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Autore: __Nosurrender    03/07/2012    2 recensioni
Una storia che parla di me,di un caro amico d'infanzia e di loro:i miei idoli.
L'ho scritta senza pensiero, mi è uscita così, dal cuore.
Spero che vi emozioni come ha emozionato me scriverla.
Penso che sia una storia diversa dalle altre, perciò leggetela e se vi va esprimete un vostro giudizo.
Se avete Twitter seguitemi ricambio:__NoSurrender.
Buona lettura.
Much love. Angie.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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“L’estate è nostra!” dissi accendendo la radio alzando il volume al massimo. Marc abbassò il finestrino e io lo copiai e buttai fuori il viso così che il vento mi scompigliasse i capelli. Ad un tratto mi ritrassi, mi girai verso Marc e gli sorrisi. Lui ricambiò. Era il mio migliore amico dai tempi dell’asilo, credo. Facevamo tutto insieme. Lui aveva 18 anni e da poco aveva preso il foglio rosa, così io mi facevo scarrozzare in giro e lui si divertiva a viaggiare con me al suo fianco. La meta non c’era. C’eravamo solo io, lui, la strada sui cui sfrecciare e tanta voglia di divertirsi. Era tipo un gioco, un gioco che avrei voluto continuare per tutta l’estate. Abbassai la radio perché non sentii la voce di Marc. “Allora che farai quest’estate?” mi domandò sorridendomi “Non lo so ancora e tu?” Rise “E’ per questo che te l’ho chiesto scema” Sorrisi e lo fissai. Con i suoi capelli biondi brizzolati e con due occhi color ghiaccio, di altezza media e con un modo di fare davvero meraviglioso. In terza media mi ero presa una gran bella cotta per lui, ma poi me l’ero fatta passare. Un’amicizia dura sempre di più di un amore impossibile. Mi lanciò un’ occhiata e sorrise mostrando al mondo quelle perle bianche che le sue labbra sigillavano con tanta cura. “Oh mio Dio senti senti!!” gridai alzando a tutto volume la radio. “You’re insicure don’t know what for” iniziai a cantare tenendo il ritmo della canzone. Iniziai a ballare e a battere le mani e mentre lo facevo incontrai più volte lo sguardo interrogativo di Marc che non capiva che cosa mi fosse preso. “You don’t know oh-oh you don’t know you beautiful what makes you beautiful!” Iniziai a ridere appena la canzone finì. “Che hai?” mi domandò Marc. “Come cos’ho? E’ la mia canzone preferita e nemmeno lo sai?” “Aaah si quei One.. “ “One Direction, si chiamano One Direction!!” Rise. Il nome dei miei idoli lo faceva ridere? Bah. “Perché ridi?” Rise ancora. “Allora?” “Perché sono cinque cialtroni” Lo guardai male e rimasi in silenzio. “Che ti sei offesa?” mi domandò. “Si.” “Dai” “Fottiti.” Dissi fredda, distante guardando un punto fisso fuori dal finestrino al di là delle colline che ci stavamo lasciando alle spalle. Sentii la sua mano calda appoggiarsi dolcemente sulla mia coscia nuda. Mi voltai e lo guardai dritta negli occhi e incontrai il suo sorriso. Mi rivoltai, ma lui non levò la mano la lasciò lì. Ad un tratto come d’impulso appoggiai la mia mano sulla sua e lui me l’afferrò stringendola forte, con sicurezza. “Mi perdoni?” “Non lo so” dissi non guardandolo in faccia. “Dai non volevo offendere gli One Direction! Visto?ho anche detto il loro nome giusto” disse lui con uno sprizzo di gioia e di esaltazione. “Apprezzo lo sforzo” il mio tono rimase freddo fino al nostro arrivo. Marc spense il motore, levò le chiavi e scese dalla macchina. “Allora scendi o stai lì?” “Sto qui” ero ancora arrabbiata e lui lo sapeva. Amavo i One Direction. Erano parte di me. La loro musica era parte di me. Ma non mi capiva, Marc non mi capiva. Sollevò le spalle e andò avanti ad un tratto si fermò e si girò urlando “Non sai che ti perdi!” Poco dopo scesi dall’auto spinta da una curiosità indomabile. Lo raggiunsi correndo. Ma dove cazzo mi aveva portata?Davanti a me vedevo solo spighe, spighe, spighe di grano. Corsi ancora più forte ma non lo vidi. “Marc Marc” gridai “MAAAAAAAARC “ trascinai la –A- per una ventina di secondi, ma nulla, silenzio. Ad un tratto sentii qualche rumore e non rendendomene neanche conto mi ritrovai per terra distesa a pancia in su con un corpo morto sopra di me. “Hai preso paura eh?” mi disse tra una risata e l’altra. Il suo naso era a due centimetri dal mio e il suo fiato corto lo si sentiva benissimo. “Togliti