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Autore: Elpis    03/07/2012    8 recensioni
Ninfadora e Remus.
Due mondi opposti, per tutti inconciliabili.
Lei, che a vent'anni ancora sogna il principe azzurro, lui che a quaranta si sente un reietto della società. Come farà la dolce e imbranata Tonks a convincerlo che non è mai troppo tardi per un futuro migliore?
Un piccolo estratto:
“Vorrei poterti dire che non ti amo e non ti amerò mai”. I suoi occhi si incatenano ai tuoi e ti senti in gabbia, Tonks, come se non esistesse un luogo abbastanza lontano per fuggire da quello sguardo. “Sarebbe molto meglio così perché mi dimenticheresti più in fretta e ti rifaresti una vita altrove. Ma non posso farlo perché tu vuoi la verità”.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Rose e Spine

 

 




 

 

L'odore dell'erba appena tagliata ti solletica il naso, Tonks, mentre ti chiedi come faccia il tuo cuore a non implodere nel petto. Ne inspiri grandi boccate, proprio tu che quell'odore non l'hai mai sopportato, e senti l'aria scivolare lungo la gola, una carezza umida e acidula.
Osservi la luna nel cielo privo di nuvole, quella luna quasi piena che sembrare deriderti, e cammini a passi nervosi e scattanti nel piccolo giardino dietro a Grimmauld Place. Lo conosci: ti ci sei rifugiata così tante volte quando avevi bisogno di raccogliere i tuoi pensieri che ormai persino i Babbani che fanno jogging o portano a passeggio i cani si sono abituati alla tua presenza. Il profilo familiare del salice piangente e di quella panchina rossa – quella scrostata e piena di scritte infantili- ti confortano un poco: sei così tesa, Tonks, che persino quei dettagli banali servono a calmare il ritmo del tuo respiro. E poi lo vedi: ti dà la schiena e riesci a distinguere solo il pastrano sdrucito e sbiadito davanti, i capelli che hanno alcune ciocche grigie ai lati. Non c'è bisogno che si giri perché tu sappia che è lui. Deglutisci e un gesto semplice come quello non ti è mai sembrato così difficile. Sai che quella è la sera.
La sera in cui scoprirai la verità.
Non riesci neanche a capire come è possibile che tu sia già di fronte a lui: ti sembrava lontano mille miglia e adesso ti basterebbe allungare la mano per sfiorare la rada peluria che gli cresce sulle guance. Lupin ti fissa con quel suo sguardo pacato, gli occhi piegati all'ingiù e sulle labbra un sorriso stanco. Hai in mano due bicchieri e rafforzi la presa sul vetro freddo per combattere l'impulso di sfiorarlo con una carezza, di sorridergli fino a vedere quei lineamenti tesi di nuovo rilassati.
« Volevi vedermi, Ninfadora? » ti chiede con quella sua voce rauca che ogni volta ti fa fremere.
Ninfadora. Lui è l'unico che può chiamarti così. Solo lui riesce a pronunciare quel tuo nome ridicolo come se fosse qualcosa di bello, come se tu fossi una principessa d'altri tempi in attesa di essere salvata.
Gli sorridi impacciata, annuendo appena. Il vento ti solletica la pelle e le ciocche dei tuoi capelli ti turbinano intorno alla testa. Eviti di guardarle perché da quando hanno perso il loro bel colore rosato ti mettono solo in imbarazzo. I tuoi capelli sono grigi, grigi come quelli di Lupin, grigi come il manto del lupo in cui si trasforma quando sorge la luna piena. Lui non lo sa ma una volta l'hai spiato durante la sua trasformazione: hai sbirciato dalla finestra della stanza in cui si era rincantucciato e il cuore ti si è gonfiato nel petto di fronte a quel lupo grande e possente che girava intorno per la stanza, fissando il perfetto cerchio della luna come se fosse il suo peggior nemico e al contempo la sua migliore amante.
« T-ti ho portato da bere » rispondi balbettando.
È un semplice bicchiere di Burrobirra e Lupin lo prende senza fare domande, rigirandoselo fra le mani. Ti siedi al suo fianco su quella panchina rugginosa e osservi quel liquido ambrata sparire lungo la sua gola bianca ed esposta. Bevi a tua volta, spingendo il senso di colpa giù insieme al liquido caldo.
P
er un po' rimanete in silenzio ad osservare le stelle. Ti sembra che Lupin in quel cielo meraviglioso riesca a vedere solo la luna e la sua eterna maledizione, ma tieni i tuoi pensieri per te per timore di allontanarlo da te di nuovo, come è accaduto innumerevoli volte.
La verità è che sei solo una bambina che finge di essere grande, Tonks.
