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Autore: percysword    03/07/2012    0 recensioni
Claire ha un amico molto speciale: suo fratello William. Nessuno li può separare o così sembra…
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era una fresca mattina d'estate, l'inizio di una settimana tanto attesa.

Will era stato via per studi due anni, e in quegli anni l'avevo visto poche volte, ma domenica sarebbe tornato.

Quella mattina cadeva una fitta pioggia, dopo aver fatto una grande colazione mi avviai verso la metro che mi avrebbe portato in centro: volevo comprare un regalo di ben tornato per mio fratello. 

 

Uscii di casa e sotto il mio ombrello mi avviai verso casa del mio vicino, che mi avrebbe accompagnato in quella lunga giornata di preparativi.

 

*Ding Dong*

 

«Hey Sam! Andiamo!»

«Arrivo, prendo l'impermeabile!»

 

Poco dopo ci avviammo verso la fermata della metropolitana.

Sam era il mio migliore amico, un ragazzo straordinario. Con i suoi capelli castani, i suoi occhi celesti e un magnifico sorriso riusciva a fare innamorare le ragazze più belle della scuola, ma chissà perché le rifiutava sempre.

Ha due anni più di me ed è abbastanza alto, la cosa che più mi piace di lui è il fatto che quando suona il piano vola sui tasti, è impressionante.

 

«Cosa gli vuoi comprare?»

«Secondo te perché sei qui?»

«Non hai nessuna idea?» mi guardò in un modo strano.

«No, ma me ne verranno. E a quel punto…»

«… Ne avrai così tante che non saprai più cosa fare»

«Giusto! Hey, siamo arrivati»

 

Eravamo arrivati a Oxford Circus, senza sapere dove andare. Così iniziammo a dirigerci verso Piccadilly Circus…

«Io andrei da Hamleys» scherzò, «C'è sempre qualcosa di figo»

«Andiamo Sam! Comunque io pensavo di andare da Abercrombie»

«Ma se quando vai lì per fare un regalo va a finire che ti compri qualcosa per te?»

«Stavolta non accadrà…»

«Si, certo. Come no…»

 

Sam era un ragazzo unico, ma aveva un problema, come tutti in fin dei conti: aveva sempre ragione. SEMPRE. Mai una volta che sbagliasse, una volta l'ha fatto gliel'ho rinfacciato e non mi ha parlato per una settimana… Non lo rifarò più. Però deve ammettere che è permaloso…

 

«Vieni con me», mi prese per mano, come faceva sempre quando aveva un'idea.

«Dove andiamo?»

«Ora vedrai…»

Uscimmo dalla via principale, percorremmo varie strade secondarie e mi ritrovai davanti a un negozio che non avevo mai visto… su un'insegna scolorita era scritto "Josh & Joe" e ai lati della porta di vetro vi erano due vetrine con tre manichini per ciascuna con indosso bellissime felpe. Entrammo.

Al banco c'era un ragazzo biondo, che stava dando il resto a una donna.

«Ciao Josh! Come vanno gli affari?»

«Sam? Sam Johnson? Non ci posso credere!» la sua voce era rauca, quasi non si sentiva, tutto il contrario di quella di Sam che è "allegra".

«Si proprio io! Allora come va?»

«Non c'è male. Le vendite sono aumentate in questi tempi. Cosa posso fare per te?»

«La mia amica deve fare un regalo a suo fratello…»

«Salve!» mi presentai con un sorriso.

«Mh, vediamo cosa posso fare…»

Iniziò a tirare fuori delle felpe tutte diverse e colorate: una era verde e sopra c'era scritto "I wanna Be a Chicken to be cooked by My Grandmother", un'altra era nera con un disegno di Lucky Luke, poi ce ne erano tante altre blu, gialle, rosse.... ma quella che mi aveva impressionato di più era stata una bianca e dietro c'era un mega hamburger che andava dal cappuccio fino ai fianchi e sotto c'era scritto "SLURP!" 

«Adoro questa. Avresti una M?« dissi, indicandola…

«Certo!» si diresse verso lo scaffale «Eccola!»

Pagammo e ci avviammo verso casa… Appena usciti mi rivolsi a Sam: 

«Hai avuto una magnifica idea, grazie»

«Non c'è di che! Quando arriva?»

«Tra una settimana»

«Che dolce farai?»

«Cazzo, me lo sono dimenticato! Ora che faccio? Perché mi scordo sempre tutto?»

«Claire, uno abbassa la voce che ci stanno guardando tutti, due hai ancora sette giorni per pensarci, tre ti aiuto io! Però domani, oggi non posso, ho da fare…»

«Ok… Cosa fai oggi?»

«Niente d'importante, ecco la nostra fermata…»

durante il tragitto metro-casa non aprì bocca, camminò con le mani in tasca guardando avanti, immerso nei suoi pensieri.

Arrivato alla porta di casa mi salutò e non lo vidi fino alla mattina dopo.

Così io passai la mia serata a guardarmi film drammatici, come al mio solito, senza una spalla su cui piangere. Ma gliel'avrei fatta pagare, si.  O almeno ne ero convinta.

   
 
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