Come
le onde del mare.
« A
dire la verità, Sora, io ero geloso di te. »
« Per
cosa?»
« Pensavo
di poter vivere la mia vita come te,
seguendo il mio cuore.» .
Tornare
dopo tanto tempo
alle Isole del Destino era strano.
Gli occhi acquamarina di Riku si erano abituati a spazi ben
più grandi di
quello, erano rimasti ammaliati da immense distese di mondi e di
oscurità,
mentre in quel posto tutto era minuscolo e sembrava splendere nella
luce.
Ma nonostante il mondo al di fuori sembrava chiamarlo a gran voce, come
il
canto di una sirena, lui era felice di poter affacciarsi da casa sua e
osservare le onde del mare calme e pacate, che gli infondevano
sicurezza e lo
facevano sentire protetto, come se si trovasse in un mondo a parte.
E in effetti era così anche se nessun altro oltre lui, in
quel posto, sapeva
dell’esistenza di miliardi di mondi oltre quello piccolo in
cui girava la loro
vita.
Se si escludevano Sora e Kairi, ovviamente.
Dopo tutte quelle avventure era felice, davvero felice, di poter
passare del
tempo tranquillo, senza più dover correre da una parte
all’altra.
Quella mattina l’aria era tiepida, mentre gli sfiorava il
volto e lo faceva
sorridere lievemente.
Il sole non era ancora del tutto sorto e Riku aveva deciso di uscire di
casa in
silenzio, osservando quel lieve bagliore che sembrava nascere
direttamente dal
mare.
Camminava sulla spiaggia senza
scarpe,
concedendosi per un attimo un momento di libertà e
solitudine dove poteva
mostrarsi meno serio del solito.
Una volta arrivato vicino alla sponda si passò una mano tra
i capelli lunghi,
grattandosi la testa e sbadigliando lievemente.
Fece un passo avanti sulla sabbia, sospirando quando sentiva i granelli
freddi
tra le dita dei piedi.
Ancora qualche passo in avanti e le calme onde del mare si infransero
contro le
sue gambe, gentili e così familiari.
Gli ricordavano Kairi, le onde.
Le onde del mare delle Isole del Destino erano calme, dolci e sempre di
un
azzurro lucente; sembravano inglobarti e tenerti al caldo, in una
stretta quasi
materna che ti lasciava senza fiato.
Eppure quando volevano sapevano infuriarsi, innalzarsi e trascinarti
via con
tutto il loro impeto.
Come Kairi, del resto.
Riku socchiuse gli occhi e si trattenne dal sospirare amaramente,
mentre
l’immagine della ragazza faceva capolino davanti ai suoi
occhi. Limpida, come
se fosse davvero davanti a lui.
Quante volte aveva desiderato essere lui a salvarla? Quante altre volte
ancora
aveva desiderato essere nei suoi pensieri almeno la metà
delle volte in cui vi
compariva Sora?
Troppe, così tante da aver perso il conto.
«Seguire il proprio cuore … Sora la fa facile,
eh?» mormorò al leggero vento
mattutino, riaprendo gli occhi e osservando il colore dorato che i
primi raggi
di sole donavano alle onde.
Scosse appena la testa e indietreggiò di qualche passo,
giusto quanto bastava
per raggiungere un pezzo di spiaggia dove
sedersi senza che
le onde lo bagnassero.
A Riku piaceva passare del tempo da solo, senza nessun pensiero
importante in
testa e il profumo della salsedine nel naso.
Forse era sempre stata una delle poche cose che aveva rimpianto durante
il suo viaggio,
oltre il non essere riuscito a proteggere
come avrebbe voluto i suoi amici.
Il silenzio era rotto solamente dal rumore delle onde e del leggero
venticello,
finché non si udirono anche dei passi in lontananza.
Eppure Riku non aveva bisogno di distogliere lo sguardo dal mare per
capire a
chi appartenevano quei passi leggeri e delicati.
Infatti dopo nemmeno un minuto sentì un fruscio e uno
spostamento d’aria
proprio di fianco a lui, alla sua sinistra, seguito
subito da
un lieve calore vicino al braccio.
Kairi si era seduta affianco a lui, le ginocchia al petto e una spalla
appoggiata al braccio del ragazzo più grande.
Rimasero in silenzio per qualche momento, osservando il cielo
che andava
a schiarirsi; non c’era bisogno di parlare, potevano passare
anche una giornata
insieme senza dire una parola eppure non c’era mai nessun
silenzio imbarazzante
che calava tra di loro.
Riku osservava di tanto in tanto con la coda dell’occhio il
volto tranquillo
della ragazza coperto quasi del tutto dai capelli rossi, che grazie
all’alba
sembravano infuocati.
La mano destra quasi fremeva dalla voglia di scivolare a terra e
strisciare
verso quella di Kairi, tenendola stretta nella sua presa grande e
ferrea,
eppure c’era sempre qualcosa che lo tratteneva.
La paura di essere respinto, di sentire la ragazza sobbalzare e
allontanare la
mano da lui.
Riku sei un codardo. Un fifone.
Se non altro sentiva il calore di Kairi sulla sua pelle e quello li
bastava,
specialmente perché provava una sensazione di soddisfazione
nel pensare che lei
si era seduta vicina a lui di sua spontanea volontà.
