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Autore: beautyofsilence    04/07/2012    3 recensioni
Le iridi azzurre avevano l'innato dono di poter soggiogare le altre verdi, era assurdo vedere come quel ragazzo pendesse dalle sue labbra.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Rupert Grint
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Gente! Chiedo scusa per l'interminabile assenza ma l'ispirazione scarseggia da queste parti.
Spero che questo capitolo, più lungo del solito tra l'altro, vi piaccia e che possiate perdonarmi! 
A presto, si spera..




-Grint, sei un idiota. – disse Tom spostando il suo sguardo dalla figura di Claire che si allontanava a quella dell’amico che era proprio lì accanto a lui, imbarazzato.
-Io? Io sarei un idiota? Tom, giuro che questa me la paghi.
-Ma perché? – si lagnò il biondo, Rupert sbuffò. Stava per fargli una delle sue solite ramanzine sulla sua quasi inesistente vita sociale.
-Cavolo Rup, hai visto quant’è carina? Perché non hai insistito? Dovresti cominciare ad essere un po’ più sfacciato.
-Tom, smettila. Non ho intenzione di ascoltare una sola parola su quest’argomento.
-A cosa ti riferisci? – chiese l’amico sorpreso.
-Alle ragazze, per la miseria! – esclamò. Tom lo guardò preoccupato.
-Rupert… - disse lentamente, l’amico si scaldò e gli rispose subito a tono.
-Senti, smettila. Lasciami vivere la mia dannata vita, non ti intromettere. Anche se fa schifo è pur sempre la mia di vita, quindi gradirei che non prendessi strambe iniziative e che non ti prendessi certe libertà con persone che conosci/conosco a malapena.
-Lo dicevo per te.
-Bene, ti ringrazio ma non ne ho bisogno.
Tom fece spallucce, tranquillo. Sapeva di essere pesante con il suo amico, ma lo faceva solo ed esclusivamente per spronarlo. Sapeva che a Rupert dava fastidio, e non si stupiva più di tanto qualora quest’ultimo spesso e volentieri gli rispondesse male o gli chiedesse di lasciarlo in pace. Ci volle poco tempo perché Rupert tornasse tranquillo, Tom lo conosceva come le sue tasche. Il tempo di andare alla cassa e pagare.
-Posso fartela una domanda? – chiese gentilmente il biondo, Rupert annuì mantenendo lo sguardo basso.
-Ti andrebbe di parlarmi di lei?
Rupert lo guardò, piuttosto stupito, poi accennò un sorriso. Sapeva che Tom avrebbe insistito, quella volta però doveva ammettere che lo aveva fatto con classe. Si era mantenuto sulle sue, era una domanda molto generica, non gli aveva messo alcuna pressione, anche se sapeva che dentro di sé avrebbe voluto sapere ogni singola cosa. I due uscirono dal supermercato e iniziarono a camminare per le strade semideserte di una Londra insolitamente soleggiata.
-L’ho conosciuta un po’ di giorni fa, non mi ricordo esattamente quando.
-Oh sì che te lo ricordi. – disse Tom  trattenendo a stento una risata.
-Ok, me lo ricordo. Ma non voglio dirtelo.
-Va bene. – affermò con tono arreso, alzando in aria la mano destra, libera dalle buste.
-Non so perché ma quella ragazza mi incuriosisce. Non come credi tu, è più una cosa.. spirituale.
-Spirituale? – chiese Tom spaventato.
-No, aspetta. Dico che non riguarda il sesso.
-Ah, capito. – rispose lui un po’ deluso.
-Ho l’impressione che quella ragazza abbia tante cose da raccontare, tante cose di cui parlare, e che abbia bisogno di qualcuno con cui farlo.
-E tu pensi di poter essere quel qualcuno? – più che una domanda era constatazione.
-Non lo so, la conosco da troppo poco tempo per poterne essere sicuro.. Ma mi attira così tanto che sarei disposto a pagare pur di averne la possibilità.
Tom sorrise, iniziando a considerare l’idea che il suo amico potesse essersi finalmente interessato a qualcuno.
 
 
 
 
Claire odiava il capodanno. Non ne festeggiava uno dai tempi del liceo, e non aveva di certo un bel ricordo di quella serata. Non capiva cosa ci fosse da festeggiare, cosa ci fosse di positivo in un anno di vita che se ne va. Ripensò alla chiacchierata fatta con Tom e Rupert lungo il breve tragitto di ritorno, si chiese chi fosse quel biondo, se anche lui fosse ricco e famoso, se Rupert gli avesse parlato di lei. Poi però realizzò che sarebbe stato sciocco e banale, in fin dei conti lei era solo una commessa e lui un suo cliente, nulla di più. Tra una domanda e l’altra si ritrovò davanti la porta della signora Harrison in neanche dieci minuti.
 
