Crossover
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Autore: darkrose12184    17/01/2007    1 recensioni
Crossover Inuyasha/I Cieli di Escaflowne. Kagome è una ragazza come tante altre, Allen Schezar è un famoso cantante...Una storia difficile, ma non impossibile. Un sogno dell'autrice
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anime/Manga
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo uno: Allen Schezar
Grazie ad Elychan x il commento! Questa storia, quella che sto vivendo, è molto, troppo simile a questa, che ho scritto prima di conoscere "il mio Allen"... ci sono anche state un po' di incomprensioni, ma tutto è stato chiarito... E ora il quinto capitolo...

Capitolo cinque: In tour

 

Allen e Kagome erano davanti al tempio in cui viveva la ragazza.

 

-         Questo… È  un addio… - disse Kagome, triste.

-         Si, ma… Io… Sono stato bene con te, davvero molto… Io… vorrei che tu… Venissi con me. La tua presenza mi ha dato una carica particolare, questa sera… - chiese Allen.

-         Io? Ma come faccio? – chiese Kagome, sconcertata.

-         Semplice: io domani mattina ti vengo a prendere in taxi, tu stasera prepari le valigie… Ed andremo insieme in California! –

 

Kagome non disse nulla, si mise solo a riflettere su cosa aveva da perderci: il lavoro. Un lavoro senza un contratto, dove quindi non aveva ferie pagate, e dove non doveva dare alcun preavviso per il licenziamento. E dove, inoltre, la trattavano male e le davano una cifra irrisoria come stipendio. Beh, non avrebbe avuto da perderci molto.

 

Il più era la sua famiglia… Beh, gli avrebbe detto che le avevano offerto di lavorare per loro. Come truccatrice, o scenografa… Qualcosa si sarebbe inventata. Le sembrava di fare la cosa più deficiente che avesse mai fatto in vita sua, ma allo stesso tempo sentiva di volerlo fare. Era come se un sesto senso la guidasse fino ad Allen.

 

-         Allora, che ne pensi? – le chiese il ragazzo.

-         Accetto – disse semplicemente lei.

-         Davvero? –

-         Si, davvero –

 

Allen la abbracciò forte, e lei lo strinse a sua volta.

 

-         Allora ci vediamo domani mattina. Dovresti riuscire a fare il biglietto direttamente in aeroporto, tanto non sarai l’unica a doverlo fare… -

-         Eh? – Kagome non capiva a cosa si fosse riferito Allen.

-         Non ti preoccupare, domani vedrai –

 

Allen la abbracciò ancora, baciandole con dolcezza una guancia. Poi si allontanò con il taxi, verso il suo albergo.

 

Kagome, entrata in casa, chiamò subito Ery, sperando che fosse ancora sveglia. Uno squillo, e l’amica rispose subito.

 

-         Ciao… Sei a casa? – chiese Kagome all’amica.

-         Si, sono arrivata da una decina di minuti… -

-         Io sono entrata adesso… Devo dirti una cosa! – annunciò Kagome, euforica.

-         Anch’io devo dirti una cosa… - rispose Ery.

-         Prima tu! – la incitò Kagome, curiosa.

-         Ok… Steve domani partirà con i Wild Children, lavorerà per loro, e mi ha chiesto di partire con lui… -

-         Ma è bellissimo! –

-         Si, ma… Non gli ho ancora dato una risposta… Mi ha detto che mi manderà un taxi domani e che lui mi aspetterà all’aeroporto… E se non mi vedrà partirà senza di me… -

-         Ma tu ci andrai, vero? –

-         Non lo so ancora… E tu cosa dovevi raccontarmi? –

-         Ecco… Io… Allen… Mi ha chiesto di partire con loro… Ma io ho accettato subito…! –

-         Davvero? Questo mi conforta… Questa partenza improvvisa è un salto nel buio per entrambe, ma se lo faremo assieme sono sicura che andrà bene… -

-         Allora accetti la proposta di Steve? –

-         A questo punto direi proprio di si… -

-         Perfetto! Allora ci vediamo domani! –

-         Notte! –

 

Le due ragazze terminarono la conversazione. Entrambe ora dovevano dedicare le poche ore che le separavano dalla partenza, alla preparazione delle valigie…

 

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Un taxi era fermo accanto ad una scalinata che, salendo verso l’alto, raggiungeva un tempio. Quella era la casa di Kagome. E fuori dal taxi, che fumava una sigaretta, c’era un ragazzo meraviglioso. Ogni donna, qualsiasi età ella avesse, alla vista di quello splendido ragazzo si voltava a guardarlo. Sembrava essere in attesa di qualcuno, lo sguardo rivolto in cima alla scalinata.

