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Autore: itspulcina    01/07/2012    3 recensioni
Quando Brittany scoprirà di essere stata bocciata, tutto il suo mondo sembrerà crollare. La parte più difficile è dirlo a Santana, la sua ragazza. Ha paura di deluderla, di perderla ed ha anche paura del futuro.
Quando Santana scoprirà che la sua ragazza è stata bocciata e che non si diplomerà con lei, tutto il suo mondo sembrerà crollare. Non sa cosa fare, per aiutare Britt e per mantenere salda la loro coppia. La prospettiva del futuro, adesso, fa tanta paura.
Ma Britt e San scopriranno che, se restano unite, non c'è nulla che possa dividerle o che non possano fare. Alla scoperta dell'anno che cambiò la loro vita, attraverso il racconto dei loro momenti cruciali.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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L’anno che ci cambiò la vita
Parte Uno
 
Appena fuori dalla porta dell’ufficio del preside Figgins, Brittany sperimentò per la prima volta le più svariate sensazioni in un lasso di tempo velocissimo. Dapprima ci fu la tristezza accompagna dalla voglia di piangere, di correre nella prima aula vuota e di chiudersi dentro fino a quando non avesse più lacrime da versare. In seguito, la rabbia verso se stessa e verso gli altri, una sensazione che, solitamente, le era completamente estranea. Nessuno l’aveva aiutata e, anche volendo, nessuno avrebbe potuto farlo. Si era scavata la fossa con le sue stesse mani. Così, ecco arrivare il senso di sconfitta: aveva fallito miseramente, sarebbe diventata lo zimbello della scuola e presa in giro da tutti. Sarebbe stata ricordata negli annali del McKinley come la ragazza con la media più bassa e che non si era diplomata. Era una perdente, sarebbe rimasta relegata in quella scuola per l’eternità. Disperazione, ecco, quella fu l’ennesima sensazione che l’assalì al solo pensiero che avrebbe dovuto dirlo a Santana e che avrebbe dovuto cambiare tutti i programmi che aveva fatto con lei. L’avrebbe delusa e, con quella consapevolezza, Brittany si diresse verso la sua prossima lezione: avrebbe continuato a fare finta di niente ancora per un po’, giusto il tempo per permettere alla sua ragazza di affrontare le nazionali con la serenità che meritava.

 
Avevano vinto, finalmente, quella coppa che inseguivano da tre anni era nelle loro mani. Il Glee club non era più un gruppo di perdenti eppure loro avevano ancora timore di ritornare a scuola, nonostante stringessero tra le mani quel prezioso trofeo. Mossero i primi passi nel corridoio, in alto campeggiava uno striscione di bentornato, tutti i ragazzi della scuola erano addossati agli armadietti per lasciar loro lo spazio per passare. Brittany, come il resto dei suoi compagni, non sapeva decifrare gli sguardi poggiati su di loro: li avrebbero derisi o festeggiati? Due componenti della squadra di hockey vennero loro incontro con uno slushie tra le mani e fu in quel momento che i componenti del Glee club si diedero una risposta: li avrebbero derisi, come sempre. Proprio nel momento in cui chiudevano gli occhi in attesa di una doccia ghiacciata ed appiccicaticcia, però, una miriade di coriandoli volteggiarono nell’aria poggiandosi dolcemente tra i loro capelli. Li stavano celebrando! Il tempo degli slushie, degli spintoni contro gli armadietti o dei tuffi nei cassonetti, forse, era definitivamente finito. Brittany allungò le mani nel tentativo di acciuffare tutti quei coriandoli colorati mentre intorno a lei la festa impazzava: abbracci, pollici alzati, musica, ragazzine impazzite che aggredivano i poveri ragazzi del club, bicchieri sollevati. Quello era il momento della felicità e dei sogni realizzati e, perciò, la biondina cercò di relegare in un angolo remoto della sua mente i cattivi pensieri. Due braccia familiari le circondarono la vita e, ancora prima che potesse voltarsi, due morbide labbra le sfiorarono la pelle. La voce serena di Santana le accarezzò l’orecchio –Ti rendi conto, Britt? Abbiamo vinto! Stiamo realizzando tutti i nostri sogni, è perfetto!- Già, sarebbe stato tutto perfetto, pensò Brittany nascondendo la sua tristezza dietro ad un sorriso.
