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Autore: bittersweet Mel    01/07/2012    3 recensioni
Le onde del mare delle Isole del Destino erano calme, dolci e sempre di un azzurro lucente; sembravano inglobarti e tenerti al caldo, in una stretta quasi materna che ti lasciava senza fiato.
Eppure quando volevano sapevano infuriarsi, innalzarsi e trascinarti via con tutto il loro impeto.
Come Kairi, del resto.
RiKai, perché nel fandom questa coppia non è quasi nominata
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kairi, Riku
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Come le onde del mare.

« A dire la verità, Sora, io ero geloso di te. »
«
 Per cosa?»
«
 Pensavo di poter vivere la mia vita come te, seguendo il mio cuore.» .

 

Tornare dopo tanto tempo alle Isole del Destino era strano.
Gli occhi acquamarina di Riku si erano abituati a spazi ben più grandi di quello, erano rimasti ammaliati da immense distese di mondi e di oscurità, mentre in quel posto tutto era minuscolo e sembrava splendere nella luce.
Ma nonostante il mondo al di fuori sembrava chiamarlo a gran voce, come il canto di una sirena, lui era felice di poter affacciarsi da casa sua e osservare le onde del mare calme e pacate, che gli infondevano sicurezza e lo facevano sentire protetto, come se si trovasse in un mondo a parte.
E in effetti era così anche se nessun altro oltre lui, in quel posto,
  sapeva dell’esistenza di miliardi di mondi oltre quello piccolo in cui girava la loro vita.
Se si escludevano Sora e Kairi, ovviamente.
Dopo tutte quelle avventure era felice, davvero felice, di poter passare del tempo tranquillo, senza più dover correre da una parte all’altra.
Quella mattina l’aria era tiepida, mentre gli sfiorava il volto e lo faceva sorridere lievemente.
Il sole non era ancora del tutto sorto e Riku aveva deciso di uscire di casa in silenzio, osservando quel lieve bagliore che sembrava nascere direttamente dal mare.
Camminava sulla
 spiaggia senza scarpe, concedendosi per un attimo un momento di libertà e solitudine dove poteva mostrarsi meno serio del solito.
Una volta arrivato vicino alla sponda si passò una mano tra i capelli lunghi, grattandosi la testa e sbadigliando lievemente.
Fece un passo avanti sulla sabbia, sospirando quando sentiva i granelli freddi tra le dita dei piedi.
Ancora qualche passo in avanti e le calme onde del mare si infransero contro le sue gambe, gentili e così
 familiari. 
Gli ricordavano Kairi, le onde.
Le onde del mare delle Isole del Destino erano calme, dolci e sempre di un azzurro lucente; sembravano inglobarti e tenerti al caldo, in una stretta quasi materna che ti lasciava senza fiato.
Eppure quando volevano sapevano infuriarsi, innalzarsi e trascinarti via con tutto il loro impeto.
Come Kairi, del resto.
Riku socchiuse gli occhi e si trattenne dal sospirare amaramente, mentre l’immagine della ragazza faceva capolino davanti ai suoi occhi. Limpida, come se fosse davvero davanti a lui.
Quante volte aveva desiderato essere lui a salvarla? Quante altre volte ancora aveva desiderato essere nei suoi pensieri almeno la metà delle volte in cui vi compariva Sora?
Troppe, così tante da aver perso il conto.
«Seguire il proprio cuore … Sora la fa facile, eh?» mormorò al leggero vento mattutino, riaprendo gli occhi e osservando il colore dorato che i primi raggi di sole donavano alle onde.
Scosse appena la testa e indietreggiò di qualche passo, giusto quanto bastava per raggiungere un pezzo di
 spiaggia dove sedersi senza che le onde lo bagnassero.
A Riku piaceva passare del tempo da solo, senza nessun pensiero importante in testa e il profumo della salsedine nel naso.
Forse era sempre stata una delle poche cose che aveva rimpianto durante il suo
 viaggio, oltre il non essere riuscito a proteggere come avrebbe voluto i suoi amici.
Il silenzio era rotto solamente dal rumore delle onde e del leggero venticello, finché non si udirono anche dei passi in lontananza.
Eppure Riku non aveva bisogno di distogliere lo sguardo dal mare per capire a chi appartenevano quei passi leggeri e delicati.
Infatti dopo nemmeno un minuto sentì un fruscio e uno spostamento d’aria proprio di fianco a lui, alla sua
 sinistra,  seguito subito da un lieve calore vicino al braccio.
Kairi si era seduta affianco a lui, le ginocchia al petto e una spalla appoggiata al braccio del ragazzo più grande.
 Rimasero in silenzio per qualche momento, osservando il cielo che andava a schiarirsi; non c’era bisogno di parlare, potevano passare anche una giornata insieme senza dire una parola eppure non c’era mai nessun silenzio imbarazzante che calava tra di loro.
 
Riku osservava di tanto in tanto con la coda dell’occhio il volto tranquillo della ragazza coperto quasi del tutto dai capelli rossi, che grazie all’alba sembravano infuocati.
La mano destra quasi fremeva dalla voglia di scivolare a terra e strisciare verso quella di Kairi, tenendola stretta nella sua presa grande e ferrea, eppure c’era sempre qualcosa che lo tratteneva.
La paura di essere respinto, di sentire la ragazza sobbalzare e allontanare la mano da lui.
Riku sei un codardo. Un fifone.
 
