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Autore: universe_coda_scientist_    01/07/2012    0 recensioni
Sam, ormai diventata un donna adulta, legge come storiella della buona notte alla sua nipote più piccola, le pagine della sua vita, scritte in precedenza in preda alla nostalgia.
E' tutto sotto forma di diario della protagonista. Le sequenze sono per lo più dialogiche e il racconto è tutto un flashback. E' una storia inventata anche se un po' di reale c'è, iniziando dal fatto che i personaggi sono soprattutto i Beatles: cosa molto strana questa infatti, è tutto un'immaginazione di colei che l'ha scritto (ossia io, Universe).
La parte vera della storia sono gli altri protagonisti, che coincidono nella mia vita reale; i nomi ovviamente sono inventati ma c'è qualcosa di vero anche in quelli.
La maggior parte degli eventi riguardanti i Beatles sono davvero accaduti, mentre quelli riguardanti Sam, hanno riferimenti alla mia vita personale: purtroppo, devo dirlo, riferimenti a fatti e persone non sono puramente casuali. Vi sembrerà un presa in giro, ma se vi piace, leggetela! Spero vi possa catturare! A pubblicarla sarà la mia amica Scientist.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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13 – 1960

La scuola stava per finire e con Paul andava sempre meglio. Era davvero seria la storia tra me e lui, infatti lo volevo presentare alla mia famiglia. Dovevo farlo se volevo rendere il fidanzamento ufficiale (per quanto poteva essere ufficiale tra ragazzi di 17 e 18 anni).
Era venerdì pomeriggio, ero tornata da scuola e stavo facendo i compiti, cioè secondo mia madre li stavo facendo, in realtà stavo disegnando la mia stanza. Non mi piaceva disegnare infatti ero una schiappa, ma lo facevo quando ero stanca e non avevo voglia di fare niente. Mamma era seduta sulla poltrona giù in salotto; non faceva mai niente quella donna. Stufa dei compiti, chiusi tutto e corsi giù per le scale, accesi la tv e mi stesi sul divano.
Mamma: "Già finito?"
Sam: "Non ci vuole la scienza!"
Mamma: "Beata te, tua sorella sta interi pomeriggi sui libri."
Sam: "Quella è fissata. Troppo studio poi da’ alla testa secondo me."
Mamma: "Sì,certo!"
Alzai le spalle e non risposi. Ero troppo occupata a pensare per parlare di qualcosa che non mi interessava. Passarono 10 minuti.
Sam: "Mamma…"
Mamma: "Che c’è?"
Sam: "Stavo pensando, sempre se vuoi, domenica Paul può venire qui a pranzo?" La guardai aspettando ansiosa una risposta. Prima ci pensò, poi alzò la testa e si accorse del mio sguardo piantato su di lei.
Mamma: "Sì, va bene. Buona idea."
Sam: "Perfetto!" Affondai la testa nel cuscino e sorrisi felicissima per tutto ciò che stava accadendo. Pensai che dovevo chiederlo subito a Paul, così avrei avuto tempo per prepararmi, organizzarmi. Mi alzai e andai in camera a vestirmi. Uscii senza dire niente, né mi chiesero dove stessi andando; mi diressi per istinto a casa di John, credevo stessero lì a provare.
E infatti il mio sesto senso non sbagliava. Bussai e mi aprì John.
Sam: "Ciao John!" Gli diedi un bacio sulla guancia e lui mi abbracciò.
John: "Ciao Sam!" Mi strinse forte.
Sam: "Che è successo? Perché tutto questo affetto?"
John: "Mi ispiri tenerezza!"
Sam: "Che dolce!" Gli diedi un altro bacio sulla guancia. Poi guardai Paul che ci osservava. "Amore!" Corsi da lui e mi sedetti sulle sue gambe baciandolo.
Paul: "Ciao Sam!"
Sam: "Dovrei dirti una cosa.” Mi morsi il labbro.
Paul: “Devo preoccuparmi?”
Sam: “No. Domani dormo da te, giusto?”
Paul: "Sì, va bene.”
Sam: "Ecco.” Gli feci una carezza. “Che ne dici se domenica vieni a pranzo con me a casa mia?”
Paul: "Da…da te? Con la tua famiglia?”
Sam: “Sì, non ti va?”
Paul: “Sì..certo.” Sorrise.
Sam: “Sicuro?”
Paul: “Sì! Tu hai conosciuto la mia, ora è giusto che io conosca la tua.” Mi diede un bacio sulla guancia.
Sam: “Appunto, domani suonate?” Mi rivolsi a tutti e due. John ascoltava attentamente quasi schifato.
John: “Sì.”
Sam: “Fino a tardi?”
Paul: “Non lo so, dipende da quanto ci mettiamo, se non ti va di venire ci vediamo dopo.”
Sam: “No no, vengo.” Mi alzai dalle sue gambe e mi guardai intorno. “Allora ci vediamo..” Sorrisi per nascondere la paura di qualcosa di sbagliato.
Paul: “Sì, ciao polpetta.” Mi abbassai, lo baciai e andai via. Paul era un po’ agitato e ansioso, ma non mi interessava sapere subito il perché, volevo concentrarmi sul pranzo, su come dovevo presentarlo a mio padre.
Non sapevo come se la cavava Paul nei pranzi o cene importanti, se era educato o meno, forse dovevo dirgli di dare del 'lei' a entrambi i miei genitori, non come me, che diedi subito del 'tu' a Jim. Che grande figura, ma se non sbaglio mi diede lui il permesso dal primo momento, non ricordo bene. Erano le 7.00 di sera e c’era ancora il sole, così andai da Meg, non sapevo che fare. Mi aprì la madre.
