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Autore: evakant84    17/01/2007    20 recensioni
Cosa sarebbe successo se Anakin non avesse aiutato Palpatine ma Windu, nell'ormai famoso scontro in Senato? Come sarebbe stato il destino del giovane Skywalker e delle persone ad esso legate? E i Sith sarebbero scomparsi con la morte di Sidious?

Questa è la mia prima fan fic su Star Wars, e si articola in due atti autoconclusivi ma legati tra loro...spero che vi piacciano!! Quasi tutti i personaggi appartengono a George Lucas e alla saga "Star Wars", ma gli altri che compariranno lungo tutta la storia appartengono alla mia fantasia...

Genere: Romantico, Malinconico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anakin Skywalker/Darth Vader, Obi-Wan Kenobi, Padmè Amidala, Palpatine/Darth Sidious, Yoda
Note: Alternate Universe (AU), What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Eccoci qua, arrivati alla fine. Non dico nulla ora poichè ho rimandato il tutto all'"editoriale" finale ^^

 Per il momento, buona lettura...e a dopo!

*********

 

 

 

Capitolo 18

 

Anakin aprì  gli occhi e dovette ripararsi da quella luce accecante.

Che svanì all’improvviso, così com’era arrivata.

Il giovane si guardò intorno.

 

Dove sono?

 

Sabbia.

Una distesa di sabbia si poneva davanti a lui. Un deserto, a prima vista. Circondato da dune modellate dal vento, su cui la luce del sole batteva senza sosta, donando a quel paesaggio un riflesso dorato. Anakin alzò gli occhi al cielo: nessuna nuvola, e il sole… no, erano due.

I soli gemelli che lui conosceva bene…

 

Tatooine?

 

Anakin strinse gli occhi, aguzzando la vista: in lontananza le sagome degli estrattori di umidità si stagliavano inconfondibili.

 

Si… è proprio Tatooine…

 

Fece un giro su se stesso, guardando il deserto intorno a lui.

Silenzio… solo il soffio del vento che spazzava quelle dune… e il suo respiro, più silenzioso della brezza che lo avvolgeva.

 

Com’è possibile?

 

Nella sua mente ancora l’inferno di Coruscant.

Padmè.

Leia.

Luke.

 

“È tutta una menzogna! Perché non vuoi capirlo?”

 

“Io ti amo…”

 

Cosa aveva fatto?

Cosa avrebbe fatto?

 

I canali di scolo bloccati.

Luke…

 

Trasalì. Luke ce l’aveva fatta?

Alzò gli occhi e i soli lo accecarono per un istante. I soli… con la loro luce…

Che strano… non sentiva caldo.

Istintivamente Anakin si guardò: era vestito con l’abbigliamento jedi; appoggiato sulle spalle il suo immancabile saio.

Nessuna ferita… niente di niente.

Ma quella sensazione fece approfondire l’esame: era conosciuta… ma da tempo l’aveva perduta.

Sollevò la manica destra del saio.

Il braccio avvolto dal guanto.

Rapidamente sganciò i fermi, e se lo tolse: una mano… umana.

La mosse, se la guardò: niente più duracciaio, niente più servomotori… la sua mano…

Fece qualche passo nella morbida sabbia. E la scorse, infine.

Una sagoma umana. Non capiva chi fosse, era distante… i soli dietro di lei la  rendevano solo una figura scura.

Cominciò a camminare per raggiungere la duna: era da  in cima alla montagna di sabbia che lo stava osservando.

Solo quando vi si trovò a pochi passi lo riconobbe.

“Ciao Anakin” mormorò Qui Gonn.

Il giovane lo guardò… non sembrava diverso da quando l’aveva incontrato per la prima volta nell’officina di Watto. Si sentiva confuso… un milione di quesiti riempivano la sua mente, ma inspiegabilmente non riuscivano ad uscire dalle sue labbra.

Qui Gonn sorrise. “Non sei cambiato, ragazzo…” gli disse appoggiandogli una mano sulla spalla, prima di avviarsi giù per la duna. “La stessa voglia di sapere che era nel bambino che affidai ad Obi Wan….”

“Non dovrei pormi delle domande?” ribattè allora Anakin, affiancandolo.

“Certo che si. Ma ciò che ti domandi è ciò di cui conosci già la risposta. Perché ti chiedi dove ti trovi?”

“Perché non lo so!”

“Cosa vedi intorno a te?” gli chiese Qui Gonn, incrociando le mani.

“Sembra… Tatooine.”

“Allora è Tatooine. Dunque ti chiedi qualcosa che già sai.”

Il maestro gli rivolse un sorriso sornione, e Anakin lo guardò attonito. “Ma…ma non può essere Tatooine… ero su Coruscant… e…”

“…io sono morto da vent’anni” concluse per lui Qui Gonn, e l’altro annuì. “Ma ora sei su Tatooine a parlare con me. Quindi tutto ciò è reale. Almeno per il momento. Almeno per la tua mente.”

Il jedi rimase in silenzio alcuni istanti. “Non serve che tu continui a porti domande del quale già conosci la risposta. Anche se, d’altronde, l’hai sempre fatto.”

Anakin non rispose. “Perché le cose cambiano… perché le persone devono morire. Perché tua madre è dovuta morire, e in quel modo…perché Padmè ha perso il bambino…”

“Io non sapevo quello che facevo…non sapevo cosa pensare…non sapevo più a cosa credere…” ribattè Anakin, mentre quei dolorosi episodi della sua vita riaffioravano nella sua mente.

“Le tue paure hanno scaturito quella sofferenza che ti confondeva, che ti rendeva insicuro… una sofferenza di cui Sidious ha approfittato conducendoti all’odio…e inesorabilmente al lato oscuro…”

“Tu…tu sapevi, Qui Gonn?” chiese Anakin, volgendosi verso il vecchio maestro.

“Io ho sempre sentito ciò che si agitava nel tuo cuore.” Gli disse il jedi, dopo alcuni istanti “ La paura che ti attanagliava… e il potere che ti rendeva grande. Che ti avrebbe reso grande, comunque. Nel bene … e nel male.”

Il deserto di Tatooine sembrava infinito, intorno a loro. Anakin tornò con la mente alle visioni che dal giorno della morte di Sidious lo avevano perseguitato.

Le visioni che gli avevano mostrato ciò che sarebbe divenuto… la macchina nel quale si sarebbe trasformato. Le atrocità che avrebbe commesso verso le persone che erano i pilastri della sua vita, in quella cieca autodistruzione che era cominciata il giorno della morte di sua madre e che avrebbe finito per fargli pagare il prezzo più alto: perdere l’amore di chi, l’amore, non gliel’aveva mai negato.

Lord Sidious ce l’aveva quasi fatta…se non fosse stato per lei…

Se non fosse stato per loro…

“L’amore è qualcosa di incredibile, Anakin… qualcosa di inspiegabile.” Disse all’improvviso Qui Gonn, quasi a leggere nei suoi pensieri. “Cambia le vite… le distrugge. Si contrappone a qualcosa di altrettanto forte…”

“L’odio..” mormorò Anakin.

Qui Gonn annuì “Ma per quanto il confine tra questi due estremi sia assurdamente sottile… per quanto potrebbero essere simili nella loro diversità, c’è qualcosa che li rende fondamentalmente diversi.”

Anakin ascoltò attento la risposta “L’amore genera, Anakin. L’odio no. L’amore crea, l’odio è aridità. Un altalenare tra vari equilibri…. La vita stessa si regge su questi equilibri perfetti… come amore e odio. Bene e male… luce e ombra. Lato oscuro e lato chiaro.”

Qui gonn si fermò e si volse verso Anakin “Equilibri che trovano lo zenit in un luogo… in una persona.”

Il giovane lo guardò stupito, cogliendo il riferimento a sé stesso e alla profezia che l’aveva indicato come il prescelto.

 

Il figlio dei soli…colui che porterà equilibrio nella forza….

 

“La profezia è stata un fallimento, Qui Gonn.”

“Ne sei sicuro?” gli domandò serio il maestro. “Eppure hai ucciso Sidious. E Vader. Ma non era questo che intendevo.”

Anakin rimase silenzioso “La profezia parlava di equilibrio nella forza. Ma tu sei riuscito a tornare dal lato oscuro. A percorrere entrambe le strade… in un perfetto contrapporsi, attrazione e repulsione....”

“Equilibrio della forza…” mormorò Anakin “Era questa la verità della profezia?”

Qui Gonn Sorrise. “Si… non solo il prescelto sarebbe stato l’Equilibrio nella forza, riportando la pace nella galassia. Ma anche l’equilibrio stesso della forza…in un perfetto bilanciarsi di lato chiaro e lato oscuro… Passando da un lato all’altro del proprio animo.”

