, lasciagli credere che sei malato.” Effettivamente Sam non mi ha visto, ha visto solo lui.
“Ok, ma da qui non sentiamo niente, andiamo nella sala d’attesa.” Usciamo dal bagno e appiattiamo entrambi l’orecchio davanti alla porta del preside, ma poi lui se ne va e mi dice che farà da palo.
“Dammi il tuo anello.” Il preside sembra arrabbiato. Si danno del tu, a quanto pare sono in confidenza. Non riesco a sentire la risposta di Adamo Cavalieri.
“Tu lavori per me, me lo devi dare!” Urla il preside.
“Non è affatto vero, poi l’anello mi serve, mi porta fortuna negli affari.” Stavolta lo sento e la sua voce mi inquieta, è un misto tra le unghie sulla lavagna e una voce normale. Me ne vado, non riesco a stare lì un secondo di più, la paura che uno dei due mi scopra mi fa scappare.
“Che c’è?” Mi assilla Castiel. Lo porto in bagno, poi parlo.
“L’anello che porta Cavalieri. Ha detto che è un portafortuna e Nick lo vuole, ma per me non è solo un portafortuna, l’insistenza con cui il preside glielo chiedeva faceva immaginare ad una specie di chiave per aprire qualcosa.” Annuisce.
“E Sam?” Mi chiede.
“Lui non centra con Cavalieri, sarà andato dal preside per un altro motivo.” Sono sicuro di questo, Sam non può centrare per nessuna ragione.
“Mi da fastidio la simpatia che provi per lui!” Esclama, irritato.
“A te da fastidio ogni cosa!” Rispondo. Mi si avvicina e ci troviamo con le facce a tre centimetri di distanze le une dalle altre.
“Non è vero.” Sibila.
“Sì, invece, prima di fare ogni cosa devo chiedere il tuo permesso.”
“Forse perché io ci tengo a te, non come Sam che conosci da appena un giorno.”
“Tu che tieni a me? Ma mi stai prendendo per il culo?”
“Affatto, io non dico bugie, lo dovresti sapere.” Alzo le spalle e non dico nulla. Mi si avvicina lentamente, vorrei indietreggiare, ma non riesco a muovere un muscolo. Mi guarda attentamente e io mi specchio in quella fantastiche iridi blu, poi mi bacia, un bacio leggero, che vale più di mille parole. Quando ci stacchiamo lui mi guarda sconvolto, apre la porta e corre via, senza degnarmi di una minima spiegazione. Sembrerà strano, ma quel bacio infondo mi è piaciuto … Ma no, che dico, a me non piacciono i maschi!
“Novak! Cosa ci facevi nel bagno degli insegnanti?” La voce del preside mi fa trasalire. No, no, no, e ora che faccio? Di sicuro mi troverà. Mi faccio prendere dal panico, poi vedo una finestra aperta in un bagno, salgo sul gabinetto ed esco dalla finestra.
 
