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Autore: Vanessa190    03/07/2012    2 recensioni
Santana ha 22 anni, il divorzio dei genitori che le pesa ancora sulle spalle e poca fede nell'amore.
Tuttavia quando decide di passare le vacanze estive dalla sua migliore amica ,Quinn Fabray, la sua vita prende una svolta imprevista che comincia con un caffè latte e una brioche alla marmellata di pesche.
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Brittany Pierce, Quinn Fabray, Santana Lopez, Un po' tutti | Coppie: Brittany/Santana
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Quinn?-

-Che c’è San?-

-Lo sai che ti voglio bene vero?-

Quinn fece un sospiro e abbassò il libro che stava leggendo

-Se è ancora per la storia del letto la risposta è no-

Sbuffai e mi riaccasciai sul divano –E va bene Bionda, ma se domani il tuo divano degli orrori mi avrà inghiottita e digerita sarà solo colpa tua-

Non si degnò nemmeno di rispondermi e riprese la lettura del libro

-Quinn?- iniziai dopo un po’

-Che c’è?- chiese spazientita

-Che facciamo domani?-

-Non so tu ma io domattina ho un impegno…-

Sorrisi maliziosa –si chiamano così adesso? ‘’impegni’’?-

-Ma che dici?!- uuh era arrossita, la cosa era seria.

-Comunque possiamo vederci a pranzo, c’è un ristorante carino in centro dove lavora una mia amica, possiamo vederci li-

Mi sforzai di non correggerle l’uso della parola ‘’centro’’ per definire la sola e unica piazza che quel paesino aveva e annuii.

Quinn mi diede le indicazioni per arrivarci, non servì a nulla dirle che era impossibile che mi perdessi in un posto che aveva solo due strade, e si ritirò nella sua stanza lasciandomi il compito difficile di tirare fuori il letto dal divano, cosa che alla fine non riuscii a fare e ,con un sospiro rassegnato, mi preparai a una dolorosa e agitata notte su un divano su cui probabilmente era stato

imbalsamato più di un faraone egizio.

 

 

Alle sei in punto la maledetta sveglia della Berry mi perforò un timpano dandomi il suo gentile buon giorno che io ricambiai con una serie di insulti in spagnolo

-Maldita sea Berry! Spegni quell’affare!- le urlai quando scese con Kurt per la colazione

-Santana nel caso non te ne fossi accorta la mia sveglia è spenta da mezz’ora-

-Mi riferivo alla tua bocca nana- mugugnai affondando il viso nel cuscino

-Per curiosità spilungone, almeno quando dorme la chiude quella ciabatta?- domandai poi a Finn che aveva appena fatto il suo ingresso in cucina.

-Andiamo Santana, dovresti comportarti meglio con i tuoi amici- balbettò lui.

-Lo prendo come un no- dissi con un sorriso divertito per poi fissarli uno ad uno.

–Ragazzi non vorrei essere scortese ma, dal momento che in questo buco ,che la biondina al piano di sopra chiama casa, la cucina e la sala non sono divisi voi, tutti voi, state invadendo la privacy della mia stanza-

Nessuna reazione

-Era un modo carino per dirvi di portare i vostri fondoschiena fuori di qui all’istante e di lasciarmi dormire- spiegai allora riaffondando la testa nel cuscino con il preciso intento di dormire fino all’ora di pranzo.

 

 

-Giuro che prima o poi ti uccido Fabray- mormorai tra me e me guardando lo schermo del mio cellulare.

“Arrivo tardi, inizia a ordinare. Per me il solito -Quinn”

Come se io sapessi cosa mangia di solito.

Come avevo previsto, alla faccia di Quinn, avevo trovato subito il ristorante; non che fosse stato difficile dato che era l’unico ristorante della città ad affacciarsi sull’unica piazza della città.

Iniziavo a soffrire di claustrofobia, il mio armadio delle scarpe mi sembrava più grande di quel paesino.

Con uno sbuffo di irritazione, e un paio di insulti, rivolto alla mia amica entrai nel locale costatando con un sospiro di sollievo che almeno l’interno non era misura puffo.

Mi sedetti al primo tavolo libero che trovai, vicino a uno occupato da una coppia che discuteva animatamente.

-E' sempre colpa mia per te, non è vero?!- stava urlando in quel momento la ragazza.

 
-E' sempre colpa mia per te, non è vero?- urla mia madre gesticolando furiosamente

-Io sono stufo!- risponde mio padre -Stufo, lavoro tutto il giorno e quando torno a casa non posso nemmeno stare tranquillo!- sono appoggiata allo stipite della porta, li guardo litigare.

Poi non ce la faccio più, mi giro ed esco, non piangerò davanti a loro. Non di nuovo.

Anche questa volta mi giro e corro via, fuori di casa, lontano dalle urla.

Solo quando arrivo in giardino mi lascio andare a un pianto liberatorio

 
-Vuoi ordinare?- una voce gentile mi riportò alla realtà

-si, io...- iniziai ma le parole mi si bloccarono in gola quando il mio sguardo incrociò gli occhi della ragazza che mi aveva appena parlato.

Gli occhi più azzurri che avessi mai visto.

Gli occhi più belli che avessi mai visto.

-Allora?- mi chiese lei con un sorriso riscuotendomi finalmente dalla mia trance.

-Potrei avere un menù?- chiesi, sperando che la mia voce non risultasse incerta o tremante

-Certo!- esclamò lei con un sorriso sporgendosi a prendere uno dei menù dal bancone.

Mi presi un secondo per osservarla meglio: sembrava avere la mia età, le gambe magre erano perfettamente fasciate da un paio di pantaloni neri nei quali era infilata disordinatamente una camicia bianca  con le maniche arrotolate all'altezza del gomito  che scoprivano la pelle bianca come il latte.