“Ma io non avevo controllo del mio delirio, Qui Gonn.” Obiettò il jedi “Come puoi parlare di un perfetto bilanciamento, quando il lato oscuro assumeva il controllo delle mie azioni?”

“Se ciò che dici fosse vero, ora  non saresti diverso da ciò che le visioni ti avevano mostrato. In realtà, il tuo lato chiaro è sempre stato ciò che governava il tuo vero io… la scintilla, Anakin, che non permetteva al buio di inghiottirti…e l’amore per i tuoi figli…per Padmè… l’affetto per Obi Wan non ha mai smesso di alimentarla, anche quando tutto sembrava perduto. Ma…”

Qui Gonn gli appoggiò le mani sulle spalle. “… ma sapevo che non mi avresti deluso, ragazzo.”

Anakin incrociò il suo sguardo con quello del maestro… e per un attimo fu di nuovo nella training area…

Lo scontro con Sidious…

 

Non cedere, Anakin…. Io ho fiducia in te….

 

“Eri tu!” esclamò il giovane. E fu chiara, in un istante, anche quella inaudita potenza di luce che aveva dissolto il signore oscuro. La sagoma umanoide comparsa all’improvviso…

 

Si può vincere la morte solo  con la compassione, non con l’avidità!! Hai vissuto anche troppo in questa effimera illusione, Sidious!!!

 

“Sei stato tu…” mormorò. “Come…”

“Ciò che Sidious aveva trovato è completamente diverso da ciò che rende noi jedi capaci di vivere oltre la morte. E molto, molto distante…” iniziò a spiegargli Qui Gonn “Sidious non viveva nella Forza vivente, condizione che si raggiunge solamente per mezzo della compassione…”

“…e non con l’avidità” gli fece eco Anakin, e l’altro annuì.

“Eppure aveva trovato il modo di mantenere viva la sua essenza…ciò è stato possibile solo perché aveva instillato paura e odio nel suo allievo…”

“Sidious viveva nell’odio di Raken?”

“Esattamente. Sidious si manteneva vivo e potente grazie all’intensa passionalità di Axelbi, alimentata da anni di rancori, gelosie… invidie che, come Palpatine, il signore oscuro era riuscito a controllare e  manipolare.  E grazie all’odio che lentamente aveva fato crescere dentro di te. Per questo alla caduta di Vader, avvenuta per tua mano grazie al lato oscuro potentissimo, Sidious era ancora più potente. Ma quando ti sei opposto a quel potere, la sua forza si è affievolita sempre di più e allora io sono riuscito a intervenire, cosa che non avevo mai potuto fare prima.”

Qui Gonn si arrestò, e Anakin fece lo stesso. Il vecchio maestro tirò un lungo respiro. “Sai Anakin, tu non puoi stare qui…”

Il jedi annuì. “L’avevo immaginato.”

“… ma c’è una persona che desidera vederti, prima che tu te ne vada.”

Anakin guardò sorpreso Qui Gonn… si voltò, percependo qualcuno alle sue spalle.

Sua madre, Shmi Skywalker, lo stava guardando con occhi pieni d’amore.

Sul suo viso disteso e sereno non c’era più traccia delle sevizie e delle sofferenze che i Tusken le avevano inflitto.

 

Mamma…

 

Non seppe dirle niente… ma forse non c’era bisogno di parlare.

Shmi gli tese le mani…. E Anakin pensò a Padmè, ai suoi figli… Pensò a tutto quello che aveva fatto…Pensò a tutto quello che avrebbe potuto ancora fare…

Ma purtroppo niente poteva farlo tornare indietro.

Posò gli occhi su di lei, poi lentamente alzò la mano destra, a toccare quelle protese di sua madre. La donna gliela strinse forte, e sorrise.

“Sono così orgogliosa di te…” gli sussurrò Shmi, passandogli una mano sul viso.

“È…è tutto così strano…” disse Anakin con un filo di voce, chiudendo gli occhi. “È tutto così assurdo…”

Sentì la mano di sua madre ritrarsi… e quelle di Qui Gonn afferrare le sue spalle. “Ogni assurdità ha, in sé, la sua ragionevole logica. Ogni pazzia la sua lucidità…”

Anakin riaprì gli occhi, incontrando il sorriso del jedi. “La mia è stata solo follia.”

“Può darsi. Ma al di là della follia, Anakin, è di nuovo equilibrio.”

Non si aspettò quella violenta spinta.

Si attese di cadere sulla morbida duna di sabbia… ma non fu così.

Dietro di lui.. sotto di lui, Tatooine era scomparsa. Al suo posto un baratro oscuro.

Sprofondò in quella caduta senza fine… poi arrivò l’urto, violento.

Freddo.

E ancora buio, impenetrabile.

 

 

******

 

Obi Wan era seduto nello studio che faceva da anticamera alla stanza da letto di Padmè.

I tendaggi damascati… il mobilio finemente lavorato. Tutto così diverso dall’austerità del tempio…

Si alzò dalla bassa poltrona: per una strana ironia della sorte si era seduto nello stesso punto in cui anni prima aveva ascoltato Anakin rivelargli  del matrimonio…di Sidious… di molte altre cose, con Luke e Leia appena nati.

 

Anakin….

 

Un nodo gli serrò lo stomaco… si portò davanti alla finestra e il proprio riflesso, incerto e sfocato, catturò il suo sguardo. Il suo volto era stanco…e così pallido.

In un colpo sembrava invecchiato dieci anni.

Non sapeva da quanto non dormiva…. da quanto non mangiava.

Aveva addosso ancora la polvere dei crolli… ma aveva dovuto pensare a Padmè, e ai bambini.

Ed era tornato là, nel tempio, sperando che quello fosse solo un incubo dal quale presto si sarebbe svegliato.

Speranza che si affievoliva man mano che il tempo passava…man mano che ad ogni pietra spostata il tempio restituiva un corpo. Man mano che l’instabilità delle strutture rendeva impossibile proseguire con velocità le operazioni di ricerca dei superstiti… ricerca che era divenuta un’impietosa conta di morti. Una ricerca che per Obi Wan era diventata l’ossessiva volontà di non abbandonare Anakin… di non lasciarlo solo.

I lavori di scavo avevano iniziato non appena erano stati domati gli incendi…non appena la situazione si era fatta di nuovo, e una volta per sempre, sotto controllo. Il maestro Yoda e i pochi jedi che costituivano la scorta del cancelliere avevano rimesso Organa al suo posto. Le truppe di cloni erano state fermate e fatte rientrare su Kamino, dove il loro destino sarebbe stato l’inevitabile abbattimento.

I membri dell’Ordine si contavano ora sulle dita delle mani.

Millenni di tradizione sgretolati come la maggior parte del tempio… rovine, sui quali anche in quel momento, lavoravano senza sosta volenterosi cittadini, che si erano uniti ai jedi per aiutarli a rinascere…. A ricominciare.

 

Rinascere….

 

Ci sarebbero riusciti… dovevano farcela per coloro che invece non erano sopravvissuti. Che con il loro sacrificio avevano cercato di preservare ciò in cui credevano. Di dare una speranza al futuro…

Ma niente sarebbe stato più come prima.

Sopravvivere senza un pezzo di cuore, pensò Obi Wan mentre le lacrime gli riempivano gli occhi. Ma sentì la porta aprirsi dietro di lui e cercò di trattenersi: Sola Naberrie, la sorella di Padmè, uscì dalla stanza richiudendola poi senza far rumore.

“Come sta?” gli domandò il jedi, e Sola scosse la testa.“Non si è ancora ripresa… ma c’è il droide medico…. La sta visitando.” Sola fece una pausa. “Sembra che stia bene. Non so quanto durerà…”

Obi Wan tirò un lungo respiro, portando una mano ad accarezzarsi il collo indolenzito.

“Ci sono notizie dei Lars?” si preoccupò la giovane.

“Niente di grave, solo un po’ storditi…loro non erano jedi….”

Rimasero in silenzio. Nessuno dei due sapeva come affrontare l’argomento. “Lei non lo sopporterà…” disse infine la ragazza, rompendo quella insostenibile tensione.

“Padmè è forte. È terribile, ma saprà reagire…dovrà reagire. Per i bambini.”

Si, Padmè è forte, pensò Sola.

Nonostante fosse la più piccola…nonostante fosse sua sorella minore, era sempre stata la più forte… quello che aveva fatto negli anni lo aveva dimostrato.

Ma questa volta era tutto diverso…

“Anakin era una parte di lei… lo è. Ancora. Ho paura che rifiuterà di affrontarlo.”

“Non lascerò che Luke e Leia perdano anche la madre, oltre al padre” proruppe allora Obi wan. Sola lo guardò in silenzio… le labbra le tremarono. Il jedi scorse le lacrime riempirle gli occhi.

“Come è potuto succedere?”

