Un
'oscurità più serena di quanto fosse stata da
molto tempo vegliava sul castello
di Hogwarts.
Era il buio di chi non ha paura, è solo stanco di combattere
e , forte della
sua vittoria, si concede finalmente di abbassare le armi, senza temere
agguati nella
notte.
Erano poche le anime così
impavide da
rimanere a custodire Hogwarts , in quella notte diversa.
Molti erano tornati dalle loro famiglie, o ad esse si erano riuniti,
per quanto
fossero queste ultime spezzate, costrette a dividersi a causa della
prematura
morte di alcuni membri, i sopravissuti si stringevano sotto l'unico
vessillo
che aveva il potere di sconfiggere ogni altra cosa , come il
più grande mago di
tutti i tempi aveva sempre sostenuto: l'amore.
Ma le anime ad Hogwarts no. Esse per una sera non ricercavano l'amore,
bravamavano la sensazione di essere soli. Non il doloroso isolamento di
chi
soffre e si estrania dal mondo, ma quella solitudine pacifica che
colpisce
cuori che forse troppo hanno visto, vissuto e sofferto, e per una sola notte,
vogliono affrontare i
loro demoni soli con loro stessi , sconfiggerli
e svegliarsi senza più pesi sulle spalle da
trascinare.
Pensieri come questi affollavano la mente della donna sulla torre di
astronomia, una delle poche ancora in piedi. Si scostò i
lunghi capelli dal
collo accaldato , che bianco e lucido riluceva come perle alla luce
della luna.
Ginevra.
Ora mi farò chiamare così.
Alzò gli occhi nocciola, screziati di intense sfumature di
miele, al cielo
senza stelle, cercando nella sua mente le ragioni per questa decisione improvvisa.
Fred.
Il dolore era acquattato lì, sotto lo sterno. Era un mostro
vivo e forte, che
la graffiava dall'interno.
Sonnecchiava ogni tanto e
poi tornava
sveglio, e la sua forza sembrava triplicata.
Chiuse
gli occhi, Ginevra Weasley, massaggiandosi con dolcezza le tempie, alla
ricerca
di un pò di quiete.
Non poteva abbandonarsi al sonno, non poteva.
Perchè non puoi Ginevra, cos'è che non hai il
coraggio di ammettere?
Hai paura, vero?
L'impavida, la coraggiosa, ha infine trovato il suo demone da
sconfiggere. Gli
incubi.
Da così tanti mesi ormai era tormentata dagli incubi , e
tremava al pensiero di
cosa le avrebbe portato in dono quella notte.
Si potrebbe ben dire che ho
affrontato di
peggio.
Suo malgrado, riuscì a strappare a se stessa un accenno di
sorriso. La mano
bianca, dalle lunghe dita arcuate scese dolcemente ad accarezzare la
roccia
striata da venature grigiastre della torre. Lentamente la mano corse ad
accarezzare la parete
solida, a
tracciare disegni invisibili con dita esperte.
"Casa."
Erano
i pezzi di un puzzle distrutto, ma ora era tempo di ricostruire.
Potevano ricostruire il vaso non è così? Erano
ancora lì dopotutto.
Tranne qualcuno.
Chiusi gli occhi, prima che ricominciassero a bruciare.
Con la vista fuori gioco , l'udito da gatta che era sempre stato motivo
di
orgoglio si acuì ulteriormente.
Uno scatto repentino, i lunghi capelli rossi le frustarono il viso
quando tirò
fuori la bacchetta,e la
puntò contro
un punto della torre poco distante da
lei.
"Ciao, Harry." Il sussurro fuoriuscì da lei più
gelido di quanto si
aspettasse. Come aveva sospettato un'uomo dai capelli neri spettinati e la maglia stracciata, si
tolse velocemente il
mantello dell'invisibilità prima che lei
avesse il tempo di fare alcunchè e alzò le mani
con aria di resa.
"Da quanto sei qui?"
"Da quando sei arrivata. Giravo per Hogwarts col mantello e ti ho visto
passare, diretta alla torre di astronomia. Così ti ho
seguito. Non volevo mi
vedessi, ma era
bello guardarti pensare, e
tormentarti su ciò che sta tormentando
anche me. Poi all'improvviso eri così serena e bella che ti
avrei guardato per
ore senza mai avere il coraggio di interromperti. Eri in pace, ed io
volevo
solo guardarti."
