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Autore: Ili91    02/07/2012    8 recensioni
Akito e Sana non si sono mai incontrati prima di adesso. Alla morte del padre adottivo di lei e biologico di lui, però, scoprono che per poter ereditare una grossa somma di denaro, utile a realizzare i loro sogni, devono vivere nella stessa casa per sei mesi. La maestosa villa dove dovrebbero andare ad abitare non è una casa come tutte le altre, non in un mondo in cui i fantasmi esistono e hanno un triste passato.
Tratto dal primo capitolo:
Gli porse la mano. - Salve, io sono Sana Kurata, la figlia di Ryo Kurata - si presentò.
Sentendo le sue ultime parole vide gli occhi di Hayama accendersi di una luce misteriosa, ma per niente rassicurante. Guardò prima la sua mano protesa verso di lui e poi di nuovo lei. - Akito Hayama. -
Sana ritirò la mano. Che maleducato. Non si perse d’animo e riprovò ad instaurare una conversazione: - Ho saputo che è qui per il testamento di mio padre. Lo conosceva, quindi? -
Lui inarcò un sopracciglio e la fissò con aria saccente. - Lei lascerebbe dei beni in eredità ad una persona che non ha mai visto? -
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Sana Kurata/Rossana Smith, Un po' tutti | Coppie: Sana/Akito
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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The Ghost's Diary - 26° capitolo
The Ghost's Diary
26


17 Luglio
Caro Diario,
Non sento Shotaro da giorni.
Lo so, ho detto di non volerlo più vedere. E sono ancora di quell'opinione, veramente. Solo... mi aspettavo un tentativo di riconciliazione da parte sua.
Non mi ha chiesto perdono, non è venuto da me per darmi una qualche spiegazione, nemmeno una falsa.
La nostra storia è contata così poco per lui da non meritare nemmeno lo sforzo di tentare di salvarla?
So che mi ha amato, gliel'ho letto negli occhi. Non posso essermi ingannata anche su questo.
Non riesco a capire cosa ci sia successo. Cosa ne è stato di Hana e Shotaro?
Ora... cosa succederà?
Continueremo ad evitarci a vicenda, faremo come niente fosse stato? Forse il tempo comincerà a scorrere sempre più velocemente e senza accorgersene ci dimenticheremo l'uno dell'altra e proseguiremo la nostra vita separatamente.
Sono molto arrabbiata, forse non lo perdonerò, ma lo amo ancora e non voglio che accada.
Buonanotte, caro Diario,
Hana

Akito abbassò la maniglia della porta d'ingresso e la spalancò. Entrando, notò che la stanza era buia e questo lo stupì, era certo che Sana fosse in casa.
Non aveva idea di cosa stesse succedendo, ma di qualcosa era certo: Sana era la causa.
Ormai la conosceva da abbastanza tempo da sapere che portava guai.
Sperava solo che questa volta non le fosse successo nulla di grave. Attraversò l'ingresso e raggiunse la soglia del salotto. Questi era illuminato da una tremolante luce di candele. La concentrazione maggiore era sul tavolo da pranzo, su cui erano state disposte una lunga fila di candele, che partiva da un capo all'altro.
In quel momento, notò Sana; era seduta al centro di un lato della tavola, il viso illuminato in modo scarso e inquietante, le braccia allungate davanti a sé e gli occhi chiusi.
- Che diavolo stai facendo? - sbottò scioccato, prima di rammentare il suo proposito di organizzare una seduta spiritica. Evidentemente era proprio quello che aveva fatto.
Lei spalancò le palpebre. - Oh, bentornato, Hayama. Finalmente sei arrivato. Com'è andata la fisioterapia? Tutto apposto? Avanti, vieni qui a sederti! -
Lui inarcò un sopracciglio davanti a quella tempesta di parole, poi allungò un braccio alla sua destra e premette un pulsante.
La luce del lampadario illuminò la sala.
- Perché hai accesso?! - esclamò Sana indispettita. - Così non può esserci l'atmosfera giusta. -
- Sarebbe questo il modo con cui chiamerai Hana, bruciandole il salotto in cui è vissuta? -
Nemmeno Akito sapeva perché si stava irritando tanto, ma era tutto così assurdo!
Sana sbatté le mani sul tavolo e si alzò tanto repentinamente che la sedia alle sue spalle cadde a terra con un tonfo. A grandi passi lo raggiunse. - Si può sapere qual è il tuo problema? Ti viene naturale o il tuo obiettivo è farmi arrabbiare? -
- Potrei dire esattamente la stessa cosa! - Akito mosse un passo in avanti e la breve distanza che li divideva si ridusse ulteriormente. - Non ho mai avuto tanti problemi come da quando mi sono trasferito qui. Tu sei una fonte unica di guai, per te stessa e gli altri. -
Il cipiglio di lei si distese. - Eri preoccupato per me, per questo te la sei presa? -
Uhm, sì, probabilmente era così. - Figurati, sei una sciocca – mentì, preparandosi alla risposta adirata di Sana.
Solo che... non accadde.
Lei si sporse in avanti, gli prese il viso tra le mani e lo baciò. Akito rimase immobile, non se lo aspettava proprio. Non da lei. Socchiuse le labbra e cominciò a rispondere, era troppo tempo che aspettava questo momento.
Le posò le mani sui fianchi e la tirò a sé fino a che i loro corpi non si toccarono, poi la circondò con le braccia. Il movimento sollevò leggermente Sana sulle punte, che spostò le mani dalla guance e avvolse le braccia intorno al collo di Akito.
Quando Sana separò le loro labbra, lui non avrebbe saputo dire quanto tempo fosse passato.
- Che cosa... - ansimò lei. - Che cosa stiamo facendo? -
Entrambi avevano il fiato corto. Lui la guardò stralunato. Decisamente era troppo aspettarsi da lei una piena consapevolezza in amore. - Credo che, in fondo, tu mi piaccia molto – ammise. Aveva allentato la presa intorno ai fianchi di lei e la fissava intensamente negli occhi, il tono serio.
Lei sorrise. - Ti amo. - Gli accarezzò una guancia. - Anche se sei insopportabile. -
Lui rese meno rigida la piega delle labbra. Non proprio un sorriso, ma quasi. - Da che pulpito! - disse e riprese a baciarla.
La seduta spiritica non sarebbe ripresa per molto tempo.

