Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
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Autore: Woland in Moskau    03/07/2012    1 recensioni
Raccolta basata su parole che mi hanno colpita/portata a pensare durante letture recenti. Ogni storia sarà basata semplicemente sul significato del concetto da me scelto, conto di toccare un'ampia gamma di personaggi e aspetti di Hetalia.
1) Petrichor
2) Alessitimia
3) Euneirofrenia
4) Filofobia
5) Mamihlapinatapai
6) Esprit de l'escalier
7) Haaveilla
8) Toska
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Allied Forces/Forze Alleate, Axis Powers/Potenze dell'Asse, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Due parole a riguardo: un flusso di coscienza manieristico sul 4 di Luglio da parte di un Arthur fin troppo tranquillo e un paio di miei personalissimi pipponi mentali sul sentimento della malinconia.







Petrichor
(inglese)

Letteralmente, profumo di pioggia sulla terra asciutta.






Era buffo il modo in cui quella coltre fatiscente di nebbia coprisse il verde brillante e umidiccio delle campagne inglesi, conferendo un aspetto tutt’al più autunnale, ma certamente non estivo, alle lande che si estendevano per ettari al di sotto del suo sguardo che sembrava rifletterne mestamente il colore.

Il tavolino in legno massiccio e la sedia ad esso accompagnato conferivano un senso di estraneità a quella realtà soffusa e offuscata da un’”aria grossa” che sembrava davvero non voler aiutare l’umore di Arthur che, ritto sulla soglia, forse un po’ troppo rigido, sorseggiava l’ennesima tazza di the della giornata.

L’indice della mano sinistra, incrociata sotto il braccio con la tazza di the, era ferma su una pagina di una lettura interessante, che in quei giorni lo aveva dilettato, rammaricato, forse reso più malinconico di quanto già non fosse.

Ci aveva ragionato spesso. Sul sentimento della malinconia, si intende. Era arrivato alla conclusione che esso non fosse altro che un malsano piacere nel crogiolarsi nella tristezza, specialmente se quella tristezza era rivangata da fatti passati, era incrostata su armi di epoche lontane, era impolverata su bandiere di epoche vicine.

Era resa vivida da malinconici cieli azzurri, che però non sarebbero mai stati resi vaghi e grigiastri, nonché forieri di pioggia, da quella nebbia che solo lui conosceva, specialmente in quel periodo dell’anno.

Rientrò in casa, abbandonando la lettura sul tavolo. Nel punto in cui aveva tenuto il segno si rivelò una lettera, stropicciata e consunta, seppur recente.



La pioggia non sarebbe caduta quel giorno, lo sapeva bene Arthur. Eppure quell’odore di umidità pungente, quel senso di artrite e di dolore nelle antiche ferite che solo un futuro acquazzone estivo poteva conferirgli, sembrava volerlo costringere a piangere, piangere rimembrando che il quattro di Luglio era vicino e lui, ancora, non aveva la forza di passare oltre e lasciare che il passato non lo sommergesse con la sua imponente mole.

Ma in fondo, aveva già constatato come il sentimento di malinconia, secondo il modo in cui lo aveva concepito, gli piacesse particolarmente.

Per amare ciò che era fuggito da lui avrebbe avuto tutti gli altri mesi, giorni, ore, minuti, secondi di tutto il tempo che gli restava da vivere.



 

  
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