Mi batte forte il cuore anche se mi ero ripromessa di stare calma. Lo sento martellare insistentemente nel petto e sento che se proverò a parlare mi mancherà il respiro. Ho la bocca secca e forse tremo. Che vergogna! Incontrare l’uomo che più ammiro in queste condizioni mi fa venire rabbia. Indossa giacca blu scuro e cravatta rosa shocking, ha i capelli scompigliati e la barba incolta proprio come piace a me. -chi sei?- mi chiede e io perdo qualche secondo ad analizzare la sua voce, che è forte, da vero uomo, ma anche ironica per certi versi. L’avevo già notato ascoltandola nei film: verso fine frase si acuisce impercettibilmente e tutto assume una nota divertente. Così impiego un po’ a rispondere: -do ripetizioni di matematica a Indio- mi zittisco. Ci sono tante cose che vorrei dirgli, ma non è ancora il momento. Poi me ne viene in mente una appropriata: -può farmi un autografo?- Non ho niente da fargli firmare, a parte la fronte. Ma, non essendo una gatta morta, non glielo chiederei mai. –se vuoi ti firmo un assegno- risponde. Ecco, ci sono tre cose di cui mi accorgo con questa frase. Uno: i suoi denti sono bianchissimi e scintillanti proprio come quelli di Susan. Due: mi da già del tu e io mi chiedo se posso fare lo stesso, ma poi decido che è meglio di no. Tre: non sono stata pagata. -visto che impieghi un'eternità a rispondere- ride -riempio io il silenzio. Susan ti ha già dato i soldi?- -no- ammetto tutto d’un fiato. Lui estrae duecento dollari e una penna dalla tasca dei pantaloni blu come la giacca. Mi porge il denaro e io penso che siano proprio tanti soldi, per due ore di ripetizione. Tuttavia mi rendo conto che devono pagare anche l’ago e il filo che mi cuciono la bocca. Quando ho riposto i soldi nel portafogli lui mi afferra il braccio. La sua mano è calda. Mi sento come un ghiacciolo che si scioglie al sole. Ma non capisco cosa sta facendo! Poi sento la penna premere sull’avambraccio e vedo una scritta prendere forma. “Robert Downey Jr” leggo. Accanto ha disegnato una stellina stilizzata. In quel momento la signora Downey, guardandoci male, ci chiede di farla passare dato che stiamo bloccando l’uscita e che lei deve andare. Io mi vergogno un po’ e mi sento una gallina, ma Robert sorride e non sembra imbarazzato e questo mi tranquillizza. Susan gli stampa un bacio sulle labbra per salutarlo e stringe la mano a me. Me la stringe con forza, come se volesse farmi capire chi comanda. Poi si avvia per il vialetto e scompare dietro al cancello. Quando non sento più il ticchettio dei suoi tacchi a spillo tiro involontariamente un sospiro di sollievo. Indio spunta alle mie spalle e chiede: -vuoi restare a cena?- Prima che io abbia il tempo di rispondere Robert afferma: -cucino io- e prende la porta a sinistra dell’atrio, dove immagino stia la cucina. Nella mia mente si disegna l’immagine del famoso attore col cappello da chef e rido. Rido da sola, per niente, come una matta. Rido per far uscire la tensione dalla bocca. Rido perché non sono mai stata così felice in tutta la mia vita. I Downey mi hanno preso in simpatia e non mi importa se Susan è gelosa: quando ricapita un’occasione del genere a me che al sabato sera sono solita giocare a pacman e che lo considero il massimo del divertimento? Mentre Robert cucina, Indio mi accompagna al primo piano e mi mostra camera sua. Ci sediamo sul letto. Sta per dirmi qualcosa, quando un breve scampanellio proveniente dal suo cellulare lo informa dell’arrivo di una mail. La legge, poi mi informa: -è la mia ragazza Anne- -e cosa direbbe Anne se sapesse che c’è un’altra seduta sul tuo letto?- lo provoco. Non so perché l’ho fatto, ma subito dopo aver parlato divento rossa come un peperone e vorrei nascondermi dentro all’armadio. -non direbbe niente- risponde tranquillamente -è muta- Ci rimango malissimo e spero che stia scherzando, ma purtroppo il ragazzo conferma la notizia con serietà e mi spiega che è muta sin dalla nascita. Poi con una dolcissima luce negli occhi me la descrive bella come una dea e sospira, innamorato perso. Dal piano di sotto un urlo di Robert ci informa che la cena è pronta. Scendiamo e troviamo, sul tavolo della sala da pranzo, tre pizze ancora dentro al cartone. Capiamo che le ha ordinate e scoppiamo a ridere. Anche lui ride. Poi afferma: -io non so cucinare- Mangiamo in silenzio. Io scorro nella mia testa i pensieri più assurdi, come quello di essere Susan Downey e di vivere tutti i giorni quella vita perfetta. Però so che al posto di salire in camera con Rob, stasera dovrò tornare all’hotel. Alla fine aiuto il padrone di casa a sparecchiare e mi viene in mente un’idea. -Indio- chiamo -puoi farci una foto?- Gli passo il mio Blackberry e faccio scorrere un braccio dietro alla schiena del mio attore preferito. Lo tengo stretto, emozionatissima. Il braccio libero è quello autografato, così lo mostro all’obiettivo e sorrido il sorriso più largo e sincero che posso. La foto è venuta bene. Rob me ne fa una con Indio. Guardo l’orologio: è tardi, è meglio che vada. Robert mi accompagna alla porta, mentre Indio mi dà un bacio sulla guancia e sale in camera sua. L’attore mi segue anche sul vialetto, poi si china e mi prende in braccio reggendomi sotto le ginocchia e dietro la schiena come fossi una bimba. Il cuore batte forte come la prima volta che l’ho visto e quasi quasi mi aspetto un bacio, ma lui mi getta nella piscina e scoppia a ridere. È lui il bambino. -domani alle quattro del pomeriggio- mi dà appuntamento, e io non capisco se sia per le ripetizioni di Indio o per il bambino delle meraviglie.