Sana allungò le mani davanti a sé e strinse fra le sue quelle grandi e calde di Hayama. Dopo tutto quello che era successo tra loro, pareva assurdo che lo chiamasse ancora per cognome, ma a lei piaceva così. Lui sarebbe rimasto per sempre il suo Hayama.
Chiuse gli occhi e si concentrò. Pochi istanti dopo spalancò una palpebra. - Avanti, impegnati un po' di più! Ricambia la stretta e chiudi gli occhi – disse all'altro.
Lui sbuffò, ma eseguì.
Lei, soddisfatta, riabbassò la palpebra e riprese a concentrarsi; iniziò anche a mormorare a bassa voce. - Mh... -
- Stai scherzando?! - sentì esclamare Hayama. - Mh? E che cos'è, una lezione di yoga? -
Il sarcasmo di lui la irritò e gli mollò un calcio sotto il tavolo.
Lui rispose con un gemito di dolore.
- Ben ti sta! - replicò Sana senza cuore.
L'idillio amoroso non era durato molto, ma loro erano fatti così.
- Avanti, riprendiamo – disse lei.
Lo vide alzare gli occhi al cielo, ma rinunciò a replicare. Lui strinse le sue mani con più forza ed entrambi smisero di distrarsi, puntando la loro completa attenzione su Hana.  
- Hana, ci stai ascoltando? Noi ci teniamo molto a tentare di parlarti... di capire. Vorremo riuscire ad aiutarti. - Sana si interruppe e prese un respiro profondo. - Mostrati. - Puntò il viso al soffitto e spalancò le palpebre. - Raccontaci quello che ti è successo. - Si zittì e rimase ad ascoltare il silenzio, che era tale da riuscire a sentire i battiti ritmati del suo cuore. - Hana, ti prego. -
Il fantasma apparve. Era seduto su una delle sedie a capotavola – le candele nelle vicinanze si spensero – e delle lacrime le scorrevano lungo le guance. Dovevano essere immaginarie, però, perché appena scivolavano dal mento di Hana e atterravano sulla superficie lignea scomparivano. L'espressione funerea era più evidente del solito e Sana si sentì triste solo a guardarla.
- Hana, sei arrivata – mormorò e Hayama, a quelle parole, aprì gli occhi per vederla.
Hana spostò lo sguardo affranto su Sana e poi su Hayama. - Ho deciso di dirvi la verità, vi svelerò cos'è accaduto a me e al mio Sho. -

Fu il suono del campanello a svegliarla. Seguirono delle voci concitate e gemiti di orrore.
Che cosa poteva essere accaduto?
Hana fece il possibile per prepararsi in fretta, poi lasciò la sua stanza e scese al piano inferiore.
- Oh, che cosa terribile – stava dicendo sua madre. Il tono freddo sembrò più sciolto del solito.
Hana percorse il corridoio e raggiunse la soglia del salotto, dove i suoi genitori stavano parlando con un uomo anziano, a lei poco famigliare.
- Sta molto male? - chiese suo padre.
Hana si avvicinò ancora di più, chiedendosi chi fosse l'oggetto della conversazione.
- Dicono che non passerà la notte – rispose l'uomo anziano, che, Hana rammentò improvvisamente, era il maggiordomo in casa della famiglia di Shotaro.
- Chi? - domandò lei, rendendo nota la sua presenza.
I tre si voltarono a guardarla contemporaneamente, con espressione stupita. - Tesoro... - mormorò suo padre, cautamente.
- Chi è che sta male? - ripeté, sentendo il cuore martellarle nel petto velocemente per la preoccupazione. Mosse qualche altro passo in avanti.
Il maggiordomo sospirò. - Il signorino Shotaro, signorina. -
Il suo cuore sprofondò.