 
-Oddio, non ci credo che tutto sta per finire!- esclamò, strofinandosi un occhio, una commossa Rachel Berry appena dopo aver posto il trofeo nell’apposita vetrina installata nella choir room. Tutti i ragazzi erano là attorno presi ad osservare il loro prezioso premio, un po’ felici, un po’ malinconici e anche un po’ scossi da tutta quella serie di avvenimenti. Tutto il loro percorso scolastico stava per avere un epilogo: nessun Glee club, nessuna lezione, nessuna verifica a sorpresa, nessuna strampalata partita di football, nessuna vendita di dolci ed ognuno di loro, doveva ammetterlo, avrebbe sentito la mancanza di quelle piccole cose. Avrebbero varcato l’uscita senza far più ritorno, dritti verso quel futuro che faceva ancora tanta paura. –Seniors, che ne dite di dedicare una canzone ai nostri amici juniors?- chiese Kurt, battendo le mani e con il suo solito tono gioviale, nel tentativo di far sorridere tutti e soprattutto Blaine che sembrava sul punto di scoppiare a piangere. Probabilmente, però, Brittany era la più disperata poiché consapevole che il momento delle rivelazioni era vicino ed inevitabile. –Mi sembra un’idea geniale!- trillò Rachel entusiasta mentre si dirigeva al pianoforte, alla ricerca dello spartito perfetto. Santana roteò gli occhi infastidita dalla solita esaltazione dell’ebrea intanto che gli altri seniors si sistemavano al centro della choir room. Solo nel momento in cui Finn incitò Brittany ad alzarsi per raggiungerli, la latina si accorse che proprio la sua ragazza mancava all’appello. Cosa molto strana poiché la biondina era sempre la prima a partecipare a qualsiasi iniziativa del gruppo. –Non mi va- sussurrò la ragazza ancora seduta, confermando qualsiasi sospetto di Santana che, preoccupata, le si avvicinò  -Cosa c’è che non va, Britt?- chiese accarezzandole premurosamente i capelli. L’altra si limitò a guardarla per un attimo, con l’aria colpevole e malinconica, per poi tornare a deviare lo sguardo. Non riusciva a fissare quegli occhi così profondi e a dirle che non c’era spazio per i loro progetti, non quell’anno. –Io…io…- balbettò Brittany alla ricerca delle parole giuste ma, ben presto, si rese conto che non esistevano parole adatte per dare quella spiacevole notizia alla sua ragazza, così, lasciò che quelle sillabe vibrassero nell’aria prima di chiudere gli occhi e sospirare. –Cosa succede? Mi sto seriamente preoccupando- disse Santana, spaventata e confusa dal comportamento della bionda su cui aveva inchiodato gli occhi, per poi afferrare la sua mano e prendere ad accarezzarla nel tentativo di confortarla. L’altra continuò a fissare il pavimento, tutto pur di evitare lo sguardo della latina, e mentre l’ennesima lacrima sfuggiva al suo controllo, cercò di raccogliere il coraggio che le mancava. –Non mi diplomerò con voi, dovrò restare qui un altro anno- disse, infine, tutto d’un fiato quasi mangiandosi le parole, prima di sfilare le sue mani da quelle delle sua ragazza e correre via, sotto gli occhi di tutti, presa da un pianto disperato. Santana sgranò gli occhi, sorpresa da quella rivelazione, e fissò il punto in cui Brittany era sparita un attimo prima. Non riusciva a formulare un pensiero di senso compiuto, forse, aveva smesso anche di respirare. Del resto, l’intera choir room era immersa in un silenzio imbarazzante e anche tutti gli altri ragazzi si guardavano tra loro senza sapere cosa fare. Quinn fu la prima a ridestarsi da quel torpore e ad avvicinarsi a Santana, sicura che avesse bisogno di un aiuto, ma questa si limitò a scansarsi, guardarsi intorno con l’aria di chi non riconosce davvero ciò che sta osservando e, dopo aver sospirato pesantemente, a correre fuori dalla stanza alla ricerca della sua biondina.