“Me lo chiedo anche io…ogni istante…” le rispose Obi Wan dopo un momento di esitazione. Poi  le passò un braccio intorno alle spalle e la spinse delicatamente verso l’uscita dell’anticamera, mettendosi a camminare lungo i corridoi del palazzo.

E le raccontò di come le esplosioni li avevano divisi…di come Anakin era corso a cercare suo figlio…  di come il crollo li aveva costretti a scappare.

Arrivarono all’ingresso di una grande sala: i gemelli si trovavano lì, osservati da una taciturna ancella. Luke se ne stava seduto a terra, guardando fuori dall’ariosa finestra… dondolandosi tenendo le braccia intorno alle ginocchia; Leia giocava senza troppe convinzione con le sue bambole.

Li guardarono per qualche istante, e Obi Wan non potè fare a meno di provare una gran pena… per entrambi. Ma soprattutto per il piccolo Luke.

Durante il viaggio verso Naboo gli aveva raccontato come si erano svolti gli avvenimenti… di come Raken l’avesse preso approfittando della confusione, inseguendo un ultimo disperato tentativo di compimento del suo folle piano… cercando di ucciderlo, per poter colpire suo padre. Di come si fosse liberato perché l’altro era così debole, ferito gravemente e provato dal duello… Gli aveva raccontato delle sale allagate, dei crolli… e di come erano arrivati alla piattaforma, con l’unico mezzo a disposizione….

Era talmente scosso che Obi Wan aveva dovuto addormentarlo… ma poteva essere altrimenti? Quel bambino aveva visto suo padre, il suo eroe, rimanere in un inferno per salvarlo… e Leia aveva capito molto presto, e senza bisogno di particolari spiegazioni, che suo papà aveva detto una bugia e  non sarebbe più tornato, nonostante lo avesse promesso.

“C’era solo una possibilità… una flebile speranza per Anakin di salvarsi…” proseguì Obi Wan “ma non siamo ancora riusciti a raggiungere i piani più danneggiati…e nelle fognature non abbiamo trovato nessuno…”

“Anakin ha scelto la sua vita… per quella di suo figlio…” mormorò Sola, voltandosi a guardarlo. Il jedi annuì, mentre gli sembrava di  vederlo mentre caricava il piccolo Luke sul malconcio speeder senza pensarci su due volte, senza considerare che avrebbe potuto non farcela…

“Sapete, Obi Wan…” cominciò dopo qualche istante Sola, riportando Obi Wan alla realtà “Ricordo bene quando conobbi Anakin. Padmè era in pericolo dopo quella serie di attentati e lui era la sua… guardia del corpo…”

La ragazza non riuscì a trattenere un sorriso, mentre le lacrime andavano a bagnarle le guance. “Ma c’era quel modo in cui la guardava… quel suo sguardo che era quasi una supplica. Che pareva voler dire smettila di ignorarmi…smetti di guardare…e inizia a vedere cosa c’è dentro di me…E pensai che mia sorella sarebbe stata una vera stupida ad ignorare quella dichiarazione d’amore così silenziosa e allo stesso tempo così urlata dai suoi occhi, in ogni istante…”

Obi Wan non riusciva a non condividere le parole di Sola…. conosceva bene quello a cui si riferiva.

 

Stare di nuovo vicino a Padmè è… è inebriante…

 

Non fai altro che pensare a lei…

 

 “Ma la cosa più incredibile era come quello sguardo non è mai mutato, negli anni… bastava osservarli per capire che ciò che legava… che lega Padmè e Anakin, è qualcosa di unico. Ogni loro sguardo… ogni abbraccio. Ogni piccolo gesto…”

La ragazza tirò un profondo respiro, poi si volse verso i gemelli. “Quei bambini sono qualcosa di prezioso, perché sono la prova concreta di quell’amore che li legava…e li lega tuttora. Di quell’amore cui basterebbe raggiungerne anche solo una piccola parte, per comprendere come si fa’ ad amare davvero, maestro Obi Wan.”

Il jedi incrociò le braccia, conscio di come ora tutto assumesse un nuovo significato…una luce diversa, ai suoi occhi. “Ed è per questo che per quanto sia consapevole della forza di mia sorella, ho paura che non ce la farà.”

Rimasero in silenzio per istanti che parvero interminabili, prima che Sola tornasse a parlare. “Credo che domani porterò i bambini alla spiaggia….ora scusate, maestro, ma vorrei accertarmi della salute di mia…”

“A Leia non piace la sabbia…”

Quella frase quasi mormorata, alle loro spalle, fece morire in gola le parole della ragazza, gelando il sangue nelle vene del jedi.

Si voltarono di scatto… e a Obi Wan bastò guardare nel suo sguardo spento per comprendere che Padmè sapeva.

Che aveva ascoltato i loro discorsi.

“Padmè…” sussurrò il jedi. Alle sue parole fece immediatamente eco la sorella. “Cosa fai in piedi… cos’ha detto il droide?” le domandò avvicinandola.

Ma Padmè la scansò. “Leia è come suo padre… neanche ad Anakin piace la sabbia… me lo dice sempre…”

Con passo incerto, malfermo si avviò verso la sala dove si trovavano i gemelli, oltrepassando i due: Leia si accorse della presenza della madre e le corse incontro….se la strinse forte al petto, Padmè, mentre un primo singhiozzo le squassava il corpo. “Luke…” disse tra le lacrime, e il bimbo si voltò a guardarla. “Luke vieni qui, piccolo mio…”

Lentamente il bambino la avvicinò, fermandosi poi di fronte a lei. “È stata colpa mia mamma….” disse infine, tirando su con il naso.

Ma Padmè scosse la testa con veemenza…. Allargò le braccia e Luke le si gettò addosso, piangendo tutte le sue lacrime di bambino… con Leia che guardava triste, anche lei teneramente cullata dall’abbraccio di sua madre.

Si morse le labbra mentre accarezzava i suoi figli. Se le morse quasi fino a farle sanguinare… il cuore che le andava in pezzi.

E quando Obi Wan si avvicinò un dolore acuto le esplose in testa… si voltò verso l’amico singhiozzando, cominciando a colpirgli il petto con deboli pugni.

“Portate via i bambini…” ordinò il jedi in un sussurro, abbracciandola.

E in un lungo, accorato gemito di dolore Padmè si aggrappò al suo saio, piangendo e urlando il nome dell'uomo che aveva amato così disperatamente.

 

 

**************

 

Padmè era distesa nel letto, rannicchiata su un fianco, mentre dalle finestre chiuse poteva intravedere la luce del sole affievolirsi nel tramonto sul lago.

Si alzò lentamente, e in un gesto automatico guardò il posto accanto a lei.

Vuoto… intatto.

Come era stato spesso. Ma ora era diverso…

Lui non c’era. E non ci sarebbe stato mai più.

Non sapeva quanto tempo era passato… Aveva dormito un sonno senza sogni, dopo la crisi che era seguita all’aver appreso la notizia.

Minuti…ore. Giorni. Non ne aveva idea.

Ricordava le parole di Obi Wan sussurrate mentre la sorreggeva. Quei “Mi dispiace” mormorati… come se non potesse dirli in maniera più chiara… più forte, perché altrimenti l’avrebbero schiacciato.

Quelle parole che arrivavano distanti alle sue orecchie, mentre dalla sua bocca avrebbe voluto uscire solamente un perché…

Ricordava le braccia di Anakin intorno a lei…il suo sguardo tenero, dopo le follie dell’inferno di Coruscant. Quando si era ripresa e il droide medico le aveva parlato, aveva creduto di trovarlo lì fuori, con i bambini… a rassicurarla come solo le sue carezza sapevano fare… a rimproverarla, forse, per quella naturale propensione che aveva per i guai. Ma dirle, comunque, che adesso tutto sarebbe andato bene…che tutto sarebbe stato perfetto.

Che adesso niente avrebbe potuto intaccare la loro felicità… e Padmè sapeva che sarebbe stato così.

Lo sapeva perché c’era qualcosa che avrebbe reso tutto ancora più meraviglioso… ma che aveva perso ogni importanza, ormai.

Perché non aveva trovato lui… non aveva ascoltato le sue parole.

Ma aveva trovato Obi Wan e sua sorella…e le loro frasi, a distruggere quel suo sogno di rinascita.

Scese dal letto, asciugando le lacrime…e una leggera brezza arrivò sulla sua pelle. Guardò la vetrata della camera socchiusa, poi lentamente vi si avvicinò.

Di fronte alla porta finestra, Padmè la sentì di nuovo.

La porta della camera cigolò, aprendosi un poco…. E seguì quel soffio, che sembrava volerla condurre da qualche parte.

Piano scese le scale e percorse i corridoi del palazzo, gli stessi che avevano cullato i suoi giochi di ragazzina e i suoi sogni di donna, ritrovandosi ben presto accarezzata dalla fresca aria della notte nubiana.

Nella grande balconata dell’ala est.

