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Autore: Damon Salvatore_Cit    02/07/2012    3 recensioni
Fanfiction nata per raccontare la storia di Damon Salvatore, per come la vedo io. Cercherò di non uscire troppo dai binari della storyline del telefilm, ma inventerò episodi della vita passata di questo vampiro come meglio potrò. Spero che sarà di vostro gradimento e che mi seguirete.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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La mattina seguente alla sua notte alla locanda, Damon era in terrazza a consumare un'abbondante colazione assieme a Stefan e suo padre. Le giornate cominciavano ad essere calde ed afose, e Damon cominciava guardare il mondo con occhi diversi dopo la sua prima esperienza sessuale.
Aveva già un'aria diversa, ma non se ne rendeva conto, Stefan lo notava strano, e l’osservava sospettoso.
Il piccolo durante la frescura della mattina preferiva accompagnare la sua colazione con la lettura di un buon libro, Damon invece era lì che si ingozzava con l'abbondante colazione che aveva preparato Agata.
Il padre seduto anch'egli al tavolo a mangiare, si sorprendeva nel vedere Damon mangiare così tanto di primo mattino, così ripose via il giornale che stava leggendo e lo guardò accigliato.
«Di questo passo mangerai anche la porzione di tuo fratello... Sicuro di sentirti bene, figliolo?»
Damon con noncuranza continuava a mangiare con molto appetito anche qualche pietanza del piatto del fratello, il quale mise da parte il libro e si voltò ad osservare sconcertato il fratello mentre si abbuffava.
«Il vostro improvviso interesse nei miei riguardi mi commuove, padre.»
Esclamò Damon con tono sarcastico, mentre spalmava della marmellata su un po' di pane, poi vi diede un morso e guardò il fratello stringendosi nelle spalle.
«Che c'è? …Non posso svegliarmi affamato?»
«Io non la chiamerei fame...»
Replicò il fratello. Damon lo guardò e alzò un sopracciglio.
«A no? E come la chiameresti, saputello?»
Il padre intervenne e li zittì.
«Adesso basta voi due.»
Li rimproverò fissandoli con sguardo severo, poi si voltò verso il figlio maggiore.
«Ieri hai lasciato presto la tua festa. Dove sei stato? »
Damon d’istinto guardò male il fratello, poi rivolse lo sguardo al padre, posando la fetta di pane e marmellata che aveva fra le mani, sul piatto. Fece un colpo di tosse per schiarirsi la voce.
«Mi sentivo poco bene e sono andato a letto, Stefan non vi ha avvisato? »
Gli chiese curioso, lanciando un’ennesima occhiata al fratello di sottecchi, poi si affretto ad aggiungere dell’altro.
«Ora però mi sento molto meglio. »
Finse alla perfezione, ma era comunque nervoso a causa del fratello. Riprese a mangiare e il padre, convincendosi, riprese il giornale e cambiò argomento:
«Ottimo… perché verrai a caccia con me e i Carter. »
Damon lo guardò spalancando gli occhi e iniziò a lamentarsi.
«I Carter? Oh, andiamo Padre! I Carter sono noiosi! Non fanno altro che ricordarmi della loro figlioletta Diana e che non appena compiremo i diciotto anni ci sposeremo. Non potreste portare con voi Stefan? Sicuramente lo troveranno più di compagnia e aggraziato di me. Li farà impazzire.»
Stefan spaventato all’idea guardò Damon con occhi spalancati e gli faceva cenni col capo mimandogli un “no”, ma senza successo. Il padre poi alzò lo sguardo dal giornale e li guardò.
«Non essere scortese, Damon. Piuttosto vai a prepararti, è deciso: verrai a caccia con me e i Carter. Niente storie. Avanti, sbrigati. »
Damon avrebbe voluto fare una scenata, ma cercò di mantenere la calma e stringendo i pugni si alzò da tavola e si recò verso l’interno della villa infuriato.
Stefan lo guardò dispiaciuto e dopo alcuni minuti di titubanza, lasciò il tavolo della colazione in giardino e lo raggiunse in camera sua.
«Posso entrare? »
Chiese battendo due colpi alla porta e affacciandosi da dietro di essa per dare un’occhiata al fratello che si apprestava ad indossare la tenuta da caccia. Senza neppure voltarsi, Damon gli rispose con tono scostante.:
«Sparisci, Stefan. »
Il ragazzino invece entrò in camera e lo guardò.
«Perché te la prendi tanto? Si può sapere cos’hai? »
«Ho un fratello che non mantiene la propria parola, ecco cos’ho. »
«Credevo che saresti rientrato prima che potesse accorgersene. »
«Non dovevi pensare, dovevi semplicemente mentire. Ma ovviamente tu sei Stefan, il preferito di papà, non potevi mentirgli. »