-Uh Claire! Santo cielo, sei un tesoro.
Claire sorrise, come al solito la signora Harrison stava esagerando.
-Vuoi fermarti a pranzo, cara? – chiese. Claire annuì senza pensarci troppo, in fin dei conti a casa non c’era nessuno ad aspettarla. Annabel sorrise raggiante. Invitò la ragazza ad entrare, chiuse la porta di casa e si diresse in cucina con la sua confezione di camomilla tra le mani con una certa fretta.
-Vieni Claire! – disse dalla cucina –Ho l’arrosto nel forno!
Claire raggiunse la sua amica in cucina, osservandola divertita. Era piuttosto indaffarata, sembrava fosse emozionata all’idea di avere ospiti a pranzo. Sorrise.
-Come mai arrosto? E’ martedì. – chiese la ragazza incuriosita. Per quanto potesse essere all’avanguardia e avanti con i tempi, la signora Harrison era una gran tradizionalista in ambito culinario: Claire si stupì di trovare l’arrosto, che solitamente si cucinava di domenica, quasi pronto, di martedì. Annabel evitò il suo sguardo, sorridendo imbarazzata.
-Oh.. Beh, sai, cucinare mi diverte, e non è che abbia questo granché da fare in casa. Ho deciso di prepararlo per passare il tempo. Poi avevo intenzione di portartene un po’ stasera.
Claire sorrise.
-Prendi le posate nel secondo cassetto, la tovaglia è già in tavola.
Claire obbedì e iniziò ad apparecchiare, ormai sapeva dove trovare l’occorrente e come disporlo in tavola; era di casa, nonostante non andasse a trovare Annabel per pranzo da tempi immemorabili.
-Allora, che si dice in negozio?
-Niente di che, oggi è stata una giornata particolarmente fiacca.
-Ah, capisco. – disse la signora rincuorata.
-Sai, stavo pensando ad una cosa.
-Cosa?
-Al nostro cenone! Come dessert ti andrebbe il dolce di rabarbaro? Mi viene che è una meraviglia. Ma se preferisci posso fare le gelatine. Oppure il budino di pane e burro!
Claire amava tutta quell’energia, chissà dove la trovava.
-E se facessi un piccolo dolce di rabarbaro accompagnato da mini porzioni di pane e burro?
Gli occhi della signora Harrison iniziarono a brillare.
 



