-Che
c’è San?-
-Lo sai che ti
voglio bene vero?-
Quinn fece un
sospiro e abbassò il
libro che stava leggendo
-Se è
ancora per la storia del letto
la risposta è no-
Sbuffai e mi
riaccasciai sul divano –E
va bene Bionda, ma se domani il tuo divano degli orrori mi
avrà inghiottita e
digerita sarà solo colpa tua-
Non si
degnò nemmeno di rispondermi e
riprese la lettura del libro
-Quinn?- iniziai
dopo un po’
-Che
c’è?- chiese spazientita
-Che facciamo
domani?-
-Non so tu ma io
domattina ho un
impegno…-
Sorrisi
maliziosa –si chiamano così
adesso? ‘’impegni’’?-
-Ma che dici?!-
uuh era arrossita, la
cosa era seria.
-Comunque
possiamo vederci a pranzo,
c’è un ristorante carino in centro dove lavora una
mia amica, possiamo vederci
li-
Mi sforzai di
non correggerle l’uso
della parola ‘’centro’’ per
definire la sola e unica piazza che quel paesino
aveva e annuii.
Quinn mi diede
le indicazioni per
arrivarci, non servì a nulla dirle che era impossibile che
mi perdessi in un
posto che aveva solo due strade, e si ritirò nella sua
stanza lasciandomi il
compito difficile di tirare fuori il letto dal divano, cosa che alla
fine non
riuscii a fare e ,con un sospiro rassegnato, mi preparai a una dolorosa
e
agitata notte su un divano su cui probabilmente era stato
imbalsamato
più di un faraone egizio.
Alle sei in
punto la maledetta sveglia
della Berry mi perforò un timpano dandomi il suo gentile
buon giorno che io
ricambiai con una serie di insulti in spagnolo
-Maldita sea
Berry! Spegni
quell’affare!- le urlai quando scese con Kurt per la colazione
-Santana nel
caso non te ne fossi
accorta la mia sveglia è spenta da mezz’ora-
-Mi riferivo
alla tua bocca nana-
mugugnai affondando il viso nel cuscino
-Per
curiosità spilungone, almeno
quando dorme la chiude quella ciabatta?- domandai poi a Finn che aveva
appena
fatto il suo ingresso in cucina.
-Andiamo
Santana, dovresti comportarti
meglio con i tuoi amici- balbettò lui.
-Lo prendo come
un no- dissi con un
sorriso divertito per poi fissarli uno ad uno.
–Ragazzi
non vorrei essere scortese
ma, dal momento che in questo buco ,che la biondina al piano di sopra
chiama
casa, la cucina e la sala non sono divisi voi, tutti voi, state
invadendo la
privacy della mia stanza-
Nessuna reazione
-Era un modo
carino per dirvi di
portare i vostri fondoschiena fuori di qui all’istante e di
lasciarmi dormire-
spiegai allora riaffondando la testa nel cuscino con il preciso intento
di
dormire fino all’ora di pranzo.
-Giuro che prima
o poi ti uccido
Fabray- mormorai tra me e me guardando lo schermo del mio cellulare.
“Arrivo
tardi, inizia a ordinare. Per me il solito -Quinn”
Come se io
sapessi cosa mangia di
solito.
Come avevo
previsto, alla faccia di
Quinn, avevo trovato subito il ristorante; non che fosse stato
difficile dato
che era l’unico ristorante della città ad
affacciarsi sull’unica piazza della
città.
Iniziavo a
soffrire di claustrofobia,
il mio armadio delle scarpe mi sembrava più grande di quel
paesino.
Con uno sbuffo
di irritazione, e un
paio di insulti, rivolto alla mia amica entrai nel locale costatando
con un
sospiro di sollievo che almeno l’interno non era misura puffo.
Mi sedetti al
primo tavolo libero che
trovai, vicino a uno occupato da una coppia che discuteva animatamente.
-E' sempre colpa
mia per te, non è
vero?!- stava urlando in quel momento la ragazza.
-E' sempre colpa mia per te, non è
vero?- urla mia madre gesticolando furiosamente
-Io sono stufo!-
risponde mio padre
-Stufo, lavoro tutto il giorno e quando torno a casa non posso nemmeno
stare
tranquillo!- sono appoggiata allo stipite della porta, li guardo
litigare.
Poi non ce la
faccio più, mi giro ed
esco, non piangerò davanti a loro. Non di nuovo.
Anche questa
volta mi giro e corro
via, fuori di casa, lontano dalle urla.
Solo quando
arrivo in giardino mi
lascio andare a un pianto liberatorio
-Vuoi ordinare?- una voce gentile mi
riportò alla realtà
-si, io...-
iniziai ma le parole mi si
bloccarono in gola quando il mio sguardo incrociò gli occhi
della ragazza che
mi aveva appena parlato.
Gli occhi
più azzurri che avessi mai
visto.
Gli occhi
più belli che avessi mai
visto.
-Allora?- mi
chiese lei con un sorriso
riscuotendomi finalmente dalla mia trance.
-Potrei avere un
menù?- chiesi,
sperando che la mia voce non risultasse incerta o tremante
-Certo!-
esclamò lei con un sorriso
sporgendosi a prendere uno dei menù dal bancone.
Mi presi un
secondo per osservarla
meglio: sembrava avere la mia età, le gambe magre erano
perfettamente fasciate
da un paio di pantaloni neri nei quali era infilata disordinatamente
una
camicia bianca con
le maniche arrotolate
all'altezza del gomito che
scoprivano la
pelle bianca come il latte.
Quando
finalmente mi porse il menù
riportai l'attenzione sul suo viso, illuminato dal sorriso
più splendido che
avessi mai visto. I capelli biondi erano raccolti in uno chignon tranne
alcune
ciocche che le ricadevano sugli occhi.
