CLOSED.
Era
il buio. Talmente
fitto che la mano
bianca dalle nocche di ferro che stringeva
il boomerang in mano era invisibile agli occhi dell'uomo
seduto nella
stanza.
La mano sottile
corse velocemente al
petto. Era un
dolore fisico. No,
non era il buio il problema ,dopotutto;
erano i polmoni. Le
fiamme nel petto,
il respiro che mancava..una sua costante ormai.
Era il mal di testa. La battaglia tra il suo istinto di sopravvivenza e
il
desiderio d'oblio era come un trapano babbano nel suo cervello.
No, non era niente di tutto questo.
Ricordati di
respirare, George. Ricordatelo.
Il rumore
dell’ultima invenzione , il boomerang scoppiettante
che era
incantato per colpire sempre il bersaglio a cui pensavi , che finiva
sul muro
concavo, che da poco avevano dipinto di giallo color pipì
,risuonò forte
e chiaro nel locale vuoto.
Vuoto. Chiuso. Inutile.
Neanche uno spiraglio di luce filtrava tra le spranghe sulla
porta, magicamente sistemate da lui stesso quel giorno.
Chiuso. Le viscere gli
ribollirono per i sensi di
colpa.
Una rabbia sorda e bruciante gli incendiò il
petto. Cosa diavolo ne
sapevano loro di cosa Fred avrebbe voluto o non avrebbe voluto? Chi
poteva
conoscerlo meglio di lui?
Perché era lì?
Quel locale
urlava Fred da ogni angolo
, da ogni
macchia , da ogni asse del pavimento.
Era lì perchè non c'era altro posto dove potesse
essere.
Non poteva fuggire. Nella sua testa , o nella
realtà, non poteva fuggire.
Vie di fuga, caput.
Non c’era luogo , non c’era ricordo, dove lui non
ci fosse. Nemmeno uno. La
sua memoria era un labirinto confuso,
eppure erano sempre stati loro due.
Come scappare quando i ricordi di chi se
n'è andato sono identici
ai tuoi?
Adesso gli sembrava quasi stupido che le loro vite fossero state
così
intrecciate da non distinguere l’una dall’altra.
Perché non avevano messo in
conto quella possibilità?
Avrebbe preferito essere lui.
Si, magari fosse stato Fred a dover
fare i conti con l'assenza.
Cosa avrebbe fatto? E con i sensi di colpa? Con quella terribile
sensazione di
essere dimezzato, di aver perso ciò che lo rendeva
una persona completa?
Hai sempre avuto
il cervello dimezzato, Georgie. Non è
un gran cambiamento.
“Stai
zitto, Fred.” La sua voce risuonò spaventosamente
roca nel
silenzio del locale vuoto.
Impazzito.
Sarebbe impazzito. Che senso aveva vivere ora? Da solo? Come
poteva andare avanti essendo morto? Lui era morto. Morto.
Chiuso. Tutto
ciò che aveva fatto non lo aveva mai fatto da solo. Lui era
morto. George era
morto. E Fred , con lui. O era il contrario? I ruoli erano
così spaventosamente
confusi ora , le linee della sua vita
non erano mai state meno nette, ora assomigliavano ad
ombre opache così
impercettibili da non esistere.
Thump.
Fred è
vivo dentro di te.
Le voci
di Bill e Ginny, in lacrime, gli riempirono la testa.
“Stronzate.
Siamo morti. Siamo morti tutti e due.”
Torna a ridere
George. Ne hai bisogno.
Scoppiò
a ridere. Una risata folle riempi l’aria buia e impastata.
Si alzò in piedi, senza smettere di urlare al cielo quella
risata disperata.
Tirò un calcio agli scaffali. E poi ancora.
“CHE SENSO HA! CHE SENSO HA!” I suoi
calci fecero crollare mezzo
negozio.
Tirò un pugno allo specchio incantato di fronte a lui,
mentre la risata si
trasformava in lacrime roventi.
Il sangue sulle sue mani lo riscosse, quel dolore intenso lo
riportò alla
realtà.
Raccolse una scheggia di specchio da terra, fissò il suo
occhio smeraldo,
le lentiggini rosse, il naso adunco.
La scagliò lontano.
Morto. George era morto. Fred era morto.
Ma allora chi era il ragazzo nello specchio?