Se non altro sentiva il calore di Kairi sulla sua pelle e quello li bastava, specialmente perché provava una sensazione di soddisfazione nel pensare che lei si era seduta vicina a lui di sua spontanea volontà.
E i suoi pensieri iniziavano a diventare relativamente patetici, secondo gli standard di Riku, quindi il ragazzo si schiarì la voce e ruppe quel silenzio che spesso li accompagnava.
«Come mai sveglia così presto?»
Kairi si mosse appena, ruotando di qualche centimetro il capo così da poter guardare il ragazzo in faccia.
Sorrise appena e Riku notò lo sguardo assonnato e le occhiaie che le contornavano gli occhi.
«Non riuscivo a dormire.» mormorò con voce flebile e stanca la ragazza, mentre cercava di trattenere uno sbadiglio.
Solitamente era piena di energie, sempre pronta a muoversi, quindi era davvero strano avere una Kairi docile e mezza addormentata.
Riku sbuffò appena una risata e annuì, facendo capire di aver afferrato il concetto.
«Capito. Anche io ultimamente dormo male.»
«Mancanza di spazio?» domandò innocente, osservandolo con i suoi occhi azzurri e limpidi.
Non voleva essere una frecciatina alla sua voglia di andarsene dai posti piccoli, solo un piccolo scherzo a parole.
Addormentata, sì, ma pur sempre Kairi.
Il ragazzo ruotò gli occhi al cielo e le diede una piccola spallata.
«Camera mia è un buco, quindi sì. Ho bisogno di aria.»
«Quindi sei venuto qui?»
Il ragazzo annuì e poi asserì con un “sì”, passando la mano sinistra sopra la sabbia e afferrandone qualche granello. SI portò la mano davanti al volto e poi sciolse la stretta, facendo scivolare la sabbia dorata per terra.
«Vengo qui spesso. Mi rilassa.» fece pacato, di poche parole come al solito.
Kairi sorrise appena e sbadigliò senza mettersi la mano davanti alla bocca. Subito dopo si accorse di essersene dimenticata e arrossì appena, ridacchiando.
Allungò una mano al cielo e la strinse all’altezza del sole.
«E’ bella l’alba.» mormorò, per poi voltarsi verso Riku e scostarsi dalla sua spalla. «Mi piacerebbe vederla tutti i giorni.»
Il ragazzo sorrise appena, annuendo.
Anche a lui piaceva l’alba, dopotutto era lui ad affermare di aver scelto la cosiddetta “ via dell’alba”, anche se non avrebbe mai ammesso di volerla percorrere
  con la ragazza che sedeva di fianco a lui.
«Potresti guardarla, se vuoi.»
Lei negò con la testa, sbuffando appena.
«Da casa mia non si vede bene.» arricciò il naso leggermente infastidita, ma lasciando trasparire dagli occhi una richiesta che Riku non riusciva a capire.
La ragazza parlava e cercava di fargli capire qualcosa, nascosto tra le righe con i suoi occhi.
Però Riku non era mai stato bravo con queste cose. Relazionarsi, parlare, leggere tra le righe … Non erano il suo forte di per certo.
Però quando Kairi sbuffò ancora e ritornò ad avvicinarsi al braccio di Riku lui sorrise, intuendo qualcosa.
In silenzio la mano della ragazza scivolò a terra, esattamente nello stesso modo in cui avrebbe voluto fare quella di Riku, e con il mignolo sfiorò il dorso di quella del ragazzo.
Entrambi arrossirono lievemente sulle gote, cercando di non dare troppo peso a quel gesto.
Eppure pian piano, sempre in silenzio, al mignolo di Kairi si aggiunsero tutte le altre quattro dita e la mano di Riku si girò, lasciando il palmo aperto.
Le dita si intrecciarono, dubbiose e leggere.
Il sole nel cielo era sorto e adesso le onde del mare che si infrangevano poco distanti da loro erano azzurre e bianche, proprio come nella testa di Kairi appariva il ragazzo.
«Kairi.»
«Sì?»
Riku voltò appena la testa, ripensando alle parole che aveva detto a Sora quel giorno, appena sconfitto Xemnas.
Avrebbe davvero voluto saper seguire il suo cuore, anche se era difficile.
Però con un po’ di aiuto, magari, ci sarebbe riuscito.
«Domani vuoi venire a vedere l’alba con me?»
La ragazza sorrise, scoprendo i denti bianchi e annuì.
«Mi sembra una buona idea.»
 
Il silenzio ritornò, e come sempre era un silenzio gradevole, che li accompagnava nei loro momenti migliori.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

OYA

Bene, bene. Davvero BENE. Insomma, gente, non trovo molte storie etero su KH quindi ho deciso di scriverne una.
Così, perché mi andava. 
Anche se ho lasciato da parte le millemila AkuRoku iniziate.
Quindi ecco qui una RiKai, la mia coppia etero preferita di Kingdom Hearts. Sono abituata a scrive su altri personaggi, quindi non ho la più pallida idea se i personaggi sono IC oppure no, quindi se volete illuminatevi voi, oh luci mie.
C'è, a parte gli scherzi. Mi mancava postare storie su questo fandom, ma entro poco lo infesterò con nuove storie.
Ps: sono io ma Kairi è l'uomo della situazione e Riku la donna? Tipo lui pulisce e lei sporca, lei fa casino e lui sta in silenzio? Mipiacionomipiacionotanto.
Alla prossima, eh, non mancate -!?-
Mel.

 

   
 
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