 
Sommessi singhiozzi provenivano da uno dei cubicoli nel bagno delle ragazze, quello era stato uno dei primi posti in cui Santana era andata a cercare. Udendo quei piccoli e regolari singulti, il cuore della latina sembrò frantumarsi nella sua cassa toracica: non sopportava l’idea che qualcosa o qualcuno facesse soffrire Brittany perché lei era la persona più solare, innocente e dolce che avesse mai conosciuto, talmente tanto che delle volte pensava che non appartenesse a quel mondo. Lei non meritava di vivere le brutture di quello stupido universo, meritava solo il meglio e, tante volte, Santana aveva sperato di poterle garantire solo belle sensazioni ma, per quanto si sforzasse, la giovane si rendeva conto di non poterla proteggere da ogni cosa come avrebbe voluto. –Britt…- sussurrò, avvicinandosi alla porta chiusa e appoggiandosi, -…sono io, ti prego, esci- continuò, strofinando il palmo della mano aperta contro il legno logoro della porta, come a volervi imprimere quella carezza che, al momento, non poteva concedere a Brittany. L’unica risposta che ricevette fu l’ennesima serie di singhiozzi e versi strozzati, come se la biondina stesse tentando di parlare ma non ci riuscisse per le troppe lacrime. La latina si limitò a sospirare, cercando di racimolare tutta la concentrazione che le serviva per non scoppiare a piangere a sua volta. Doveva essere forte per Brittany, per entrambe. Accomodandosi meglio contro lo stipite della porta, si preparò a fare il discorso che aveva velocemente partorito nella sua mente, nel breve lasso di tempo durante il quale aveva vagato nei corridoi alla ricerca della sua ragazza. –Non sono arrabbiata con te, avrei solo voluto che me lo dicessi per poterti aiutare…- iniziò, fissando un punto indefinito davanti a se e pregando che nessuno entrasse nel bagno proprio in quel momento così delicato; intanto dall’altra parte della porta i singhiozzi iniziavano a diminuire, -…ma questo non cambierà le cose tra di noi- continuò Santana, sperando di non perdere il filo del discorso e di non inciampare tra le sue stesse parole. Proprio in quel momento, udì dei movimenti provenire dall’interno del cubicolo e la latina poté perfettamente percepire il peso del corpo di Brittany premuto contro l’altro lato della porta. –Davvero?- chiese la biondina con la voce incrinata dal pianto mentre Santana, soddisfatta di aver scatenato una qualche reazione, tornava a premersi sull’uscio, pigiando l’orecchio contro il legno consunto, -Sei la mia ragazza, niente e nessuno potrà cambiare ciò. Cosa vuoi che m’importi dei programmi? Li cambieremo! Farei di tutto per te- disse d’un fiato, dando sfogo a quel pensiero che, da quando Brittany le aveva rivelato che non si sarebbe diplomata, le ronzava nella testa. Davvero non le importava dei progetti da cambiare o delle aspettative da ridimensionare perché non riusciva ad immaginarsi un futuro che non comprendesse anche la biondina. La porta del cubicolo si spalancò di botto, facendola barcollare, mentre Brittany si fiondava su di lei circondandole il busto con le braccia e affondando il capo nei suoi capelli, alla ricerca di conforto. La latina era davvero l’unica capace di tranquillizzarla con la sua sola presenza. Santana sorrise, beandosi del ritrovato contatto con quel corpo che tanto amava per poi poggiare un bacio affettuoso sulla spalla, lasciata scoperta dalla divisa delle Cheerios, dell’altra –Se tu dovrai restare qui, resterò anche io a Lima, non m’importa de..- ma non poté nemmeno concludere la frase che, prontamente, due dita di Brittany si poggiarono sulle sue labbra per zittirla. –Possiamo parlarne dopo? Adesso voglio solo che tu mi stringa- biascicò la bionda, parlando sulla pelle del collo della più bassina a cui sfuggì un ulteriore sorriso accompagnato da un brivido –Andrà tutto bene- si limitò a risponderle, stringendola più forte e accantonando le preoccupazioni in un angolo della sua mente.