Disse Damon con ironia mentre incalzava gli scarponi.
«Ora mi tocca andare a caccia con quei bigotti dei Carter, che non faranno altro che parlarmi della loro primogenita che pare mi stia conservando la sua virtù per quando ci sposeremo, senza nemmeno preoccuparsi di come la penso io, se voglio oppure no.»
Sbatté gli scarponi bene a terra per farli calzare meglio, prese la giacca e sorpassò Stefan.
«Divertiti al tuo corso di ricamo.»
Pronunciò con ironia uscendo dalla camera. Stefan rimase qualche secondo immobile con sguardo corrugato, poi parlò a voce alta visibilmente confuso.
«Ricamo? Ma io non faccio rica.... Damon aspetta!»
E velocemente uscì anche lui dalla stanza inseguendo il fratello.
[…]
Il pomeriggio fu lungo e noioso durante quella battuta di caccia, i Carter e suo padre non facevano altro che parlare di affari, Damon annuiva e fingeva di seguire i loro noiosissimi discorsi di politica e quant’altro.
Riuscirono a cacciare soltanto un cervo e gli uomini erano così entusiasti che pareva avessero sterminato una razza intera di bovini e cinghiali. Rientrarono a casa dei Carter portando il cadavere dell’animale nella stalla per farlo a pezzi e poi darlo alla cucina che lo avrebbero cucinato.
I Salvatore erano stati invitati a cena da loro, Stefan raggiunse la casa dei Carter accompagnato da un uomo della servitù in carrozza, mentre Damon, il padre e il capo famiglia, Peter Carter, finivano il lavoro col cervo nella stalla.
Damon osservava i due lavorare, e il suo sguardo cadde sulla testa della bestia, c’era un via vai dei camerieri che prendevano la carne per andare in cucina e poi cucinarla.
Poi però, Damon si accorse dell’arrivo della figlia dei Carter: Diana e cercò di nascondersi portando con se quella testa mozza del cervo, senza che nessuno lo vedesse.
Diana Carter era una giovane quindicenne, un po’ rotondetta, alta più o meno quanto Damon, occhi verdi molto rotondi e capelli medio-lunghi biondi.
Quel pomeriggio indossava un vestito color panna, si era messa tutta in tiro per far buona impressione su Damon.
Si recò nella stalla per salutarlo, avendolo visto entrare in precedenza col padre e il signor Salvatore.
«Buon pomeriggio Padre, salve signor Salvatore.»
Salutò educatamente i due uomini che le rivolsero uno sguardo gentile alla ragazzina apprezzando la sua educazione.
Diana finse entusiasmo, ma in realtà non vedeva l’ora di incontrare Damon e mostrargli il suo bel vestito nuovo.
«Damon è da queste parti, ti sta aspettando.»
Disse con entusiasmo Giuseppe Salvatore alla giovane, la quale a quelle parole le si illuminò il volto e sorrise a trentadue denti.
«Davvero? Oh che bello! Allora vado a cercarlo. Grazie signor Salvatore.»
L’uomo tornò al cervo così come Carter, entrambi felici per il futuro che attendeva i loro figli, mentre Diana ispezionava la stalla alla ricerca di Damon.
«Damon? Damon dove sei? Sono io, Diana, ti stavo aspettando. Mia madre ha fatto cucire questo vestito apposta per questa serata, spero ti piaccia.»
Continuava a parlare, senza ricevere risposta alcuna dal ragazzo.
«Dam...AAAAAH!!!!»
Urlò terrorizzata dopo essersi ritrovata la testa del cervo addosso che le macchiò l’intero vestito di sangue dell’animale. La ragazzina cadde a terra, Giuseppe e Peter vedendo la scena da lontano, si precipitarono da lei per soccorrerla, mentre invece Damon era accasciato in un angolo della stalla a ridere senza ritegno.
[…]
La sera durante la cena a tavola, era calato il gelo dopo quell’episodio. Diana aveva gli occhi gonfi di lacrime ed indossava un vestito diverso. I Carter avevano un aria gelida e offesa, papà Salvatore aveva il capo chino sul piatto mortificato per l’accaduto e furioso con il figlio.
Damon, invece, sedeva accanto al fratello Stefan e mangiava con appetito il cervo che avevano cacciato, non curandosi dell’atmosfera che si era creata dopo la sua burlata nei confronti di Diana.
Dopo cena uscirono tutti in giardino, lui e Stefan andarono a fare un giro lungo il giardino, seguiti dalla piccola Diana che li camminava a qualche metro di distanza, mentre gli adulti prendevano del Brandy in veranda, cercando di dimenticare quell'episodio.
«Papà si infurierà da pazzi quando torneremo a casa.»
«Non m’importa, così impara a trascinarmi da questi noiosi e stupidi Carter!»

