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Autore: NiNieL82    01/07/2012    1 recensioni
Isabella sta partendo dalla sua città. Studia lingue e si vuole laureare. Ma non è questo il morivo per cui ha deciso di scappare. Non riesce a tenere botta e vuole essere diversa da quello che dicono gli altri, da quello che gli altri pensano sia il bene per lei.
Sarà un nuovo lavoro a cambiare la sua vita. Un lavoro per nulla difficile. Almeno in apparenza, ma che le permetterà di crescere e di capire meglio il mondo in cui è entrata in punta di piedi. [Jude Law, no slash]
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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::Tutte le storie che si possono raccontare::



-Chapter 1-


Isabella.


Isabella sospirò, chiudendo l'enorme tomo polveroso che aveva trovato dopo ore di ricerche nella grande British Library, nei pressi di Euston Road, vicino a King's Cross.

Passò una mano sul viso e sbadigliò stanca. Sollevò gli occhi verso l'orologio e quasi le prese un colpo. Era lì dentro a fare la muffa da quattro ore.

Guardò il quadernone con gli appunti. La sua calligrafia ordinata aveva riempito ogni pagina facendola assomigliare ad un groviglio indistinto di linee, punti e segmenti neri.

La sua tesina sulla storia medioevale inglese era pronta, ormai. Mancava solo qualche tomo da consultare, poi avrebbe preso un volo per l'Italia e avrebbe discusso la sua tesi, ottenendo la così tanto agognata laurea triennale. Con un ritardo mostruoso rispetto la media. E quello sarebbe stato solo il primo passo verso il lungo cammino per il master, da ottenere in Gran Bretagna stesso. Poco le importava se lo avrebbe ottenuto a Londra, o a Liverpool, o a Manchester. A lei importava solo di prendere quel dannatissimo master, trovare un buon lavoro in terra britannica e costruirsi lì una vita. Se tutto andava come previsto naturalmente.

Portando le braccia dietro la schiena, si stiracchio, facendo sollevare la maglietta che mostrò il piercing all'ombelico appena fatto. Ennesimo segno della libertà ottenuta con tanta fatica.

Si voltò e vide la signora Donald guardare con aria rapace tutte le persone che stavano sedute nei banchi della grande aula. Come ogni bibliotecaria, la signora Donald amava i libri e aveva uno straordinario senso di possesso verso i vecchi tomi della biblioteca nel quale prestava servizio da anni. Era una guida infallibile, se si voleva trovare un libro, ma guai a fare suonare un cellulare dentro l'aula, a ridere sguaiatamente o a fare una qualsiasi cosa che andava contro il regolamento: questo significava inimicarsi di sicuro la vecchia megera che, da copione, con le unghie lunghe e pallide che tamburellavano minacciose sul legno della scrivania, guardava attorno a se attraverso gli occhiali dalla improponibile montatura anni Settanta, muovendo la testa molto lentamente da destra a sinistra, senza che i capelli canuti si sciogliessero dal nodo stretto che li teneva fissati alla nuca da chissà quanto tempo.

Isabella era affascinata dalla signora Donald. Si trovava spesso a guardarla con interesse, immaginando una qualsiasi storia dietro quel viso austero. Le piaceva pensare che, da qualche parte nel mondo, un uomo aveva amato quella donna severa. E lo aveva fatto tra quegli stessi banchi della biblioteca.

Isabella quasi poteva immaginarli: si guardavano con un sorriso; lui diventava un po' più spavaldo, lei arrossiva e chinava il capo per tornare a leggere il suo libro; lui si avvicinava, allora, le chiedeva come si chiamava, ammetteva di trovarla molto carina e le chiedeva il numero di telefono. Lei non rispondeva, infondo una donna virtuosa non può accettare subito l'invito di uno sconosciuto, potrebbe farla sembrare qualche cosa di diverso da quello che realmente è. Il ragazzo non demordeva; continuava la sua corte silenziosa in cerca di una qualsiasi apertura. E quando finalmente la vide, invitò la giovane fuori per un gelato. Di lì al primo bacio, il passo era breve. Magari, presi dalla passione e dai fuochi sessantottini, avevano fatto perfino sesso. Una volta, non di più, per serbarne il ricordo più bello. Poi, complice la vita e gli eventi, il lui misterioso e la giovane signorina Donald si erano dovuti separare e lei, dopo averlo atteso invano, si era rinchiusa in quello stesso luogo dove aveva trovato l'amore, sperando di vederlo rientrare un giorno.