Quando finalmente mi porse il menù riportai l'attenzione sul suo viso, illuminato dal sorriso più splendido che avessi mai visto. I capelli biondi erano raccolti in uno chignon tranne alcune ciocche che le ricadevano sugli occhi.

 Gli occhi.

Per un momento temetti di poter affogare in quel mare azzurro.

-Sei nuova qui?- chiese -Non mi pare di averti mai visto-

-Si...si sono nuova, abito a New York ma sono venuta qua per le vacanze- 

-Wow, non sono mai stata a New York- mi disse con espressione estasiata -Comunque piacere , io sono Brittany Pierce- mi porse la mano

La fissai per un secondo indecisa; non era negli usi di N.Y. , e di conseguenza nemmeno nei miei, fare le presentazioni con il cameriere che ti doveva servire; se ci avessi provato a casa probabilmente il cameriere , da amabile Newyorkese, mi avrebbe morso la mano.

-Santana- risposi tuttavia stringendogliela -Santana Lopez.- 

-Oh tu…tu sei l’amica di Quinn non è vero?-

Rimasi un attimo spiazzata dalla domanda.

-Ehm…si, la conosci?-

Lei annuì con un sorriso, un altro bellissimo sorriso.

-Andiamo a Yale insieme, mi ha parlato tanto di te- disse poi. Aveva la nostra età, non mi ero sbagliata.

-Lei non c’è?- domandò poi guardandosi attorno

-Arriva più tardi…- riuscii ad articolare per poi ripiombare nel silenzio.

Mi fissò in silenzio in attesa e io non persi l’occasione di mostrare la loquacità e il fascino di Santana Lopez… ovvero mi incantai di nuovo a fissare i suoi occhi, sono quasi sicura che stessi sbavando.

-Allora…- iniziò lei vedendo che non reagivo –Vuoi ordinare?-

-Mmm si?-  non posso affermare con sicurezza di aver capito cosa mi disse, a mia discolpa posso dire che quel tavolo aveva una magnifica vista…della sua scollatura.

-Va bene…- disse lei leggermente a disagio –Allora cosa vuoi prendere?-

-Voglio te…TE’ vorrei del tè freddo grazie!- mi sarei presa a calci da sola.

“Che diavolo ti succede Lopez? E’ solo una ragazza come tante altre, evita di sbavarle addosso”

Parlavo con me stessa, fantastico.

-Vorrei del tè e un’insalata verde- cercai di darmi un contegno

Lei appuntò velocemente –E per Quinn?-

Già per Quinn?

-Lei…bhe…lei prende il solito-

Supposi che Brittany sapesse cosa mangiava di solito Quinn perché appuntò velocemente qualcosa sul bloc-notes e sparì in cucina, non prima di avermi rivolto un altro dei suoi sorrisi.

 

 

-Che stai facendo Lopez?- la voce incredula di Quinn mi fece sussultare.

-Fabray era ora che arrivassi!- esclamai cercando di sembrare normale mentre lei prendeva posto affianco a me.

-Sul serio Santana- ahi, se mi chiamava per nome era una cosa seria –Che stavi facendo?-

-Niente perché?- spolverai la mia aria più innocente prendendo un sorso di te dalla cannuccia.

Quinn mi scrutò per un attimo poi aprì la sua cola light e prese a bere dalla cannuccia guardando sognante in direzione del bancone dove Brittany stava ritirando delle ordinazioni.

-Non sto facendo niente Quinn, proprio niente- sospirò in una pessima imitazione di quella che probabilmente dovevo essere io qualche minuto prima.

-Finiscila Bionda, stavo solo pensando-

Lei fece un sorrisetto divertito e dovetti ricorrere a tutta la mia forza di volontà per non affondarle il viso nel piatto di purea che aveva davanti

-Hai conosciuto Brittany, vero?- annuii in risposta

-Da come le sbavavi addosso prima posso dedurre che la ragazza ti interessi- afferrò al volo il pomodorino che le avevo lanciato prima di sporgersi verso di me con fare complice.

-Per quanto possa interessarti Lopez la biondina è libera- mi strizzò l’occhio –Libera anche per te-

Era come se fossi tornata a galla dopo una lunga apnea, come un sorso d’acqua quando hai mangiato qualcosa di troppo piccante, come… “Datti un contegno Lopez” mi rimproverai tra me e me “Hai scoperto che gioca per la tua stessa squadra, o che almeno ogni tanto si fa qualche partita, non vuol dire niente; magari non le piaci…nah, è impossibile che io non piaccia a qualcuno”

Sorrisi ignorando Quinn che aveva seguito rassegnata il mio monologo interiore e lanciai un’occhiata a Brittany.

Era la prima volta che mi sentivo così presa da qualcuno che conoscevo così poco, eppure, quando l’avevo guardata negli occhi, mi era sembrato di conoscerla da sempre e allo stesso tempo avevo provato il bisogno di conoscerla meglio.

Quel bisogno era così forte che mi spinse a fare una cosa che mai, mai, avrei pensato di fare.

-Quinn?- iniziai infatti –Ho bisogno di una mano con quella ragazza- continuai quando fui certa di avere la sua attenzione.

Potei quasi sentire il tonfo della mascella della mia amica che urtava la superfice del tavolo.

-Santana Lopez ha appena chiesto a me una mano per conquistare una ragazza?- domandò a bocca aperta –Che c’è al posto dell’ego hai perso le tue capacità da seduttrice venendo qui? Mi sembravi un po’ troppo innocente oggi-

 Questa volta il pomodorino centrò Quinn in pieno volto.

 

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