 
-Maledizione!- sputò infuriata, sbattendo l’anta del suo armadietto negli spogliatoi delle Cheerios –Sfondare gli armadietti non ti sarà d’aiuto, San- affermò tranquilla la bionda al suo fianco, accomodandosi su una panca e battendo gentilmente una mano sullo spazio libero accanto a lei per invitare l’amica a sedersi. –Spiegami come faccio a stare calma!- sbottò ancora Santana, accomodandosi di fianco a Quinn, prendendosi il capo tra le mani –Non è possibile che nessuno sapesse niente! Avremmo potuto aiutarla come abbiamo fatta con quello zuccone di Puck- continuò, tormentandosi i capelli ormai liberi dalla rigida coda, mentre l’amica le accarezzava la schiena, come si fa con i bambini, nel vano tentativo di tranquillizzarla. –Sai bene che non avremmo potuto fare niente comunque- sussurrò Quinn sempre con quella sua aria maledettamente tranquilla che, in quel momento, stava davvero mettendo a dura prova i nervi di Santana –Questo è facile da dire, per te! Tu te ne andrai a Yale, realizzerai tutti i tuoi sogni mentre Britt dovrà restare un altro anno della sua vita in questa pidocchiosa scuola!- urlò la ragazza scattando in piedi in preda ad una delle sue celebri crisi nervose. Quinn boccheggiò, ferita per un attimo dalle insinuazioni dell’altra per poi tornare a comprendere il suo punto di vista: non poteva incolpare Santana per quella reazione perché, in fondo, tutto quello che stava accadendo era davvero ingiusto. Brittany poteva essere aiutata a recuperare, così com’era stato fatto con Puck, ma per qualche strana ragione, la ragazza era venuta a sapere tutto quando i giochi erano ormai fatti. Quest’errore, non solo stava per sconvolgere la vita di Brittany ma, di conseguenza, tutti i progetti che aveva fatto con Santana. –Non parlarmi così. Britt è anche la mia migliore amica e sai che m’importa di lei, tanto quanto m’importa di te- affermò severamente ma ancora con una nota dolce nella voce, facendo voltare la latina che, con gli occhi pieni di lacrime, si limitò a sospirare –Mi dispiace, non volevo dire quelle cose. E’ solo che…- un altro respiro pesante, una lacrima che sfuggiva al suo controllo e la vera Santana, quella fragile e sensibile, veniva fuori accasciandosi contro la parete degli spogliatoi -…le ho promesso che sarebbe andato tutto bene ma, in realtà, non ho idea di cosa fare!-. Quinn si alzò velocemente e si protese verso quel corpo che in quel momento, accartocciato contro il muro, sembrava ancora più minuto del solito. La bionda strinse convulsamente le braccia attorno all’amica scossa da disperati singhiozzi e, lasciandole poggiare il capo sul suo petto, prese a cullarla teneramente. –Sai, si fosse trattato di una qualsiasi altra coppia, avrei avuto i miei dubbi riguardo il loro futuro…- iniziò Quinn continuando a muoversi piano e accarezzando i capelli scuri dell’altra il cui respiro iniziava a regolarizzarsi –…Ma non con voi. Insomma, vi conoscete da quando avevate quattro anni e penso seriamente che, inconsciamente, vi siate amate dal primo momento che vi siete viste- continuò la ragazza facendo sorridere Santana che, ormai tranquilla, alzò il viso per guardarla con gratitudine. –Certo, giocavo anche io con voi ma, delle volte, mi sentivo davvero di troppo…- scherzò Quinn, allentando la tensione e scoppiando in una fragorosa risata che ben presto venne raggiunta da quella della latina -C’è sempre stata una chimica particolare tra voi, vi siete trovate come se foste destinate a stare insieme e non sarà certo questo a separarvi- concluse la bionda, soddisfatta nel constatare che le sue parole avessero almeno in parte rincuorato Santana. Nonostante, sin da quando erano bambine, si fossero scontrate continuamente e per qualsiasi cosa, per dimostrare chi era la migliore tra le due, Quinn teneva a Santana e, forse, oltre a Brittany era stata l’unica a volerle davvero bene anche nel periodo in cui si comportava da stronza con tutti, senza un motivo. La ragazza sorrise di nuovo e si preparò a snocciolare il suo ultimo consiglio –Prenditi qualche giorno per pensare a ciò che è più giusto fare per te e per Brittany. Parlane con lei e sono sicura che troverete la soluzione giusta-. Santana si limitò ad annuire e, baciandole una gota, le soffiò un –Grazie- pieno di gratitudine.
