Chapter 2- Angeli in cielo, umani in terra
La vita è un sogno dal quale ci si sveglia morendo.
Virginia Wool
Quella notte, Luce fece un sogno strano. ()
Sognò quell’orribile istituto, quello che lei e i suoi genitori avevano visto di sfuggita durante il tragitto per il college. Nel sogno, lei era davanti all’ingresso della scuola e alzava lo sguardo verso l’insegna.
Sull’insegna campeggiava la scritta “Sword&Cross”. Le sue mani stringevano forte una sacca rossa –Luce conosceva quella sacca: l’aveva portata con lei al college- mentre varcava il recinto e s’incamminava lungo lo squallido prato incolto . Sembrava proprio un cimitero; era un posto macabro, un posto che non poteva essere una scuola. Poi vide la sé del sogno correre non appena si era resa conto di essere in ritardo.
La Luce del sogno si fermò davanti ad una persona, il cui sesso era davvero difficile da indovinare ,nell’atrio della scuola –il che era assurdo, perché lei non conosceva affatto quel posto, non sapeva com’era fatto-, che sembrava essere di guardia e stava discutendo con tre ragazzi…a Luce riuscì difficile concentrarsi sul primo perché gli ultimi due erano di una bellezza sfolgorante.
Un lampo di verde smeraldo.
La Luce del sogno si girò verso quel lampo. Due occhi; erano due occhi verde smeraldo ad aver mandato quel bagliore, due occhi che appartenevano ad un ragazzo incredibilmente bello.
E lei conosceva il suo nome, lo aveva proprio sulla punta della lingua…
Luce si svegliò di soprassalto, sudata e stravolta.
Si passò una mano affusolata tra i lunghi capelli neri, poi sul volto. Si rese conto di star ansimando. Fissò il quadrante della sveglia: erano le 4.25 di notte. Luce riportò lo sguardo davanti a sé, con il respiro ancora affannoso; cercò di convincersi che era solo un sogno.
Lo ripeté ad alta voce.
«È solo un sogno…»
Ma niente, quelle parole erano vuote, prive di senso, e non riuscivano a calmare la sua fantasia che aveva incominciato a lavorare sfrenata. Sul cuscino bianco c’era una macchia di saliva e Luce rabbrividì: aveva forse parlato nel sonno? Eppure nel sogno lei non diceva proprio nulla: era solo nell’occhio di un ciclone di emozioni.
Si guardò intorno, aspettandosi davvero qualcosa, magari di essere nella sua stanza che dava sul prato e, se spostava lo sguardo oltre, sul cimitero…che cosa? !
Sul cimitero?
Si voltò verso la finestra, trattenendo il respiro –per un attimo il suo cervello davvero si aspettava di vedere un cimitero oltre il prato pieno di cespugli di peonie- e…no, c’era solo il prato. E altro prato. E altro prato ancora.
Nonostante Luce si fosse aggrappata al davanzale della finestra –eppure, con suo grande orrore, le sue mani erano corse a delle sbarre inesistenti- per vedere meglio, non scorgeva altro che erba e fiori.
E non sapeva dire se l’emozione che provava era sollievo oppure delusione.
In quel momento la luce della luna, che di solito Luce trovava confortante e romantica, gettava su ogni cosa un’ombra sinistra. Sembrava che volesse farsi beffe di lei. Sollevò i capelli in una coda di cavallo perché stava sudando dietro la nuca (Luce sudava spesso dietro la nuca) ma poi la rilasciò cadere. Le ciocche di capelli si sparsero sulle spalle e sulla schiena, come una frustra gentile.
63. Il numero della sua vecchia camera era 63. Le era tornato in mente come un razzo, un fuoco d’artificio che esplode nel buio più totale. Ripescò nel sogno, ma non c’era nessuna camera, nessun 63.
«Era solo un sogno…» mormorò di nuovo.
Sentì un fruscio di lenzuola dietro di sé, e si diede della stupida: era riuscita nell’arduo compito di svegliare la sua compagna di stanza.
«Luce? Sei sveglia?» chiese Nora, la voce impastata dal sonno. Luce si girò e trasse un sospiro di sollievo: Nora aveva la testa leggermente sollevata ma gli occhi chiusi e una mano stretta su un lembo di lenzuolo.
«No.» rispose sottovoce. Osservò la testa della sua amica crollare sul cuscino con un leggero tonfo.
Luce ritornò a perlustrare il campo, le dita che stringevano forte il davanzale blu, la mente che vagava. Si rassegnò: non avrebbe dormito più quella notte.