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Autore: Angel TR    02/07/2012    9 recensioni
{Sequel di Rapture}
You make me feel like I've been locked out of heaven
For too long, for too long.

Bruno Mars - Locked Out of Heaven.
Solo un amore impossibile può essere eterno.
Il Trono ha condannato Lucinda Price e Daniel Grigori ad un'ultima, breve vita da mortali sulla Terra, liberi da ogni maledizione e, soprattutto, dal loro status angelico e dalle loro memorie.
I due vivranno ciò che avevano sempre desiderato, insieme, tra libri e sorrisi timidi.
Fino a quando...
Cosa succede quando le memorie iniziano ad affiorare?
Cosa succede quando il Trono lo scopre? Ancora una volta, Daniel e Luce non saranno soli, anzi.
L'ultima avventura degli angeli caduti, scritta con tutto il cuore.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Heaven's Door'
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Chapter 2- Angeli in cielo, umani in terra


La vita è un sogno dal quale ci si sveglia morendo.
Virginia Wool



Quella notte, Luce fece un sogno strano.
Sognò quell’orribile istituto, quello che lei e i suoi genitori avevano visto di sfuggita durante il tragitto per il college. Nel sogno, lei era davanti all’ingresso della scuola e alzava lo sguardo verso l’insegna.
Sull’insegna campeggiava la scritta “Sword&Cross”. Le sue mani stringevano forte una sacca rossa –Luce conosceva quella sacca: l’aveva portata con lei al college- mentre varcava il recinto e s’incamminava lungo lo squallido prato incolto . Sembrava proprio un cimitero; era un posto macabro, un posto che non poteva essere una scuola. Poi vide la sé del sogno correre non appena si era resa conto di essere in ritardo.
La Luce del sogno si fermò davanti ad una persona, il cui sesso era davvero difficile da indovinare ,nell’atrio della scuola –il che era assurdo, perché lei non conosceva affatto quel posto, non sapeva com’era fatto-, che sembrava essere di guardia e stava discutendo con tre ragazzi…a Luce riuscì difficile concentrarsi sul primo perché gli ultimi due erano di una bellezza sfolgorante.
Un lampo di verde smeraldo.
La Luce del sogno si girò verso quel lampo. Due occhi; erano due occhi verde smeraldo ad aver mandato quel bagliore, due occhi che appartenevano ad un ragazzo incredibilmente bello.
E lei conosceva il suo nome, lo aveva proprio sulla punta della lingua…
Luce si svegliò di soprassalto, sudata e stravolta.
Si passò una mano affusolata tra i lunghi capelli neri, poi sul volto. Si rese conto di star ansimando. Fissò il quadrante della sveglia: erano le 4.25 di notte. Luce riportò lo sguardo davanti a sé, con il respiro ancora affannoso; cercò di convincersi che era solo un sogno.
Lo ripeté ad alta voce.
«È solo un sogno…»
Ma niente, quelle parole erano vuote, prive di senso, e non riuscivano a calmare la sua fantasia che aveva incominciato a lavorare sfrenata. Sul cuscino bianco c’era una macchia di saliva e Luce rabbrividì: aveva forse parlato nel sonno? Eppure nel sogno lei non diceva proprio nulla: era solo nell’occhio di un ciclone di emozioni.
Si guardò intorno, aspettandosi davvero qualcosa, magari di essere nella sua stanza che dava sul prato e, se spostava lo sguardo oltre, sul cimitero…che cosa? !
Sul cimitero?
Si voltò verso la finestra, trattenendo il respiro –per un attimo il suo cervello davvero si aspettava di vedere un cimitero oltre il prato pieno di cespugli di peonie- e…no, c’era solo il prato. E altro prato. E altro prato ancora.
Nonostante Luce si fosse aggrappata al davanzale della finestra –eppure, con suo grande orrore, le sue mani erano corse a delle sbarre inesistenti- per vedere meglio, non scorgeva altro che erba e fiori.
E non sapeva dire se l’emozione che provava era sollievo oppure delusione.
In quel momento la luce della luna, che di solito Luce trovava confortante e romantica, gettava su ogni cosa un’ombra sinistra. Sembrava che volesse farsi beffe di lei. Sollevò i capelli in una coda di cavallo perché stava sudando dietro la nuca (Luce sudava spesso dietro la nuca) ma poi la rilasciò cadere. Le ciocche di capelli si sparsero sulle spalle e sulla schiena, come una frustra gentile.
63. Il numero della sua vecchia camera era 63. Le era tornato in mente come un razzo, un fuoco d’artificio che esplode nel buio più totale. Ripescò nel sogno, ma non c’era nessuna camera, nessun 63.
«Era solo un sogno…» mormorò di nuovo.
Sentì un fruscio di lenzuola dietro di sé, e si diede della stupida: era riuscita nell’arduo compito di svegliare la sua compagna di stanza.
«Luce? Sei sveglia?» chiese Nora, la voce impastata dal sonno. Luce si girò e trasse un sospiro di sollievo: Nora aveva la testa leggermente sollevata ma gli occhi chiusi e una mano stretta su un lembo di lenzuolo.
«No.» rispose sottovoce. Osservò la testa della sua amica crollare sul cuscino con un leggero tonfo.
Luce ritornò a perlustrare il campo, le dita che stringevano forte il davanzale blu, la mente che vagava. Si rassegnò: non avrebbe dormito più quella notte.