In questo modo, Isabella, si poteva spiegare il motivo di tanto livore verso le nuove generazioni.

Voltando lo sguardo, Isabella osservò più o meno attentamente ogni singolo uomo, ogni singola donna presenti nella vecchia biblioteca. Amava inventare storie su di loro. Cercare di capire che cosa li avesse portati ad un determinato corso di studi, cosa li spingesse a leggere un libro in silenzio dentro una biblioteca, invece che in mezzo all'erba verde di Hyde Park. Ognuno era il protagonista di una potenziale storia che alle volte, invece di scrivere al pc una parte della sua tesi di laurea dopo essere tornata da lavoro, Isabella si metteva a scrivere velocemente su un foglio bianco di word inventando intrecci, ricordi che forse nella realtà i suoi protagonisti non avevano, amori tormentati che forse non avevano vissuto. Le parole correvano sul foglio bianco come le dita di Isabella sui tasti della tastiera. E quando stanca andava a dormire completamente vestita, la mattina dopo riavviava il fidato portatile e leggeva quello che aveva scritto la notte prima, aiutata dalle ore di sonno e da una buona tazza di caffè nero, o per lo meno caffè a seconda dello stile inglese.

Sollevandosi, chiuse il suo quadernone pieno di appunti e sorrise alla foto di Ligabue che capeggiava sulla copertina, impiastricciata dal pennarello nero indelebile che Isabella portava sempre dietro con se. Non c'erano poi tanti scarabocchi, a parte una scritta proprio sulla pancia del rocker emiliano che diceva 'se per ogni sbaglio avessi mille lire, che vecchiaia che passerei?'. Era il verso di una canzone del Liga, 'Non è tempo per noi' che Isabella aveva adottato come inno in onore di tutti i mille errori che aveva fatto nella sua vita.

Perché come ognuno di noi, Isabella aveva commesso qualche errore prima di arrivare a quel banco di quella biblioteca londinese. Isabella aveva dovuto imparare a lottare contro le sue paure, scoprendo di non poterle vincere. Isabella aveva lasciato la sua casa. E per quanto le piaceva il profumo del mirto e del mare, non aveva nessuna intenzione di tornare.

Aveva ventisette anni, quasi ventotto, a metà di quel 2010. Charlie Brown era l'unico essere di sesso maschile che l'aspettava a casa. Era il suo cane, un piccolo meticcio, nato da una cagnolina di appena un anno che aveva conosciuto da subito troppi amori. Lui era l'unico diverso in quella cucciolata di cani dal pelo chiaro. Il suo pelo ispido e scuro, il suo stare in silenzio da parte, avevano fatto decidere ad Isabella che quello sarebbe stato il suo cane. Erano quasi passati sette anni da quel dicembre del 2003. Il cuore di Isabella si era spezzato tante volte. Charlie Brown aveva rischiato la vita e si era salvato sul filo di lana; nonostante le varie vicende e i vari viaggi i due si erano uniti sempre più, diventando inseparabili e colmando quel vuoto che era entrato a far parte della vita di Isabella qualche anno prima, quando tutto cominciò a rotolare giù lungo una discesa ripida, per colpa di una vicenda dolorosa, schiacciando tutto quello che trovava nel suo passaggio.

Perché anche Isabella ha una storia da raccontare, proprio come ognuno di noi.

Ma per raccontarvi la storia di Isabella, almeno quella che precedeva i fatti narrati, è ancora troppo presto.


Una Bud, Isabel!” gridò Greta con il suo fortissimo accento tedesco.

Arriva subito!” rispose Isabella chinandosi a prendere una Bud dal frigo. La stappò con il cavatappi che aveva nella tasca del grembiule e la passò a Greta che ringraziò e la diede alla ragazza dai capelli ricci e rossi che aveva ordinato poco prima.

Isabella sollevò la testa e guardò il locale pieno di gente vociante.

Il Ten Bells era un piccolo pub, nei pressi dello Spitalfields Market e conosciuto per il fatto che Jack lo Squartatore era stato avvistato lì l'ultima volta. Molti andavano lì per quel motivo e anche perché non si pagava molto da bere. O almeno non troppo, rispetto a molti altri pub che esibivano prezzi stratosferici solo perché erano vicini a Brick Lane.