Il tempo necessario per raggiungere la casa della persona che amava le sembrò infinito.
Il maggiordomo aveva provato a dissuaderla dall'andare da Shotaro, perché i genitori di lui la ritenevano responsabile della malattia – polmonite – del figlio.
- Che significa? - chiese.
- Ieri pioveva forte, signorina. Ed era freddo. Provare a cercarla dopo la vostra litigata ha compromesso la salute già cagionevole del signorino Shotaro. -
Le lacrime cominciarono senza controllo a rigarle le guance. Non si sarebbe mai potuta perdonare per questo.
Entrò nella casa di Shotaro correndo, senza curarsi degli sguardi o dei commenti delle persone che notarono il suo arrivo.
- Sho – urlò ripetutamente tra le lacrime.
Quando arrivò alla soglia della sua camera, fece scorrere lo sguardo lungo la stanza di lui fino al luogo dove giaceva.
Attorno al futon erano raccolti i genitori di Shotaro, e una persona che Hana non conosceva.
Sia la madre sia il padre piangevano e lei ebbe improvvisamente troppa paura di avvicinarsi.
- Sho – mormorò piano, facendosi coraggio e muovendo qualche passo in avanti.
I genitori di Shotaro si girarono verso di lei, ma l'attenzione di Hana era completamente rivolta alla figura nascosta tra le coperte.
Il viso di Shotaro era pallidissimo.
No, no, no!
Non si muoveva, non respirava nemmeno.
Ti prego, no!
Era morto.

La voce di Hana si ruppe alla fine del racconto. Sana si accorse che anche lei stava piangendo, in modo silenzioso. - E poi? - chiese, trattenendo un singhiozzo. - Cos'è accaduto? -
- Qualche giorno dopo il funerale, Hinako venne da me per scusarsi. In realtà non le interessava davvero Shotaro, era stato tutto un gioco architettato da lei e Sentaro. E... - La voce le tremò. Deglutì e riprese: - Shotaro... lui non la stava nemmeno baciando, stava solo tentando di allontanarsi da lei. - Hana si asciugò le lacrime e concluse con voce fredda e ferma, come se non fosse capitato a lei: - Subito dopo, insieme al diario che conteneva tutti i ricordi di me e Shotaro, mi sono gettata dalla finestra. -
Sana, che fino a quel momento aveva tenuto le mani strette a quelle di Hayama, le liberò e le usò per coprirsi il viso.
Si sentì il rumore di una sedia e dei passi, poi Hayama l'avvolse in un abbraccio. - Tu sei forte, ricordi? - le sussurrò all'orecchio. - Siilo anche per lei. -
Sana sollevò la testa, si asciugò gli occhi ed annuì. Si voltò verso il fantasma. - Hana, sarei scontata se ti dicessi che non è stata colpa tua se Shotaro è morto e anche se lo facessi, se non sei tu la prima a crederci, è come se parlassi al vento. Ma, in fin dei conti, è proprio così. Si è trattato solo di una tragica catena di eventi. Smettila di torturarti per questo e vai avanti. - Spinse la sedia all'indietro, si alzò e si avvicinò all'altra. - Non conoscevo Shotaro, ma da quello che ho saputo sembra ti amasse molto. Non penso ti abbia mai fatto una colpa della sua morte o di non avergli creduto. - Gettò uno sguardo su Hayama, dolce e intenso. - Continuare a non perdonarti non te lo riporterà indietro, ma potrebbe aiutarti a rincontrarlo. Fallo per il vostro amore, è così difficile trovare quello vero. -
Le lacrime immaginarie smisero di scendere lungo le guance di Hana. - Grazie, Sana. - Piegò le labbra in un piccolo sorriso. Non era molto e non era convinta nemmeno che sarebbe mai riuscita a perdonarsi del tutto, ma ora sembrava esserci una possibilità.
Il fantasma sparì e l'atmosfera nella casa sembrò improvvisamente più serena.   


Spazio Autrice: NON è finita. Sì, ci sarà ancora un capitolo, l'epilogo che chiude quello che è rimasto in sospeso.
In questo capitolo – che spero abbiate apprezzato -, si scopre finalmente com'è finita tra Shotaro e Hana. Dannatamente tragico, ma era scontato che non potesse essere allegro.
Sana e Akito, invece, finalmente hanno concluso qualcosa. Era ora, finalmente.
Ripeto, le ultime cose da dire - alcune sono solo dettagli, altre abbastanza importanti (tipo Hana-fantasma) - nel prossimo e ultimo capitolo.
Vi ringrazio per i commenti allo scorso capitolo e spero di non avervi deluso con questo.
Domande, chiarimenti, scleri e lo spoiler che metterò riguardo l'epilogo a disposizione sulla mia pagina fb.
A presto.
Ilaria 
   
 
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