Il teatro del primo bacio con Anakin… il luogo dove si erano segretamente sposati…

Il soffio si perse tra le rose dei vasi… sparì, così come era arrivato.

Padmè si guardò intorno.

Che sciocca era stata… che illusa

Cosa sperava di trovare, lì? Anzi.. chi sperava di trovare?

Posò lo sguardo verso la balaustra… di fronte a lei il bellissimo panorama del lago.

Cominciò lentamente a camminare, raggiungendo il piccolo scafo: vi salì a bordo, sciogliendo poi gli ormeggi.

Mentre la piccola imbarcazione solcava le acque, diretto verso l’altra sponda dove Padmè avrebbe trovato la capitale dormiente, la giovane sentì le lacrime riempirle gli occhi…e scendere, inevitabili, a bagnarle le guance.

 

Tu e i bambini siete più importanti della sua stessa vita…

 

E lui non aveva esitato a morire per loro…

Pensò che se fosse stato lì, le avrebbe detto che sarebbe stato giusto così… che lei avrebbe dovuto essere forte, perché lo era, molto più di lui.

Lui che per non perderla aveva rischiato di perdere sé stesso.

Le avrebbe chiesto di ascoltarla, come aveva fatto quella notte a Tatooine… e le avrebbe detto che non sarebbero stati mai soli, lei e i bambini, perché erano un’unica cosa…perché lui sarebbe vissuto con loro…dentro di loro…

E che avrebbe dovuto sorridere di più, perché era così bella quando rideva… perché era così bella, sempre, ai suoi occhi che riuscivano a farla sentire unica al mondo.

E lei avrebbe voluto stringerlo…sentire le sue forti braccia circondarla e proteggerla come era sempre stato…avrebbe voluto baciarlo, disperatamente… sentire ancora una volta i suoi capelli tra le mani, sentire le sue carezze sulla sua pelle…Sentire il suo respiro scaldarle il cuore, abbracciati nel grande letto in quelle notti in cui rimaneva sveglia a guardarlo, accarezzandogli i capelli o baciandogli le cicatrici con tocco delicato come se quel gesto potesse cancellare tutto il dolore provocato… rapita dall’innocenza che mostrava. Ringraziando per  ogni momento che passavano insieme, perché tutto questo in passato non era solo lontanamente immaginabile… stringendosi contro di lui, pensando alle cose straordinarie che era riuscito a fare: prima fra tutte aver realizzato i loro sogni.

Aver trasformato in imperituro granito i loro sogni fragili come il cristallo.

Ma sapeva che tutto ciò non sarebbe mai stato più possibile…

Non ci sarebbero stati più penetranti occhi azzurri ad osservarla… Mai più litigi e discussioni, che puntualmente si concludevano in un bacio di perdono da parte dell’uno o dell’altra….Mai più ore passate a guardare i bambini dormire, parlando del futuro… quel futuro di pace che insieme avevano tentato di costruire per poter stare insieme per sempre….

 

Per sempre….

 

Se lo ripetevano così spesso… due sole parole, ma così piene di speranza…così effimere ora…

Lo scafo toccò la banchina e Padmè scese, bagnandosi i piedi e la veste da camera…. ma non se ne curò.

Pensò a come  lei era sempre stata la più razionale dei due e a come lui glielo rimproverasse: Anakin era un libro aperto, quando si trattava di emozioni… non era mai stato bravo a nascondere ciò che provava.

La sua educazione l’aveva un po’ irrigidita… ma non manifestare non significa non provare.

Sentì ancora le lacrime negli occhi mentre si domandava se avesse fatto tutto il possibile per far capire ad Anakin quanto l’amasse… e si coprì un singhiozzo con le mani, mentre attraversava l’acciottolato delle vie di Theed, quando si rese conto che questo dubbio l’avrebbe tormentata per sempre.

Il tempo avrebbe mai lenito il suo dolore, in quella effimera rassegnazione che solo il trascorrere degli anni sapeva dare… nel ricordo di ciò che erano stati?

Padmè si strinse con le braccia, mentre le lacrime le bagnavano il viso… alzò lo sguardo e sorrise quando si accorse dove era capitata: guardò le scalette in pietra che portavano all’ingresso della vecchia casa dei suoi genitori….il palazzo cui era finita a causa dell’abitudine, e il piccolo arco in fondo alla strada sempre poco illuminata. In questo non era cambiata.

Accarezzò la pietra levigata, travolta dai ricordi… finchè un rumore la fece voltare di scatto di nuovo verso l’arco… nell’oscurità non capì se ci fosse qualcuno.

Si spaventò… non era nemmeno armata.

Rimase in silenzio, gli occhi fissi sul fondo della strada. Si, quelli erano passi…

Si appoggiò all’arco, e nascosta nell’oscurità ascoltò il rumore farsi sempre più vicino… un rumore irregolare, come di un procedere barcollante e strascicato. E poco dopo emerse dal buio della strada una sagoma stretta in un sudicio mantello, strappato in più punti, e un cappuccio ben calato in testa.

Camminava con evidente difficoltà, piegata in avanti, tenendosi chiuso all’altezza del petto il logoro tessuto con la mano  incrostata di sangue.

La figura tossì e quasi si lasciò cadere contro una delle mura di pietra.

Un mendicante, pensò osservandolo.

Una povera anima… che non stava per niente bene.

Ne ebbe pietà mentre lo osservava allontanarsi dal solido sostegno e riprendere a camminare con fatica, entrando nella parte di strada nuovamente illuminata…. Forse avrebbe dovuto aiutarlo. In circostanze diverse, l’avrebbe sicuramente fatto.

Ma in quel momento, non poteva fare molto…forse non lo voleva neanche.

Mosse un passo, ma si arrestò subito quando vide la figura fermarsi. La osservò voltare un po’ la testa, quasi come se l’avesse sentita… mettersi eretta, rivelando una notevole statura fino a quel momento camuffata dal gobbo incedere.

E, senza preavviso, crollare a terra.

Padmè fece alcuni passi, uscendo dal buio. E lo vide, provenire da un’estremità di quel logoro mantello scostatosi nella caduta….

Uno scintillio.

Un riflesso di luce sul metallo. All’altezza del braccio.

 

Una mano incrostata di sangue…

 

Padmè si sentì mancare. Si portò una mano alla bocca.

 

Duracciaio… metallo….

 

Gli occhi le si riempirono di lacrime. Corse verso quella figura a terra, pregando qualsiasi entità ci fosse nel cielo di non illuderla così crudelmente...

Di non farla morire un’altra volta…

Distese sulla schiena quel corpo costellato di ferite in suppurazione.

Una barba di due giorni, sul volto stremato.

Una fredda mano artificiale a sfiorarle il viso… ad asciugarle le lacrime, e che non avrebbe potuto trasmetterle più calore.

Due occhi celesti che la riconobbero all’istante… e un sorriso che si allargò sulle labbra screpolate, quando incrociò il suo sguardo. Perché era lei la meta del suo vagare.

“Ancora una volta, amore…” mormorò Anakin mentre Padmè si piegava su di lui abbracciandolo… baciandolo tra i singhiozzi, bagnando il suo viso di lacrime.

“Portami a casa…”

Lacrime di gioia.

 

*********

 

Obi Wan sia appoggiò alla balaustra, osservando la notte di Coruscant. Da quel che rimaneva di una terrazza di meditazione, volse lo sguardo ai resti del tempio devastato dall’esplosione. Ormai conosceva quell’ammasso di detriti anneriti come le sue tasche. Aveva esplorato ogni angolo, senza successo.

Si avviò verso l’interno, tra le rovine, il silenzio rotto  dagli echi degli scavi.

Dalle indicazioni urlate. Dal frastuono  dei calcinacci rovesciati e rimestati.

Arrivò in quella che era stata una sala di grandi dimensioni…. Il jedi si fece largo tra i transetti crollati e i massi, abbassandosi per evitare le assi utilizzate per puntellare le parti più deboli.

E appoggiandosi a quello che era stato il vano di una finestra, Obi Wan non si sentì meno fragile dell’edificio che lo circondava.

Percepì qualcuno alle sue spalle e repentinamente si voltò: Olympia lo osservava, incorniciata nell’ingresso della stanza.

“Non devi vergognarti” gli disse, abbozzando un sorriso.

“Olympia…” sussurrò il jedi. “Come stai?”

La giovane si toccò la benda sulla fronte. “Oh, è solo molto vistosa. Sto bene. Grazie…”

“Sono…sono contento” il jedi abbassò lo sguardo, mentre la ragazza gli si avvicinava. “Sei tu, che non stai bene.”

Obi Wan preferì non rispondere. “Tutti si preoccupano della senatrice…dei bambini. È giusto ma…”

“Si preoccupano perché loro sono la sua famiglia”

“Anche tu lo sei, Obi Wan. Nessuno si è preoccupato di te. Di sentire come stai…so che fai forza a chi è rimasto…ma chi dà forza a te?”

