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Autore: Akatsuki    02/07/2012    2 recensioni
Ecco una one-shot che parla della famiglia Nara, cioè Shikamaru e Temari, più la loro figlioletta, inventata da me ^^ I tre Nara andranno a casa di Shikaku e Yoshino, dove la Sabaku no rivelerá una notizia scioccante per il povero Shikamaru. Spero di avervi incuriosito :3
Buona lettura!
Genere: Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Shikamaru Nara, Temari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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                               Di pancioni, vestiti rosa e fratellini
 

 



 
Era  una bella e calma mattina di primavera. Il sole splendeva alto nel cielo limpido, dove numerose nuvole viaggiavano leggere; aleggiava un clima di pace e serenità, e sembrava che niente potesse rovinarlo. Tranne…
«  Shikamaru Nara! »   Un soave urlo si espanse in una grande casa nella periferia di Konoha. Gli uccellini, poggiati sugli alberi vicini, si alzarono in volo spaventati. I bambini che giocavano lì intorno si guardarono fra di loro terrorizzati, consapevoli di dove scappare se non volevano assistere alla sfuriata giornaliera della signora Sabaku no in Nara. Un’esperienza da non ripetere, assolutamente.
«  Cosa c’è, Temari? »  Un annoiato Shikamaru era steso nel loro giardino a guardare le nuvole, le braccia incrociate dietro la testa e una cicca di sigaretta fra le labbra sottili, da dove usciva ancora un filo di fumo.
Alzò gli occhi al cielo e si mise seduto, osservando poco lontano sua figlia. Aveva poco più di quattro anni, ma il suo comportamento faceva intuire a tutti quelli che la osservavano che era uguale al padre in tutto e per tutto. La stessa intelligenza sopra la media, la stessa pacatezza, la stessa sonnolenza e gli stessi capelli neri, lisci e morbidi. Si differenziava dal padre solo per gli occhi, verde petrolio come quelli della genitrice.
A dimostrazione del fatto che avesse un quoziente intellettivo pari, e forse superiore a quello del padre, c’era il fatto che alla veneranda età di quattro anni sapeva già parlare molto bene e con un’insolita spigliatezza.
Per la fortuna di Shikamaru, sua figlia stava crescendo decisamente come se lo aspettava. Non era come tutte le bambine della sua età, che iniziano ad avere le loro prime cotte infantili o pensavano solo a parlare di cose futili come i vestiti o lo shopping. Bhe, qualche volta si faceva prendere, trascinata dall’esuberante figlia di Ino. Peccato che lei avesse ereditato il carattere di Ino e l’aspetto di Sai, tranne che per gli occhi, azzurri come quelli della madre.  
 «  Cosa c’è? Cosa c’è!?! E me lo chiedi!? » 
Temari in quel periodo era molto più irascibile del normale. In effetti, c’era una spiegazione. Il solo fatto che fosse incinta bastava, eccome se bastava. Già normalmente Temari si arrabbiava come se niente fosse, e sempre con il marito. Unendoci il fatto che aspettasse il suo secondo figlio, il risultato faceva accapponare la pelle a tutti, terrorizzati dal suo comportamento irritabile, suscettibile e permaloso.
«  Se non me lo dici, come posso saperlo? » 
«  Bhe, ti basta sapere che dobbiamo andare a casa dei tuoi! E solo fra due ore! Ti rendi conto?! Due ore! » 
Shikamaru si alzò svogliatamente e si diresse a grandi falcate verso la figlia, intenta a giocare con un cubo di Rubik. Non si sorprese vedendo che la piccola Nara l’aveva risolto in pochi secondi. Era una cosa del tutto normale per lui, abituato a riuscirci allo stesso modo. Solo la madre rimaneva sorpresa, e mentre la guardava si augurava sempre che oltre all’intelligenza esagerata non avesse ereditato anche la pigrizia del padre. Sfortunatamente per lei, la piccola di casa era davvero identica al padre, anche riguardo la pigrizia.
Molto spesso li beccava appisolati in giardino, stesi sul prato e abbracciati. Ogni volta che li osservava sentiva montare dentro un senso di orgoglio. Quella era la sua meravigliosa famiglia, ed erano davvero, davvero bellissimi quei due.
Il moro prese in braccio la figlia e se la portò al petto, abbracciandola. Subito venne ricambiato, in un abbraccio infantile ma comunque dolcissimo. La bimba si appese al collo del padre e affondò la testa nell’incavo della spalla.
«  Fortunatamente non hai preso da tua madre, Miku. Non ce l’avrei fatta a vivere con due Temari per casa. »   Ridacchiò divertito vedendo lo sguardo stranito che la figlia gli rivolse.
«  Ma tu vuoi bene alla mamma, vero? »   Lo aveva chiesto con una tale innocenza da farlo rimanere a bocca aperta. La fissò sorridendole e la strinse di più a sé.
«  Ma certo che le voglio bene, Miku. Le voglio un mondo di bene, stai tranquilla. » 