 

D’un tratto, una ragazza con molte borse e valigie comparve in cima alle scale. Lui con un agile scatto la raggiunse, la salutò con un sorriso, e le diede una mano a portare giù i bagagli.

 

Una volta caricato tutto, il taxi partì, diretto all’aeroporto. I due ragazzi all’interno dell’auto non facevano che sorridersi e stringersi reciprocamente le mani, scambiandosi talvolta anche qualche carezza. Sembravano una coppietta che stava per partire per le vacanze.

 

-         Come stai? - chiese Allen a Kagome.

-         Sono emozionatissima – rispose lei.

-         Per quale motivo? –

-         Beh… Fino a ieri voi per me eravate lontani anni luce da me… Eravate uno dei miei gruppi preferiti, ed irraggiungibili… Ed ora sto per partire con voi, con te… - le ultime due parole Kagome le pronunciò a bassa voce, fissando il suo sguardo in quello di Allen.

 

Vennero distratti dal tassista che gli indicò l’aeroporto. Erano arrivati. Scaricarono i bagagli e, non appena entrati nell’atrio, un uragano investì Kagome: era Ery, estremamente felice per essere in partenza insieme alla sua amica, per quello che era il loro sogno. Poco lontano da lì, Steve le guardava, sorridendo. Tutti, tranne Steve ed Ery, rimasero sbalorditi vedendo arrivare Allen con Kagome. In genere lui le ragazze non se le portava in tour, anche perché per ogni luogo visitato trovava una ragazza diversa.

 

Dave si era accorto già dalla sera prima che in Allen c’era qualcosa di diverso. Durante lo spettacolo spessissimo lo aveva sorpreso a guardare verso quella ragazza.

 

Sempre la stessa, quella che gli aveva mandato la sua foto, che lui ancora teneva nel portafoglio, quella che aveva cantato un pezzo di una canzone con lui, quella che dopo il concerto era andata nel backstage, quella che Allen aveva voluto accompagnare a casa, quella che quella stessa mattina era arrivata per mano con Allen.

 

Il ragazzo non aveva mai mostrato tutte queste attenzioni verso una donna, anche perché con la sua fama rischiava di farsi sfruttare da qualche stronza. Ma quella… Kagome, si chiamava… Lei no, lei sembrava essere brava, sincera. E lui… Sembrava prestarle particolare riguardo, non l’aveva mai visto così.

 

John aveva provveduto a prendere i biglietti aerei per le due ragazze, e dopo aver fatto il check-in, ognuno aveva la possibilità di gironzolare un po’ per l’aeroporto in attesa dell’imbarco.

 

Ery, Steve, Allen e Kagome decisero di andare a mangiare assieme, in un ristorante italiano che si trovava poco lontano dal gate dove era previsto l’imbarco, per le due del pomeriggio.

 

I quattro si abbuffarono, cercando di impedire ad Allen di pagare, senza tuttavia riuscirci. Il commento del cantante fu: - Steve, tu vieni con noi per lavorare, e sei spesato, Kagome è mia ospite, e Ery… Mi andava di offrirle il pranzo, ok? –

 

Il ragazzo annuì, ringraziandolo a bassa voce. Allen era così diverso da come lo ricordava… Possibile che in un anno fosse cambiato tanto? Lui aveva la netta impressione che ad averlo cambiato così fosse stata Kagome, in poche ore.

 

Ery e Steve dopo il pranzo andarono a fare un giro da soli, dando così la possibilità anche a Kagome ed Allen di passare un po’ di tempo senza altre persone intorno.

 

Kagome era piuttosto stanca, e Allen lo notò immediatamente.

 

-         Sei stanca? – chiese il ragazzo, mentre si sedevano sulle poltroncine in attesa dell’imbarco.

-         Un po’… Sai, per preparare i bagagli, stanotte, non ho dormito per niente! – rispose la ragazza, sbadigliando.

 

Allen le fece appoggiare la testa sulla sua spalla e le disse:

 

-         Tranquilla, tanto quando arriveremo là saranno le tre di notte, ed andremo dritti a dormire –

-         Le tre di notte? –

-         Si! –

-         Ma… Quante ore di aereo dobbiamo sopportare? –

-         Sono sei ore, ma se consideri il fuso orario… torniamo indietro di diciassette ore –

-         O mio dio… Quindi rimarrò stordita per tre giorni! –

-         Tra tre giorni saremo a New York, che rispetto a Los Angeles è avanti di tre ore… Solo domani potremo gironzolare un po’… Poi fino a dopo il concerto a New York non avremo molto tempo libero –

-         Quindi un altro cambiamento d’ora? Ma come fate a reggere una vita simile? –

-         Beh, chiamala passione, abitudine, lavoro… Ma se non ti va sei ancora in tempo a tornare indietro! –

-         Assolutamente no! – rispose Kagome, avvicinandosi un po’ di più al ragazzo, come a voler dire che lei non aveva alcuna intenzione di allontanarsi di un solo millimetro da lui.

