Anime & Manga > Inazuma Eleven
Ricorda la storia  |      
Autore: _Pandora_    01/07/2012    8 recensioni
[Questa fanfiction partecipa al contest "Ohana means Family" indetto da Roby e Camy]
Tratto dalla storia:
"Si sedette alla scrivania, aveva tutte le intenzioni di iniziare subito a darsi da fare per sorprendere quella megera della prof e farle vedere che non gli avevano creato alcun problema i compiti extra.
In realtà il compito era solo uno.
Recuperò la cartella e ne tirò fuori il diario, aprendolo sulla pagina corretta.
'Scrivi a parole tue cos’è o cosa rappresenta la famiglia in non più di mezza pagina di quaderno'
Ecco quale era l’esercizio da svolgere.
All’inizio aveva creduto che fosse una stupidaggine, ma ragionandoci era uno dei compiti più difficile che gli avevano assegnato da quando andava in quella scuola.
Come poteva lui, un orfanello, riuscire a parlare proprio della famiglia che non aveva?
Certo, c’erano Hiroto e Midorikawa, ma si potevano considerare una famiglia?"
 
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Jordan/Ryuuji, Xavier/Hiroto
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Hiro*Mido 4Ever!'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Questa fanfiction partecipa al contest "Ohana means Family" indetto da Roby e Camy.

 

Anime/Manga: Inazuma Eleven GO
Personaggi: Kariya Masaki, Hiroto Kira, Ryuuji Midorikawa
Pairing: HiroMido (accennata)
Genere: Slice of Life, Sentimentale
Avvertimenti: Missing Moments, leggermente OOC
Capitoli: 1 (One-Shot)
Rating: verde
NdA: non ho molto da dire, apparte il fatto che ho di nuovo il blocco dello scrittore; questa fic mi ha tirato un pò su di morale, spero sia gradita. :D

 

I personaggi di questa storia non esistono, non mi appartengono, ma sono di proprietà del loro autore. Questa fan fiction è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

 

Cos'é la Famiglia?


La campanella di scuola suonò la tanto agognata fine delle lezioni.
Mentre sistemava i libri di scuola nella cartella, Tenma gli si avvicinò sorridendo.
-Oggi vieni all’allenamento?- domandò immaginando di ricevere una riposta positiva.
Inutile dire che faccia fece quando sentì il no secco del suo compagno.
-E perché no?- domandò allora, un po’ triste.
Kariya sbuffò pesantemente –Perché devo fare i compiti-
E lo surclassò, allontanandosi cartella in spalla con passo felpato.
Non era da lui, saltare un allenamento di calcio per fare i compiti.
Di solito riusciva a fare entrambi senza problemi.
Lui stesso non riusciva a capacitarsi di ciò che aveva deciso.
Era tutta colpa di quella strega dell’insegnate di italiano.
Come diavolo aveva fatto a beccarlo mentre disegnava durante la spiegazione?
Era stato attentissimo, ogni volta che aveva rischiato di farsi vedere aveva nascosto il foglio e aveva scritto qualche riga di appunti.
E allora perché era finita così?
Perché la prof lo aveva sgridato e gli aveva dato dei compiti extra?
Qualcuno doveva aver fatto la spia, magari Kirino per fargli un dispetto o qualche altro compagno di squadra per metterlo nei guai.
Fatto sta che ora si ritrovava costretto a saltare l’allenamento per colpa di uno stupidissimo esercizio!
Sbuffò ancora e finalmente arrivò a casa.
Tutti quei pensieri gli avevano fatto sembrare il tragitto davvero lungo e tortuoso.
A differenza del solito, prese le chiavi ed entrò senza fare il minimo rumore; non gridò “Sono tornato” come faceva sempre, e neppure “Sono a casa” perché non voleva far notare la sua presenza.
Aveva bisogno della calma più totale per svolgere quel maledettissimo compito, e se Hiroto lo avesse beccato…
-Kariya-kun! Già di ritorno?-
Ecco, appunto.
A gridare era stato proprio Hiroto, la cui figura slanciata saltò fuori dal salone.
Gli corse incontro e lo abbracciò tutto energico e pieno di vita.
Kariya sbuffò per la terza volta in quella giornata, era proprio quello che voleva evitare.
Quando finalmente tornò a respirare, Hiroto gli domandò –Come mai sei già qui? Non avevi l’allenamento?-
Kariya si tolse le scarpe e indossò le ciabatte per poi salire sul parquet e allontanarsi da lui.
-L’ho saltato, devo fare i compiti-
Il rosso lo guardò accigliato –Di solito non hai problemi a fare entrambi-
-Stavolta ho più compiti del solito. Piuttosto non c’è Midorikawa?- forse non era molto gentile ciò che stava pensando, però con Ryuuji a fare da distrazione e ad intrattenere Hiroto lui avrebbe potuto trascorrere il pomeriggio senza intoppi e in totale tranquillità.
-No, arriva verso tardo pomeriggio- spiegò Hiroto –Mangi qualcosa?-
Kariya scosse il capo –No grazie-
-Ti preparo un thè- decise allora Hiroto correndo in cucina.