La verità è che hai dentro così tante parole che non sai nemmeno da che parte cominciare per tirarle fuori.
La verità è che la tua maschera di allegria si è dissolta come fumo e adesso che sei veramente tu, non sai come comportarti.
Chiudi gli occhi e ti sembra di averla davanti quella bambina dai capelli rosa cicca e le efelidi sul naso. Quella che giocava a fare la principessa e sognava un futuro da favola.
Eri così spensierata, allora. Così felice, anche se a Natale e Capodanno i posti alla tavola rimanevano sempre vuoti e nessuno dei parenti che tua madre Andromeda chiamava si degnava di rispondere agli inviti. Così briosa anche se i bambini con cui giocavi ti additavano come un mostro quando i tuoi capelli cambiavano colore senza che tu riuscissi ad impedirlo. Anche se a volte nello sguardo di tuo padre leggevi un lampo di perplessità per quella figlia così strana, anche secondo gli standard magici. Ma allora non ti importava: affrontavi tutto con un sorriso e ti lasciavi scivolare le cose addosso, al punto che non sapresti più a dire quando quel sorriso smise di essere spontaneo e divenne una maschera. Quando di preciso quelle frecciatine sul tuo essere così diversa ed imbranata, così sola, senza né amici né familiari, iniziarono a non rimanerti più tanto indifferente; iniziarono a pungerti di piccole punture amare e dolorose.
E sono state così tante quelle spine, oh, così tante che ne hai perso il conto.
“Ecco, Tonks! Scommetto che tua madre si è pentita di aver sposato quello sporco Babbano adesso che siete costretti a fare la fame, eh?”
Frecciatine urlate per i corridoi di Hogwarts, frasi che ti arrivavano dritte al cuore e ti accendevano i capelli di un rosso acceso.
“ Ninfadora. Ma che razza di nome è Ninfadora? Solo una strana come lei poteva avere un nome così...”
Pungevano. Pungevano così tanto che quando era più piccola credevi davvero di iniziare a sanguinare da un momento all'altro.
“Ehi, Tonks! Visto che sei un Metamorfomagus perché non ci fai il favore di toglierti quel brutto muso da maiale che ti ritrovi?”
Spine. Ovunque voltassi lo sguardo, ovunque posassi i tuoi piedi c'erano così tante spine che ogni nel tentativo di evitarle divenivi goffa ed impacciata. Poi la tua pelle è cambiata, si è fatta più dura e coriacea in modo che le spine non potessero più perforarla, poi sei cambiata tu e hai smesso di sentirti una principessa. Ti sentivi un mostro e lo nascondevi con un sorriso.
Hai fortificato il tuo cuore, costruendovi mura spesso intorno, mura di calce e struzzo e bugie, torrioni di sorrisi finti e smorfie simpatiche, fossi di frasi di convenienza, siepi di disillusioni. Hai creato un castello talmente fortificato che adesso neanche tu riesci più a entrare lì dentro, Tonks, e chissà in quale di quelle innumerevoli stanze sono sepolti i tuoi veri sentimenti.
« Non può funzionare Ninfadora. Lo sai tu e lo so io ».
Quella frase è una fitta al ventre. Ti giri ad osservare il volto di Lupin e non sai dire cosa ci vedi di così speciale, ma sai che le tue difese crollano e sei di nuovo nuda e vulnerabile. Sei di nuovo tu.
Ed è proprio come in una di quelle fiabe che adoravi quando eri piccola.
Intorno al castello crebbe una siepe di fitte spine, che ogni anno diventava sempre più alta finché‚ arrivò a cingerlo completamente e a ricoprirlo tutto.
Le tue difese sono alte, hai passato tutta la vita ad erigerle. Forse troppo. Ti sei fatta scudo di quelle spine che ti mordevano la pelle e hai creato un roveto intorno al tuo cuore addormentato, così che nessuno possa avvicinarsi senza esserne trafitto a morte.
Nessuno tranne Lupin.
La prima volta che te ne sei accorta eravate in missione insieme. Dovevate seguire dei Mangiamorte per vedere quale fosse il loro luogo di ritrovo e tu eri così eccitata, Tonks, così orgogliosa che finalmente ti fosse stata affidata una missione importante che per l'impazienza ti sei fatta quasi scoprire. È stato Lupin a tirarti indietro all'ultimo, spingendoti in un vicolo laterale. La sua mano ruvida si è stretta intorno al tuo polso sottile, nudo, pelle contro pelle ed è stato allora che l'hai sentito. Un brivido leggere, una scossa piacevole in tutto il corpo. Il tuo cuore, quel cuore grigio e morto, quel cuore che si era assopito così tanti anni fa, che accelerava il ritmo nel tuo petto. Che si risvegliava, anche se solo per un istante.
