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Autore: Kooskia    03/07/2012    3 recensioni
Fanfiction sul Ciclo dell'Eredità di C. Paolini. Ambientata durante lo svolgimento della trama della serie (copre complessivamente un'arco temporale della durata di un anno). Presenta personaggi e ambienti di mia creazione senza influire/modificare/alterare i personaggi originari del Ciclo.
In questa storia vedremo un Cavaliere solitario e il suo drago: nati e cresciuti fuori dai confini noti di Alagaesia, essi si batteranno per riportare la pace in questo angolo di mondo inesplorato scoprendo la verità di un passato a loro ignoto e plasmando il loro futuro in una terra aspra e selvaggia.
Epilogo contentene Spoiler.
Un capitolo conterrà tematica erotica (rating Arancione)
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Capitolo 14 - Cuore di foresta

La sua mente era avvolta da una nebbia fitta e impenetrabile, una foschia che gli offuscava i sensi e la capacità di percepire il mondo intorno a lui.
Gli stessi ricordi erano confusi e sbiaditi, frammenti di pensieri raminghi che si mescolavano tra loro: solo il tempo, lentamente, erodeva la nebbia permettendogli di schiarire i suoi pensieri.
In quei brevi istanti riusciva a percepire il mondo intorno a lui anche se non aveva le forze per rispondere agli stimoli che riceveva; erano tuttavia attimi destinati a svanire perché i suoi rapitori dissetavano il suo corpo incosciente con un siero in grado di far sprofondare nuovamente la sua mente in una prigione senza gabbie.
Egli attese, consapevole che ogni istante in cui riguadagnava lucidità era destinato a rivelarsi uno sforzo inutile: per qualche strano motivo tuttavia qualcosa era cambiato.
Nessuno accostò quel liquido alle sue labbra e lentamente i suoi pensieri si facevano più lucidi.
Poteva percepire di nuovo il flusso di energia scorrere all’interno del suo corpo, quella fonte primordiale di potere dalla quale era in grado di attingere forza per plasmare la realtà tramite la magia. Era ancora troppo debole per poterla sfruttare appieno, ma sapeva che presto tutto questo sarebbe cambiato.
Cercò di aprire gli occhi, col solo risultato di ricevere una fitta di dolore.
Decise che non valeva la pena tentare con mezzi fisici e con stupore si rese conto di essere nuovamente in grado di espandere la mente attorno a lui.
Percepì fin da subito i pensieri di Brelan e Kalgeck ma decise di aspettare a penetrare la loro mente per comunicare, trovò invece curiosa l’assenza di altre menti: a meno che non si trattasse di un gruppo di individui particolarmente bravi a nascondere la propria presenza (compito arduo da fare, specie se qualcuno cercava di nascondersi da a lui), l’unica possibilità era che lui e i suoi due compagni non fossero più prigionieri.
Dopo alcuni istanti tuttavia avvertì un’altra persona lì vicino.
Si avvicinò cauto, cercando di non rivelare la sua presenza, rimanendo stupito dalle strane sfumature della mente dell’uomo sconosciuto: era probabilmente un umano, giovane, anche se vi erano strani dettagli che sembravano collegarlo ai boschi e agli animali selvaggi.
Non aveva mai percepito una mente del genere e rimase ulteriormente colpito quando l’essere in questione si rese conto di una presenza estranea, barricandosi dietro ad una protezione mentale di discreta forza.
Non si trattava di una barriera insormontabile, anche se era dotata di curiose sfumature: quando un umano cercava di proteggersi di solito costruiva una sorta di solido muro, facile in realtà da superare o valicare oppure semplicemente infrangere.
Lo sconosciuto tuttavia aveva eretto una barriera più stratificata: gli ricordava un animale selvaggio che si nascondeva nei fitto dei cespugli con il cacciatore che arrancava in avanti senza riuscire ad individuarlo.
Decise che era il momento di vederci chiaro e si preparò a spazzar via una difesa mentale che, seppur particolare non era sicuramente in grado di reggere un attacco diretto da parte sua, quando all’improvviso percepì una presenza formidabile farsi sempre più vicina.
Si ritrasse dal contatto con lo strano uomo, momentaneamente frastornato da questa nuova mente.
Era una presenza forte e carica di passioni, calda come il fuoco e decisa come una tempesta.
Il suo cuore ebbe un sussulto quando si rese conto di aver già avvertito qualcosa di simile.
-No, non è possibile… eppure Bjartskular è diversa, non è lei… questo vuol dire che...-
La presa di una mano estranea si fece forte sul suo polso ed il suo corpo reagì con una sferzata di ritrovata vitalità. Con fatica i suoi occhi si aprirono, per ritrovarsi a fissare il volto di Brelan.