E i suoi pensieri iniziavano a diventare relativamente patetici,
secondo gli
standard di Riku, quindi il ragazzo si schiarì la voce e
ruppe quel silenzio
che spesso li accompagnava.
«Come mai sveglia così presto?»
Kairi si mosse appena, ruotando di qualche centimetro il capo
così da poter
guardare il ragazzo in faccia.
Sorrise appena e Riku notò lo sguardo assonnato e le
occhiaie che le
contornavano gli occhi.
«Non riuscivo a dormire.» mormorò con
voce flebile e stanca la ragazza, mentre
cercava di trattenere uno sbadiglio.
Solitamente era piena di energie, sempre pronta a muoversi, quindi era
davvero
strano avere una Kairi docile e mezza addormentata.
Riku sbuffò appena una risata e annuì, facendo
capire di aver afferrato il
concetto.
«Capito. Anche io ultimamente dormo male.»
«Mancanza di spazio?» domandò innocente,
osservandolo con i suoi occhi azzurri
e limpidi.
Non voleva essere una frecciatina alla sua voglia di andarsene dai
posti
piccoli, solo un piccolo scherzo a parole.
Addormentata, sì, ma pur sempre Kairi.
Il ragazzo ruotò gli occhi al cielo e le diede una piccola
spallata.
«Camera mia è un buco, quindi sì. Ho
bisogno di aria.»
«Quindi sei venuto qui?»
Il ragazzo annuì e poi asserì con un
“sì”, passando la mano sinistra sopra la
sabbia e afferrandone qualche granello. SI portò la mano
davanti al volto e poi
sciolse la stretta, facendo scivolare la sabbia dorata per terra.
«Vengo qui spesso. Mi rilassa.» fece pacato, di
poche parole come al solito.
Kairi sorrise appena e sbadigliò senza mettersi la mano
davanti alla bocca.
Subito dopo si accorse di essersene dimenticata e arrossì
appena, ridacchiando.
Allungò una mano al cielo e la strinse all’altezza
del sole.
«E’ bella l’alba.»
mormorò, per poi voltarsi verso Riku e scostarsi dalla sua
spalla. «Mi piacerebbe vederla tutti i giorni.»
Il ragazzo sorrise appena, annuendo.
Anche a lui piaceva l’alba, dopotutto era lui ad affermare di
aver scelto la
cosiddetta “ via dell’alba”, anche se non
avrebbe mai ammesso di volerla
percorrere con la
ragazza che sedeva di fianco a lui.
«Potresti guardarla, se vuoi.»
Lei negò con la testa, sbuffando appena.
«Da casa mia non si vede bene.» arricciò
il naso leggermente infastidita, ma
lasciando trasparire dagli occhi una richiesta che Riku non riusciva a
capire.
La ragazza parlava e cercava di fargli capire qualcosa, nascosto tra le
righe
con i suoi occhi.
Però Riku non era mai stato bravo con queste cose.
Relazionarsi, parlare,
leggere tra le righe … Non erano il suo forte di per certo.
Però quando Kairi sbuffò ancora e
ritornò ad avvicinarsi al braccio di Riku lui
sorrise, intuendo qualcosa.
In silenzio la mano della ragazza scivolò a terra,
esattamente nello stesso
modo in cui avrebbe voluto fare quella di Riku, e con il mignolo
sfiorò il
dorso di quella del ragazzo.
Entrambi arrossirono lievemente sulle gote, cercando di non dare troppo
peso a
quel gesto.
Eppure pian piano, sempre in silenzio, al mignolo di Kairi si
aggiunsero tutte
le altre quattro dita e la mano di Riku si girò, lasciando
il palmo aperto.
Le dita si intrecciarono, dubbiose e leggere.
Il sole nel cielo era sorto e adesso le onde del mare che si
infrangevano poco
distanti da loro erano azzurre e bianche, proprio come nella testa di
Kairi
appariva il ragazzo.
«Kairi.»
«Sì?»
Riku voltò appena la testa, ripensando alle parole che aveva
detto a Sora quel
giorno, appena sconfitto Xemnas.
Avrebbe davvero voluto saper seguire il suo cuore, anche se era
difficile.
Però con un po’ di aiuto, magari, ci sarebbe
riuscito.
«Domani vuoi venire a vedere l’alba con
me?»
La ragazza sorrise, scoprendo i denti bianchi e annuì.
«Mi sembra una buona idea.»
Il silenzio ritornò, e come sempre era un silenzio
gradevole, che li
accompagnava nei loro momenti migliori.
OYA
Bene,
bene. Davvero BENE. Insomma, gente,
non trovo molte storie etero su KH quindi ho deciso di scriverne una.
Così, perché mi andava. Anche
se ho lasciato da parte le millemila
AkuRoku iniziate.Quindi
ecco qui una RiKai, la mia coppia
etero preferita di Kingdom Hearts. Sono abituata a scrive su altri
personaggi,
quindi non ho la più pallida idea se i personaggi sono IC
oppure no, quindi se
volete illuminatevi voi, oh luci mie.
C'è, a parte gli scherzi. Mi mancava postare storie su
questo fandom, ma entro
poco lo infesterò con nuove storie.
Ps: sono io ma Kairi è l'uomo della situazione e Riku la
donna? Tipo lui
pulisce e lei sporca, lei fa casino e lui sta in silenzio?
Mipiacionomipiacionotanto.
Alla prossima, eh, non mancate -!?-
Mel.