Lo shock è stato tale che sei inciampata nei tuoi stessi piedi e siete rovinati al suolo, in una nube di polvere soffocante. Lui ha cercato di proteggerti anche nella caduta e di farti scudo con il suo corpo per attutire l'impatto. Ti sei rialzata con i capelli color della fiamma e una litania di scuse che sembrava non finire più. Avete perso i Mangiamorte, così, per la tua stupida disattenzione e ti sei immaginata una lavata di capo con i fiocchi. Ma Lupin ti ha sorriso, con quel suo sorriso sghembo – quasi come se non credesse nemmeno lui di essere in grado di sorridere – e ti ha detto che sono incidenti che capitano e che lui alla tua età ha fatto delle gaffe molto più gravi.
L'hai intuito allora, anche se all'inizio non lo volevi ammettere nemmeno con te stessa.
Hai capito che lui non sarebbe stato come il tuo primo ragazzo che mentre facevate l'amore ti chiedeva di trasformarti in una delle sorelle Stravagarie di cui era invaghito. O come il secondo che ti aveva preso un appuntamento da un Guaritore per “evitare quelle smorfie oscene mentre siamo a tavola”. L'hai capito allora ed è stato come essere colpiti dal fulmine. Hai provato a nascondere i tuoi sentimenti, a fortificare ancora di più le tue mura, ma ogni difesa si è erosa a poco a poco.
Non appena il principe si avvicinò al roveto – quella massa impenetrabile, quell'intreccio di spine che ferivano a morte chiunque osasse avvicinarsi al suo cuore – non gli apparvero che fiori meravigliosi che si scostavano spontaneamente al suo passaggio e lo lasciavano penetrare senza ferirlo.
Lui continua a parlare, il rumore dei vostri respiri che si fonde nella notte.
« Sono troppo vecchio per te. Quando avrai la mia età...»
« Potrei non avere mai la tua età. Potrei morire prima ».
Potrei morire prima e senza essermi mai innamorata. Non lo dici a voce alta, ma forse qualcosa traspare dal tuo tono, perché Remus si volta a guardarti e c'è una lotta silenziosa nei suoi occhi.
« E se invece sopravvivessi ti pentiresti per tutta la vita di questa tua scelta ».
Discorsi che hai sentito centinaia di volte. Non è questo che ti interessa questa sera.
« Tu mi ami, Remus? »
Glielo chiedi fissando la luna e sembra che la tua domanda tu la rivolga alle stelle. Domani ci sarà il plenilunio e senti che non c'è momento migliore per ottenere una risposta.
« Ninfadora ti ho già detto più volte che io non potrei mai... »
Si interrompe, strabuzzando gli occhi. La mano destra sale a sfiorare la gola, come se cercasse di liberarla da un nodo improvviso.
« Che cosa mi hai fatto? »
Non c'è rabbia nel suo tono, solo stupore, e tu trovi infine il coraggio di guardarlo negli occhi. Ti sembra di annegare e le tue labbra si muovono come animate da una propria volontà.
« Niente bugie stasera, Remus » glielo confessi con il tono remissivo di chi sa di aver sbagliato. Ma c'è un riverbero di vittoria che non sfugge alle sue orecchie attente. « Non puoi rispondermi che non ameresti mai una ragazzina come me ».
Il suo sguardo passa velocemente dalle tue labbra al bicchiere di vetro che stringe fra le mani e un lampo di comprensione gli illumina lo sguardo.
« È in entrambi » anticipi la sua domanda, accarezzando l'orlo del bicchiere. « Il Veritaserum, intendo. Nessuno dei due può mentire » .
I suoi lineamenti si induriscono e le labbra si chiudono in una piega severa. Sembra un professore alle prese con un alunno indisciplinato mentre ti fissa in quel modo.
« Non avresti dovuto farlo, Ninfadora. È illegale estorcere così la verità e... »
« … e io ti amo » lo interrompi e quelle due piccole parole si insinuano fra di voi, zittendolo all'istante. « Ti amo e non mi importa se potresti essere mio padre. Ti amo e ho bisogno di sapere la verità ».
Si passa una mano sul volto stanco, nascondendo la vista dei suoi occhi.
« Sai bene che il problema non è solo quello ».
Non fissa la luna, mantiene lo sguardo per terra, ma riesci comunque a intuire il corso dei suoi pensieri. La sua schiena si è irrigidita, ma almeno il tono pedante è sparito dalla sua voce.
« Non mi importa se sei un licantropo » allunghi una mano a sfiorare la sua spalla e lo senti sussultare sotto il tuo tocco. « Non ti sto mentendo, Lupin, l'unica cosa che voglio è poter stare al tuo fianco » .
Si ritrae di scatto, alzandosi con un unico movimento fluido. Fissi la sua nuca, sentendoti morire dentro. Sai che se fallirai anche questa volta sarà davvero la fine. Che dovrai accontentarti di quella vita fredda e grigia e di un cuore che ha dimenticato come si fa a battere.