Le si avvicinò , cauto, l'espressione seria e splendente che
tanto le piaceva.
"Non sono in pace. Nessuno di noi lo è."
"Lo
so"
Si avvicinarono alla balaustra, appoggiandosi al basso muro della torre
, il
vento sferzava su di loro e i capelli di Ginevra le volteggiavano
attorno
indomiti.
"Sei
l'eroe del mondo magico adesso."
Harry emise un gemito, a metà tra un sospiro divertito e
amaro.
"So anche questo."
"Ma i tuoi demoni sono i miei. Ciò che ti tormenta lo vedo
la notte nei
miei incubi, sangue e lampi di luce verde ovunque.
Gli occhi. Gli occhi dei morti sono la cosa
peggiore. "
Lui stavolta non parlò, anche se la risposta sarebbe stata
la stessa. Le
accarezzò la guancia, e non era un gesto di compassione e tenerezza,
poichè sapeva che Ginny , ferita
, indomita e fiera com'era, l'avrebbe reputato un affronto. In quel gesto Harry mise
tutto ciò che non
sarebbe mai stato in grado di esprimere a parole.
So cosa vuol dire. E ti amo anche se nei
tuoi occhi c'è quell'ombra
di chi ha
affrontato così tante volte le tenebre che rischia di
perdervisi dentro.
La mano di lei corse sopra la sua, vi poggiò la
guancia, assaporando quel
breve contatto che per così tanto tempo le era mancato. Il
calore del suo palmo
si riversò in lei come fuoco bollente , attenuando il gelo
che sentiva nel
cuore. Era sempre
stato il fuoco il suo
elemento dominante, e comprese.
Chi riesce a restituirti te stessa, chi è in grado di
comprendere cosa tu
voglia sentire in quel momento, chi
riscalda le fiamme dentro il cuore...è chi
può salvarti dalle tenebre,
da te stessa.
"Fred" sussurrò lei. " Tonks, Lupin"
Le lacrime che si aspettava non vennero , la presenza di lui le dava la
forza
di non crollare.
Tuttavia una corrente gelida interruppe quel
contatto di fuoco.
Harry sbattè con forza il pugno sul muro
della torre, allontanandosi da lei improvvisamente.
"Fred, Tonks, Lupin...tutta colpa mia."
Crollò
a terrà, inerme, la testa tra le mani , la rabbia che
incendiava ogni organo
dentro di lui.
Ginevra gli si accostò, sedendosi accanto a lui.
Si permise un solo contattto, gli accarezzò i capelli con
tutta la dolcezza di
cui era capace.
Lui era come lei. Nei momenti di
debolezza, di dolore, di fragilità
voleva solo il silenzio , e quello che esso è
in grado di dare a chi
soffre, non voleva compassione o pietà da chi amava, solo la
loro presenza
accanto a lui.
Soltando quando lui si voltò a guardarla, dopo parecchi
minuti, Ginevra
sussurrò, scostandosi una ciocca di capelli ramati davanti
agli occhi e
portandosela delicatamente dietro
l'orecchio.
"Sai che non è colpa tua. Smettila Harry. Smettila di dire
queste
stronzate."
Il silenzio li avvolse per molto tempo. Non c'era nulla da dire. Il
dolore , la
gioia, la confusione, i
pezzi scomposti
del puzzle rotto in gioco. Non c'era bisogno di dire nulla.
Restarono l'uno accanto all'altra in silenzio fino a che l'alba non
inondò la
torre di una piacevole luce rosata.
Harry si voltò verso di lei, avvicinandosi con cautela.
Aprì la bocca, per
sussurrare qualcosa, con aria molto imbranata.
Ginevra sorrise, e le sembrava che i muscoli della sua faccia non
fossero più
abituati a farlo.
"Lo so. Anche io."
Ti amo. Sei colui che mi salverà.
Sono la
sola cosa che ti ha permesso di andare avanti tutto questo tempo. So
anche
questo. Salvami dalle tenebre, Harry Potter. E io salverò te
dal passato che è
tempo di lasciar andare.