 
Il parco di Lima e, più precisamente, il laghetto delle anatre al suo interno era il suo posto preferito in assoluto. Brittany vi aveva trascorso alcuni dei suoi giorni più belli in compagnia di Santana e, di tanto in tanto, di Quinn. La ragazza, con le braccia poggiate lungo il corrimano del ponticello che dava sul laghetto, si specchiava nelle sue acque mentre lanciava un po’ di pane alle anatre e le osservava contendersi il cibo. In quel momento, avrebbe tanto voluto essere una di loro per non avere nessuna preoccupazione se non quella di sguazzare beatamente. Due esili e familiari braccia le circondarono la vita, distogliendola dai suoi pensieri, e Brittany sorrise sentendo il calore del corpo della persona che più amava al mondo avvolgerla completamente, facendole accapponare la pelle. Era stata con tante persone ma nessuna, mai, era stata capace di scatenare in lei le stesse sensazioni che Santana le dava anche con un semplice e del tutto casuale tocco. Brittany era completamente alla sua mercé e la latina lo sapeva bene: anche in quel momento, poteva percepire il sorriso della bruna sulla sua pelle mentre le sfiorava il collo con le labbra e le scatenava un’altra serie di brividi. –Ehi- Santana le sussurrò all’orecchio, dolce e sensuale allo stesso tempo come solo lei sapeva essere, e Brittany sentì lo stomaco attorcigliarsi al pensiero che la sua ragazza utilizzava quel tono solo con lei. Non poté evitare di sorridere, di nuovo, mentre girando il volto soffiava –Ehi- in risposta, altrettanto dolcemente e con un pizzico di malcelata malizia. La bionda, a sua volta, sapeva bene di avere un particolare ascendente su Santana e le piaceva stuzzicarla, giocare con lei e, di tanto in tanto, sfidarla per la semplice soddisfazione di vederla cedere al suo fascino. La latina, accorgendosi di quell’atteggiamento giocoso che persisteva nonostante stessero per discutere di cose molto serie, si sentì più sollevata e rise dal profondo della gola. Era un suono basso e Brittany lo trovava, oltre che maledettamente provocante, decisamente adorabile. Sarebbe rimasta lì ad ascoltare la sua risata per ore ma la sua parte razionale sapeva che non era possibile perché c’erano cose più importanti di cui parlare e che, quel momento, era inevitabile. –Devo dirti una cosa- dissero contemporaneamente le due per poi scoppiare a ridere insieme, fondendo le loro voci alla perfezione, -Prima tu- affermò Brittany accarezzando le braccia dell’altra per rassicurarla. Santana prese un respiro profondo e, racimolando quel po’ di coraggio che le restava, si preparò a buttar fuori quei pensieri su cui aveva lungamente meditato –Non andrò a Louisville, non è quello che voglio fare e…- ma non concluse nemmeno la frase che la bionda le aveva afferrato una mano e si era voltata verso di lei –NO! Senti, San non voglio che tu rinunci a tutti i tuoi sogni a causa mia. Non potrei sopportarlo e non posso accettarlo-. La latina fissò quegli occhi così maledettamente azzurri, un mare in cui avrebbe potuto affogare in quell’istante, e si passò una mano tra i capelli. Chiuse gli occhi  per tentare di scappare da quell’abisso, nella speranza di riuscire a trovare le parole giuste da dire quelle che le sembravano così difficili da pronunciare –Non so cosa fare Britt! So solo che non voglio andare a Louisville, non si tratta di te, si tratta di me... penso di volere di più-. Dopo quelle parole uno strano silenzio calò tra loro. Santana richiuse di nuovo gli occhi e, sospirando, prese a massaggiarsi le tempie. Perché doveva essere tutto così complicato? Aveva solo voglia di dimenticare tutto, preparare le valigie, afferrare la sua ragazza e partire con lei per