Olympia si avvicinò…gli accarezzò il viso, costringendolo a guardarla. “Io voglio aiutarti… mi permetterai di farlo, Obi wan?”

Lui le rivolse un sorriso amaro. “Mi sembri un po’ troppo giovane per accollarti i miei problemi…”

Anche lei sorrise… e Obi Wan tirò un profondo respiro, distogliendo lo sguardo.

“Quando…quando Qui Gon è morto mi sono sentito perso” cominciò “Ma gli avevo fatto una promessa… Lui aveva riposto in me tutta la sua fiducia. E io non potevo tradirla… Poi morì lei…”

proseguì in un sussurro. Olympia gli posò una mano sulla schiena, accarezzandolo dolcemente.

“Chi era lei, Obi wan?”

“Era una jedi.” Replicò, tutto d’un fiato. Era la prima volta che ne parlava, dopo anni. Si stupì di quanto quei ricordi gli facessero ancora così male. “Tu me la ricordi molto, per certi versi, sai Olympia? Avete la stessa determinazione, la stessa forza….” Sorrise, per un attimo “La stessa testardaggine…”

Anche la ragazza gli rivolse un sorriso, e Obi Wan proseguì. “Ci amavamo. Ci amavamo molto, io e Siri… ma non era da jedi. Avrebbe finito col distruggere i nostri ideali. I nostri sogni…”

Olympia rimase sorpresa, ma non dubitò del fatto che Obi Wan potesse amare tanto intensamente. E nella sua mente affiorarono i ricordi di bambina… di quella jedi, così bella e così in gamba… e le parole del maestro Yoda….

 

La forza ha voluto con sé la maestra Siri Tachi, piccoli padawan…

 

“Mi morì tra le braccia, dicendomi che non aveva mai smesso di amarmi…. Avevamo deciso di allontanarci per scoprirci più vicini che mai… proprio mentre stava morendo…”

“Mi dispiace” seppe solo dirgli la giovane. Obi Wan la guardò

“Dopo quanto successe a Siri, capii che non ce l’avrei fatta un’altra volta. Che non avrei potuto sopportare di sopravvivere ad altre morti…. di sopravvivere anche ad Anakin. Non credevo che sarebbe successo davvero….”

Il jedi tirò un sospiro carico di dolore. “Forse è destino… forse è scritto che io debba perdere le persone che amo senza poter intervenire…”

Olympia lo guardò con tristezza… lentamente alzò le mani, facendole scivolare tra il busto e le braccia, appoggiandole infine sulle sue spalle. Obi Wan rimase fermo, mentre lei chiudeva gli occhi e appoggiava la guancia sul suo petto, stringendolo in un dolce abbraccio.

Il jedi  non si mosse per lunghissimi istanti, stupito da quel gesto. Si ritrovò a muovere appena le mani… ma esitò.

“Avanti…” lo incoraggiò lei…. Allacciò allora le mani dietro la vita della ragazza, e chiudendo anch’egli gli occhi appoggiò il mento sulla testa di lei.

Rimasero così, in silenzio, per istanti che parvero interminabili… Obi Wan sentì il calore di Olympia riscaldare quel suo cuore così freddo e arido, adesso…

“Come ti sembra...?” gli domandò, senza muoversi.

“È… è gentile da parte tua…” balbettò lui non riuscendo a mascherare un certo imbarazzo. Olympia aprì gli occhi e alzò il viso a guardarlo. “Gentile?” chiese con ironia, inarcando un sopracciglio. Poi un largo sorriso si dipinse sulle sue labbra. “Non era esattamente quello che intendevo…ma come inizio può andare…”

Lentamente le mani della jedi scivolarono sopra le spalle di Obi Wan, allacciandosi dietro il collo del jedi. “Allora Obi Wan, potrò continuare ad essere… gentile con te?” chiese piano, mentre avvicinava lentamente il viso a quello di lui… e quando le loro labbra si incontrarono, Obi wan chiuse gli occhi, stordito dall’intensità del sentimento che quella ragazza provava per lui…. In un gesto che stupì egli stesso fece una leggera pressione sui suoi fianchi, spingendola contro il suo corpo, e lei sorrise sulle sue labbra. Portò una mano sul suo viso, senza smettere di baciarla…ma delle grida, in lontananza,  fecero rapidamente separare i due.

“Maestro Kenobi! Maestro Kenobi!!!”

Si guardarono per un istante, poi Obi Wan corse fuori dalla stanza subito seguito da Olympia: il giovane, origine di tanto baccano,  per poco non li travolse. “Maestro Kenobi…” continuò una volta fermo, con il fiato corto.

“Calmati! Cosa succede?”

“Chiamano da Naboo… non ci crederete mai…”

 

 

*******

 

“Dopo aver lasciato Luke sono tornato alla sala allagata, cercando di aprire i canali di scolo…sapevo che erano la mia unica possibilità…”

Anakin  parlava piano nella quiete della camera da letto, con Padmè che non si staccava un attimo dal suo fianco… sul viso un sorriso radioso eloquente più di mille parole.

E Obi Wan ascoltava attento perché anche se era perfettamente consapevole del fatto che il suo vecchio allievo era un pazzo, un incosciente e una fonte inesauribile di gesti sconsiderati ora era lì, vivo, davanti a lui.

E perlomeno si meritavano di sapere come diavolo c’era riuscito.

“Ho tentato” proseguì Anakin “Sentivo che cedevano, ma non avevo più fiato…devono essersi aperti mentre perdevo i sensi e la forza del risucchio mi deve aver spinto dentro, fino alle fogne. Mi sono svegliato lì non so dopo quanto tempo…ho ricordi molto confusi, da quel momento in poi... alternavo momenti di lucidità alla perdita di conoscenza…”

“Le tue ferite si sono infettate… “ intervenne allora Padmè, riportando ciò che le unità mediche tempestivamente chiamate le avevano detto “Avevi molta febbre…senza contare la debolezza, gli stress ai quali sei stato sottoposto…I droidi hanno avuto il loro bel da fare, ma almeno la temperatura è tornata a livelli normali.” Concluse la ragazza con un sorriso, e Anakin le strinse la mano che Padmè non aveva mai smesso di tenere nella sua. “Non saranno di certo due taglietti a fermarmi…” la rassicurò, lanciando un’occhiata al torace quasi totalmente coperto di bende, prima di tornare a rivolgersi a Obi Wan. “Sono uscito dai canali fognari e mi sono infilato nel primo mezzo che ho trovato…un solo pensiero in testa: Padmè e i bambini. Che in quel momento associavo con Naboo. Non so nemmeno come ho fatto ad arrivare fin qui… per fortuna ci ha pensato lei a trovarmi…”

Padmè gli accarezzò i capelli, poi gli schioccò un bacio in fronte. “Torno tra un attimo” comunicò quindi, avviandosi verso la porta della camera. Suo marito la seguì con lo sguardo finchè la porta non si richiuse alle sue spalle.

Il silenzio scese tra Obi Wan e Anakin, poi lentamente questi voltò la testa verso il suo vecchio maestro.

“Ho parlato con Qui Gonn” disse  all’improvviso. L’altro spalancò gli occhi. “Che cosa?”

“Era tutto così strano…una specie di sogno…dannatamente reale, a dirla tutta. È stato lui a liberarci di Sidious. È stato lui ad aprirmi gli occhi, Obi Wan. A dare le risposte ai miei perché…”

Il jedi rimase attonito… ma certo, pensò. Come non pensare che potesse essere Qui Gonn, quell’entità di luce che aveva dissolto l’essenza del signore oscuro?

Come poter credere che il suo maestro li aveva abbandonati in una circostanza simile?

“Allora, finalmente, non ci sono più domande…” disse all’amico sorridendo.

“In realtà una ce n’è ancora. Nel tempio mi sono ritrovato davanti Raken… non mi sono posto domande, non ne avevo il tempo. Ma cos’è successo realmente, Obi Wan?”

“Gechter era sempre stato sospettoso su Raken... ma forse consapevole del fatto che le sue parole non avrebbero trovato terreno su cui attecchire, ha cominciato a indagare per suo conto…”

Ad Anakin ritornarono in mente le parole di Axelbi.

 

…io sapevo che Gechter non si fidava di me…lo sapevo bene. Ma quello stupido ha trovato un rimedio peggiore del male… invece di parlarne al consiglio ha cominciato a indagare per conto suo…

…Ma chi avrebbe dubitato del povero Raken? Chi avrebbe dubitato di un patetico zoppo, Anakin?