()


Luce pagò caro il prezzo di quel suo “party notturno”.
Al mattino, sotto le piccole, impietose luci dello specchio del bagno della sua stanza, girò il viso in ogni angolazione per osservare meglio le due incredibili, grosse borse sotto gli occhi. Se fossero state davvero borse, sarebbero state due gigantesche valigie.
E, con la pelle chiara che aveva, si notavano ancora di più. E non era solo quello il regalino della nottata passata a pensare alla Sword&Cross: aveva anche due occhioni gonfi, come se avesse pianto.
Si passò una mano sul viso pallido.
Con che diavolo di faccia tosta si sarebbe presentata a lezione? E vogliamo mettere se avesse incontrato Daniel? Il solo pensiero la fece arrossire fino alle punte dei capelli. Con studiata lentezza si legò i capelli, pronta al restauro. Lanciò uno sguardo di sfida allo specchio e, fissandosi, chiese ad alta voce «Nora? Posso prendere in prestito quel tuo detergente per il viso? Il mio è finito.»
«Ma certo, Luce! Prendi quello che vuoi.» le gridò di rimando la voce di Nora, sempre così disponibile.
Mentre si stava lavando, il viso della sua amica fece capolino dalla porta socchiusa del bagno «Ehi, ma che sono quegli occhi gonfi?» la scrutò con gli occhi ridotti a due fessure «Guarda che Daniel non scompare mica. Lo rivedrai oggi.»
«Lo so…è che non ho dormito.» rispose Luce, con la faccia ancora bagnata.
Prendendola per i gomiti, Nora la fece girare verso di lei «Mmh…credo di poter fare qualcosa per queste occhiaie.»
Scavò nel cassetto del bagno e tirò fuori dei prodotti non identificati dalla mente non-esattamente-esperta-in-cosmetici di Luce; poi cominciò a picchiettarli sul contorno occhi «Ti servirà anche un po’di ghiaccio, così si sgonfieranno.»
Luce sospirò. Sentiva che quelle occhiaie le avrebbero tenuto compagnia per tutto il giorno.
Un’ora e tre quarti dopo, Luce e Nora stavano scendendo le scale del dormitorio, dirette all’edificio dove si svolgevano le lezioni. Alla fine, Nora aveva domato, seppur in parte, le sgradevoli borse che campeggiavano sotto gli occhi gonfi di Luce, usando le sue armi preferite: trucco, creme e ghiaccio. Luce le aveva fatto promettere di non truccarla troppo e Nora, in effetti, aveva mantenuto la promessa: le aveva messo solo un filo di matita azzurro chiaro sulla rima palpebrale interna.
Eppure Luce continuava a sentirsi un clown.
«Vedrai che tutti penseranno che mi sono messa in ghingheri per…» borbottava Luce, lasciando intendere il soggetto e lanciando sguardi preoccupati intorno a sé.
«Maddai!» la rassicurò Nora «e poi era peggio se scendevi in quel modo!»
L’aria calda di fine agosto convinse Luce a non vederla in modo tragico: in fondo, la giornata era appena cominciata e poteva ancora raddrizzarsi. Luce inspirò a fondo la dolce brezza mattutina, così diversa dall’afa che avvolgeva il Texas come una cappa, e si sentì decisamente meglio.
Al suo fianco, Nora agitò vigorosamente un braccio per chiamare il gruppo di ragazzi della sera prima «Ehi!» gridò, attirando la loro attenzione.
Luce si sentì un po’a disagio: alla festa non era stata realmente presente…era stata distratta da ben altre feste, pensò; e solo il pensare a certi capelli biondi e certi occhi viola sentì il sangue affluire alle guance in modo così violento che si dovette portare le mani fresche alle gote per alleviare il bruciore. Nora la tirò a sé.
La ragazza si guardò intorno: stranamente, nessun viso le era nemmeno un po’ familiare