un posto qualsiasi, dimentica del mondo e dei suoi problemi. Proprio mentre formulava quel pensiero, Santana percepì le morbide labbra di Brittany poggiarsi sulle sue e,  sorpresa, spalancò gli occhi. E la vide: quella scintilla silenziosa che vagava nell’azzurro degli occhi della bionda, quella che le faceva brillare gli occhi ogni volta che erano insieme e che, di conseguenza, riempiva anche il suo cuore. –Allora fa quello che ti rende felice, insegui i tuoi sogni ma non restare qui. Non voglio che, guardandoti indietro, tu ti possa pentire di qualcosa o che mi identifichi con i tuoi rimpianti. Cosa ti renderebbe felice?- le chiese Brittany, la scintilla era ancora lì nei suoi occhi e Santana, per la prima volta in vita sua, seppe cosa fare –Voglio andare a New York, voglio cantare ma non so se senza di te posso farcela-. La bionda sorrise, trillando soddisfatta mentre le stringeva le braccia al collo. –Puoi fare qualsiasi cosa, San. E anche io posso farcela se mi stai vicina. Vai a New York ed io ti prometto che m’impegnerò per raggiungerti presto- disse Brittany, sicura come Santana non l’aveva mai sentita e le fu così grata per questo, perché le stava infondendo la forza che le mancava. E, in quel momento, la latina si rese conto che non era mai stata tanto sicura di un’altra cosa: Amava Brittany Susan Pierce in un modo che non credeva possibile, l’amava da sempre e per sempre l’avrebbe amata e sapeva che anche per lei era così. –Ma se parto per New York come farò a starti vicina?- le chiese un po’ confusa la bruna e l’altra rise di nuovo, facendola sentire una sciocca –Sei qui…- disse Brittany, afferrando la mano di Santana e portandosela al petto, all’altezza del cuore, e quest’ultima potè sentir battere quel muscolo distintamente sotto i suoi polpastrelli –Finchè una resterà nel cuore dell’altra, non esisterà distanza fisica capace di dividerci-. Santana riuscì a stento a trattenere le lacrime a quelle parole: tutti dicevano che Brittany era una stupida ma non lo era affatto, era molto più profonda di molte altre persone. –Insieme?- affermò la bionda, asciugandole una lacrima che era sfuggita al suo controllo per baciarla dolcemente, strappandole un sorriso –Insieme-.

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Angolo dell'autrice
Salve a tutti! Questa è la mia prima FF brittana, quindi, spero che vi piaccia. =) Come avete visto si tratta di vari momenti da quando Britt scopre di essere stata bocciata, inizialmente, l'avevo pensata come una one shot ma quando ho visto che la cosa diventava esageratamente lunga, ho deciso di dividerla in capitoli. Ce ne sarà un secondo. (La verità è che avevo anche una voglia matta di iniziare a pubblicare pe sapere cosa ne pensavate, quindi spero di ricevere qualche commento ù_ù) Britt è decisamente OC ma io la preferisco così, penso che anche in Glee debbano farle dire qualcosa di più sensato invece di farla passare sempre per l'imbecille di turno. Spero che apprezziate anche questo. ;) Che altro aggiungere? Ci vediamo con la seconda parte e, credetemi, devo accadere ancora delle cose ù_ù

Adesso passo a fare anche un'altra cosa: una mia cara amica, nonché bravissima scrittrice (garantisco ù_ù) ha iniziato a pubblicare qui su EFP una storia però purtroppo le storie originali non sono seguite tanto quanto i fandom come questo di Glee. Quindi, mi prendo la briga di consigliarvi la sua storia se vi va datele un'occhiata, non ve ne pentirete ------> http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1135688 

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er qualsiasi altra info, potete aggiungermi su
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