 

“Raken teneva la situazione sotto controllo, forte del suo ruolo di membro del consiglio. E quando trovò Gechter al database capì che la sua presenza lì non aveva nulla a che vedere con l’indagine del senato…e che poteva volgere quella situazione ambigua a suo favore…”

“Axelbi ha parlato dei documenti cui eravamo in possesso… di Muunilinst…”

Obi Wan annuì. “Quando Gechter venne a conoscenza delle intenzioni di Vilbaem, quella congiura abilmente orchestrata da Sidious stesso, il consiglio gli chiese delle prove. Raken era consapevole di dover fare arrivare noi e i congiurati a un punto di incontro… E quel punto d’incontro erano proprio i documenti commissionati al falsario di Cloud city e che Axelbi trasferisce su Muunilinst, sapendo dei conti senatoriali sul pianeta del clan bancario e sicuro del fatto che anche Gechter non tarderà a scoprirlo… come infatti accade. Iver  non dubita della loro autenticità, e ce li fa consegnare tramite Olympia per non esporsi. Non può certo immaginare ciò che Dexter mi dirà… e quei documenti diventano una prova che si ritorce contro di lui.”

“A quel punto Raken ha previsto tutto: sa che Endor sarà subito adocchiata da noi, pensando ad una trappola….” gli fece eco Anakin.

“Cosi si reca da Vilbaem e gli promette aiuto, dandogli appuntamento a Endor. Così tutto avrà un filo logico per noi….”

“Vilbaem!” proruppe quindi il ragazzo “Me n’ero dimenticato. R2 ha fatto il suo dovere?”

Obi Wan fece un cenno d’assenso. “E ci è stato molto prezioso. Ci ha fornito poche informazioni ma essenziali per capire lo svolgimento della storia. Ha parlato senza freni…sembrava molto spaventato”

Anakin sorvolò sulle implicazioni di quella frase.

“Raken mostrava continuamente il suo disappunto…la sua aria di vittima degli eventi…. “ proseguì quindi Obi Wan “E noi, resi ciechi da una rincorsa a un colpevole che sembrava più che evidente, abbiamo ignorato quei beffardi messaggi che lo stesso Raken ci inviava...Ma Gechter tenta di inceppare il suo meccanismo, e questo gli costa la vita”

“Iver…è morto?” domandò Anakin. “Si… ma è morto dandoci un ultimo segnale… che ancora una volta non vediamo… non afferriamo, subito…”

Il giovane lo guardò senza capire. “Gechter sapeva che Raken c’entrava…ma non sapeva quanto.” Riprese a spiegare il suo vecchio maestro “Poi un giorno si ritrova nell’ufficio di un senatore… un tipo strano, amante degli animali esotici… e nell’ufficio in questione, in un piccolo ecosistema artificiale costruito ad arte, fa’ bella mostra un particolare tipo di rettile. Molto particolare…. Poiché si finge morto per attirare le sue vittime. Un fenomeno che in natura prende il nome di tanatòsi*…”

 

“Ti abbiamo portato via dal pianeta mezzo morto…”

 

“Merito delle tecniche di meditazione sith apprese durante l’addestramento con Lord Sidious…”

 

“Gechter finalmente ha il tassello che gli manca…capisce che già da Mustafar Axelbi è implicato in qualcosa di terribile… Si rende conto che l’essere sopravvissuto alle torture non è stato un colpo di fortuna, ma che il tutto faceva parte di un piano ben più articolato…ben più sottile. E che Raken stesso è il responsabile della morte di Lucius e Dana.”

“Obi Wan” lo interruppe allora Anakin “Non metto in dubbio le tue capacità intellettive… ma se avete trovato Gechter morto,  come fai a conoscere simili particolari?”

“Ho la sfera di cristallo…” scherzò l’altro, mentre tirava fuori da una piega del saio il disco dati che era caduto dal cadavere di Iver, al senato “O meglio, di metallo….”

Anakin se lo fece dare, e lo rigirò tra le mani. “Gechter aveva messo tutto lì. Forse perché sapeva di non farcela… Forse per darci la prova concreta che le sue supposizioni non erano più solo castelli privi di fondamenta…”

“Cos’è successo poi?”

“In una reazione a catena, ricontrolla tutto e scopre che le informazioni dell’archivio jedi erano state completamente filtrate e modificate, soprattutto quelle riguardanti la salute di Axelbi. Quindi corre al centro medico, dove non trova una riga sulla dolorosa menomazione del jedi…. O meglio, a quel punto, del sith. Quello di cui è a conoscenza è già, di per sé, scottante. Ma c’è ancora qualcosa che gli sfugge: se Raken ora è un sith… se mira a piegare l’intero ordine e acquisire il potere al quale ambisce…come può farcela da solo? Rischia, e torna al tempio, dove ascolta dei discorsi…sente che i jedi partiranno e che Raken è stato escluso dall’operazione nonostante le sue richieste. Non riesce a spiegarsi il perché della spontanea offerta di Raken… Capisce, a quel punto, che c’è qualcosa che non era mai stato considerato.”

“I cloni…” mormorò Anakin.

“Si…se si era offerto era perché sapeva bene che non l’avremmo fatto partire, vista la sua menomazione, facendo così il suo gioco…  evitando in quel modo anche il rischio che i cloni gli sparassero addosso. Iver si rende conto che i cloni non sono l’arma che fin dalla loro creazione si era voluta far credere…ma che nascondono qualcosa di terribile per i jedi. Capisce che può ottenere le sue risposte solo su Kamino… ma anche che, come Gechter non avrebbe ottenuto molto. E allora non poteva far altro che fingere di conoscerle già….”

Anakin sgranò gli occhi, stupito “Non mi dirai che…”

Obi Wan annuì “Syfo Dias era morto da anni, ma in fin dei conti era l’unico a conoscere tutta la verità su questa ambigua faccenda. Si presenta così come il maestro morto, risale all’intera storia dell’esercito dei cloni….chiede di poter analizzare il background militare  e la mappa genica dei soldati: se Raken era così sicuro voleva dire che c’era un modo di far ribellare i cloni all’occorrenza. E in effetti, a causa del grado di sicurezza applicatovi, gli è praticamente impossibile scoprire a cosa corrisponde una particolare direttiva registrata sotto la numerazione di Ordine “66”… A quel punto ha tutte le prove che gli servono. Cerca di avvisarci, forse tenta di comunicare con il tempio ma non ci riesce. Torna quindi in Senato e registra tutto sul disco dati, che poi si nasconde addosso… ma trova anche Raken ad aspettarlo. Nello scontro che ne segue Iver ha la peggio, ma  non vuole permettere che Axelbi la passi così e  morente, assume le sembianze del traditore…. Ed è così, infatti, che l’abbiamo trovato.”

“Ma se non sapevi che Axelbi era vivo… come riuscire a capire che quel cadavere era in realtà di Gechter…che era il suo ultimo indizio?” gli domandò Anakin, e Obi Wan tornò con la mente agli istanti in cui avevano ritrovato il cadavere… a quel particolare, cui non aveva fatto subito caso.

“Non sapremo mai se Iver l’abbia fatto di proposito oppure non sia riuscito a completare la metamorfosi… ma il corpo che abbiamo scoperto in senato era in tutto per tutto identico ad Axelbi, tranne che…per gli occhi.”

“Gli occhi?”

“Gli occhi erano neri…due iridi scure, come quelle naturali di Gechter. Raken, invece, aveva gli occhi azzurri.”

Rimasero in silenzio, per un momento. Poi fu Obi Wan a riprendere la parola.

“Quello che mi chiedo è perché aspettare tutto quel tempo…” mormorò.

 

Perché tutto questo tempo?Perché attendere tutti questi anni, Axelbi?”

 

“Lord Sidious aspettava l’occasione giusta.”

 

Era questa l’occasione che stavo aspettando…

Eri tu, la mia occasione.

 

“Perché aspettavano l’occasione giusta…” replicò Anakin “Aspettavano che io cadessi, senza ribellarmi, nel lato oscuro…”

Obi Wan attese che l’amico continuasse. “Ventress… fu una specie di prova. Me ne rendo conto solo adesso… una prova per capire quanto il lato oscuro fosse ancora forte in me…In quella circostanza Sidious comprese che poteva ancora tenermi in pugno… la congiura, l’ipotesi della morte di Padmè….  colpire laddove ero più fragile, per piegarmi. E le occasioni non gli sono di certo mancate. Anche Axelbi, alla fine, è stato solo uno strumento… al suo posto dovevo esserci io. Io sarei dovuto diventare Lord Vader… io avrei compiuto la strage al tempio… Il suo destino era legato al mio… alle mie decisioni….”

“Axelbi ha compiuto le sue scelte, Anakin” gli disse grave Obi Wan. “che nessuno di noi avrebbe potuto impedire. Raken si è perduto con le sue stesse mani, roso dal rancore e dall’invidia…”

La porta si aprì piano, rimanendo appena socchiusa: alle orecchie di Obi Wan e Anakin arrivò la voce di Padmè “Luke, Leia…c’è una sorpresa, bambini…”

I piccoli si affacciarono sulla camera e gli occhi di Anakin brillarono: in un istante ogni pensiero negativo… ogni ricordo di quanto accaduto venne spazzato via.