E, improvvisamente, la scena mutò: il coloratissimo campo pieno di cespugli di peonie dell’Emerald College nel Connecticut diventò grigio e nero, cupo come…la Sword&Cross. I ragazzi fighetti che sedevano con la schiena curva e le gambe penzoloni sui muretti diventarono i punk imbronciati e vestiti di nero che, in gruppetto, cercavano di farsi forza in tutto quel grigiore. Solo Luce rimase la stessa in tutto quello scenario e conosceva solo la ragazza al suo fianco…ma quella ragazza non era Nora. Era…
Luce si voltò alla sua destra e si scontrò con lo sguardo eccitato di Nora.
Confusa e stordita, si guardò intorno: in un attimo fuggente come un battito di ciglia era tornato tutto come prima. Batté di nuovo le palpebre. Nora le stringeva ancora un braccio, come se avesse paura di vederla scappare. Luce le rivolse un sorriso che non arrivò fino agli occhi.
Cosa le stava succedendo? Era troppo stanca, ecco tutto. La notte scorsa non aveva dormito affatto ed ora si ritrovava a sognare ad occhi aperti.
Fortunatamente le lezioni stavano per iniziare, pensò la ragazza mentre alzava gli occhi verso la torretta dov’era montato il grande orologio. Mente i suoi occhi percorrevano veloci gli ormai familiari mattoni della torretta, una sciarpa rossa attirò l’attenzione di Luce.
Eccolo. Luce si schermò gli occhi con le mani per poter guardare meglio: sì, era proprio lui. Era Daniel.
Il vento lieve come una carezza gli scompigliava ancor di più i capelli biondi e gli appiattiva la T-shirt leggera al torace, evidenziandone i muscoli definiti. Le estremità della sciarpa rossa ondeggiavano nell’aria dietro di lui come la coda di una cometa ed erano come un faro in una notte tempestosa: inevitabilmente, lo sguardo di Luce non poteva che cadere su di lui –ne era ovviamente attratto. A quel punto, Luce avrebbe dovuto augurarsi che per caso la guardasse e lei si sarebbe dovuta limitare a salutare da lontano, magari con un lieve sorriso speranzoso.
Quello era ciò che desiderava, non ciò che sarebbe accaduto, si disse Luce, mordendosi il labbro.
Eppure, Daniel si sistemò la sciarpa e, nel farlo, i suoi occhi incontrarono quelli di lei. Le sue guance di porcellana si colorarono di un rosa pallido e le rivolse un sorriso talmente radioso che Luce si aspettò di imbarazzarsi –no, non s’imbarazzò. Le sembrava così naturale…
«Qualcuno sembra proprio interessato…» scherzò Nora, sussurrandole all’orecchio.
Luce sobbalzò. Non si era proprio resa conto che tutti si erano accorti del gioco di sguardi tra lei e Daniel.
«Ops!» aggiunse l’amica, dandole però un’affettuosa strizzata alla mano. «Girati verso di me, non dargli troppa corda! Si vede da cento metri che gli muori dietro, tesoro. I maschi vanno stuzzicati.» e la visuale paradisiaca di Daniel venne sostituita dal viso divertito di Nora.
Luce sospirò. La campanella suonò, e uno sciame di ragazzi si precipitò nell’edificio. «Andiamo, dái» disse Nora, trascinando la ragazza per un braccio bianchissimo. Luce ebbe appena il tempo di girarsi per vedere un guizzo azzurro tra la folla.


Angolo Autrice
Rieccomi!=D
Incominciamo col dire...ma Lauren Kate...non vi sembra che per il Trono si sia ispirata alla camorra?O_o
Come diciamo a Napoli...è proprij kazzimmus!!!!ò.ò LOL
Quindi. Ovviamente io non scrivo come la Kate e non penso proprio di poterla sostituire, diciamo, ma spero che questa fic farà continuare a sognare chi, come me, non è ancora pronto a lasciare andare Luce&Daniel (e compagnia bella ;D) al loro destino mortale.
Beijinhos, Angel.
P.S. grazie a chi mi ha recensita....davvero mi ha fatto molto piacere sapere che non sono l'unica ad aver pianto e a non aver proprio amato il finale <3

  
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