Era il 23 dicembre, l’indomani sarebbe stata la vigilia di Natale e Claire non aveva ancora comprato un regalo alla signora Harrison. Le comprava sempre qualche stupidaggine per Natale, ma quell’anno tra una fattura e l’altra le era passato proprio di mente. Era immersa tra i suoi pensieri, indecisa tra un’idea regalo originale oppure il classico maglioncino, quando i campanellini appesi alla porta del negozio richiamarono bruscamente la sua attenzione.
-Ciao Claire! – disse Rupert allegro, avvicinandosi al bancone. Lei gli sorrise e ricambiò il saluto.
-Come mai da queste parti? – chiese lei incuriosita.
-Volevo parlarti. Posso rubarti due minuti?
Claire annuì. In quel mentre un altro cliente varcò la soglia del negozio.
-Buongiorno Annabel! – disse Claire riconoscendola, la vecchina le sorrise. Rupert rimase in silenzio, aspettando che la vecchina si facesse strada nel negozio e che Claire la servisse. Aveva intenzione di parlarle a quattr’occhi, senza alcuna comare che origliasse la loro conversazione.
-Prego signora. – disse lui gentile.
-Oh no ragazzo, fai prima tu, io sono piuttosto indecisa sul dolce da comprare per il cenone.
Rupert annuì, Claire invece si chiese per quale motivo Annabel avesse intenzione di comprare il dolce per la vigilia, dolce che aveva sempre portato lei. Rupert rivolse il suo sguardo a Claire, lei fece lo stesso.
-Dimmi pure.
-Ah, sì. Ricordi quando quel mio amico ti ha parlato di quella festa di capodanno?
Annabel rizzò le orecchie, Claire se ne accorse.
-Tom.. Sì, ricordo. – disse lei facendo la vaga.
-Oh, bene. Ecco, ero venuto per ufficializzare l’invito. Ricordo che avevi detto di avere un impegno per quel giorno, ma volevo esserne sicuro prima di dirlo a Tom.
Claire non riuscì a trattenere un sorriso. Annabel sapeva che sarebbe tornato: sarà stato forse merito il suo sesto senso femminile, ma aveva indovinato. Era tornato, ed era tornato per lei, non per una confezione di cioccolatini.
-In realtà non so, credo comunque di non esserci per quella sera.
Annabel le lanciò un’occhiataccia alle spalle di Rupert, Claire la ignorò.
-Ne sei sicura?
-Non saprei. – disse lei titubante.
Annabel proprio non capiva. Dannazione, glielo si leggeva in faccia che aveva gradito l’invito. Perché rifiutarlo? Era sicura che Claire non avrebbe avuto niente di meglio da fare il 31, era sicura che quel suo rifiuto fosse dovuto solamente a una questione di insicurezza. Era la prima volta dopo tanto tempo che un ragazzo così carino si interessava a lei, e soprattutto era la prima volta che lei sembrava ricambiare. O quantomeno non lo aveva esplicitamente mandato al diavolo come successe al povero John Henry. Ad ogni modo, in quel mentre Annabel ebbe un’idea geniale (almeno dal suo punto di vista).
-Uh, accidenti! Mi sono appena ricordata di avere un impegno urgentissimo, ripasso più tardi Claire! – esclamò –Arrivederci figliolo. – disse sorridendo a Rup, per poi fiondarsi verso l’uscita. Nessuno dei due ragazzi realizzò l’accaduto, tanto fulmineo fu il suo scatto verso la porta, e nessuno dei due fece in tempo a salutarla.
Improvvisamente il telefono di Rupert cominciò a squillare, troncando così la loro conversazione.
-Sì?
-Rupert, sono io!
-Ma non mi dire. – solito sarcasmo.
-Quanto sei dolce. Allora, domani sera vieni solo o accompagnato?
Rupert sbuffò sonoramente.
-Da solo Tom, sono solo. – disse scocciato.
-Oh, scusa eh.
Sbuffò nuovamente, per poi riattaccare. Tom aveva sperato fino all’ultimo che in quei giorni il suo amico si fosse dato da fare e che per la sera della vigilia sarebbe riuscito a trovarsi un’accompagnatrice, ma in vano.
-Problemi? – chiese Claire notando la sua espressione.
-No, tranquilla. I soliti battibecchi, Tom è un tipo piuttosto pesante.
Un breve silenzio piuttosto imbarazzante seguì quella sua ultima affermazione.
-Bene Claire, allora ti lascio al tuo lavoro. Semmai fammi sapere per il 31.
-D’accordo. – disse lei. I due si scambiarono un ultimo saluto, poi lei si ritrovò nuovamente tra i suoi pensieri e lui tra i suoi, al di fuori di quelle quattro mura.

Rupert cominciò ad incamminarsi verso la strada di casa, quando si sentì chiamare da qualcuno.
-Giovanotto!
Si voltò, e riconobbe alle sue spalle la vecchina di prima, quella che era fuggita tutt’a un tratto dalla cioccolateria.
-Vieni qui!
Rupert si avvicinò, piuttosto intimorito.
-Sei davvero carino, sai?
Il ragazzo avvampò. Wow, aveva rimorchiato una settantenne. Però! Avrebbe potuto vantarsene di fronte a Tom.
-Con Claire, intendo. – si corresse Annabel. Rupert si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo.
-Tranquillo, non sono così sfacciata. – continuò lei, buttandola sull’ironico.
-Lo immaginavo. – rispose lui sorridendo.
-Bene. Voglio darti un paio di dritte; sembri un ragazzo a posto, e lei ha davvero bisogno di compagnia.
Rupert annuì, sorpreso e piuttosto confuso: aprì bene le orecchie, stupito da tutto quell’interessamento nei suoi confronti da parte della vecchietta.
-Claire odia le feste. Odia la confusione, odia i luoghi affollati, le persone, la musica ad alto volume. E’ di un’insicurezza micidiale, rimugina in continuazione su ogni cosa, perciò se devi chiederle un appuntamento.. Improvvisa.
-Improvviso? – chiese lui, non capendo.
-Improvvisa! Stupiscila.
Rupert annuì.
-Sono sicura che non ti dirà di no, a patto che non sia nulla di premeditato. Sii spontaneo, sincero, abbi un po’ di immaginazione. Devi solamente capire come entrare, ma ti assicuro che una volta entrati ne vale davvero la pena.
Entrare dove? No Rup, nessun doppio senso. Tieni a freno l’immaginazione, idiota!
-Entrare qui. – disse la signora Harrison notando la sua espressione piuttosto confusa. Gli posò la mano sul petto, all’altezza del cuore. Rupert capì.
-E se lei non volesse? Farmi entrare, dico.
Annabel sorrise.
-Devi solamente capire come. Una volta trovata la chiave, sono sicura che non ti lascerà scappare.
Una luce di speranza invase gli occhi del ragazzo, Annabel sorrise e si allontanò.
-Buona fortuna! – gli disse, poco prima di sparire dietro il portone di casa sua. Rupert le sorrise, era infinitamente grato a quella donna per avergli dato quelle preziose dritte. S’incamminò verso casa, già intento a fantasticare su un ipotetico appuntamento con quella ragazza.
 