“Ehy…” li invitò, allargando le braccia. “Papà!!” urlarono all’unisono i gemelli, saltando sul letto eccitati, abbracciandolo e accoccolandosi contro il suo corpo ferito, strappandogli qualche smorfia di dolore tra le lacrime e i sorrisi ma delle quali ad Anakin non poteva importare meno.

“Obi Wan, c’è una persona per te…” comunicò Padmè all’amico, avvicinandolo, mentre il jedi pensava che era arrivato il tempo di mettere la parola fine a quanto era accaduto, di relegare nei ricordi più remoti quegli avvenimenti.

“Per me?”

 “È  la maestra Olympia” rivelò Luke euforico, e Anakin inarcò un sopracciglio “Olympia…? Per te?”

Obi Wan si strinse nelle spalle, ma il suo ex allievo non potè non notare un certo rossore a ravvivargli le guance seminascoste dalla barba arruffata.

 

Obi Wan Kenobi…sta… arrossendo??

 

 “Dovrà dirmi qualcosa…” restò vago avviandosi verso la porta. Anakin non rispose, si limitò a sorridere. “Dovevo farmi quasi mettere sotto terra per vederti finalmente fare l’essere umano?” gli domandò dopo qualche istante.

Obi Wan si fermò sulla porta. “Fatti la barba…non ti dona. Hai un aspetto orribile…”

“E tu dovresti vederti, prima di giudicare l’aspetto degli altri… comunque, hai ignorato la mia domanda, maestro.” lo canzonò di rimando l’ex allievo.

Era un ficcanaso impiccione. Un pazzo, un testardo.

Un irascibile impulsivo.

Una testa calda d’altri tempi.

Ma era Anakin.

Ed era proprio per questo che gli voleva un gran bene, a quel suo ragazzo.

“Mi sei mancato, Skywalker” gli disse prima di andarsene.

 

 

 

***********

 

Era notte fonda, ormai.

Il palazzo era sprofondato nel silenzio più assoluto, vinto dalla stanchezza degli eventi di quelle giornate.

Padmè entrò il più silenziosamente possibile nella camera da letto: Anakin dormiva profondamente a causa dei sedativi che i droidi medico gli avevano dato.

Lentamente si avvicinò al grande letto e gli si sedette accanto…guardò il torace fasciato dalle bende alzarsi ed abbassarsi nella regolarità del respiro. Guardò il viso disteso… quel viso che pensava poter continuare a vedere solo nei suoi ricordi…

Posò un lieve bacio sulle sue labbra, soffermandosi poi a guardarlo per vedere se l’avesse svegliato.

Si distese quindi al suo fianco, accoccolandosi contro di lui… prese la sua mano e lentamente se la posò sul fianco, lasciando così che anche nel sonno indotto dal farmaco potesse abbracciarla.

Rimase ferma qualche istante, poi alzò la testa appena il necessario per raggiungere il suo orecchio.

“Stai dormendo, Anakin?”  domandò sussurrando, e il giovane non si mosse. Padmè sorrise mentre allungava una mano a sistemargli i capelli.

“Ti amo…non sai quanto…” mormorò ancora, prima di avvicinarsi ancora di più all’orecchio di suo marito. “Mi avevi fatto una promessa, te la ricordi?” continuò Padmè. “Avevi detto che mi avresti ridato quello che mi avevi portato via…”

 

Milady, sotto il profilo medico siete perfettamente sana. E ci sarebbe….

 

Gli sussurrò qualcosa, ancora più silenziosamente. Poi si allontanò scrutando di nuovo il viso di suo marito, ma Anakin non si mosse da com’era.

Tornò allora a stendersi vicino a lui e lasciò che lentamente il sonno e la stanchezza prendessero possesso della sua mente e del suo corpo… le bastarono pochi minuti per scivolare nel torpore.

E fu solo quando il petto di Padmè cominciò ad alzarsi nella regolarità del respiro tipico del sonno, che sul viso di Anakin si dipinse un largo sorriso.

 

 

*****

 

 

Epilogo

 

 

L’atmosfera densa di Mustafar lo avvolgeva, mentre si guardava intorno.

I fiumi di lava scorrevano senza sosta scendendo dai declivi di roccia e passando sotto i raffinatori.

Uno di questi era crollato…la sua estremità spuntava ancora incandescente dalla lava e presto si sarebbe inesorabilmente sciolta.

I piccoli droidi passavano gettando occhiate distratte, continuando il loro lavoro; le nubi si addensavano attorno alla luna liberata dall’eclissi.

Anakin guardò di fronte a lui, i piedi affondati nella scura rena che costeggiava e arginava il fiume lavico.

Guardava quel tronco privato degli arti, aggrappato alla vita con quella mano artificiale  che come gli avevano mostrato le visioni nella grotta di Neelvan, sarebbe stato preludio di una vita resa possibile da altrettanti e più complessi artifizi tecnologici.

Più macchina che uomo.

Guardava e non provava pietà verso quel suo sé stesso devastato dalle fiamme, consumato da un incendio che andava ben oltre le mere scintille della lava mustafariana.

Guardava quegli occhi ardere di odio, ultimo segnale di vita di quel monco tizzone del quale Anakin osservava i resti.

 

Il fuoco che attraversa il mio corpo…

 

“Io ti odio!!” aveva urlato pochi istanti prima con ira vibrante.

L’aveva urlato contro Obi Wan, che se n’era andato risalendo il pendio… sentendosi il vero sconfitto di quel duello.

 

Anakin

 

L’aveva urlato a lui, che si trovava lì a osservare la scena.

 

Anakin!!

 

Io ti odio.

“Ho vinto…” mormorò all’indirizzo del suo sé stesso carbonizzato. “Mettimi alla prova…”

 

“Anakin!!”

 

Il giovane battè le palpebre, ritrovandosi a guardare negli occhi stupiti di Obi Wan.

Guardandosi intorno, riconobbe la training area, dove in angolo lo sparuto gruppo di younglings si esercitava all’uso della spada sotto la guida del maestro Yoda.

“Anakin, sei con noi?” gli domandò Obi Wan e il giovane si voltò a guardarlo con un sorriso. “Certo… cosa c’è?”

“Ti senti bene?”

“Si che sto bene.”

Obi Wan incrociò le braccia. “Era una visione?”

 “Perché dobbiamo parlarne?” gli domandò invece di rimando Anakin, avviandosi verso l’uscita della training area. “Allora… a cosa stavi pensando?”

Rimase in silenzio per qualche istante. Osservò le file di giovani allievi… scorse il maestro Windu tenere una lezione all’interno di una sala. Il tempio mostrava ancora molte parti in costruzione…

Non erano di certo i fasti di un tempo… ma era un ottimo segnale di ripresa.

“A niente che abbia molta importanza, ormai…” disse quindi, volgendosi verso l’amico.

 

 ********

 

Anakin si sporse dalla vetrata che dava sulla terrazza, e scorse i riccioli di Padmè spuntare al di là della testiera di una delle comode poltrone che arredavano la balconata degli appartamenti di Coruscant.

Si avvicinò silenziosamente, e appoggiando  le mani sulla testiera si piegò per avvicinarsi al suo viso sorprendendo Padmè, che nel frattempo si era voltata, con un bacio sulle labbra.

“Quando sei arrivato?” gli chiese, mentre Anakin le si inginocchiava accanto.

“In questo momento. Non volevo disturbarti”

”Tu non mi disturbi mai” gli disse in un sorriso che Anakin contraccambiò. “I bambini sono pronti?”

“Lo saranno a momenti… sono euforici, soprattutto per il mistero che circonda questa tua idea…” lo stuzzicò Padmè. “Tra poco andremo, e sapranno di cosa si tratta…” le rispose sibillino il marito.

“La questione è che vorrei sapere anche io di cosa si tratta…” ribattè la ragazza “… per capire se debba preoccuparmi o meno.”

Anakin le rivolse un sorriso sornione.  “È una corsa…”

Padmè sgranò gli occhi. “Che cosa?”

“… ma non correrò io. E nemmeno i bambini…” si affrettò a rassicurarla ridendo, divertito dalla sua reazione.

“Anakin, per favore… non puoi far finta che non ti sia successo nulla! I droidi medici…”

“I droidi medici sono una seccatura” la interruppe Anakin, roteando gli occhi in una finta esasperazione, ma Padmè continuò “Santo cielo, sei quasi morto!”

“Amore, è successo un anno fa, ormai….” Gli ricordò il jedi con dolcezza, prendendole il viso tra le mani. “Ammetti che i droidi sono il tuo personale mezzo di tortura nei miei confronti…”

Padmè non rispose subito…rimase in silenzio, poi lo guardò maliziosa, inarcando un sopracciglio. “Eppure direi di aver usufruito di altri mezzi molto più persuasivi, Skywalker…”

Anakin le si avvicinò per baciarla, quando sul viso di Padmè si dipinse una smorfia di dolore.