Altri dieci minuti poi vado in pausa...” disse Isabella seria.

Erano le dieci e lei lavorava senza sosta da circa cinque ore.

Susan, la sua manager annuì e mettendo una fetta di limone dentro una Corona aggiunse:

Fai il giro dei tavoli e vai a dare un'occhiata fuori! E poi vai in pausa... Un'ora... Poi ti voglio qua per pulire!”

Isabella annuì e con un vassoio andò in giro per i tavoli, prendendo i bicchieri e raccogliendo i cocci di quelli rotti. Ci mise poco, poi, una volta riempita la lavastoviglie, prendendo una Corona e una fetta di limone, salutò tutti e uscì dal bar.

Attraversò la strada ed entrò in un 'off license'.

Allora! Qua c'è qualcuno che ha fame!”

Nadir, il ragazzo che stava alla cassa, si voltò e sorridendo disse:

Isabel! Menomale! Credevo che non ce l'avresti fatta a venire. Come mai così tardi, oggi?”

Isabella si avvicinò al bancofrigo e prendendo una focaccia chiese, mostrandola a Nadir:

Consiglio?”

Nadir annuì e disse:

Di stamani!”

Isabella si guardò attorno e prendendo una barretta di cioccolato 'Milkyway' e un pacco di 'Walkers' si avvicinò a pagare e disse:

Sono morta. E stasera devo anche scrivere la tesina!”

Ti laurei?” chiese Nadir sorridendo guardando i pezzi che aveva preso Isabella e cominciandoli a passare nel lettore prezzi.

A metà!” rispose Isabella sfogliando un giornale scandalistico. E sollevandolo disse: “Metti anche questo!” e lo poggiò vicino alla cassa.

Nadir lo guardò e sorridendo, domandò:

Non dirmi che leggi questa robaccia!”

Fino a che sto relegata dentro un bar a servire birre, sognare che magari uno di questi verrà a prendermi e sposarmi mi aiuta a pensare che non ho perso il mio tempo a guardare 'Cenerentola' quando ero piccola!” rispose Isabella seria, cominciando a mangiare la barretta del Milkyway.

Devi credere nei sogni se vuoi che si avverino!” rispose Nadir.

Allora i mie non si avvereranno mai, Nad! Sono finiti dentro un cassetto a fare la muffa!” sorrise amara Isabella bevendo un sorso della sua Corona.

Nadir scosse la testa e rispose:

Sei troppo giovane per non credere più nei sogni, Isabel!”

Isabella guardò il prezzo nel display e replicò:

Un giorno, quando la fata turchina busserà alla mia porta e trasformerà il mio grembiule da lavoro in un bellissimo abito da sera, allora, caro Nad... allora crederò nei sogni!” e prendendo il resto delle cose che aveva comprato uscì salutando.

Nadir era un ragazzo pakistano, o per lo meno era nato in Pakistan a quanto aveva detto lui, nonostante suo padre fosse Siriano e la madre Afghana. Forse, un amore tra due persone diverse, poteva vivere solo fuori dai confini dei loro rispettivi paesi. Nadir aveva lasciato il Pakistan a sedici anni. Aveva detto che andava a cercare la fortuna, che un suo amico lo avrebbe aiutato.

Isabella sapeva che i primi periodi per lui non furono semplici, al contrario. Nadir aveva una casa che non vedeva mai, per il quale spendeva soldi inutilmente, dal momento che passava tutta la sua giornata a lavorare.

Per lui fu difficile imparare l'inglese e accettare nuove usanze, almeno per i primi mesi. Poi, lentamente, le cose cambiarono.

La mente di Nadir cominciò ad aprirsi e anche la vita del giovane cominciò a cambiare.

Riuscì a mettere abbastanza soldi da parte per aprire quell'off license proprio vicino a Brick Lane. Da quel momento la sua vita cambiò. Nadir tornò in Pakistan da uomo ricco e sposò Farzana, una ragazza scelta dai suoi genitori e che, pareva, aveva qualche parentela con la madre della sposa e che aveva dieci anni meno di Nadir.

