GHOST
9° PARTE – LA NASCITA DI UN NUOVO AMORE
"Vegeta... Stai dormendo?"
Bulma bussò alla porta della camera di Vegeta e, non ottenendo risposta, la
socchiuse piano sbirciando all'interno. Il saiyan era fermo davanti alla
finestra con solo i pantaloni addosso e sembrava immerso nei suoi pensieri.
Bulma avanzò di qualche passo, ma lui la bloccò bruscamente. "Va via!"
"Ma io ti stavo aspettando... nella mia stanza..." sussurrò lei, timidamente.
Vegeta piegò le labbra in un sorriso beffardo. "E perchè mai? Ormai ti sei
liberata del tuo fantasma, no?"
"Ma tu non ti sei ancora liberato dei tuoi, Vegeta."
Bulma era stanca.
Stanca di nascondere quello che provava, stanca di avere
paura, stanca di essere sola...
Facendo ricorso a tutto il suo coraggio, scostò le lenzuola del letto e vi si
adagiò comodamente, sotto lo sguardo indispettito di Vegeta. "Che diamine
stai..."
"Dormirò con te, Vegeta! Che ti piaccia o no! Non voglio che tu rimanga solo la
notte... Non ora che so cosa significa combattere contro degli spiriti assettati di
vendetta".
Bulma deglutì a fatica quando Vegeta si fece strada tra le lenzuola. "Non mi
inganni, donna. Non sei qui per altruismo ma solo per un tuo piacere... Però ti avverto. Stai giocando con
il fuoco".
"Non importa se mi scotterò..."
Vegeta si sdraiò di fianco, e Bulma fece altrettanto di modo da poterlo guardare
negli occhi. Rimasero così, a fissarsi a lungo senza più dire nulla, stando ben
attenti a non sfiorarsi.
Fu Bulma a parlare per prima.
"Io ti piaccio?"
"Sei stata tu a dire che piaci a chiunque..."
"Già, ma tu non sei una persona qualunque. Rispondi alla mia domanda".
"Perchè mai dovresti piacermi? A me non piace nessuno..."
"Non ti credo. Non provi niente se faccio questo?"
Bulma prese il viso di Vegeta tra le mani e lo baciò dolcemente. Quando si
staccò ciò che vide la stupì.
Desiderio. Il desiderio scuriva ancor più gli occhi duri di un uomo che
probabilmente non aveva mai visto altro che guerra e morte.
Poi fu Vegeta ad avvicinare le labbra a strappare un altro bacio, in cerca di
quelle sensazioni che gli dicevano che lui non era un uomo morto e vuoto, ma
vivo e pieno di passione. Ogni pensiero di potere e di conquista fu spazzato via
da un'ondata di fuoco nell'istante in cui le loro labbra si toccarono. La
pressione del suo seno contro il suo petto nudo, la stoffa della vestaglia sotto
le dita mentre le carezzava le curve piene, il suono del suo respiro, dolce e
irregolare fra un bacio e l'altro. Emozioni diverse lo travolsero a ondate, ma
anziché fuggirle Vegeta se ne lasciò invadere...
Da quel momento non sarebbe mai più stato lo stesso.
VENTI ANNI DOPO...
Quando i primi raggi di luce cominciarono a filtrare tra le tende, Vegeta si
svegliò e osservò Bulma, sua moglie, che dormiva supina con i capelli
azzurri sparsi sul cuscino. In sottofondo si udiva il rumore attutito del
traffico: colpi di clacson e motori che acceleravano, ma il saiyan era troppo
immerso nei suoi pensieri per considerare ciò che succedeva al di fuori dalle
mura della sua casa.
*E' passato così tanto tempo dalla prima volta che l'ho avuta...* si disse
mentre si chinava a sfiorare i capelli di Bulma. Pensò a quanto fosse bella
sdraiata lì accanto, a quanto lo fosse stata sempre.
"Vegeta, ma che ore sono?" si lamentò lei, stropicciandosi gli occhi e
sbadigliando piano.
Lui le mise le mani alla vita e l'attirò a sé. "E' l'ora in cui tu ti svegli e
mi dai quello che voglio..." le sospirò sulle labbra, zittendo ogni possibile
replica con un profondo bacio.
"Bulma..." chiamò il suo nome in un grido roco, mentre si stendeva su di lei
schiacciandola contro le lenzuola. La sentì gemere e sorrise malizioso.
"Ah... Aspetta! Sta arrivando Trunks!" ridacchiò lei cercando di liberarsi dalla
sua stretta possessiva. Aveva sentito dei passi affrettati di qualcuno che
saliva le scale ed infatti, poco dopo, la figura di loro figlio apparve sulla
soglia della camera.
"Mamma, papà! Bra è scomparsa!"
Bulma balzò giù dal letto e infilò velocemente le pantofole, mentre Vegeta
sbuffava, infastidito dal piacere che gli era stato negato.
"Hai guardato bene nella sua cameretta?" domandò Bulma scendendo di fretta le
scale.
Trunks annuì e insieme si misero alla ricerca della bambina. Girarono come
disperati per tutte le stanze della Capsule Coorporation, gridando il suo nome.
Alla fine la trovarono nell'ultimo posto dove si sarebbero mai aspettati di
vederla: in soffitta.
"Santo Cielo, Bra! Ma che diamine sei venuta a fare quassù?" Bulma sospirò di
sollievo e le corse incontro prendendola in braccio.
"Scusa mammina, ho sentito qualcuno piangere e sono andata a vedere!" spiegò la
piccola, sfoggiando un sorriso innocente e disarmante.
"Sei una gran bugiarda oltre che pestifera!" la ammonì Trunks, incrociando le
braccia al petto.
"No che non sono bugiarda! Ho sentito davvero qualcuno piangere!" strillò Bra,
dimenandosi tra le braccia di sua madre. Bulma gettò uno sguardo sugli scatoloni
e sui bauli rannicchiati nella soffitta, e sentì per un attimo il cuore smettere
di battere quando intravide il suo vecchio carillon, adagiato sul pavimento
polveroso.
"Io ti credo, Bra..." mormorò verso sua figlia, senza staccare gli occhi dal
cofanetto di legno.
"Davvero, mamma?"
Bulm la baciò sulla guancia e le rispose con un sorriso triste ed un intimo
pensiero.
*Davvero, Bra.
Ci sono persone a cui è stata negata per sempre la possibilità di vivere la
meraviglia di un Nuovo Amore. Il loro animo non troverà mai pace per quello che
hanno perso e per quello che avrebbero potuto avere, e il loro spirito
continuerà a piangere in eterno, racchiuso in un oggetto che ha significato
tutto... e che ha dato in cambio niente.*
THE END
NdCrazyB: Ebbene sì, è già finita. Ma non preoccupatevi, la mia mente malata ne ha già un'altra pronta in cantiere! Intanto lasciatemi un vostro parere su quella appena terminata e che spero abbia lasciato qualcosa nei vostri cuori. Alla prossima, allora!