« Perché non vuoi ascoltarmi? » Quasi urli e non ti importa di sembrare ridicola. « Come puoi consentire a quella luna che brilla nel cielo di condizionare così tanto la tua felicità? »
Lo colpisci alle spalle, le mani strette a pugno. Lui rimane immobile, quasi come se i tuoi colpi non gli facessero né caldo né freddo. Ti accorgi di aver iniziato a piangere solo quando le sue mani gentili ti fermano i polsi in una morsa.
« Vorrei poterti dire che non provo niente per te ».
Quella parole ti fanno rabbrividire fino al midollo. È come se qualcuno il cuore te lo stesse strangolando in una morsa rovente e inizia a chiederti se ne vale davvero la pena di esporsi così. Se ha davvero un senso quello che stai facendo visto quanto fa male.
« Vorrei poterti dire che non ti amo e non ti amerò mai ». I suoi occhi si incatenano ai tuoi e ti senti in gabbia, Tonks, come se non esistesse un luogo abbastanza lontano per fuggire da quello sguardo. « Sarebbe molto meglio così perché mi dimenticheresti più in fretta e ti rifaresti una vita altrove. Ma non posso farlo perché tu vuoi la verità ».
Speranza. La senti nel petto, come una lenta carezza ti sfiorasse dentro.
« Quello che provo non ha importanza » aggiunge e distoglie lo sguardo per non dover fissare il dispiacere nei tuoi occhi. « No, Ninfadora, fammi finire » anticipa il lampo di indignazione nel tuo sguardo. « Hai vent'anni e adesso può non importarti il futuro che avresti al mio fianco. Ma un giorno le cose cambieranno. Un giorno vorrai una casa e io non riesco a trovare un lavoro perché nessuno vuole un licantropo fra i suoi dipendenti. Un giorno vorrai un figlio e io non so neanche quali potrebbero essere gli effetti della maledizione su una mia eventuale discendenza. Un giorno vorrai un posto in società e ti vergognerai di un marito che la gente evita come al peste ».
Si interrompe e l'amarezza che traspare dalla sua voce riesce solo a farti infuriare.
« Hai ragione » ribatti facendolo voltare sorpreso a fissarti. « Ho vent'anni e non importa del futuro. Mi importa del presente. E nel presente ci sei tu e sei qui e il mio cuore sembra che voglia sfondare la cassa toracica da quanto batte forte. E non aveva mai battuto così forte, anzi non aveva mai battuto e basta perché nessuno era mai riuscito a farmi sentire così. E cosa vuoi che mi importi se per una notte al mese ti trasformi in lupo se per tutte le altre trenta notti riesci a farmi sentire così... »
Ti manca la voce e non puoi che concludere la frase con un singulto. Remus ti fissa come se con quegli occhi ti volesse perforare l'anima. Apre la bocca più volte e vorresti tapparti le orecchie per non sentire quello che ti deve dire.
« Non ti condannerò a tutto questo, Ninfadora ».
Ti lascia andare i polsi e tu senti un gelo improvviso. Fa per allontanarsi e tu ti ritrovi a rincorrerlo, seppellendo l'orgoglio sotto i piedi.
« È solo per la licantropia che non mi vuoi? O si tratta solo di una scusa per non ferirmi? »
Lui si ferma di scatto e si volta, con qualcosa di simile alla rabbia dipinta sul viso.
« Per questo mi hai fatto bere del Veritaserum? Credi che sia talmente vigliacco da nascondermi dietro alla mia maledizione piuttosto che dirti che non mi piaci? »
Scuote la testa, incredulo e tu ti senti stranamente confortata. Adesso che sai che anche lui prova qualcosa per te fare quello che hai in mente sarà più facile.
« Mi farò mordere ».
Lo dici così, senza balbettare. Nel parco cala per un attimo il silenzio, il rumore del vento che frusta l'erba è l'unico suono che ti solletica le orecchie.
« Tu... cosa? »
Lupin è paralizzato e non gli hai mai visto uno sguardo così. Ti farebbe paura, se non fosse che non hai più niente da perdere.
« Mi farò mordere da un lupo mannaro. Quando mi trasformerò anch'io forse riuscirai ad accettarmi» ripeti con un misto di sfida e acredine.
« Stai scherzando ».
La mano di Remus si contrae ritmicamente e una vena gli pulsa sulla tempia.
« Sono sotto l'effetto del Veritaserum, Remus, sai bene che non potrei neanche se lo volessi ».
Quasi non riesci a finire la frase. Le sue mani ti afferrano prepotentemente i fianchi e tu ti senti sbalzata all'indietro fino a quando la tua schiena non si scontra con la superficie nodosa del salice.

