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Autore: hisfault    03/07/2012    9 recensioni
L’entrata era strapiena di ragazzine urlanti e in lacrime. Stavano tornando.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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One Shot CharliexHarry

Jeans strappati qua e là, ennesima felpa nera, giubbotto di pelle e vans nere. Presi la borsa appesa alla maniglia della porta, afferrai le chiavi della macchina dal davanzale e chiusi la porta. La mia mini mi stava aspettando; per essere una giornata di giugno non faceva per niente caldo.
Uscii dal vialetto di casa e mi ritrovai nel traffico londinese.
Non mi era mai piaciuto guidare, preferivo stare al posto del passeggero e perdermi nei miei pensieri, mentre il paesaggio scorreva sotto i miei occhi. Attesi al solito semaforo che mi avrebbe portato all’aeroporto; dopo poco scattò il verde e mi diressi al parcheggio.
L’entrata era strapiena di ragazzine urlanti e in lacrime. Stavano tornando.
Prima di scendere dalla macchina portai i capelli in avanti, tirai su il cappuccio fino a coprirmi il visto e mi addentrai nella ressa. Tenevo la testa china, non volevo che mi riconoscessero. Non avevo voglia di soffermarmi a parlare delle solite cazzate. Per quanto ammirassi la forza di volontà e la tenacia di queste ragazze, non riuscivo a sopportare certi loro discorsi.

 Eravamo appena fuori dal locale. Era la nostra solita uscita.
Aveva ancora qualche giorno a Londra prima che partisse per il tour in America e, a quanto pare, le sue fans non avevano chiaro il concetto di privacy.
« Harry, mi fai un autografo? »
« Harry, ti prego, facciamo una foto insieme. »  ed io non potevo far altro che lasciar correre. Non dico che mi dava fastidio, aveva tutto il diritto di salutarlo, ma tutte quelle ragazzine sarebbero state anche all’aeroporto il giorno che i One Direction sarebbero ripartiti.
« Ragazze, per favore, lasciateci in pace. Vorremmo stare un po’ da soli. »

 Mi avvicinai alla barriera che avevano fatto le guardie per lasciar passare i ragazzi tranquillamente. Picchiettai sulla spalla di una guardia e gli sussurrai all’orecchio il mio nome. Mi fece un breve assenso e riuscii a superare la barriera. Una ragazza dietro di me urlò il mio nome, non mi voltai. Non era una buona giornata.
Dopo mezz’ora arrivarono i ragazzi. Eleanor e Danielle erano arrivate insieme, ci fu un saluto freddo e distaccato e si scaraventarono sui loro ragazzi. Lasciai che uscisse e mi inquadrò.
Potevo mai morire ogni volta che incrociavo il suo sguardo?
Poteva mai mancarmi il respiro ogni volta che quelle maledette labbra si distendevano fino a far spuntare quelle fossette e i suoi denti perfetti?
Potevo mai morire e rinascere per così poco?
Si avvicinò e ricambiai il sorriso. Mi prese tra le braccia e mi lasciai cullare, proprio come se fosse l’ultima volta. Mi voltai verso il suo viso e si abbassò, mi sfiorò il naso ed espirò il mio odore. Ma io l’unico odore che riuscivo a sentire era il suo. Quella menta fresca e che ti faceva venire i brividi. Dio quanto mi era mancato.
« Ciao. » la sua voce.
« Bentornato… » le sue mani che accarezzano leggermente il mio viso e il mio fianco sinistro.
« Mi sei mancata »
« Anche tu… » avvicinò troppo lentamente le sue labbra alle mie, fino a farle sfiorare. Era infame, ci giocava in questa cosa solo che si faceva del male da solo.
« Hai intenzione di baciarmi o vuoi stare qui a parlare? » mentre pronunciavo quella frase il mio respiro si mischiava con il suo e le urla delle ragazzine erano ovattate. Tutto c’era ancora attorno a noi, ma era chiuso fuori dal nostro spazio.
Rise, voleva giocare. Ma non c’era più tempo per giocare.
« Ti prego, baciami e smettila di farmi soffrire… » entrambi soffrivamo, ma io ancora di più. Lui non sapeva.
« Harry, ti prego… » terminai quella frase in un soffio. Si avventò sulle mie labbra, come un naufrago si avventa sulla terra ferma. Ci stavamo dissetando, uno dall’altra. Ci mancava il fiato, ma niente ci avrebbe fermato. Le lingue si rincorrevano e si intrecciavano. Si scontravano fino a farsi male. Ripercorrevano il palato e i denti, che ormai conoscevano a memoria. Le mani stringevano possessivamente i fianchi, le mie mani erano annidate tra i suoi riccioli. Riccioli che ormai non c’erano più, ma solo un’informe massa di capelli.