che mi pesi!” lo spinsi via con tutta la mia forza e lui rotolò sdraiandosi accanto a me. “Ti piace qui?” mi chiese con un sussurro. “Non troppo. C’ho una spiga conficcata nel sedere!” Rise. Non c’era nulla da ridere. Una spiga di grano duro conficcata nel sedere faceva davvero male. “In macchina ti ho preso questa senza avvisarti” mi porse una sacca. La rigirai tra le mani per qualche secondo ma subito la curiosità si fece risentire e la aprii. “Oh la mia adorata Reflex!” i miei occhi si illuminarono. Gli sorrisi e lui me la rubò dalle mani e non facendo in tempo a girarmi mi scattò una foto. “Oh guarda che bella?” me la porse facendomela vedere. “Bleah.. “ dissi. “Ma Bleah che?” “E’orrenda” “Questo le pensi tu” “Si” “Smettila” “Perché?” “Sei bella” “Seeee” “Giuro” Marc si mise la mano sul cuore e sorrise. “Ecco ridi. So già che non è vero” Schioccò la lingua e quel rumore mi rimbombò nelle orecchie. Marc si alzò e mi tese la mano perché lo potessi fare anche io. La guardai e poi l’afferrai. Quella mano tesa capace di alzarmi da ogni caduta. Marc era un chiodo fisso, qualcuno sui cui avrei potuto sempre contare. La mia ancora di salvezza. Mi riaccompagnò a casa e lo salutai dicendogli che ci saremmo sentiti dopo cena al telefono. Suonò il clacson e feci cenno con la mano sorridendo. “Salve famiglia! Sono a casa” dissi con tono troppo allegro. Mi madre era in cucina e mio padre pure. Stavano parlando ma appena varcai la porta si azzittirono e mi guardarono. “Che ho fatto?” domandai spaventata. Mia madre storse la bocca. Tirava aria strana. Qui qualcosa non andava. “Angelica siediti, per cortesia” disse mia madre indicandomi la sedia posta ordinatamente vicino al tavolo. “Se si tratta della mia camera la metto in ordine dopo, perché oggi non ho avuto tempo. Marc e io siamo..” “Angelica ci trasferiamo a Londra” Non feci in tempo a finire la frase che subito venni interrotta bruscamente da mio padre. Risi. Ma nessuno lo faceva con me, così tornai in me. Seria. “Scherzate vero?” “No” “Ah.. “ dissi tamburellando con le dita sul tavolino di legno d’acero. Mia madre riprese a parlare. “Tuo padre ha avuto un’ importante offerta di lavoro a Londra” “E così ci trasferiamo. Ho già fatto domanda ad un’importante scuola Londinese dove oltre che studiare potrai continuare a fare danza e poi… “ “Ma quando avverrà tutto questo?” ora fui io ad interrompere mio padre. I miei si guardarono e in coro, come se si fossero messi d’accordo, risposero “I primi di Settembre” “Ah…” “Angelica ci dispiace tanto” “Non mi pare avete già fatto tutto senza prima parlarne con me, senza prima avere il Mio consenso.” “Ti piacerà vivere a Londra, l’ inglese bene o male lo sai” “Si ma e Marc?” Cadde il silenzio. “Ti farai nuovi amici” intervenne mia madre. “Ma non troverò mai nessuno come Lui mamma” “Ci verrà a trovare” “Ma non sarà la stessa cosa.. “ Afferrai la borsa e uscii di casa. L’aria lì dentro ti portava al soffocamento o alla Pazzia. - S.O.S I MIEI GENITORI SI SONO BEVUTI L’ULTIMO NEURONE CHE POPOLAVA LE LORO MENTI. VIENI PRESTO. – Mi sedetti sulla casetta sull’albero mia e di Marc che a otto anni avevamo deciso di costruire con l’aiuto dei nostri padri. Ad un tratto sentii quattro ruote sgommare sulla ghiaia e una porta chiudersi velocemente. Sentii qualcuno salire le vecchie scale che portavano al rifugio. Mi voltai e vidi Marc alle mie spalle che teneva il cellulare in mano con un leggero fiatone che si sentiva a malapena. “Ehi” “Mi trasferisco” dissi senza nemmeno un “Ciao accomodati” Marc stette in silenzio. “Si a Londra” dissi io puntualizzando. Lui sbarrò gli occhi. “Già..” “Ma perché?” “Mio padre e il suo lavoro.. vallo a capire tu..” Silenzio. Ciondolai le gambe prima avanti e poi indietro. “Allora a quanto pare Londra diverrà la mia nuova casa” Marc mi sorrise, ma io non ero dell’ umore. “Già..” “Beh dai guarda il lato positivo almeno così potrai incontrare i tuoi idoli” “Non c’avevo pensato” dissi accennando un sorriso. “Quando sarai famosa ricordati di me però” Risi e tirai un leggero pugno alla spalla di Marc che si piegò su se stesso fingendo un atroce dolore. “E quando partiresti?” “I primi di settembre” “Beh allora c’è tempo per far si che questa diventi la Nostra Estate”.
  
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