Il ragazzo fu chiaro da subito, mentre raccontava la sua storia ad Isabella. Con Farzana, che lui aveva visto qualche volta in qualche foto che veniva spedita dall'Afghanistan, lui non aveva mia scambiato una sola parola. La prima volta che si incontrarono lei non lo guardò nemmeno negli occhi. Isabella non sapeva se fosse un'usanza araba o cos'altro, ma Farzana non toccò mai Nadir prima del giorno del loro matrimonio. Solo allora, quando i due si unirono in matrimonio, le cose cambiarono. Non si innamorarono, ma divennero un po' più fisici e riuscirono a fare discorsi seri quando la luce della lampada si spegneva, segnando la fine di una lunga giornata: di lavoro per lui; a casa per lei.

In breve si resero conto che in pochi mesi di matrimonio, i due coniugi, avevano raggiunto una tranquillità che le coppie raggiungono in anni, o forse mai. Nadir a quei tempi aveva ventiquattro anni. Farzana a breve ne avrebbe compiuti quindici.

Nonostante questo, la frustrazione di vedere coppie felici e innamorate che entravano nel suo off license, constatando la reciprocità degli affetti, faceva sì che Nadir si chiedesse spesso quale fosse il disegno di Allah per lui e per quella donna bambina. Poi, un giorno, Farzana gli annunciò di attendere un bambino. All'inizio Nadir ebbe davvero paura per lei. Aveva appena sedici anni e il suo corpo era molto gracile. La gravidanza, secondo le previsioni non fu semplice e Nadir dovette chiedere ad un amico di sostituirlo al negozio, permettendogli così di stare vicino alla giovane sposa.

In breve, Nadir si rese conto che le cose non stavano andando più bene come prima. Il suo amico, inesperto nella gestione, perdeva spesso molti soldi nei conteggi quando dava il cambio; alcuni ragazzini entravano nel locale e riuscivano a rubacchiare di tutto e di più dagli scaffali senza che lui se ne accorgesse. Poi, come colpo finale, l'amico di Nadir subì una rapina mentre stava contando i soldi, all'ora di chiusura. Fu quello che lo fece crollare e lasciò la guida del negozio vacante. Costretto, viste le numerose perdite, a tornare a lavoro, Nadir chiese aiuto ad una vicina, una donna Indiana di mezza età, madre di cinque figli e in Inghilterra da quasi quarant'anni. Fu la donna che stette vicino a Farzana quando ebbe il bambino, una settimana prima del previsto.

Quando nacque Amir era il 16 Ottobre del 2005. Nadir aveva venticinque anni.

Fu da quel giorno, per quello che disse il giovane pakistano, che la sua vita cambiò per sempre. Scoprì che il disegno di Allah era quello che lui e Farzana si innamorassero dopo aver avuto paura di perdere il primo frutto della loro unione, superando un periodo nero. E che dalla loro unione nascessero Hassam e Soraya ad una distanza brevissima l'uno dall'altra.

Era questo l'insegnamento che portava ad esempio, Nadir, quando vedeva Isabella triste. Le sorrideva, le gote scure si gonfiavano e lui, con il suo forte accento arabo, le spiegava che nella vita non bisogna mai buttarsi giù. Qualcuno lassù, qualunque nome tu gli dia, sta scrivendo il tuo destino su di una pagina di un libro antico come il mondo. E quando meno te lo aspetti, da quelle righe, viene fuori il cammino da seguire. Nel bene e nel male. Perché tutto è come una catena fatta di anelli piccolissimi che si incastrano l'uno con l'altro. E per quanto le cose sembrano andare male, alla fine, un segmento di anelli perfetti verrà fuori.

Isabella sorrideva. La storia di Nadir era un racconto conosciuto, che lei aveva comunque trascritto nel suo libro di viaggio. Ed era una delle sue preferite, nonostante, tante volte non sopportasse la positività del pakistano. Specialmente in quel momento in cui Jeremy, dopo averle promesso di aiutarla a trovare un lavoro non solo meglio retribuito che le lasciasse più tempo per se stessa, era sparito nella fitta nebbiolina londinese, senza nemmeno degnarla di una chiamata.

