"Zayn,quale parte della frase 'se non ti sbrighi alla festa ci vai da solo' non ti è chiara?!" sbottai battendo una mano
sulla porta della sua camera. Mi fingevo incavolata,ma ormai dopo così tanti anni c'ero abituata: io puntuale come un
orologio svizzero,lui che se non mi faceva aspettare minimo un'ora e mezza non era contento. Lo sentii sbuffare da dietro
la porta. "Sai che non lo farai mai " dicce uscendo in una nuvoletta di profumo e dopobarba.
"ora mi spieghi a cosa ti serve il dopobarba. Hai il viso liscio come il sedere di un bebè. Non ingannerai nessuno" alzò gli
occhi al cielo e mi cinse le spalle con un braccio "ti voglio bene anch'io,nana"
"chiamami un'altra volta così e non arriverai a domani" lo minacciai,ero abituata a quel soprannome. D'altronde,quando
superi di poco il metro e cinquanta,tutti gli amici ne approfittano per stuzzicarti. Mi fermai davanti allo specchio
che occupava quasi tutto il corridoio dell'ingresso. osservai il mio riflesso e vidi una Clay leggermente diversa dal solito:
occhi più neri di trucco,guance rosse a causa del riscaldamento a palla che la madre di Zayn aveva tenuto
acceso dall'inizio di questo mese,marzo 2010. I capelli lunghi e mossi,di solito sciolti e ribelli,ora erano raccolti indietro da una
molletta. Era raro che mettessi vestiti,infatti avevo un paio di jeans a sigaretta,che (purtroppo) fasciavano le mie gambe
non troppo magre. La maglietta era blu scuro senza maniche. Questo era il mio look da festa. "Sisi,sembri un'elfo,ora però andiamo
"Muoviti idiota" gli dissi spingendolo e indossando il cappotto.