 


-Per il 31 è tutto pronto. Siamo in tutto un centinaio, ma la maggior parte già li conosci. Claire ha accettato l’invito?
Rupert scosse la testa.
-Certo che te ne sei scelta una difficile eh Grint..
-Non è una difficile, sei tu che hai un tempismo del cavolo e che organizzi feste di capodanno a neanche una settimana dal 31.
Tom sorrise, sarcastico.
-Fossi stata in lei mi sarei liberata per un party pieno di gente famosa. - lo punzecchiò.
-Vuoi smetterla? Stai sempre a sfottere.
Tom rise, battendogli una pacca sulla spalla.
-Va bene, te la concedo. Ma solo stavolta!
Rupert sorrise, lasciandosi cadere sul divano in pelle posto al centro del soggiorno.
-Forza, aiutami. Ingegnati, dai sfogo alla tua mente arancione! Facciamo una festa a tema?
-E’ l’ultimo dell’anno Tom, che razza di festa a tema vuoi fare? – chiese Rupert esasperato.
-E vabbè oh, scusami se sono pieno di energia e di idee.
Rupert scoppiò a ridere, Tom accennò un sorriso: effettivamente quell’uscita non aveva convinto neanche lui.
-Stavo pensando che magari potevamo affittare una barca. Uno yacht! Sarebbe strepitoso, non mi sembra che nessuno di noi abbia mai fatto una cosa così per capodanno.
Rupert scosse la testa, ripensando ai capodanni passati.
-No, in effetti una barca.. – ammise annuendo, immerso tra i suoi pensieri.
Improvvisamente al rosso venne un’idea.
-Lanterne! – urlò. Tom lo guardò piuttosto sconcertato.
-Lanterne. Lanterne. – ripeté annuendo, canzonando l’amico.
-Lanterne Tom, lanterne! Ci sono!
-Certo Rup, lanterne. – continuò.
Rupert si alzò in fretta dal divano e andò a rimettersi il cappotto che si era tolto neanche cinque minuti prima.
-Dove diavolo vai? – chiese il biondo confuso, seguendolo con lo sguardo. Cosa significava quell’uscita, a cosa era rivolta? E che c’entravano le lanterne con la sua fantastica idea dello yacht?
-Ti spiego dopo!
Il rosso filò di casa sbattendo la porta. Doveva esserci dietro qualcosa di grosso a giudicare dall’espressione sognante con cui corse via. Tom sospirò, tornando ai preparativi della sua super festa.
 
 


Saranno stati qualche centinaio di metri a separare casa di Rupert dal negozio di Claire, eppure, nonostante la breve distanza, la corsa lo aveva proprio sfinito. Il rosso dovette fermarsi a riprendere fiato per qualche istante, poco prima di svoltare in Ratford Street. L’attività fisica non era mai stata il suo forte, lo aveva sempre saputo. Dopo una manciata di secondi riprese la corsa, sperando che il negozio fosse ancora aperto nonostante l’ora: era l’una passata da tre minuti, con la scarsa affluenza di clienti poi doveva aver chiuso di sicuro per pranzo. Rupert giunse davanti l’ingresso, e come pensava trovò il cartellino voltato su “closed”. Tentò di forzare la porta, ma con scarsi risultati. Non sapeva cosa fare. Doveva arrivare a Claire, qualunque cosa gli fosse costato.
“Sii spontaneo, sincero.” 
Rupert non poteva aspettare. Era bastato veramente poco perché un’idea geniale gli balzasse in mente, evidentemente era ispirato. Doveva vedere Claire, subito!
Si guardò intorno, non scorse anima viva per strada. Erano tutti a tavola, chiaramente. Ad un tratto gli venne in mente la più ovvia delle idee: alzò lo sguardo, e scorse la finestra del primo piano, sovrastante alla porta d’ingresso del negozio, chiusa. Abbassò lo sguardo quasi subito, alla ricerca di un sassolino. Al diavolo le strade asfaltate! Rupert continuò a cercare, ma senza trovare nulla. Frugò nelle tasche, trovando un paio di monetine, una da 5 penny e l'altra da 1.
-Se rompo il vetro sono uno sfigato. – disse. Prese una delle due monetine, la più piccola, e la lanciò con poca forza verso la finestra: ebbe talmente tanta paura di rompere il vetro che la moneta non raggiunse nemmeno il primo piano dell’edificio. Si mandò al diavolo. Si fece coraggio, prese l'altra monetina e la strinse nella mano destra. Mise un po’ più di potenza al secondo lancio: bersaglio centrato!
  
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