Sam: "Buonasera signora!” Sorrisi.
-: "Ciao Sam, entra!”
Sam: "Grazie. Meg è di sopra?” Anche casa sua era a due piani,erano quasi tutte così a quell’epoca.
-: "Sì, ma credo stia studiando, almeno spero.”
Sam: "Son sicura che lo sta facendo." Balle, sapevo stesse ascoltando la musica. Salii le scale e aprii velocemente la porta della camera di Meg.
Meg: "Chi diavolo è?!” Si girò di scatto, era stesa sul letto.
Sam: "Ehi, calma, sono io!”
Meg: "Sei scema, pensavo fosse mia madre! Vuole che studi, ma non mi va molto, ho quasi finito, il resto lo faccio in classe.” Mi avvicinai e mi sedetti sul letto accanto a lei.
Sam: "Tranquilla. Ho parlato con mamma di Paul.”
Meg: "Coooooome?”
Sam: "Sì, lo voglio presentare ai miei.”
Meg: "Anche a tuo padre?”
Sam: "Sì. "
Meg: "Che coraggio. Io presento John a mamma, ma in un bar. Col cavolo che lo porto in casa mentre ci sono i miei!”
Sam: "Ma a te è diverso!”
Meg: "Sì, lo so, non me lo ricordare!”
Sam: "Che ascoltavi?”
Meg: "Il Re.” Accese di nuovo il mangiadischi e ci mettemmo a cantare e muoverci come Elvis. Era il Re, tutti lo amavano, era un grande! Dopo mezz’ora tornai a casa e andai in camera, non toccai cibo, non avevo proprio fame! Riguardai tutte le foto che Tommy ci aveva fatto qualche giorno prima, le adoravo. Paul aveva sempre una faccia da orsacchiotto e John era buffo, su 30 foto, lui era in tutte, tranne in una mia e di Paul! Dopo mi addormentai con tutte le foto sul letto e nella notte caddero a terra, infatti la mattina dopo a causa loro mia madre mi svegliò in fretta per ordinarmi di rimetterle a posto.
Dopo la scuola andai a pranzo da Paul, aveva cucinato lui ed era buono ciò che aveva preparato. Mangiammo tranquillamente e mi spiegò il procedimento che aveva eseguito per cucinare tutto, anche se a me non interessava, lo ascoltai attentamente.
Paul: "Non te ne frega niente, vero?” Mi buttò un tovagliolo in faccia.
Sam: "Ehi, sì! Chi ti sta dicendo il contrario?”
Paul: "Puoi dirlo eh…”
Sam: "Ti pare? Io dico sempre ciò che penso, se sto zitta è perché non penso a niente.”
Paul: "E questo accade la maggior parte delle volte.”
Sam: "Simpatico.” Sorrisi e lui si alzò prendendo il suo piatto e bicchiere e portandoli nel lavandino. “No lascia, faccio io.”
Paul: "Davvero?”
Sam: "Sì, sono una donna di casa.”
Paul: "Ti metto alla prova.”
Sam: "Non credere di essere migliore di me solo perché vivi da solo. Cucini sì e no una volta al mese.”
Paul: "Hai anche ragione. Dai ti aiuto.”
Iniziai a lavare le posate e lui accanto a me la lavava. Mi osservava sorridente e non diceva niente, dopo mi girai e incrociai i suoi occhi.
Sam: "Allora? Che c’è da guardare?”
Lui sorrise ancora, prese la pezza e si asciugò le mani. Si posizionò dietro me e mise le mani sui miei fianchi, baciandomi il collo.
Sam: "Così mi fai il solletico!” Mi misi a ridere muovendo la testa, lui si allontanò. “Ma continua! Ti prego.” Mi girai e lui mi sorrise ancora.
Dopo andammo in camera sua e ci addormentammo prima che fosse troppo tardi. Eravamo una coppia perfetta, quasi.
Ci svegliammo due ore dopo e io andai via subito dopo mentre lui faceva la doccia. Dovevo prepararmi anche io, dovevamo uscire e andare al locale dove avrebbero suonato. Mamma non mi chiese nulla di nuovo, forse sospettava che io andassi a dormire da Paul, ma non si interessò fortunatamente.
Alle 8.00 mi incontrai con le altre e al locale c’era anche Amber, mia cugina. Mi corse incontro e mi abbracciò stampandomi un bacione sulla guancia.
Sam: "Ciao tesoro.”
Amber: "Come stai?”
Sam: "Bene, tu?”
Amber: "Bene bene!”
Sam: "Lo hai mollato quello sfigato?”
Amber: "No, è lì.”
Sam: "Ancora? Amber muoviti, se no George scappa.”
Amber: "No, non credo. Mi guarda sempre e mi fa sorrisetti a cui non resisto, aiutami!”
Sam: "Lo lascio io per te?”
Amber: "Ma va, non sono mica una bambina.”
Sam: "Posso farlo se vuoi.”
Amber: "No, grazie.” Mi misi a ridere per la voce stridula che fece. “Tu ridi, qua c’è da piangere!”
Sam: "Ma vedi se ti muovi!” La spinsi e risi ancora di più.
Amber: "Stupida!” Mi fece una linguaccia e si perse tra la folla.
I ragazzi iniziarono appena arrivarono e si scatenarono, anche se Paul non era tanto in forma. A un certo punto si sentì una nota del tutto sbagliata e subito John fulminò Paul con lo sguardo, lui ricambiò alzando le mani.
  
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