L’atterraggio è stato piuttosto duro, sono caduto sul cemento di schiena, ma almeno sono salvo. Mi maledico per aver abbandonato Castiel nelle grinfie del preside, ma di certo non posso tornare indietro a prenderlo, o rischio di morire anch’io con lui. Non sono egoista, solo che tengo molto a me stesso e alla mia incolumità.
Salgo sulla mia Impala nera e guido fino a casa, con il fiato sospeso, come se mi aspettassi di sentire le urla di Castiel sotto tortura dal preside. La parcheggio davanti a casa mia e non mi accorgo di un pickup verde militare.
“Dean?” Appena apro la porta di casa mi trovo davanti mio padre con una pistola.
“Papà?” Chiedo, altrettanto stupito di trovarlo a casa.
“Non dovresti essere a scuola?” Mi chiede, sollevando un sopracciglio.
“No, oggi c’è sciopero.” Mento, abbassando con un braccio la pistola che ha mio padre.
“Oh, sono appena tornato dalla caccia, ho ucciso una faraona.” Non ho la più pallida idea di cosa sia una faraona, mi pare una specie di uccellaccio, ma non ne sono sicuro. Entro in casa, prendo una birra e la bevo tutta in neanche cinque minuti.
“Che succede?” Mi chiede. Io e lui non siamo mai stati molto in confidenza, devo proprio avere una faccia da culo se mi chiede cosa succede, di solito non mi chiede mai niente.
“Che ne pensi di Adamo Cavalieri?” Rispondo con un’altra domanda.
“Non mi pare una persona molto affidabile, ma non lo so.” Risponde confuso, non aspettandosi quella domanda. Lo ringrazio poi corro in camera mia, dove ho lasciato il cellulare. Lo porto sempre a scuola ma stamattina me lo sono dimenticato, mentre Castiel ce l’aveva. Lo chiamo. Suona per un minuto poi risponde la segreteria telefonica, dicendomi che se voglio lasciare un messaggio devo aspettare il beep. Metto giù e appoggio il cellulare sul comodino.
Poco dopo il cellulare si mette a squillare, rispondo e metto in vivavoce.
“Chi è?” La voce del preside Nick mi fa gemere, ma subito dopo mi metto una mano davanti alla bocca e non dico nulla.
“Chi è?” Ripete il preside, allora mi viene una specie di idea geniale. Prendo un fazzoletto e lo metto davanti al cellulare, sperando che funzioni anche nella realtà il trucco della voce camuffata e non solo nei telefilm polizieschi.
“Sono il signor Novak.” Rispondo. La voce mi pare sempre uguale, ma sento Nick respirare affannosamente anche dell’altro capo del telefono, quindi forse ha davvero funzionato. Del padre di Cas so solo che è sempre assente e che lo va a trovare una volta all’anno.
“Salve signor Novak, ho trovato suo figlio a passeggiare per i corridoi invece di essere a lezione per questo ho risposto io alla chiamata … Ma lei perché ha chiamato, non sa che quando si è a scuola non si può chiamare?” Furbo il preside.
“Certo, ma era a casa fino a poco fa e non vedendolo mi sono preoccupato e ho chiamato, non pensavo fosse a scuola. Era a casa per l’allergia, stamattina ha avuto un attacco …” Benedico Castiel e le sue allergie che mi hanno fatto trovare una scusa plausibile.
“Certo, adesso glielo rimando a casa.”
“Grazie.” Chiudo la chiamata sentendomi un abilissimo attore coraggioso, poi butto il cellulare sul letto, sfinito. Avevo il fiato sospeso per tutto il tempo della chiamata. Una decina di minuti dopo il cellulare si rimette a squillare e vedo che è sempre Cas, prendo il fazzoletto e rispondo.
“Pronto?” Chiedo, sperando che non sia ancora Nick.
“Dean sono io, grazie! Hai avuto un’idea geniale!” Tolgo il fazzoletto e mi siedo sul letto, sospirando di sollievo.
“Non farmelo più fare, però.” Gli dico, ridacchiando.
“Posso venire da te?” Ad un tratto mi viene in mente la figura di mio padre.
“Si, certo, ma c’è mio padre in casa.”
“Non importa, non darò fastidio.”
“Tu non dai mai fastidio.” Non risponde ma lo sento respirare, quindi mi accorgo di quello che ho detto e mi torna in mente anche il bacio. Decido che farò come se non fosse successo nulla.
“Allora ti aspetto.” Esclamo.
“Certo, sto arrivando!” Mi dice. Chiudo la chiamata, prendo il fazzoletto e lo butto nel fuoco.
 
 





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- Angolo dell'Autrice -


Ciao, sono tornata! Avviso che tra poco cambierò nome su EFP, quindi non vi scandalizzate se non trovate più Adele_Collins ma un altro nome! Questo capitolo mi pare sia venuto molto meglio del primo, mi sentivo ispirata, fatemi sapere anche voi! Di me non mi fido pienamente!!
Kisses,
A.




 
  
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