-Fa come vuoi-
Salì le scale dell’enorme casa e si rifugiò nella sua modesta stanza, lanciando letteralmente la cartella sul pavimento.
Si sedette alla scrivania, aveva tutte le intenzioni di iniziare subito a darsi da fare per sorprendere quella megera della prof e farle vedere che non gli avevano creato alcun problema i compiti extra.
In realtà il compito era solo uno.
Recuperò la cartella e ne tirò fuori il diario, aprendolo sulla pagina corretta.

“Scrivi a parole tue cos’è o cosa rappresenta la famiglia in non più di mezza pagina di quaderno”

Ecco quale era l’esercizio da svolgere.
All’inizio aveva creduto che fosse una stupidaggine, ma ragionandoci era uno dei compiti più difficili che gli avevano assegnato da quando andava in quella scuola.
Come poteva lui, un orfanello, riuscire a parlare proprio della famiglia che non aveva?
Certo, c’erano Hiroto e Midorikawa, ma si potevano considerare una famiglia?
La porta si spalancò di scatto facendo sobbalzare il povero Kariya.
-Ti ho portato il thè- esclamò Hiroto, entusiasta più del solito.
Kariya alzò un sopracciglio -Come mai così di buon umore?- domandò mentre prendeva la sua tazza e la appoggiava sulla scrivania.
-Era da tanto che non tornavi così presto, mi fa davvero piacere- rispose –Sei sicuro di volerti mettere subito a studiare? Non ti va di parlarmi un po’ di come ti vanno le cose a scuola?-
-No, non mi va- disse secco.
Hiroto fu trapassato da parte a parte da una freccia avvelenata: troppo diretto.
-E poi non ho tempo, ho un sacco di compiti- prese la tazza e cominciò a sorseggiare il suo thè.
Il rosso prese il suo diario e gli diede un’occhiata veloce -Veramente sul diario c’è scritto che devi fare solo un esercizio-
Colto in flagrante.
Era vero, aveva solo quell’esercizio di punizione da fare, ma era così maledettamente problematico.
-Vediamo un po’: Scrivi a parole tue cos’è o cosa rappresenta la famiglia in non più di mezza pagina di quaderno. Hmm… non è difficile, no?-
Kariya strabuzzò gli occhi e per poco non si strozzò –Davvero!?- esclamò.
Forse non era così difficile.
Forse ci avrebbe messo meno tempo del previsto.
Poteva farcela, poteva finire in fretta.
Con Hiroto, tutto era possibile.
-Certo. La famiglia siamo io, te e Mido-chan- spiegò sorridendo come un ebete.