-Forse è rimasto male perché non sei andata a letto con lui la sera che gli hai chiesto di aiutarti!- pensò Isabella mettendosi a sedere e portando una ciocca di capelli dietro l'orecchio. -Mica posso andare a letto con lui ogni volta che ne ha voglia... Non sono la sua donna, io!- e mangiando la sua focaccia, ignorando il sapore non proprio delicato del cetriolo che era usanza mettere ovunque nei sandwich inglesi, Isabella cominciò a sfogliare il giornale, ignorando la sensazione spiacevole che le stava regalando il suo stato di nervosismo per colpa della totale mancanza di negatività di Nadir e della totale assenza in un momento cruciale della vita della giovane italiana di Jeremy.

Lesse mille trafiletti senza nemmeno degnarli della sua più totale attenzione. Poi, dopo aver sfogliato bene, lesse:

'Robbie Williams dice sì ad Ayda. Il matrimonio è previsto per i primi di Agosto...'

Isabella sollevò un sopracciglio. Se i sogni si avverano sempre, come diceva Nadir, perché non c'era lei vestita di bianco al braccio di Robbie?

Mordendo con voracità la focaccia, Isabella sfogliò il giornale e vide una spiaggia che conosceva.

Non ricordava il nome, ma sapeva che era in Italia, precisamente nella zona del Salento; aguzzò la vista e vide un attore e la sua compagna baciarsi al sole.

L'articolo diceva che i due, Jude Law e Sienna Miller, dopo essersi lasciati nel 2005 per colpa di un tradimento di Jude ai danni della povera attrice Americana -pareva che lui si fosse calato le braghe con la nanny dei figli quando lei non c'era-, si erano rincontrati alla festa che lei aveva fatto in onore del loro cane e si erano di nuovo innamorati.

Isabella sollevò gli occhi al cielo.

Si era pentita di aver speso i suoi soldi in quella dannatissima rivista scandalistica. Lei non aveva mai fatto una festa a Charlie Brown. Che diavolo poteva capirne lui di feste, per giunta! Le uniche volte che Isabella lo aveva preso di sorpresa erano sempre quando doveva fargli il bagno e il suo cane scappava come un pazzo per la casa se solo si rendeva conto di qualche cosa.

Ma da lì a fare una festa, il salto era abbastanza grande.

A quanto pareva, però, i due si sarebbero presto sposati. Nanny permettendo naturalmente.

Isabella sospirò e gettò la rivista senza nemmeno finire di leggerla. Sapeva già come finiva la storia di Jude e Sienna. Tante corna uno, tante corna l'altra -masochista dal momento che era già successo- qualche marmocchio strillante qua e là e un divorzio pazzesco in cui l'attore Inglese avrebbe perso anche le mutande.

-Se questi sono i sogni preferisco gli incubi allora!- disse Isabella sospirando.

Tornò al Ten Bells. La folla si era ormai dileguata. Jennifer andava in giro a raccogliere bicchieri, mentre Dan sistemava il bancone.

Greta e Susan stavano sorridendo tra loro, mentre la prima puliva i tavoli e la seconda scriveva qualche cosa su di una cartellina. Stava solo una persona appoggiata al bancone.

Ed era la persona che Isabella stava aspettando.

Jeremy!” strillò lei saltando al collo al ragazzo.

Il ragazzo l'abbracciò un po' più forte del dovuto e sorridendo disse:

Calma i bollenti spiriti Molteni. Susan mi ha detto che tra due settimane sei licenziata...”

Isabella ebbe quasi un infarto. Come licenziata? A lei serviva quel lavoro.

Susan sorrise e rispose, scrivendo qualche cosa nella cartella:

Jeremy mi ha detto che tra poco vai a lavorare per dei fottuti reali!”

Isabella aggrottò la fronte e Jeremy le spiegò:

Ti ricordi che ti ho detto che mio padre ha amicizie in alto. Che io posso uscire con una delle modelle di 'Britain Next Top Model' quando e come voglio e devono essere loro a pagare me per farlo, visto la pubblicità che porto...”

Lo ripeti ogni zacrozanto giorno!” disse Greta sbuffando.

Jeremy fece finta di non sentirla, mentre Isabella e Susan sorridevano per l'esternazione di Greta.

Dicevo!” continuò Jeremy “Conosco gente piuttosto in alto... Ed è successo che una tipa, che ha tre figli ed è piena di soldi, è rimasta senza la sua nanny... Io ho chiesto se era interessata ad una ragazza italiana per fare da governante. Quella per poco non stramazza e mi bacia per la riconoscenza. Comincia a dirmi che è difficile trovare Europee interessate, che sono tutte donne dell'America Latina. No che avesse qualche cosa contro loro, però sentire i figli che cominciavano a dirsi parolacce in ispanico la rendeva nervosa!”

