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Autore: nathaniel    16/01/2007    3 recensioni
I pensieri di Sirius mentre, rinchiuso al numero 12 di Grimmauld Place, vorrebbe combattere la propria battaglia, e le ragioni che gli impongono di non mettere in gioco sè stesso.
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sirius ha accettato l’ordine di Silente di non combattere e di non uscire dal Quartier Generale, non per proteggersi, ma per difendere l’unica famiglia che Harry abbia mai avuto: sé stesso. Una decisione difficile, tuttavia, non è meno amara se presa per amore.





Così dovremmo vivere, senza rivolgere pensieri all’amore né al cielo.

Così dovremmo vivere, senza domani né ieri, aprendo gli occhi la mattina su di un nuovo inizio e chiudendoli ogni sera su qualcosa che finisce, senza permettere a nulla di trascinarsi fino ad occupare più dello spazio che la natura stessa gli ha riservato, un giorno intero, ma uno soltanto.

Così dovremmo vivere, dimenticando le orme che ci seguono e la strada che ci precede, correndo incontro al vento, sfidando le montagne, gridando più forte, sempre più forte.

Così dovremmo vivere, trovando spiegazioni per poi passare oltre, ignorando ciò che non possiamo comprendere, distruggendo ogni regola, ogni schema, ogni pericolo.

Così dovremmo vivere, senza farci domande per non essere costretti a soffermarci nella ricerca vana di risposte.

Così dovremmo vivere, scordando i ponti per nuotare attraverso i laghi, abbattendo ogni scala per poter saltare giù.

Così dovremmo vivere, camminando sicuri tra le falde del tempo, dominandolo, impedendo con ogni mezzo che sia lui ad averla vinta.

Così dovremmo vivere, senza bisogno di avere la certezza di essere nel giusto, senza infamia e senza onore, senza necessità di essere all’altezza.

Così dovremmo vivere, senza ascoltare, senza fermarsi, senza danti causa, senza essere consigliati e senza dare consigli, senza ricevere ordini e senza preoccuparsi di darne alcuno.

Così dovremmo vivere, nutrendoci di attimi e coraggio, volando in fretta verso la prossima meta, senza principi, senza morale, senza sogni e sovrani.

Così dovremmo vivere, con un unico padrone, il destino, con un’unica arma, l’istinto.



Così viviamo invece, soffocando, reprimendo, imprigionando, rendendo domestico, rendendo quotidiano e necessario il sacrificio, dimenticando ogni risveglio, ignorando la memoria, la libertà che chiama, l’aria fresca che non è più per noi, stringendo, avvitando la pena, immolando noi stessi su di un altare estraneo.

Così viviamo, scordando i nostri desideri per l’unico altrui, la nostra stessa salvezza, così viviamo perché, nonostante tutto, c’è una sola cosa che non possiamo ingabbiare, così viviamo perché l’amore è il nostro unico carnefice ed il più dolce dei compagni di cella.



  
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