L’umano era cambiato dall’ultima volta in cui lo aveva osservato, i suoi occhi recavano i segni di un viaggio faticoso e la sua barba era incolta.
-Resta fermo Laér, non sforzarti. Accidenti, gli hai fatto davvero prendere un colpo…-
L’elfo lo guardò confuso, mosse quindi istintivamente una mano sui lunghi capelli neri per poi rendersi conto di non essere più legato.
-Forse cercare di entrargli in testa non era il modo migliore per guadagnarsi la sua fiducia.-
Laér spostò il capo alla sua sinistra, osservando l’espressione corrucciata di Kalgeck.
Cercò di alzarsi, ma Brelan posò una mano sul suo petto, invitandolo a restare disteso.
-Ti hanno drogato per tutto questo tempo, non penso che tu possa essere in grado di … -
-Non mi interessa cosa gli hanno fatto! Voglio sapere chi è ! E voglio anche sapere perché stava cercando di assalire la mente del mio Cavaliere!-
Le parole erano risuonate come un tuono nella mente dell’elfo, dall’espressione dell’umano egli capì che esse erano state percepite da tutti i presenti.
L’elfo non badò al consiglio di Brelan e cercò lo stesso di alzarsi; provò dolore e fatica nelle membra troppo a lungo immobilizzate, ma era niente a confronto delle emozioni che stavano sconvolgendo la sua mente.
Di fronte a lui c’era un drago.
E non si trattava di Saphira né del possente Glaedr.
Era una dragonessa femmina, lo si poteva capire dal tono della sua mente, le sue squame brillavano di un color oro più luminoso di quello di Glaedr: segno, insieme alle sue dimensioni, di una giovane età. Non doveva essere molto più anziana della stessa Saphira.
Il cuore dell’elfo era colmo di sentimenti tanto complessi che lo stesso Laér faceva fatica a comprendere. Mosse la sua mente in direzione della dragonessa, con cautela, senza difese: per farle comprendere le sue buone intenzioni.
-Ti prego di perdonarmi, Figlia del Cielo, non era mia intenzione assalire il tuo compagno. Non avevo idea di chi fosse e il mio corpo non era in grado di capirlo.-
Egli rimase affascinato dal tocco dei pensieri della dragonessa, riuscì a sfiorarli per un istante: antichi e giovani allo stesso tempo, vibranti di una vitalità oramai così rara nel mondo.
Durò solo un istante, con dispiacere di Laèr, perché la dragonessa sembrò concentrarsi interamente sul giovane uomo.
Era evidente come i due stessero avendo un fitto dialogo mentale e l’elfo non mancò di notare i cambiamenti nella dragonessa: fino ad un istante prima ella era pronta a combattere, ora il suo corpo sembrava fremere di stupore ed eccitazione con la coda che smuoveva il terreno incenerito dietro di lei e le possenti zampe che cambiavano continuamente posizione.
La voce di lei risuonò di passioni, evidentemente libera di essere sentita da tutti i presenti.
-Quindi è vero… io, non sono sola! No… ma quell’uomo aveva detto. Aveva detto che erano stati tutti uccisi… -
Laèr si mise in piedi lentamente, sotto lo sguardo preoccupato di Brelan. Fece un passo avanti, quindi chinò il capo nei confronti del giovane umano anche se dall’espressione incuriosita di lui l’elfo dubitò che fosse avvezzo alle riverenze.
Lo osservò per un attimo, l’aspetto del giovane non poteva certo dirsi nobile o civilizzato, tuttavia l’elfo era ben consapevole di non dover giudicare dalle apparenze, in fondo conosceva così poco di quelle terre.
- Se vi è stato riferito della scomparsa dei draghi, forse si trattava di notizie datate e confuse.-
Disse, rivolgendosi a tutti i presenti, anche per non tagliare fuori Brelan e Kalgeck benché essi non potevano rispondere allo stesso modo.
-Un secolo fa l’Ordine dei Cavalieri dei Draghi venne sterminato a seguito delle azioni di un cavaliere traditore, Galbatorix: quasi tutti i draghi perirono nel conflitto. Le fiamme della guerra tuttavia stanno divampando di nuovo ed esiste un futuro per i draghi se tutti coloro che si oppongono all’Impero di Galbatorix risulteranno vittoriosi. Potranno esserci pochi draghi rimasti in questo mondo ma le speranze per la razza dei draghi non sono finite.-
La dragonessa avvicinò il grande muso dorato verso di lui, Laér rimase fermo lasciando che lei quasi lo sfiorasse. Allo stesso tempo il contatto mentale della dragonessa si avvicinò a lui, l’elfo lo accolse con gioia e fece del suo meglio per mettere a nudo le sensazioni e i ricordi cari della sua terra.
La dragonessa sollevò il capo con un espressione leggermente stupita.