Tutti risero. Tutti tranne Isabella che chiese:

E allora? Che diavolo le hai detto?”

Mi ha detto LEI se domani puoi venire con me a casa sua... Sta a Primerose Hill, sai? Quel bel posto vicino a Baker Street?”

Isabella saltò al collo di Jeremy e lo baciò. Tutti risero e Susan aggiunse:

Questo significa che domani ti dovrò dare il fottutissimo giorno libero?”

Isabella annuì e poggiò la tempia su di una guancia di Jeremy, che la strinse a se mettendole le mani sui fianchi.

Susan li guardò e divertita disse:

Sparite tutti e due. E tu, Molteni, ricordati di portarmi una ciocca di capelli di Ewan McGregor se vuoi avere un lavoro anche la settimana prossima!”

Andrò direttamente a casa sua a tagliargliela!” sorrise Isabella e salutando tutti uscì con Jeremy che, guardandola speranzoso, le chiese:

Stanotte... Non mi fai azzannare da Charlie Brown se vengo su con te, vero?”

Isabella lo guardò e sciogliendo i capelli disse:

Non prendertela per vizio, però. Solo stanotte!” e prendendo la mano di Jeremy corse verso casa sua. Abitava a Whitechapel. Ci poteva anche arrivare a piedi.


La casa era davvero bella.

Isabella si guardava intorno quasi intimorita da quello che stava dentro l'abitazione.

Jeremy le aveva detto che la tipa che doveva vedere era una che un tempo era stata una modella e che era ricca sfondata. Si era sposata due volte e due volte era andata male. Aveva quattro figli: uno dal primo marito, che era un chitarrista; tre dal secondo, più giovane di lei e che faceva l'attore. Di più non sapeva.

Quando la vide arrivare, con i capelli neri portati indietro con un piccolo codino, un portamento a prima vista severo e gli occhi che la scrutavano da capo a piedi, Isabella sentì il morale andare sotto i piedi. Quella sarebbe stato un vero osso duro da spolpare.

Si mise a sedere e guardando Isabella le chiese:

Quindi tu sei Isabel, l'amica di Jeremy. Strano però... Hai un nome inglese... Ma io sapevo, invece, che tu sei italiana!”

Isabella annuì e rispose:

Mi chiamo Isabella Molteni e vengo dalla Sardegna!”

La donna la guardò sollevando un sopracciglio e disse:

Normalmente cerco le mie governanti attraverso un'agenzia di collocamento. Ma quando Jeremy mi ha confidato di avere un'amica che cercava un lavoro ben retribuito, ho pensato davvero che, visto che la mia governante tra poco va in pensione, prendere una ragazza giovane, che ha bisogno di una mano non era poi una cattiva idea... Jeremy mi ha anche detto che tu hai lavorato come governante in Italia...”

Isabella sollevò le sopracciglia pensando che fare la babysitter non è propriamente la stessa cosa di fare la tata in una casa a tempo pieno. Cercando di prendere il toro per le corna, disse:

Sì! Ho cominciato che avevo diciotto anni... Per cinque anni ho fatto la nanny...”

E che cosa erano?” chiese la donna visionando uno dei curriculum che Isabella aveva antecedentemente dato a Jeremy.

S-scusi?” chiese Isabella che non aveva capito bene il senso della domanda. “Cosa erano... chi?”

La donna sorrise, sembrò d'improvviso più rilassata, cosa che aiutò parecchio Isabella. Era un'apertura e durante un colloquio, specialmente in quel momento, ne aveva davvero bisogno.

I bambini. Di che sesso erano?”

Oh!” sorrise nervosa Isabella. “Due maschietti... Federico, il più grande, nato nel 1992; Paolo, il più piccolo nato nel 1996...”

Uhm!” e guardando il curriculum, disse: “Vedo che ti stai per laureare in lingue. Il tuo inglese è perfetto, complimenti... Hai animali?”

Ecco! Quello era il tasto dolente. Aveva pensato a Charlie Brown per tutto il tempo, la notte prima. L'idea di poterlo vedere una volta ogni tanto le spezzava il cuore. Anche se, saperlo con Carmen, la sua coinquilina spagnola, la rendeva molto più tranquilla.