La bimba sorrise, mostrando i dentini da latte e le finestrelle che la caduta di alcuni avevano lasciato. Shikamaru avvicinò le labbra alla fronte della figlia e le lasciò un bacio. Poi di diressero verso la casa, da dove provenivano rumori inquietanti. Probabilmente la moglie si stava vestendo, senza riuscirci silenziosamente.
Appena dentro la bimba scese con un salto dalle braccia del padre e corse nella stanza dei genitori, dove una spazientita Temari cercava di infilarsi dei pantaloni premaman.
 «  Ehi mamma! Ti voglio bene! »   Miku sorrise contenta e salì, con un po’ di difficoltà, sul grande letto matrimoniale al centro della stanza. La bionda la guardò sconcertata, chiedendosi il perché di quella dichiarazione d’affetto improvvisa. Non se ne preoccupò e lasciò cadere per terra i pantaloni, stizzita, e si avvicinò alla figlia di soppiatto.
«  Ah si? Ma lo sai che le bambine che vogliono bene alla mamma devono vestirsi? Altrimenti non vale. »  La bimba la guardò spaventata, poi saltò sul materasso e cadde con il sedere. Scese in fretta dal lettone e poggiò i piedini per terra. La madre l’abbraccio di scatto sbaciucchiandola, poi la lasciò e osservò la sua reazione.
«  Io ti voglio bene! Quindi devo andarmi a vestire! »   E corse nella sua stanza in fondo al corridoio. La bionda si girò verso la porta e vide suo marito poggiato sulla porta con le braccia incrociate che la fissava indifferente.
«  Non dovresti dirle certe cose. E’ una bambina. »   Non lo disse con biasimo, ma piuttosto con divertimento, quasi la stesse prendendo in giro. E in effetti era così.
« Se una certa persona l’avesse portata subito a vestirsi non avrei dovuto fare niente del genere. »   Quello di Tem era un vero e proprio rimprovero, nonostante avesse un pizzico di  sarcasmo. Shikamaru alzò gli occhi al cielo per la centesima volta in quella giornata e raggiunse la moglie lentamente. Di fronte a lei la squadrò dalla testa ai piedi e sorrise compiaciuto. In quel preciso momento la bionda si accorse di essere nuda, tranne che per gli slip e la maglietta, che copriva solo il petto, lasciando svestita la pancia gonfia.
«  Ma lo sai che sei davvero sexy con il pancione? »   Le si avvicinò ancora di più e avvolse la sua vita con un braccio, accarezzando la pancia con l’altra mano. Lì dentro c’era suo figlio, e questo non poteva che renderlo felicissimo. Avrebbe voluto un maschietto, ma gli sarebbe andato bene anche una femminuccia. Non faceva distinzioni.
Temari arrossì e si appoggiò a Shikamaru, facendosi cullare dal battito regolare del suo cuore. Rimasero in quella posizione per qualche secondo, poi la bionda si staccò di scatto non sentendo nessun rumore provenire dalla stanza della sua bambina. Rivolse al marito uno sguardo eloquente e lui di tutta fretta raggiunse la camera di Miku.
Quello che si ritrovò davanti lo fece ridere per almeno cinque minuti buoni.
La piccola era sommersa dai vestiti, ormai non si riusciva a vedere neanche la testa. Si guardava intorno confusa, sguazzando fra la marea di abiti e cercando quello più adatto. Evidentemente non aveva le idee chiare, perché appena prendeva in mano una maglietta o un vestitino, prima lo squadrava con aria assorta, per poi lanciarlo dall’altra parte della stanza e iniziare a cercare qualcos’altro. Secondo i pensieri di Miku quelli che aveva già esaminato con la dovuta attenzione erano troppo femminili per lei.
«  Ehi Miku, che ti hanno fatto quei poveri vestiti? » 
«  Sono brutti! Io non metto le gonne! »   Mente parlava aveva gonfiato le guance in modo prettamente infantile e si era rituffata nel cumulo di abiti, alla ricerca di qualcosa che le piacesse. La madre, quando era ancora incinta, era talmente felice del fatto che il suo primo figlio fosse una femmina, che aveva comprato quasi tutti i prodotti dei negozi di abiti per bambine. C’era di tutto. Gonne di tulle rosa, magliettine rosa, vestitini con tanti fiorellini rosa, scarpette rosa, cappellini decorati rosa e altra cosa disgustosamente rosa.
E a Miku neanche piaceva il rosa.
Shikamaru si avvicinò alla bimba e la prese in braccio, per poi poggiare sul suo lettino, con le coperte rigorosamente rosa, sempre scelte da Temari.
Si diresse poi verso la montagna di vestiti al centro della stanzetta, fortunatamente dipinta di viola, colore preferito della piccola, e si chinò per scegliere qualcosa da far indossare alla figlia. Si alzò qualche minuto dopo con una salopette viola fra le mani e una magliettina a mezze maniche giallo chiaro. Li fece indossare a Miku e le legò due ciuffi di capelli con due laccetti sempre viola, creando due piccoli codini ai lati della testa.
La prese per mano e la portò dalla mamma, per farle ammirare il suo buon gusto in fatto di vestiti.
Temari intanto aveva optato per un semplice pantalone di una tuta lilla e una canotta dello stesso colore. Era decisamente antiestetico, ma visto che era comodissimo e dovevano solo andare a casa dei genitori di Shikamaru andava bene. E poi era giustificata, essendo incinta.
 
