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Autore: NovemberDelane    02/07/2012    4 recensioni
One-shot partecipante al contest "Not my character, bitch!"
Cosa succederebbe se un personaggio chiave della vicenda di Harry Potter avesse ingannato l'intera Comunità Magica pianficando un piano di cui tutti sono all'oscuro?
« [...] Una fitta improvvisa colpì Harry come una doccia gelata, facendolo sobbalzare violentemente. Ginny cercò il suo sguardo, e lo trovò pietrificato. [...] »
Genere: Guerra, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Voldemort
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Più contesti
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Questa One-Shot è un po' una sfida.

L'ho scritta per il contest “Not my character, bitch!”.

Ho provato a salvare un personaggio abbastanza ostico, aspetto di sapere l'esito di questo esperimento con i vostri pareri per capire se la cosa mi è riuscita.

Intanto io sono soddisfatta del mio lavoro.

Fatemi sapere (:

un bacio,

Chantal93

 

 

Due uomini apparvero dal nulla, a pochi metri di distanza, su un vialetto illuminato solo dalla luce della luna. Dopo essersi scambiati un cenno riposero le bacchette sotto il mantello e senza proferire parola procedettero spediti nella stessa direzione. Arrivati di fronte a un immenso portone di metallo scuro non rallentarono il passo, e con un leggero movimento del polso lo superarono, attraversandolo come fosse fumo.

 

*****

 

Malfoy Manor.

 

«Lucius. Mi aspettavo un'accoglienza migliore dopo averti fatto evadere da Azkaban.»

«Mio Signore, La ringrazio immensamente della Sua bontà verso un suo umile servo...»

«Basta così. Mi hai deluso, Lucius, profondamente. Ti sei fatto catturare dagli Auror, ingenuo come solo uno stupido Babbano può essere. Con Azkaban hai ricevuto la punizione per la tua inettitudine. Ma non mi basta. Ho creduto, stupidamente, che tuo figlio potesse essere in grado di rimpiazzarti, adempiendo a quello che tu stesso eri incaricato di compiere. A quanto vedo, il sangue non mente.»

«La ringrazio, sono onorato che il Mio Signore...»

«Silenzio. Il giovane Malfoy ha ereditato oltre all'algido temperamento del padre, anche la sua codardia, fallendo nella sua missione. Sono molto deluso, Lucius. Sai quanto mi secchi l'inadeguatezza dei miei proseliti, e sai ancora meglio come questa venga punita.»

«L'Oscuro Signore sa che Draco è solo un ragazzo. Non sopravviverebbe alle torture. La prego di perdonare la vergogna che le ha provocato la mia famiglia.»

«Sono profondamente disgustato da te, Lucius. Così falso e doppiogiochista.»

«Il Mio Signore sa quanto io gli sia fedele. Farei qualsiasi cosa per riacquistare la sua fiducia.»

«Lucius, Lucius, non ti hanno insegnato che queste sono parole molto pericolose?»

 

*****

 

Sala Grande.

 

[...] Harry udì la voce acuta strillare e urlò anche lui la sua speranza estrema verso il cielo, puntando la bacchetta di Draco. «Avada Kedavra!» «Expelliarmus!» [...]

 

La Sala Grande fu invasa da un boato, la Maledizione Senza Perdono si infranse sull'incantesimo del giovane grifondoro, che cercò con forza e determinazione di respingerla.

Fiammate di quella che sembrava essere corrente elettrica segnavano il punto d'impatto dei due incantesimi. La tensione era palpabile. Tutti nella Sala, Mangiamorte, membri dell'Ordine, insegnanti, studenti, avevano cessato di combattere per contemplare impotenti il futuro del Mondo Magico.

L'impatto con l'incantesimo disarmante di Harry funse da scudo per la scarica color smeraldo, che rimbalzò contro di esso.

Dopo aver lanciato un'occhiata fuggevole in direzione di quello che prima di venire semidistrutto dalla battaglia era stato il tavolo degli insegnanti, Voldemort venne colpito al petto dalla propria maledizione, si irrigidì e cadde violentemente sul pavimento di marmo gelido.

Improvvisamente, veloce come era iniziato, tutto finì.

Urla di gioia, esultanza, acclamazione salirono da ogni sostenitore di Potter.

I Mangiamorte, visibilmente increduli, sconvolti dall'inaspettata morte del Signore Oscuro, vennero immediatamente catturati e rinchiusi nella piccola stanza utilizzata durante il Torneo Tre Maghi per preparare i Campioni alle prove che avrebbero affrontato, in attesa di essere condotti ad Azkaban.

Harry Potter venne portato in trionfo, mentre il corpo del Lord Oscuro venne riposto con mala grazia in uno sgabuzzino adiacente alla Sala.

La salma, lontana dagli occhi di tutti coloro che popolavano il castello, troppo presi nei loro festeggiamenti per notare il graduale cambiamento, perse via via i tratti distintivi della persona di Voldemort, assumendo le eleganti fattezze di Lucius Malfoy, lo sguardo cristallizzato in un'espressione di terrore.

Nello stesso momento, in Sala Grande, lontano dalla folla che acclamava a gran voce il nome di Harry e dai corpi senza vita dei caduti, un serpente dagli occhi rossi dallo sguardo disumanamente crudele si allontanava strisciando dal tavolo degli insegnanti per sparire attraverso una piccola fessura nel muro che apriva un varco verso l'esterno.

 

*****

 

19 anni dopo

 

[…] Il treno cominciò a muoversi e Harry lo seguì camminando, guardando il viso magro del figlio, già infiammato per l'emozione. L'ultima traccia di vapore svanì nell'aria autunnale. Il treno svoltò. La mano di Harry era ancora alzata in segno di saluto. «Non avrà problemi» mormorò Ginny. Harry la guardò e distrattamente abbassò la mano a sfiorare la cicatrice a forma di saetta sulla fronte. «Lo so». La cicatrice non gli faceva male da diciannove anni. Andava tutto bene.

 

Una fitta improvvisa colpì Harry come una doccia gelata, facendolo sobbalzare violentemente. Ginny cercò il suo sguardo, e lo trovò pietrificato.

 

Sullo stesso binario, a pochi metri di distanza, un uomo biondissimo dagli occhi di ghiaccio, con una smorfia di dolore si sfiorò il braccio, dove un tatuaggio ormai sbiadito dal tempo aveva iniziato a bruciare ardentemente, come avesse preso fuoco.

 

Harry osservò il cielo macabramente scuro e nuvoloso, poi si rivolse a Ginny, che lo fissava impaziente in attesa di una spiegazione.

 

«È tornato», proferì con un sussurro.

   
 
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