Sì!” rispose sconsolata. “Ma ho già dove sistemarlo!”

La donna annuì e disse:

Bene! Non ci sono problemi. Per la paga ci metteremo d'accordo con il mio avvocato quando firmeremo il contratto. Decideremo tutto allora... Ci rivediamo tra qualche giorno, quindi... Il tempo di sbrigare alcune cose e parlare con il mio ex marito della tua assunzione. Poi, tra una settimana prenderai il posto di Marisol. Naturalmente avrai vitto e alloggio, si intende!”

Isabella quasi non ci credeva. Era assunta.

Sorrise annuendo mentre la donna spiegava tutto.

Guardò le sue mani, i suoi movimenti. Pensò, Isabella, che anche quella donna di cui ancora non conosceva il nome, poteva ispirarle una storia magnifica: quattro figli, due matrimoni falliti, una casa enorme in cui viveva da sola.

Ci poteva scrivere un libro, sempre che non ci avesse già pensato lei.

Facciamo così, allora. Giovedì vieni a casa mia per incontrare miei figli. Poi, andiamo firmiamo le carte del contratto e da domenica occupi la tua nuova stanza. Apposto?”

Isabella annuì e si alzò dal divano nello stesso momento in cui la sua nuova principale si sollevò dalla poltrona di fronte a lei.

La guardò di nuovo a lungo e sorridendo beffarda, la donna mormorò:

Perfetta... Proprio quello che volevo!”

Isabella sorrise, pensando che, nonostante lo sguardo, la donna stesse parlando delle sue referenze e non di qualche cos'altro.

Attese che la donna le tendesse la mano e quando le disse:

Allora a giovedì prossimo, Isabe... Isa...”

Come tutti gli inglesi aveva qualche difficoltà a dire il suo nome in italiano. Per sviare il problema Isabella disse:

Isabel. Mi chiamano tutti così...”

Va bene, Isabel. Allora ci vediamo direttamente giovedì...”

D'accordo signora...?” e con quella pausa fece capire alla donna che ancora non si era presentata.

Quella non si scompose e sorridendo disse:

Sadie. Mi chiamo Sadie!” e sorridendo si accomiatò cortesemente dalla futura tata dei suoi figli, pregando l'attuale di accompagnarla alla porta.


Nadir sorrise in quel suo modo buffo. Guardò Isabella e disse:

Visto? Basta credere e tutto si avvera!”

Isabella sorrise e disse:

Non è una dichiarazione d'amore... Mi mancherai Nadir!”

L'uomo sorrise e chiese:

E come si chiama lei?”

Mi ha detto solo il nome! Sadie. Niente di più!” rispose Isabella.

Sadie? È come cercare un ago in un pagliaio a Londra!” pensò Nadir.

Il padre sarà stato un fissato dei Beatles... Come me!” rispose Isabella facendo l'occhiolino a Nadir.

L'uomo sorrise e replicò, anche se in ritardo:

So che mia moglie mi ammazzerà se lo verrà a sapere... Ma anche tu mi mancherai, Isabel” e sorrise battendo il cinque che la ragazza le mostrò.

Proprio in quel momento, la misteriosa Sadie stava seduta nel suo letto e con un ghigno malefico guardò l'ora. Voleva disturbare il suo ex, sì.

Aspettò che lui rispondesse e quando lo fece, con voce suadente, Sadie disse:

Ciao Jude. Tutto bene in Italia? Ti ho chiamato solo per dirti che ho trovato una nuova tata per i bambini. Sai... Sto scrivendo il libro e non posso stare dietro a loro tutto il tempo. E poi Marisol se ne deve andare... No! Non è cilena. No. Nemmeno filippina... No! È un Europea. Niente casini con il visto stavolta. Cittadini comunitari... Oh! Non ti ho detto di dov'è? Beh! Vista la tua passione per l'Italia... Ho deciso di prendere una giovane donna italiana...” e sorrise malefica.

Così imparava, il suo caro ex marito a riprendersi Sienna a casa e a non tornare strisciando da lei.

E visto che il lupo perde il pelo, ma non il vizio, Sadie sapeva che per vendicarsi dell'affronto avrebbe dovuto attendere poco.






   
 
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