 
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Una volta preparati  - Shikamaru era vestito solo con una maglietta bianca a mezze maniche e un pantaloncino grigio lungo fino alle ginocchia -  uscirono tutti e tre da casa e si avviarono verso la dimora nativa del ragazzo. Era molto vicina alla loro, distava solo poche abitazioni. Shikamaru all’inizio era contrario, voleva staccarsi maggiormente dai genitori, ma le amorevoli esortazioni di mamma Yoshino lo avevano fatto desistere.
Dopo pochi minuti arrivarono davanti casa Nara, accolti da gentile sorriso della padrona di casa. Miku, alla vista della nonna, le corse incontro a braccia aperte, presa al volo da Yoshino che la strinse in un abbraccio affettuoso.
«  Come sta la mia piccola? »
«  Sto bene, obaasan. »   Le schioccò un bacio sulla guancia e poi saltò giù. Si aggrappò alla sua gonna tirandola per attirare la sua attenzione.
«  Obaasan, dov’è il nonno? »   Le chiese sorridendo e tirandole freneticamente la gonna. Yoshino le poggiò una mano sulla testa e le scompigliò i capelli, poi le indicò silenziosamente la casa, precisamente il soggiorno.
Miku corse in casa e sparì dalla vista dei genitori e della nonna.
«  Ciao mamma. Come va? »  E sbadigliò, ricevendo un poderoso pugno dalla madre, seguito dalla risata divertita di Temari.
« Ahia! Ma cosa ho fatto? »
«  Sei troppo pigro, Shikamaru! Non sbadigliare sempre! » Il moro le rivolse uno sguardo annoiato e non rispose. Poi infilò una mano in tasca e tirò fuori un pacchetto di sigarette. Se ne portò una alle labbra e l’accese, aspirando la prima boccata di fumo.
La madre sospirò in direzione del figlio e si passò sconsolata una mano fra i capelli. Suo figlio non sarebbe mai cambiato. E lei che pensava che forse, diventando padre, sarebbe diventato anche meno svogliato. Pazienza, era pur sempre il suo bambino e gli voleva bene.
« Non si preoccupi, almeno in presenza di Miku non fuma. »  E rivolse un’occhiataccia a Shikamaru, sapientemente ignorata da quest’ultimo.
«  Oh cara! Perdonami, non ti ho salutata! » 
«  Non si preoccupi signora Nara. Come sta? »
Yoshino si portò una mano alla guancia e arrossì leggermente. Quella ragazza era una santa, riusciva miracolosamente a sopportare suo figlio, nonostante il carattere che si ritrovava. Doveva ringraziare tutti i Kami esistenti per quella fortuna. Non poteva chiedere di meglio per il suo bambino.
«  Oh Temari. Non darmi del lei, mi fai sentire vecchia! Chiamami pure Yoshino! Comunque sto bene, grazie.  E tu? »
Era strabiliante la facilità con cui la signora Nara riusciva a cambiare atteggiamento con Temari o altre persone che non fossero il figlio e il marito. Se con suo figlio era perennemente arrabbiata, con la nuora era sempre gentile e solare.
«  Certo, Yoshino. Io sto bene, grazie. Bhe, ogni tanto mi danno delle noie, ma tutto sommato non posso lamentarmi. »    La bionda tamburellò un dito sul pancione e sorrise sorniona. La signora Nara sorrise consapevole a sua volta e si diresse, insieme a Temari, in soggiorno. Shikamaru era rimasto un po’ stranito dall’affermazione della moglie. Danno?  “ Bhe, sicuramente si stava riferendo anche a me e Miku, oltre che al bambino.”  Evidentemente il suo alto quoziente intellettivo non venne usato al massimo.
Una volta dentro trovarono Miku in braccio al nonno, che gli tirava giocosamente il pizzetto nero.
«  Brutto, brutto! » 
«  Brutto? Non vedi com’è alla moda? » 
La bimba cacciò in’urlo di diniego e scese dalle gambe del nonno. Si sedette al centro della stanza, dove erano posizionati alcuni cubi di Rubik e un gioco, di quelli che di solito fanno le persone intelligenti. E lei, di tutta calma, iniziò a risolverlo come se stesse giocando con delle semplici costruzioni.
Shikamaru si sedette di fronte a Shikaku, così da trovarsi con la bambina al centro per tenerla d’occhio, e iniziarono a parlare.
Invece, Temari e Yoshino si diressero fuori per occuparsi del giardino e parlare. Una volta all’aria aperta presero degli attrezzi da giardinaggio e si diedero da fare, sempre parlando fra di loro a bassa voce.
 