Disse Damon stringendosi nelle spalle con aria strafottente.
«Perché lo hai fatto?» Gli chiese ingenuamente il piccolo Stefan guardandolo.
Damon si poggiò di spalle al tronco di un albero e vide che Diana li stava raggiungendo.
«Perché mi andava. Non ho alcuna intenzione di sposarla fra qualche anno, preferisco andare in guerra piuttosto che sposarmi»
I due furono interrotti dall’arrivo della ragazzina, che timidamente sorrise a Stefan e poi guardò Damon ancora un po’ intimorita e dispiaciuta per l’accaduto.
«Vi disturbo?» Chiese con gentilezza.
Stefan le rispose con altrettanta gentilezza nonostante fosse il più piccolo.
«Certo che no, Diana, io e mio fratello facevamo due passi per smaltire la cena.»
Le sorrise cordialmente, venendo poi ricambiato. Damon li osservava storcendo le labbra quasi nauseato da tutta quella gentilezza del fratellino, poi Diana, con visibile soggezione guardò Damon.
«Sono certa che è stato un incidente e… che non volevi farlo di proposito…»
«A si? E come fai ad esserne così certa?»

Replicò Damon sorridendole in modo provocatorio. Stefan lo fulminò con lo sguardo e intervenne.
«Ma certo che è stato un incidente. Mio fratello ne è molto dispiaciuto.»
«Guarda che ci sono anch’io qui, Stefan, apprezzo il tuo intervento, ma sono in grado di parlare anche da solo.»

Lo rimproverò. poi guardò con alternanza il fratello e la ragazza e aggiunse.
«Sapete? Infondo fate proprio una bella coppia, perché non te la sposi, eh fratellino? Certo Diana dovrà aspettare qualche anno in più, ma ne varrà la pena. Stefan è perfetto, così dolce e gentile, è il sogno di tutte le donne.»
Si lasciò andare ad una risatina sinistra e poi diede loro le spalle avviandosi verso l’uscita della villa.
«Divertitevi!»
Disse con un filo d’ironia allontanandosi dalla coppia. Diana rimase sconcertata dalle parole di Damon, Stefan lo guardò stupefatto: non capiva perché il fratello si comportasse in quel modo.
«Damon aspetta! Dove vai?!»
Gli urlò. Il fratello si voltò a guardarli e gli rispose.
«Esco con Jason… Ah Stefan, tranquillo, puoi anche non dirlo a nostro padre.»
Diana rientrò in casa scoppiando a piangere disperata, Damon girò le spalle e andò via da casa dei Carter lasciando Stefan senza parole, e raggiungendo l’amico alla locanda sicuro di trovarlo lì.
   
 
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