La caduta dalla sedia… fu piuttosto dolorosa.
Diciamo che si sarebbe fatto molto meno male rimanendo seduto.
Dopo una simile piazzata però era impossibile rimanere indifferenti.
-Come ho potuto anche solo sperare che tu potessi aiutarmi- disse Kariya sconsolato.
Hiroto lo guardò con tanto d’occhi.
Con un gesto secco il più piccolo indicò la porta –Fuori!- esclamò –Devo fare i compiti, vai via!-
Il rosso sbuffò irritato –Va bene, va bene, me ne vado. Buono studio- e si chiuse la porta alle spalle.
Pace.
La tanto agognata pace finalmente si diffondeva nella sua cameretta.
Quella sì, che era l’atmosfera giusta per concentrarsi e darsi da fare.
Prese un foglio di brutta, una penna nera e si mise al lavoro.
Si impegnò con tutto sé stesso per scrivere qualcosa di apparentemente decente.
Passarono i secondi, i minuti, le ore… e quando scoccarono le quattro del pomeriggio Kariya si rese conto che non aveva scritto neppure una lettera.
-Non è possibile!!!- lanciò all’aria tutto ciò che occupava la sua scrivania.
Ebbe la premura però di salvaguardare la tazzina vuota di porcellana, prezioso regalo di Hitomiko ad Hiroto.
-Non posso farcela, non posso svolgere l’esercizio in questo modo!-
Digrignò i denti –C’è solo una cosa da fare in momenti come questi- aprì uno dei cassetti della scrivania e ne estrasse un PC portatile di ultima generazione, un regalo dello scorso Natale –Consultare Internet!-
Lo appoggiò sulla scrivania ormai sgombra e lo accese.
Visto che non lo usava molto spesso e non lo aveva riempito di file, questi caricò molto rapidamente la schermata del desktop.
Cliccò con foga sull’icona Internet Explorer e non appena si fu aperta la pagina, digitò “Famiglia” nella casella di ricerca e premette il tasto invio.
La Homepage di Google fu sostituita da una pagina ricca di risultati, primo tra tutti il link di Wikipedia.
Lo cliccò senza esitazione e, dopo che la page ebbe caricato, cominciò a leggere la breve introduzione iniziale che anticipava il lungo testo di spiegazione.
-La famiglia è l'istituzione fondamentale in ogni società umana, fondata sul matrimonio o la convivenza, con i caratteri della esclusività, della stabilità e della responsabilità, attraverso la quale la società stessa si riproduce e perpetua, sia sul piano biologico, sia su quello culturale. La voce famiglia procede dal latino famīlia, "gruppo di servi e schiavi patrimonio del capo della gens", anche derivato da famŭlus, "servo, schiavo". Nel campo semantico di famīlia sono inclusi anche la sposa e figli del pater familias, a cui appartenevano legalmente-