 
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« Secondo lei dovrei dirglielo adesso? » 
«  Certo! Quanto vuoi aspettare? » 
«  Già… allora vado. Però mi segua, mi raccomando. » 
«  Certo cara, non preoccuparti. » 
 
 
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Dopo circa mezz'ora, Temari entrò in casa, seguita da mamma Nara. Entrata dentro si piazzò di fronte al marito, che osservava insieme al padre la piccola Miku che risolveva l’ennesimo cubo di Rubik. Mancava poco che iniziasse a giocare a shogi e vincesse pure.
La bionda tossicchiò un paio di volte catturando l’attenzione dei due uomini di casa, che si voltarono verso di lei. Anche la bimba, incuriosita, lasciò i giochi e rivolse tutta la sua attenzione alla madre.
« Shikamaru, ti devo dire una cosa… »  Prese un bel respiro, incoraggiata dalla suocera che le diede una pacca delicata sulla spalla. Poggiò una mano sul pancione osservandolo, poi rivolse di nuovo lo sguardo all’uomo di fronte a lei.
«  Aspetto due gemelli. » 

Il povero Shikamaru svenne dalla sorpresa.
 
 
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«  Questo vuol dire che avrò due fratellini? »
«  Si, Miku. Non sei contenta? » 
« Certo! Perché così la mamma non mi comprerà più niente di rosa! » 
« Ah ah ah! Certo, hai ragione piccola. » 
 
 
 



 
 




[Spazio Autrice]
 
 

La vostra adorata (si fa per dire)  Akatsuki è tornata con una one-shot sulla nuova famiglia Nara!  Così, mentre gusto un bel ghiacciolo all’arancia, la pubblico! :3
Abbiano tutta la famigliola Nara, con l’aggiunta di Temari. Perché io sono una Mosca Nera e lo sarò a vita! Muhahahahahah! Si, sono una squilibrata, lo so.
Vi è piaciuta? Positiva o negativa che sia la risposta, non esitate a mandarmi una recensione! ^^
Mmmmmmmmh, se avete qualche richiesta di una coppia in particolare ditemelo pure. Se mi gira bene potrei anche scrivere una bella one-shot dedicata a chi me l’ha chiesta uwu
Troppo buona? Avete ragione, allora rinuncio… No vabbè, facevo sul serio :D
Non sembro una pazza? Probabilmente si. E avete pure ragione, me lo dicono tutti.
Oh oh, lo sapete che mia cugina mi ha regalato un braccialetto di Naruto? No, ovvio che non lo sapete. Però faceva scena dirlo in quel modo. Comunque…. vabbè, anche se è molto, ma molto falso ( vi basta sapere che l’ha comprato sulla spiaggia *smile*) almeno sa i miei gusti! La stimo per questo!
Ok, dopo aver raccontato una cosa che non frega a nessuno tolgo il disturbo *smile*
Alla prossima!
 

 

Akatsuki
 




  
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