Gli
occhi.
Per un momento
temetti di poter
affogare in quel mare azzurro.
-Sei nuova qui?-
chiese -Non mi pare
di averti mai visto-
-Si...si sono
nuova, abito a New York
ma sono venuta qua per le vacanze-
-Wow, non sono
mai stata a New York-
mi disse con espressione estasiata -Comunque piacere , io sono Brittany
Pierce-
mi porse la mano
La fissai per un
secondo indecisa; non
era negli usi di N.Y. , e di conseguenza nemmeno nei miei, fare le
presentazioni con il cameriere che ti doveva servire; se ci avessi
provato a
casa probabilmente il cameriere , da amabile Newyorkese, mi avrebbe
morso la
mano.
-Santana-
risposi tuttavia stringendogliela
-Santana Lopez.-
-Oh
tu…tu sei l’amica di Quinn non è
vero?-
Rimasi un attimo
spiazzata dalla
domanda.
-Ehm…si,
la conosci?-
Lei
annuì con un sorriso, un altro
bellissimo sorriso.
-Andiamo a Yale
insieme, mi ha parlato
tanto di te- disse poi. Aveva la nostra età, non mi ero
sbagliata.
-Lei non
c’è?- domandò poi guardandosi
attorno
-Arriva
più tardi…- riuscii ad
articolare per poi ripiombare nel silenzio.
Mi
fissò in silenzio in attesa e io
non persi l’occasione di mostrare la loquacità e
il fascino di Santana Lopez…
ovvero mi incantai di nuovo a fissare i suoi occhi, sono quasi sicura
che
stessi sbavando.
-Allora…-
iniziò lei vedendo che non
reagivo –Vuoi ordinare?-
-Mmm si?- non posso affermare con
sicurezza di aver
capito cosa mi disse, a mia discolpa posso dire che quel tavolo aveva
una
magnifica vista…della sua scollatura.
-Va
bene…- disse lei leggermente a
disagio –Allora cosa vuoi prendere?-
-Voglio
te…TE’ vorrei del tè freddo
grazie!- mi sarei presa a calci da sola.
“Che
diavolo ti succede Lopez? E’ solo una ragazza come tante
altre, evita di
sbavarle addosso”
Parlavo con me
stessa, fantastico.
-Vorrei del
tè e un’insalata verde-
cercai di darmi un contegno
Lei
appuntò velocemente –E per Quinn?-
Già
per Quinn?
-Lei…bhe…lei
prende il solito-
Supposi che
Brittany sapesse cosa
mangiava di solito Quinn perché appuntò
velocemente qualcosa sul bloc-notes e
sparì in cucina, non prima di avermi rivolto un altro dei
suoi sorrisi.
-Che stai
facendo Lopez?- la voce incredula
di Quinn mi fece sussultare.
-Fabray era ora
che arrivassi!-
esclamai cercando di sembrare normale mentre lei prendeva posto
affianco a me.
-Sul serio
Santana- ahi, se mi
chiamava per nome era una cosa seria –Che stavi facendo?-
-Niente
perché?- spolverai la mia aria
più innocente prendendo un sorso di te dalla cannuccia.
Quinn mi
scrutò per un attimo poi aprì
la sua cola light e prese a bere dalla cannuccia guardando sognante in
direzione del bancone dove Brittany stava ritirando delle ordinazioni.
-Non sto facendo
niente Quinn, proprio
niente- sospirò in una pessima imitazione di quella che
probabilmente dovevo
essere io qualche minuto prima.
-Finiscila
Bionda, stavo solo
pensando-
Lei fece un
sorrisetto divertito e
dovetti ricorrere a tutta la mia forza di volontà per non
affondarle il viso
nel piatto di purea che aveva davanti
-Hai conosciuto
Brittany, vero?-
annuii in risposta
-Da come le
sbavavi addosso prima
posso dedurre che la ragazza ti interessi- afferrò al volo
il pomodorino che le
avevo lanciato prima di sporgersi verso di me con fare complice.
-Per quanto
possa interessarti Lopez
la biondina è libera- mi strizzò
l’occhio –Libera anche per te-
Era come se
fossi tornata a galla dopo
una lunga apnea, come un sorso d’acqua quando hai mangiato
qualcosa di troppo
piccante, come… “Datti un
contegno Lopez”
mi rimproverai tra me e me “Hai
scoperto che gioca per la tua stessa squadra, o che almeno ogni tanto
si fa
qualche partita, non vuol dire niente; magari non le
piaci…nah, è impossibile
che io non piaccia a qualcuno”
Sorrisi
ignorando Quinn che aveva
seguito rassegnata il mio monologo interiore e lanciai
un’occhiata a Brittany.
Era la prima
volta che mi sentivo così
presa da qualcuno che conoscevo così poco, eppure, quando
l’avevo guardata negli
occhi, mi era sembrato di conoscerla da sempre e allo stesso tempo
avevo
provato il bisogno di conoscerla meglio.
Quel bisogno era
così forte che mi
spinse a fare una cosa che mai, mai, avrei pensato di fare.
-Quinn?- iniziai
infatti –Ho bisogno
di una mano con quella ragazza- continuai quando fui certa di avere la
sua
attenzione.
Potei quasi
sentire il tonfo della
mascella della mia amica che urtava la superfice del tavolo.
-Santana Lopez
ha appena chiesto a me
una mano per conquistare una ragazza?- domandò a bocca
aperta –Che c’è al posto
dell’ego hai perso le tue capacità da seduttrice
venendo qui? Mi sembravi un
po’ troppo innocente oggi-
Questa
volta il pomodorino centrò Quinn in
pieno volto.
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