“Ahi!” esclamò, e suo marito sorrise voltandosi a guardare la causa di quell’esclamazione… anche lo sguardo di Padmè si addolcì volgendosi al fagottino che succhiava avidamente dal suo seno. “Qualcuno oggi ha proprio fame…” mormorò quindi.

Anakin scostò l’abitino per scrutare il viso paffuto… e la piccola Shmi Miracle Skywalker, l’ultima arrivata, si stacco dal seno della madre con un gorgoglio di soddisfazione. La bimba aveva quasi due mesi, ormai… e aveva definitivamente chiuso un capitolo della loro vita, per aprirne uno nuovo. Aveva gli occhi azzurri di Anakin e i capelli scuri di Padmè… o meglio, a detta dei due orgogliosi fratelli, gli occhi di Luke e i capelli di Leia.

 Padmè la sollevò diritta e Anakin la prese tra le braccia, alzandosi in piedi, mentre Padmè si ricopriva il seno. Se l’appoggiò sul petto, lasciando che la testina si abbandonasse sulla sua spalla mentre chiudendo gli occhi ne respirava il profumo… quella fantastica fragranza che solo i neonati hanno…profumo di morbida pelle… profumo di latte… profumo di curiosità e di notti insonni. E che lui adorava.

Girò un poco la testa per posare un delicato bacio sulla guancia rosea.

 

L’amore genera, Anakin. L’odio no.

 

 L’amore crea, l’odio è aridità.

 

“Non ho ragione, Shmi? La mamma non è una rompiscatole?” domandò alla piccola, tenendola nuovamente dritta davanti a lui. Shmi lo guardò fisso, con gli occhioni spalancati.

“Avanti, dillo a papà… pa-pà…” cominciò a sillabare, suscitando l’ilarità di Padmè. Anche la bimba gli rivolse un sorriso tutto gengive, emettendo un gorgoglio divertito e agitando le manine.

“Hai sentito, l’ha detto!”

“Si, certo..” lo canzonò Padmè, abbracciandolo e posandogli un bacio sulle labbra.

“Beh forse non era esattamente quello che intendevo ma gli assomigliava…” continuò, sistemandosi la bambina tra le braccia. Si voltò quindi verso Padmè, piegandosi sul suo volto. “Non preoccuparti, tesoro... è solo un… ritorno al passato, chiamiamolo così.”

Quindi la baciò con dolcezza, mentre sua moglie gli posava le mani sul viso… finché i gorgoglii di Shmi non sfociarono in un accorato pianto.

“Oh, cielo. Hai ragione, tesoro, c’eri prima tu.” le mormorò Anakin, cominciando a cullarla. “Papà è imperdonabile…”

Ma dopo qualche istante, l’attenzione della coppia fu attirata dall’arrivo dei gemelli. “Papà,allora andiamo andiamo andiamo!!!” proruppe Luke, al quale fece subito eco la sorella “Si dai, andiamo papà!!”

Anakin sorrise, e la piccola Shmi passò alle braccia della ragazza. “Ti amo” fu il suo congedo a Padmè, baciandola, che sorrise sulle sue labbra. “Lo so…”

I bambini rivolsero un rapidissimo saluto sia alla madre che alla sorella e mentre si avviavano all’hangar il jedi  sollevò Leia mettendosela sulle spalle e prese  per mano Luke.

 

Ci si può abituare all’amore?

Ci si può abituare all’amore, soprattutto quando si è camminato con la morte al fianco?

 

La vita stessa si regge su equilibri perfetti… luce e ombra…bene e male…odio e amore, gli aveva detto Qui Gonn.

Se nel suo animo quell’equilibrio avesse cominciato definitivamente a regnare, questo non lo poteva sapere. Ma ora sentiva finalmente quella pace, nel cuore…

 “Andiamo a Tatooine” li informò all’improvviso il padre.

“Ma allora andiamo solo a trovare gli zii…” proruppe sconsolata Leia, ma Anakin sorrise sornione. “A Tatooine non ci sono mica solo la zia Beru e lo zio Owen… C’è ad esempio un  grande stadio, a Mos Espa….” iniziò, attirando l’attenzione dei figli. “… dove corrono dei mezzi velocissimi…”

Luke e Leia lo guardavano affascinato.

“Che corse sono, papà?” gli domandò Luke incuriosito.

“Sono le corse dei podracers…”

 Ogni assurdità  ha la sua ragionevole logica.

E forse allora la sua non era stata pura follia, se per follia si poteva intendere quella sua disperata ricerca di felicità….

Felicità che non valeva il più grande dei poteri.

Alla fine Qui Gonn aveva ragione.

Ogni pazzia ha la sua lucidità.

“Papà… tu partecipavi a queste corse?? ” gli chiese Leia. Anakin rimase in silenzio….

“Diciamo che parecchio tempo fa’ me la cavavo…”.

Luke proruppe in un’esclamazione stupita, e Anakin non potè fare a meno di sorridere.

Dopotutto, al di là della follia era di nuovo equilibrio.

 

 

 

 

FINE

 

 

* Tanatòsi: fenomeno che si osserva in alcuni insetti, i quali, in seguito a stimoli di varia natura, rivelano una rapida contrazione del tronco e degli arti, dopo di che restano perfettamente immobili, come se fossero morti.(sapere. It)

Ovviamente qui si parla di insetti, ma ho preferito adattare la caratteristica a un rettile, che vedo meglio esposto nell’ufficio di un senatore (NdM)

 

 

 

****************

 

FINE!!! Finalmente, dirà qualcuno, ma mentre sviluppavo la storia mi sono lasciata prendere dagli intrighi, e così la cosa mi si è dilungata un po’…^^ Sorry!!

Ora, vorrei stilare tutta una serie di scuse per gli eventuali errori ortografici disseminati qua e là lungo la trama (punti, virgole, maiuscole, Obi Wan che ogni tanto mi è uscito con la W minuscola - e che comunque mi hanno detto si scrive Obi-Wan... ma tutte le volte a mettere il trattino... Silvì, grazie per la rettifica!), anche errori non puramente ortografici come ad esempio quello fattomi notare da Jediknight88 riguardo Obi Wan che non può sapere di Ventress. Forse qualche incongruenza è presente... ma io ho fatto del mio meglio e se l'avete trovate, significa che siete andati proprio a cercare il pelo nell'uovo XDDD, ma non può che farmi piacere ^^. 

Ora partono i ringraziamenti:

Grazie, davvero, a chi mi ha letto, chi mi ha incoraggiato, chi mi ha supportato e sopportato.

Grazie a quelle fantastiche persone che hanno voluto perdere un po’ del loro tempo per farmi sapere cosa pensavano di questa storia, e quindi grazie a Silvì, Topomouse, Bip, Chaosreborn, Darth Steo, Aresian, micia, airy skywalker, Andy / Darth Harion, Irene Bitassi, Jenny76, Buffy86,Masterpeeves, Ben, Blaise / Evey, stizy, padmeskywalker, emily ff, Anduril, Apple90, Jediknight88, malkcontent e anamaya87 (mi pare di non aver dimenticato nessuno... ma se così fosse, chiedo scusa. Il ringraziamento è rivolto a tutti!!)

Grazie a chi mi ha criticato, perché è impossibile che una storia sia solo bella.

E grazie anche a questa fanfic, che mi ha accompagnato lungo quest’ultimo anno e mezzo che per me non è stato dei migliori

 

Per concludere, qui di seguito troverete alcuni riferimenti per capire meglio alcune parti della storia, nonché la “bibliografia” con la quale mi sono aiutata per dare veridicità alla mia fanfic:

- www.swx.it  innanzitutto: in questo sito è presente un grandissimo databank sul mondo di SW

- l’esalogia “Star Wars”

- l’albo “Star Wars: Obsession”

- la serie animata “Clone Wars”; per chi non la conoscesse o non l’avesse mai vista, sul sito www.guerrestellari.net. è  presente un dettagliatissimo riassunto.

- Star wars athenaeum di www.guerrestellari.net ,  nel particolare “100 ragioni per amare La Vendetta dei Sith - 100 (e più...) cose che dovete gustarvi in questo film” a cura di Davide Canavero che consiglio caldamente di leggere e che mi ha ispirato quando si è trattato di scrivere la fine.

- Wikipedia, per i riferimenti a Siri Tachi (in particolare) e per altre piccole cose.

 

 

Credo che per un po’ non mi vedrete nei panni di autrice… mi fermo, al momento. O almeno fino alla prossima ispirazione^^

Beh, credo che sia tutto… se qualcuno avesse domande, non esitate a contattarmi!

 

Cheers

 

Eva

 

  
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