 « Lascia guidare me. » testardo.
« Harry sei stanco, guido io. Non mi cambia niente… » cocciuta.
« Dammi le chiavi, Charlie. » imperterrito.
« Tieni, così magari la smetti! » impulsiva.
Mi sedetti al posto del passeggero e mi misi la cintura. Era arrivato il momento.
Partimmo, avevo un’ora e mezza di viaggio prima di fermarci alla prima stazione di servizio. Stavamo tornando ad Holmes Chapel. Lui stava tornando.
Come potevo iniziare un discorso così difficile? Erano tre giorni che mi tartassavo la testa per trovare delle parole poco distruttive. Erano tre fottuti giorni che mi logoravo, ma dovevo. Per noi, per lui.
« Dobbiamo parlare… » diretta, Charlie sii diretta.
« Che succede? » aveva capito che c’era qualcosa che non andava. La sua voce aveva tremato leggermente ed era uscito una specie di rantolo.
Presi un paio di minuti prima di incominciare a parlare. Un paio di respiri e incominciai.
« Non possiamo più stare insieme. »
« Perché? » perché Charlie?
« Perché a me non sei mai piaciuto. Credo di aver iniziato questa cosa per… gioco » wow, siamo diventate pure brave a mentire. Complimenti. Ora spera che se la beva.
« Che cosa hai detto? » era stupito ed aveva distolto lo sguardo dalla strada.
« Guarda la strada. »
« No Charlie, ripeti che cazzo hai detto. » era arrabbiato, ma se l’era bevuta.
« Harry, mi dispiace. Eri il mio cantante preferito e stravedevo per te, pensavo che fosse diverso… non così. » manco conoscevi i One Direction idiota.
« Mi hai sempre detto che non mi conoscevi »
« Ti ho mentito. »
« E poi cosa pensavi che fosse diverso? Che cosa Charlie? »
« Non so Harry. Mi da fastidio che tu non ci sia mai, mi da fastidio che tutte quelle oche ti girino attorno. » da quando ero diventata un’attrice di melodrammi? Mi facevo pena da sola, anzi no, schifo.
Non avrei mai creduto che le potessero peggiorare, in quella macchina si era scatenata una guerra. C’erano urla e mani che andavano ovunque.

Ovunque tranne che sul volante.
Lui era accecato dalla rabbia. Si sentiva preso in giro, ero riuscita a farglielo credere. Ero riuscita a portarlo lontano da me e magari, a renderlo un po’ più felice.
Un pugno sul cruscotto da parte mia e un suo calcio.
Per sbaglio toccò l’acceleratore e finì nella corsia opposta.
« Harry! » dio…
Eravamo tornati in tempo nella nostra corsia. Un paio di clacson suonarono, ma non ci facemmo caso. Eravamo troppo occupati a litigare.
Il litigio si stava spostando in una direzione troppo pesante. Erano incominciati a volare insulti parecchio pesanti.
« Sei solo una puttana! »
« Accosta. » non volevo sorbirmele. Io sapevo di non meritarmi quegli insulti, ma dovevo farglielo credere.
« Scordatelo Charlie, tu vieni a casa mia e chiariamo questa situazione di merda! »
« Fammi scendere, cazzo. »
« No! » il suo viso era voltato verso il mio.
« Sì! »
« No! » la sua mano intrecciata alla mia.
Abbassai lo sguardo e catturai quell’immagine. Sentii una frenata brusca e alzai lo sguardo.
Una luce bianca mi avvolse e da lì, il buio totale.

 ***

 Tre mesi dopo.

 Uscii da quella maledetta stanza per prendere una boccata d’aria. Era impossibile che non ricordassi un cazzo. Avevo perso diciotto anni della mia vita e a quanto pare era impossibile riaverli indietro.
Mi strinsi nella mia felpa rossa e mi avviai verso il cortile dell’ospedale. Gente mi veniva a trovare, ma io non ricordavo nulla di loro. Una signora dai capelli neri e da un viso tenero, tutti i giorni, mi portava qualcosa da mangiare o regali. Diceva che io, per lei, ero come una figlia. A quanto pare ero da sola, a Londra.
Mi sedetti sulla solita panchina.
« Posso sedermi? » un battito perso.
« Certo. »
« Ti ho già vista qualche volta nei corridoi » è vero, era il ragazzo figo con gli occhi magnetici. Mannaggia.
« Hai ragione… sono tre mesi che ti devo girovagare per i corridoi, come mai qui? »
« Incidente stradale, ma non ricordo niente di quello che mi è successo » uoh! Sta scherzando?
« Mi stai prendendo in giro? » si girò e incatenò il suo sguardo al mio. Potevo mai morire ogni volta che incrociavo il suo sguardo?
« No perché dovrei? »
« Perché anch’io ho avuto un’incidente stradale e non ricordo una bega di quello che mi è successo in questi diciotto anni di vita. » il suo sguardo era fermo nel mio.
Eravamo entrambi confusi, come diavolo poteva essere?
« Sarà una coincidenza… » per forza, era troppo bello per…
« Piacere Harry. » la sua mano protesa verso di me.
« Piacere Charlotte, ma chiamami Charlie. » la mia mano che sfiora la sua.

Harry.
Harry Styles.
One Direction. Tre ottobre duemila undici.
Londra.
Quattordici febbraio. San Valentino. Parigi.
Sei mesi.
Il litigio, la macchina. La frenata. Le mani intrecciate.

« Oddio… »
La sua mano intrecciata alla mia.
« Erano bugie, vero? » una lacrima che segnava il mio viso.
« Perché? » non lo sapevo, non lo ricordavo, o forse non c’era un vero motivo.
« Mi dispiace… » un sussurro da parte. La sua presa che stringe ancora più forte mia.
Mi prese il volto fra le mani e lo voltò verso di lui, dio se mi erano mancati quegli occhi.
« Ricordi altro oltre a me? »
« No, niente. » valeva per entrambi.

 Il destino voleva darci una seconda possibilità. Dovevamo solo… ricominciare.

 

 

 

***

 Perdonate il finale. E’ una sfida contro me stessa e stavolta volevo fare un finale “carino” e non tragico. Per me potevano morire lì secchi, onestamente. O far salvare Charlie e lasciar morire Harry. Sì ho istinti omicidi verso il vostro amato Harry Styles. Non perdonatemi.

 Dico sempre che è l’ultima che scrivo ma non lo è mai. No, non riesco a smettere quindi, se vi trovate delle mie one shot, o long-fic tenetevele ahah
Non so cosa dire, cazzo siamo già a luglio. Il tempo vola. Bene, buona notte a tutte e arrivederci (:

   
 
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