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Autore: rospina    02/07/2012    2 recensioni
Bell Pallone.
Una giovane ragazza dai rossi capelli e mille difetti, con un'amica del cuore sempre fedele e attenta e un fratello che vuole fare il medico ... il resto sarà tutto da leggere e scoprire. Spero che lo facciate in tanti ...
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Era stata una mattinata come tante altre, tutto era andato come sempre. Alle volte  a Bell la sua vita le pareva noiosa. Era l’ora di pausa, ed era seduta su un muretto nel cortile della scuola, sgranocchiava un pacchetto di cracker e scriveva su di un quaderno tutto sgualcito. Il suo sguardo spesso si perdeva nel vuoto ed era sognante, come se stesse immaginando un’altra vita, o magari di essere una persona completamente diversa. Stava mordicchiando il tappo della sua penna, quando sentì una presenza accanto a lei. Si voltò di scatto e di fronte si ritrovò due occhi, immensamente verdi e belli. Corrugò la fronte. E per un istante non seppe che dire, poi invece un po’ scostante chiese:

“Cosa vuoi?”

Era Emanuele Tellini. Si passò una mano tra i capelli biondi a boccoli sfoderando un sorriso magnetico, e con voce profonda accennò:

“Scusa …”

“Scusa? E di cosa?” chiese perplessa Bell sgranando i suoi grandi occhi chiari

“Volevo chiederti scusa per come si è comportata Martina. Alle volte è una vera stronza” tacque un istante poi aggiunse “è sempre una stronza”

“Stai facendo tutto da solo” si giustificò Bell senza saperne la ragione e poi aggiunse:

“Perché sei venuto a chiedermi scusa? Sono cinque anni che vi comportate in questo modo, per me non è una novità”

“E non ti sei mai ribellata?” chiese il giovane seriamente

“No. Non è che la cosa m’interessasse molto, ognuno ha la sua vita con le sue cose da fare e i suoi divertimenti, il vostro è quello di fare i deficienti, il mio quello di fare la sgobbona”

“Ho sbagliato tutto” riproverò se stesso. Amareggiato. E fu lei a chiedere ancora:

“posso sapere perché sei venuto a lavarti la coscienza da me? Ognuno è responsabile delle proprie azioni e delle proprie scelte, tu hai fatto le tue con Martina, mi pare che fino a stamattina non te ne fosse mai importato niente della scuola e di tutto il resto …”

“hai ragione. Ma quello che ha detto la professoressa all’interrogazione mi ha fatto pensare molto …” guardò dritto davanti a se, vi era un albero di aranci che aveva sempre conosciuto, aveva ancora dei frutti attaccati. Nonostante fosse gennaio, quel piccolo sole scaldava con i suoi lunghi raggi, e pareva arrivasse al cuore del giovane che aggiunse alle sue parole “Vorrei che tu mi aiutassi”

Bell rimase in silenzio. Non sapeva che dire. Il trillo della campanella suonò nuovamente per avvisare che la pausa merenda era finita e che tutte le lezioni stavano per riprendere, era quindi ora di ritornare in  classe. Lei si alzò, strinse nelle mani il suo quaderno con la penna, si avviò verso il primo cestino e buttò via ciò che rimaneva dei cracker, le era passata la fame. Emanuele Tellini si accostò a lei, la afferrò per un braccio e sussurrò:

“Aiutami”

Lei si volse e senza sorridere gli disse:

“Ci penserò …”.

Un altro professore che parlava, ma , in realtà nessuno lo stava ascoltando, lui forse se ne accorgeva, ma ignorava i suoi studenti facendo finta di non sentire,era ormai prossimo alla pensione e poco gli importava di dare qualcosa a quei suoi alunni, che probabilmente sarebbero stati gli ultimi della sua lunga carriera di insegnante, tanto erano sempre tutti gli stessi. Tutti scalmanati. Tutti con la testa rivolta al primo amore, o a far casino, e infine la moda, perché non si poteva andare a scuola se il jeans o la maglia non era di tendenza, e dopo più di trent’anni di insegnamento si era stufato di dover affrontare sempre la solita marmaglia scalmanata, che per quanto  ci si sgolasse o ci s’impegnasse a far capire una lezione, questa veniva totalmente ignorata dalla massa, e veniva assorbita, in parte, solo da alcuni studenti. Sapeva che questo faceva parte del gioco, e che probabilmente se non era cambiato nulla in questi anni, mai nulla sarebbe cambiato, ma da ragazzo credeva di poter essere lui l’eccezione, lui il primo professore a cambiare le regole del gioco, da ragazzo aveva creduto che lui sarebbe stato diverso. E invece, tutto era uguale a sempre. Sospirò notevolmente, ma nessuno se ne accorse. Lui continuò a scrivere sulle sue parole crociate, che ormai si portava sempre appresso, nascoste tra le pagine di un libro. Bell, non faceva eccezione, e accanto a lei c’era la sua compagna di banco Serena Caterina, lunghi capelli castani e mossi le ricadevano sulle spalle, incorniciando grandi occhi verdi che fissavano  le proprie unghie che delicatamente era intenta a ricoprire di smalto rosso, e chiese all’amica:

“Che ci facevi con Tellini durante la ricreazione”

Bell si passò una mano tra i capelli cercando di districarli, e mentre cercava di aggiungere qualche dettaglio al suo piccolo quaderno che racchiudeva le sue fantasie di mondi lontani rispose:

“Niente”

“Tu forse non facevi nulla, ma lui era parecchio intento …”

“mi stava solo chiedendo di aiutarlo per gli esami …”

Serena si bloccò di scatto e il suo malto sbavò di lato e si fece sfuggire  un’ imprecazione, poi tornando a prestare attenzione all’amica:

“E tu che gli hai risposto?”

“Che ci devo pensare …”

“Ma sei scema? Dico, è il ragazzo più bello della scuola, fa lo stronzo con tutte, lui si avvicina a te, ti chiede aiuto e tu fai la preziosa?”

“Scusa ma non mi ha mai degnata di uno sguardo fino a stamattina,anzi mi ha sempre deriso con Martina ed io ora dovrei cadere ai suoi piedi?”

“non ti ho detto che devi cadere ai suoi piedi, però potresti perlomeno non fare tanto la schizzinosa, sai come ti invidieranno tutte?”

Tutto ciò che Serena stava dicendo in quel momento corrispondeva a verità, ma in fondo al suo cuore vi era qualcosa che la turbava, non ne capiva pienamente la ragione e tantomeno l’essenza di quel malessere, misto a una punta d’orgoglio, sì perché nonostante tutto, provava piacere e anche onore nel pensare che tra tutti, lui avesse scelto proprio lei per avere aiuto. La lusinga era ciò che l’attirava più di tutto. Chiuse il discorso, non era il momento di parlarne, preferiva aspettare di tornare a casa e parlarne con sua madre, sicuramente lei avrebbe saputo darle un consiglio su come comportarsi.

 

   
 
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