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Autore: Vit25    03/07/2012    2 recensioni
Learn to fly. Imparare a volare. Quello che deve fare Abbie, sedicenne, con non pochi problemi in casa. Vuole cambiare il mondo, renderlo migliore. Dal suo piccolo inizia suonando la sua chitarra elettrica, Mr. Waffle, che sembra essere la sua unica amica.
Dave, diciotto anni. Ragazzo misterioso che non ha una casa. L'unica cosa che può fare è ascoltare musica, che gli ha salvato la vita in molte occasioni. Rifiuta la società e tutto quello che fa ''la massa''.
DAL CAPITOLO 1
...mi scontro contro qualcosa di alto. Non lo vedo interamente, ma ne sono certa. Una camicia a quadri. Alzo la testa lentamente, pronta a porgere le mie scuse alla persona che ho davanti. Qualcosa me lo impedisce. Incontro due occhi smeraldo, di quelli che non vogliono essere guardati. Che non vogliono essere ricordati. Di quelli che possiedono un mondo tutto loro, che non vuole essere inquinato.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buio. Nero. Oscurità. Una luce. Chiarore in lontananza. Cosa sarà? Cos’è? Voglio scoprirlo. E’ qualcosa di dannatamente bello, che mi fa scendere le lacrime. Voglio raggiungerlo e svelare il mistero. Ma non ci riesco. Cammino, cammino, cammino. La luce è sempre più lontana. Mi metto a correre e la luce indietreggia ancora, scappando da me.
Cosa ho fatto? Cosa? Non mi merito anch’io un po’ di felicità?
Mi sveglio di scatto, come sempre.
Apro gli occhi e una luce accecante me li invade. Non era la luce che volevo io.
Non era la luce dell’incubo che riempie le mie notti, quello che, immancabilmente, c’è stato anche questa notte.
Gli incubi sono gli unici capaci di sopportarmi a questo mondo, forse devo iniziare a preoccuparmi.
Qualcuno mi tocca la fronte e io mi ritraggo velocemente dalla mano sconosciuta. Dove sono finita?
‘’Orfanotrofio’’.
Inizio a ricordare questa parola ma la mia mente è ancora confusa e intontita, non ricordo altro.
Metto a fuoco la stanza e osservo. Non è molto grossa e i suoi unici oggetti sembrano essere una scrivania piena di documenti, un armadio bianco e il lettino da infermeria su cui sono sdraiata. Forse perché lo è, un’infermeria.
La puzza da ospedale di certo non manca. Mi sale su per le narici annebbiandomi la vista.
Rischio di svenire di nuovo ma mi riprendo subito, perché l’anziana signora che prima mi aveva sfiorato la fronte è uscita da una porta, bianca anche quella. Lentamente faccio scivolare una gamba fuori dal lettino, poi anche l’altra. I miei piedi toccano il pavimento gelido e mi ricordo di essere scalza. Mi guardo nuovamente intorno e scorgo la mia felpa sulla scrivania, accuratamente piegata. Nessuno mi piega un indumento da quando ho 6 anni. Per terra le scarpe, rotte e sporche, hanno un aspetto migliore del solito.
Com’è che in questo posto sono tutti gentili con me?
Non ci voglio restare un attimo di più, tutto ciò mi spaventa.
Mi spaventa che qualcuno si possa avvicinare troppo a me.
Mi metto a correre, come faccio sempre. Un’altra porta che sbatte, come ogni giorno.
Questo posto non sarà poi così diverso dal resto del mondo. Anche qui sarà pieno di stronzi.
Penso questo e continuo a correre.
Musica. Una chitarra. E’ la mia chitarra.
Ero arrivata lì con lo strumento, dovevo riprendermelo prima di scappare dall’ennesimo posto, dall’ennesima situazione.
Comincio a camminare guidata dal mio udito. Una porta nera, l’unica un po’ colorata. Sopra di essa c’è un cartello con su scritto ‘’sala della musica’’ con accanto alcune note musicali.
Mi appoggio alla parete fredda accanto alla porta e ascolto. Le mie gambe deboli iniziano a scivolare e ben presto mi ritrovo seduta in terra.
Ascolto quella musica cattiva, sembra incazzata col mondo anche lei.
Ascolto quella melodia veloce che mi entra nel cervello e non ne esce più.
Mi rilassa anche se non è lenta, anche se non è dolce.
E’ la mia musica. Dio, che bella.
Sono nuovamente con gli occhi chiusi e il sonno sta per prendere il sopravvento.
-Che ci fai qua?
La musica non c’è più. Mi hanno trovata. Perfetto, non posso più scappare.
Apro gli occhi lentamente aspettandomi due iridi nere incazzate, pronte a farmi la ramanzina.
Occhi smeraldo. No, non sono quelli dell’infermiera, o peggio della direttrice. Non può essere vero, tutto ciò non è reale.
Sono quelli del ragazzo del negozio di musica di qualche giorno fa e questa non è solo la seconda volta che lo vedo, ne sono sicura.
Non è possibile, sarà un altro scherzo del mio cervello. Un inganno della mia mente.
Quegli occhi. Mi guardano severi e splendenti, fieri. Mi allontano un po’ e noto che il suo sguardo è infastidito, come se io gli avessi violato un momento di intimità. Lo capivo, quando io suono entro nel mio mondo e nessuno può permettersi di invaderlo.
-Allora?!- mi incita a parlare, ma non ce la faccio, non ancora.
Prendo coraggio.
-S…sono venuta a riprendermi la chitarra, me ne vado.
-Non puoi!- sgrana gli occhi di colpo ma subito dopo si ricompone e il suo sguardo torna freddo –cioè ehm…non puoi scappare, dove andresti?
Sembra sapere tutto di me, sembra conoscere ogni angolo della mia anima e del mio cuore.
-Io…non lo so.

  
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