Il fiato ti si spezza in gola e quando riapri gli occhi il volto di Lupin è a pochi centimetri di distanza.
« Tu non farai niente del genere ».
Sembra più il ringhio di una fiera che la voce di un essere umano. Fissi le sue mani contratte che ti mordono la pelle, i suoi occhi che sembrano mandare lampi, i denti digrignati in una smorfia tirata e ti ricordi che i giorni prima del plenilunio Lupin è sempre irritabile e nervoso, pronta a scattare per un nonnulla, lui che di solito è incredibilmente paziente. Quasi come la bestia fosse già lì, in attesa di emergere, ad appena un pelo dalla superficie.
Dovrebbe farti paura e invece ti senti tranquilla e sfrontata.
« Lo farò invece se è l'unico modo per farmi accettare da te ».
« TU NON TI FARI MORDERE! » urla rafforzando la presa sul tuo braccio.
Ti verranno i lividi ma non ti importa. Avvicini di più il viso al suo e lo fissi con aria di sfida.
« E cosa fari per impedirmelo? Mi chiuderai in una stanza e getterai la chiave? Ordinerai a quelli dell'Ordine di sorvegliarmi? O magari... »
Non riesci a finire perché un ringhio gutturale esce dalla gola di Lupi prima che lui si chini a baciarti. Rimani così, sospesa, con le labbra ancora aperte e una frase appena abbozzata. E ti scendono lacrime calde lungo la guancia, lacrime che macchiano il suo viso e si fondono con i tuoi sospiri. Lacrime perché ti senti come se nessuna spina potesse più pungerti e il tuo cuore si stesse delicatamente aprendo per lui. Lacrime perché il tuo corpo, la tua anima, il tuo intero essere si risveglia fra le sue dita e sotto la sua bocca e per la prima volta da chissà quanto tempo ti senti viva.
Rimani così sotto la luna, Tonks, ricambiando il suo bacio con trasporto, stringendogli le braccia intorno al collo e tirandolo contro di te, mentre le sue mani ti sfiorano la pelle e il tuo cuore si apre come una rosa sbocciata in ritardo.

 

 

 

 

Ciao a tutti!
Un piccolo esperimento su una coppia che mi ha molto incuriosito. La ff partecipa al contest “Once Upon a Time” di pucia e non so se si nota molto ma è inspirato alla favola di Rosaspina ( o della Bella Addormentata, se preferite).
Ringrazio anche solo chi ha avuto la pazienza di arrivare fino in fondo alla lettura!
Un saluto e un bacio
Ely 

  
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