 

Lei ancora non poteva crederci. In pochi attimi la sua vita era cambiata radicalmente. C’era ancora un sogno che avrebbe tanto voluto realizzare… Baciare Allen. Ma non c’era fretta, non voleva rovinare tutto. Al momento era un po’ come se fossero amici, si conoscevano da poche ore ma già lei si sentiva in un certo senso legata a lui.

 

Ogni tanto si soffermava a guardare quel viso meraviglioso, quelle labbra così attraenti… Ed ogni volta lui se ne accorgeva, voltandosi verso di lei esibendo uno dei suoi magnifici sorrisi… Quando lui faceva così lei credeva di svenire.

 

Una voce agli altoparlanti richiamò l’attenzione dei viaggiatori diretti a Los Angeles. Erano le due, ed era il momento di imbarcarsi. Kagome non aveva detto a nessuno quanto fosse terrorizzata dall’aereo.

 

Kagome ed Allen si sedettero nei posti assegnatigli, fortunatamente uno vicino all’altro. Allen era dal finestrino, e Kagome ogni momento si sporgeva per vedere, finendo irrimediabilmente sopra al ragazzo.

 

Alla prima, seppur lievissima, turbolenza, Kagome rimase ferma, immobile, tesa come una corda di violino.

 

-         Tutto bene? – le chiese Allen, con un sorriso. Kagome aveva infatti la tipica faccia di chi ha il terrore dell’aereo.

-         Si… Si, tutto… Bene… - rispose lei, con voce tremante, che la tradì.

-         Hai per caso paura dell’aereo? – chiese lui, prendendola bonariamente in giro.

-         N… No… Assolutamente… - ma la voce di Kagome tremava sempre di più.

-         Dai che si vede lontano un miglio che hai paura… Hai la tipica faccia di una che è terrorizzata dall’aereo… -

-         Davvero? Si vede così tanto? – gli chiese lei, sottovoce.

-         Si… Ma stai tranquilla, non succede niente… Solo qualche piccola nuvola – la rassicurò Allen, prendendole la mano.

-         Vedrai, la paura ti passerà, stando con noi. Questo è il nostro unico mezzo di trasporto, praticamente – continuò poi il ragazzo.

 

Kagome deglutì a vuoto. Beh, sicuramente, prendendo un aereo ogni due o tre giorni, o le sarebbe passata la paura, o sarebbe morta proprio per quest’ultima!

 

Le turbolenze erano finite, e con loro, anche il viaggio volgeva al termine. Presto sarebbero arrivati in aeroporto.

 

Dopo aver preso i bagagli, i ragazzi trovarono un pullman ad aspettarli. Era un pullman gigantesco tutto per loro. Kagome era stanchissima, e si addormentò appoggiata alla spalla del suo adorato Allen.

 

Lui, nel breve tragitto che dovevano percorrere in pullman, osservò Kagome, che dormiva sulla sua spalla. Come era bella quella ragazza… Era praticamente perfetta. Ed aveva un bel carattere, era simpatica, dolce… Quel giorno l’avevano passato interamente insieme, e lui non si era mai sentito così bene.

 

Arrivarono all’albergo.

 

-         Kagome… Svegliati… Siamo arrivati… - disse Allen, scuotendo dolcemente la ragazza.

-         Mh? Yawn! – sbadigliò Kagome. Poi, guardando fuori i suoi occhi si spalancarono improvvisamente. Erano davanti ad un albergo enorme, con un parco grande e curatissimo, e davanti all’entrata vi era una bella ed ampia fontana.

-         Questo… È il nostro albergo? – chiese lei, incredula.

-         Si… C’è qualcosa che non va? – chiese lui, non capendo lo stupore della ragazza.

-         No, è che… È  fantastico! – disse lei.

 

Lentamente scesero dal pullman, entrando così nella lussuosissima hall dell’albergo.

 

John raccolse i documenti di ognuno e si occupò di farsi dare le chiavi delle camere. Poi andò verso il gruppo ed iniziò a distribuirle.

  
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