-Tu hai… un cuore di foresta, Laèr di Osilon del popolo degli elfi, ti credevo un umano come gli altri ma ora vedo le differenze. Io sono Niya e lui è Kooskia, il mio Cavaliere.-
L’elfo volse appena il capo quando avvertì un mormorio venire dai suoi due compagni, che evidentemente continuavano ad ascoltare: Laér si chiese se la dragonessa fosse in realtà abituata a non porsi inibizioni nel far ascoltare le sue parole a tutti quelli attorno a lei.
-Beh… sono soddisfatto di essere stato riconosciuto come un vero Knurla e di ricevere tante attenzioni- borbottò Kalgeck. Brelan sorrise, posando una mano su di lui.
-Un errore comprensibile, amico mio. Dubito che ci siano nani in queste terre.-
Il giovane Cavaliere si fece avanti, Laér lo studiò con interesse. Alcuni ad Ellesméra si erano lamentati che il primo nuovo Cavaliere dopo cento anni fosse un umano, sicuramente non sarebbero stati felici se anche il secondo lo fosse stato.
-Infatti, non abbiamo mai visto o sentito parlare di … elfi o nani nella nostra Foresta, almeno non in tempi recenti. Comunque, a meno che non possiate darci altre informazioni in più su questi Imperiali, credo che io e Niya dovremmo continuare la nostra strada e … -
Laèr lo interruppe, di rado avrebbe agito in tale maniera, non solo tra gli elfi ma anche tra umani e nani: considerata la gravità della situazione tuttavia non poteva fare altrimenti.
-Aspettate voi… lasciate che mi spieghi. Ad ovest di qui il mondo è in guerra, una guerra che deciderà le sorti di popoli e nazioni, una guerra per decidere anche il futuro o l’estinzione della razza dei draghi. Voi non potete restare qui! Se un nuovo Cavaliere dovesse presentarsi, benché non addestrato, egli e il suo drago potrebbero rappresentare il punto di svolta nella caduta di Galbatorix!-
L’elfo rimase sorpreso quando il giovane uomo gli rivolse uno sguardo serio, per nulla intimorito dal tono preoccupato di Laér.
-Mi dispiace per quanto sta accadendo e avete tutta la mia comprensione, tuttavia io ho giurato di salvaguardare la pace qui in queste terre: il Popolo dei Lupi non sarà al sicuro fintanto che questi Imperiali se ne andranno o rinunceranno ai loro propositi. –
Laér fu stupefatto nell’osservare Brelan farsi avanti.
-Io… capisco le ragioni di Laér e sono sicuro che i Varden vorrebbero un secondo Cavaliere, tuttavia ho offerto la mia spada a Kooskia.
-Beh … io invece la penso come Laér, sono sicuro che il mio Re non sarebbe contento di vedere un Cavaliere andarsene a zonzo in terre dimenticate mentre potrebbe aiutarci a buttar giù Galbatorix dal suo trono nero.-
L’elfo non trattenne un sorriso, l’ultimo aiuto che si sarebbe aspettato era quello del burbero nano.
In cuor suo egli però era a disagio per le parole convinte di Brelan, era un uomo nobile e se aveva prestato un giuramento al giovane Cavaliere egli adesso era tenuto a rispettarlo.
-Posso comprendere le tue motivazioni, tuttavia se qualcuno ti ha insegnato qualcosa sull’essere “Cavaliere”, dovresti sapere come ci siano necessità ben più grandi dei propri desideri personali o giuramenti fatti senza avere una visione più ampia della realtà.-
Non si era aspettato l’improvvisa reazione del giovane umano.
Egli si era semplicemente voltato, incamminandosi lontano da loro.
L’elfo per la prima volta osservò con più attenzione il panorama, il suolo e i radi alberi erano stati anneriti da un incendio, probabilmente causato da Niya nell’atto della loro liberazione.
Il giovane umano raggiunse una grande chiazza parzialmente intatta di sterpaglia all’ombra della collina sovrastante, dove recuperò una lama abbandonata ancora all’interno del fodero: non poteva esserne sicuro ma l’acuta vista di Laér riconobbe il profilo e l’aspetto di una spada da Cavalieri.
-Lascialo andare…ha bisogno di pensare- disse Brelan al suo fianco.
L’attenzione dell’elfo si concentrò nuovamente sulla dragonessa dorata, ella era sicuramente in dubbio per i pensieri che dovevano turbare il suo compagno ma la curiosità e il desiderio di sapere divampavano visibilmente in lei.
-Se me lo consenti, Figlia del Cielo, potrò farti dono dei miei ricordi più cari. Quelli di un epoca in cui i draghi solcavano i cieli delle terre a ovest e i brevi momenti in cui ebbi occasione di parlare con loro e ammirare la bellezza dei loro corpi e dei loro cuori.-
  
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