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Autore: nals    02/07/2012    3 recensioni
Le mie labbra sono brutte e stronze. Non mi danno retta, non danno retta a nessuno. Vomitano quello che dicono loro.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Labbra.
 

 
 
 
Le mie labbra sono brutte e stronze. Non mi danno retta, non danno retta a nessuno.
Credo di odiarle. Più della pelle bianca e delle guance rosse, più dell’ansia demoniaca che rosicchia il fegato, più della finta felicità. E del poco coraggio, e del bianco niente o del rosa. Più di tutto, o forse no.
Dopo il tutto ci sono io.
Le mie labbra sono brutte e stronze. Vomitano quello che dicono loro.
Credo di odiarle. Più del caldo, più delle zanzare. Più degli occhi della gente che ride perché ridono tutti.
E poi c’è il cervello: stronzo pure lui.
Quella matassa di roba molle a colarmi giù per le orecchie che parla, parla, parla.
Parla e pensa, e pensa e pensa. Pensa e sogna.
Sogna. E quelle parvenze colorate non mi piacciono mai. MAI. Non mi piacciono, sì, perché mi piacciono troppo.
E perché poi ti ci abitui. Finisci per desiderare di essere parte di quell’abitudine, prenderla a braccetto ed invecchiare insieme. Abituarsi a vivere di notte, a sguazzare nei sogni germogliati sul cuscino.
Il cervello, quello stronzo, vorrei sbatterlo fuori dal cranio, stringerlo tra le dita e urlargli di trasferirsi fuori a vita. Niente affitto, tutto gratis.
“Spostati sotto il naso, su! Che le mie labbra non vanno bene. Parla tu, al posto loro. Perché quelle bastarde non mi danno retta. E non danno retta nemmeno a te. Fa’ vedere chi cazzo comanda!? ”
E lui ci prova, poverino, ci prova davvero a spostarsi sotto al naso, ma non si può. È come quando ti guardi allo specchio e chiudi gli occhi sussurrando: “Voglio non vedermi più.”
Ma poi gli occhi li apri e sei ancora lì. La voglia di mandare tutto al diavolo stampata sull’epitelio e la robaccia grigia a sbraitarti ancora in testa.
Ha tante cose da dire il mio cervello. Tante, tante, tante. Quanti i fili d’erba del prato dietro casa.
Le urla solo alla mia testa, però. Ma è colpa delle labbra, quelle stronze che parlano solo quando vogliono loro.
Il cervello e io ci abbiamo rinunciato, ormai, a metterle in riga. L’unica cosa da fare è pregare.
Pregare che la piantino di fare di testa loro, pregare che la piantino di sparare cazzate, scuse e giustificazioni. Comprese le bugie e tutti quei “No”.
[Perché ho paura. Di cosa? COSA? Di quello che non so. Del bianco niente. Di conoscermi davvero, ma negli occhi degli altri.]
L’unica cosa da fare è pregare. Pregare che s’innamorino.
Dicono che l’amore renda deficienti, no?
Speriamo che loro perdano la testa per qualcuno, allora, e che si rincitrulliscano alla grande. Saranno finalmente impegnate in altro e il cervello potrà sputare tutto fuori. Io avrò meno mal di testa e più spazio nello stomaco.
Smetterei di sperare che i rimpianti possano bruciare assieme alle storie di carta nel camino.

 
   
 
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