Prologo

L'una del mattino e non sono ancora tornati. Mi alzo dal mio lettino e scendo prudentemente le scale, non vorrei sbattere la zucca da qualche parte. I miei genitori ancora non sanno che io non so e non riesco a dormire. Alle volte mi chiedo come facciano a non accorgersene, ma gli adulti non capiscono mai niente, quindi non bisogna preoccuparsi granché. Scendo scalino dopo scalino. Arrivo nel salotto e noto che il camino è acceso. Chi può essere stato? Insomma non dovrebbe esserci nessuno, giusto?
"Chi sei?" chiedo spaventata "Sei la mia mamma?" domando dopo qualche secondo di silenzio. Un rumore, una specie di ringhio. Sento qualcuno nella stanza anche se non so dove si trovi. Mi avvicino alla poltrona di velluto rosso, adesso è rivolta verso il fuoco. Un’ immensa figura scura si alza e si gira verso di me. Improvvisamente il fuoco sparisce e la figura parla. Non riesco a vedere quell'essere. Forse è un'allucinazione. Oppure sto sognando ad occhi aperti... Chissà.
"Io? Sono un amico, piccola. Tu?” dice una voce giovane e vecchia al contempo. I denti brillano del chiarore lunare. Sono lunghi ed affilati. Gli occhi grandi e vermigli splendono e mi scavano nell’anima. Mi allontano un pochino. Deglutisco e lo fisso negli occhi. L'unica cosa visibile di tutta quella montagna.

“Io mi chiamo...” Comincio, ma improvvisamente non me lo ricordo più. Mi giro e rigiro, penso e ripenso ma non lo ricordo per niente. Ho paura di questo strano tizio. Vorrei urlare ma c'è qualcosa che me lo impedisce.

“Allora cucciola d’uomo?” avrà visto anche lui 'Il Libro Della Giungla' ?

“Io non lo ricordo.” Rispondo sconsolata. “Sai dove sono la mia mamma ed il mio papà?” chiedo speranzosa. Magari lui lo sa.

“No.” risponde semplicemente. Un'ondata di sconforto e delusione mi travolge... Abbasso lo sguardo.

“Comandante Sitrun” dice un’altra voce. Guardo la moquette azzurro chiaro e vedo una terribile ombra nera... Rabbrividisco.

“Che vuoi, non vedi che converso?” l’altro.

“Mi perdoni mio Signore, ma la bambina non ha genitori. L’hanno abbandonata alla nascita e nessuno conosce il nome di questa infante. L’ hanno adottata, ma i Deronsidi hanno ucciso i genitori adottivi poche ore fa. Credo che dovremmo andarcene... Ne abbiamo perso ogni traccia, anche i nostri migliori segugi non ritrovano le loro tracce. Sa che non è prudente rimanere in un mondo così primitivo a lungo.”

“No, Clarius. Non la possiamo abbandonare. Verrà nel nostro mondo...” replica.

“Ma lei potrebbe...”

“Cosa?” domando curiosa in un momento di coraggio, ma vengo allegramente ignorata.
“Lo so. Vorresti forse abbandonarla? Io non posso. Non ci riesco proprio.”

Una mano prende la mia e mi conduce alla porta. Usciamo e i due prendono altre sembianze. Sembrano dei mostri, non capisco cosa siano. Uno dei due giganteschi esseri mi fa salire sulla sua groppa. Sento delle squame dure e lisce sotto i polpastrelli. Inspirano dalle enormi narici squamose e volano. In altre parole voliamo. Mi sento così leggera anche se avverto un vuoto in me. Un sentimento strano e contorto.

Ho paura. Dove si trova la mia mamma?

Sitrun ... che nome strano. Potrebbe essere il nome di un principe. Magari quando torna le chiedo se mi racconta una storia con un re con questo nome.

Intanto mi avvicino sempre più al perfetto mondo dei sogni, dove tutto è diverso e più semplice.