-No, Wikipedia non può aiutarmi-
Ed aveva pienamente ragione.
Insomma, se quella era l’introduzione figurarsi il seguito!
Tutto troppo rigido e soprattutto per nulla comprensibile.
Tornò indietro e cominciò a passare in rassegna tutti i risultati della sua ricerca:
Famiglia, Attualità, Cultura, Chiesa;
La famiglia giapponese;
Politica per la Famiglia;
Associazione Nazionale Famiglie Numerose;
Famiglia e Solidarietà Sociale…
Dopo questi non ebbe il coraggio di proseguire.
Chiuse la schermata di Internet e spense il computer per poi riporlo al suo posto.
Si abbandonò sulla scrivania privo d’energia, nascondendo il volto tra le braccia.
-E’ inutile, non posso farcela-
-A fare cosa?-
Kariya sobbalzò e si rimise composto per poi voltarsi verso la porta: sull’uscio c’era un sorridente Midorikawa.
-Ciao Midorikawa-
-Buon pomeriggio Kariya. Allora, cosa non riesci a fare?-
Il più piccolo sbuffò pesantemente –I compiti. C’è un esercizio che mi sta dando parecchie noie- spiegò.
Invitò Ryuuji ad avvicinarsi con un cenno della mano, magari lui poteva aiutarlo.
Questi prese il diario e lesse a mente la richiesta della prof.
-Accidenti, è difficile- esclamò poi restituendo il diario al suo proprietario.
Finalmente qualcuno con un po’ di sale in zucca, almeno lui si rendeva conto che era un brutto compito; non come Hiroto che sembrava sapere la risposta e invece aveva detto una cosa così tanto assurda da far cadere il povero Kariya a gambe all’aria.
-Però infondo non è impossibile- aggiunse Midorikawa.
-Ah, davvero? E perché scusa? Cosa c’è di più difficile di descrivere la propria famiglia quando non la si ha?-
-Certo, forse può sembrare complicato, però…- Kariya lo interruppe bruscamente –Devo forse inventarmela sul momento, questa maledetta famiglia?-
Midorikawa scosse il capo –No, quello sarebbe mentire-
-E allora che devo scrivere?!- domandò il ragazzino in preda ad una crisi di nervi.
Era chiaro che quello era un argomento che non gli piaceva trattare.
Gli faceva male non avere i genitori, lo faceva davvero soffrire, per questo preferiva non pensarci e far finta di nulla.
Ma con un compito del genere era impossibile.
Midorikawa sospirò triste e gli appoggiò delicatamente una mano sulla testa per poi inginocchiarsi davanti a lui e abbassarsi alla sua altezza –Forse noi non abbiamo una mamma o un papà che si prenda cura di noi, ma questo non significa che non abbiamo una famiglia-
Kariya lo guardò confuso.
-Noi abbiamo degli amici gentili e affidabili sui quali possiamo contare in qualsiasi momento, ti pare poco? Tu hai tutti i tuoi compagni di scuola, per non parlare di Endou e dei ragazzi del Sun Garden; e poi ci siamo io e Hiroto che ti stiamo sempre accanto. Allora, non pensi che questa sia una splendida famiglia?-
Il ragazzino lo guardò sorpreso, poi abbassò il capo e annuì.
-Bene- Ryuuji si rialzò in piedi e si voltò facendo per andarsene –Metticela tutta con quell’esercizio. Io e Hiroto siamo di sotto, vieni quando vuoi-
E uscì dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle.
Kariya rimase fermo, immobile, intento a ragionare su ciò che Midorikawa gli aveva detto per parecchi minuti.
E si rese conto che le parole di Hiroto non erano proprio una sciocchezza.
Sorrise, e asciugò un piccola lacrima ribelle che si stava facendo strada lungo la sua guancia.
Ricaricato di una nuova energia, prese il quaderno di italiano e scribacchiò su una pagina qualunque un paio di parole apparentemente senza senso.
Dopodiché lo chiuse, scattò in piedi e uscì dalla stanza fiondandosi giù dalle scale.
-Che ne dite di fare qualche passaggio?- domandò a Midorikawa e ad Hiroto che stavano in salone intenti a parlare di chissà che.
-Hai finito i compiti?- domandò Hiroto severo.
Lui annuì –Sì. E’ stato più facile del previsto!-
Il rosso lanciò un'occhiata a Ryuuji, poi posò di nuovo il suo sguardo su Masaki e sorrise -Allora va bene. Prendi il pallone, noi due ti aspettiamo fuori-
-Va bene!-
Mentre Kariya, Hiroto e Midorikawa si allenavano in giardino, in una stanza al piano superiore, un alito di vento penetrò dalla finestra aperta, agitando le tende, e con delicatezza sollevò le pagine di una quaderno adagiato sulla scrivania, fino ad arrivare ad una il cui inchiostro era ancora fresco ed occupava solo parte della prima riga.
 

“Cos’è la famiglia? Semplice: Io, Hiroto e Midorikawa”


 

  
Leggi le 8 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inazuma Eleven / Vai alla pagina dell'autore: _Pandora_