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Autore: Laay    04/07/2012    5 recensioni
Lex, insieme all'infanzia, la felicità e l'ingenuità di Lane, si era preso brutalmente anche la cosa più importante che una ragazza possa conservare: la sua verginità.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era il 19 Dicembre quella mattina, si sentiva già l'aria Natalizia tra le strade. Tutti a comprare regali, tutti a fare la spesa per il cenone della vigilia e Lane distesa sulla sua brandina, dopo la notte peggiore della sua vita. Se ne stava lì, tremante a guardare il vuoto, rannicchiata su se stessa insieme ad un grande dolore. Lei non aveva fatto nulla eppure si sentiva sporca, non aveva chiuso occhio tutta la notte. Lex era uscito da un po' e nonostante Lane non avrebbe più voluto rivederlo, stentava a scappare, non riusciva neanche a muovere un muscolo. Era stato così brutale con lei quell'essere; meschino, senza pudore, senza rammarico non aveva pensato due volte alla situazione psicologica della ragazza. In quel momento Lane avrebbe avuto voglia di farla finita, avrebbe avuto voglia di smettere con quella vita, non la sopportava più. Si sentiva fuori posto dopo quella notte, peccatrice al tal punto da non meritare di vivere, da non meritare di esistere neanche sotto forma d'anima. Il raggio di sole che si faceva spazio tra le sbarre della finestrella in alto non la riscaldava. Era flebile, freddo, stanco. Un sole stanco di splendere, di brillare. Come Lane. All'improvviso gli occhi della ragazza si spalancarono. Scese velocemente dalla brandina e prese il coltello che Lex usava per tagliare i pezzi di formaggio. Si sedette, lo osservò. Era vecchio, malandato e anche poco tagliente. Chissà che se ne faceva Lex. Con un gesto deciso afferrò i suoi lunghi ricci castano scuro e iniziò a tagliarli. Li tagliò fino all'altezza del volto, poco più in basso. Guardò le ciocche cadute a terra, erano illuminate da un unico raggio di sole, quello che con sforzo riusciva a penetrare in quella buia stanza. Per la prima volta notò dei riflessi rossi su quegli spessi filamenti scuri; probabilmente quella sfumatura l'aveva ereditata da sua madre. Prese di nuovo il coltello per tagliarsi i capelli che non erano ancora alla lunghezza degli altri, come per esempio quelli che le componevano una sorta di ciuffo laterale. 
-Ciao Lane.- Lex entrò improvvisamente nella stanza facendo sbattere la porta. La ragazza saltò involontariamente, lasciando al coltello la possibilità di tagliarle la guancia. 
-Nuovo taglio di capelli?- Chiese l'uomo. Lane non rispose. Quello scosse la testa e si andò a sedere pesantemente sulla sua poltrona. 
-Va a fare quello che devi, il ristorante di fronte è pieno. Ah, stasera ho saputo andrà a cenare lì un ricco cantante con sua moglie, punta su di loro.-
Senza annuire o dare risposta alcuna, Lane uscì di casa sapendo che Lex l'avrebbe spiata. Si fece spazio tra la gente che sembrava perfino non vederla, ma in fondo lei ci era abituata. Ormai non sapeva neanche più trovare una ragione per stare al mondo. La sua vita si riduceva soltanto a rubare qualche spicciolo ai ricconi di passaggio e nulla più. Per quale divino motivo l'Essere Superiore che ha creato tutto continuava a tenerla in quel mondo? Cosa voleva da lei? Lain sapeva che non avrebbe mai trovato una risposta a quella domanda. Nonostante questo continuava a fare quello che faceva da sempre. Attraversò la strada insieme ad una ventina di persone. Lo trovata divertente, divertente vedere come persone che durante un'intera vita non riescano ad andare d'accordo con un solo essere umano, riuscivano ad attraversare la strada tutti insieme. A parte la considerazione del semaforo comunque. 
Si trovò sul marciapiede apposto, proprio dove si trovava il ristorante indicato da Lex. Si rannicchiò lì fuori e attese che qualcuno si accingesse ad entrare nel locale. Avvistò una coppia di uomini in giacca e cravatta, probabilmente stavano andando ad una riunione di lavoro. 'O probabilmente sono gay' pensò, guardando le loro mani prive di qualsiasi fede nuziale. Non aveva niente contro di loro, anzi. Avrebbe sempre voluto che smettessero di nascondersi, in fondo l'amore è sempre amore.
Cominciò a piagnucolare nella speranza di essere sentita, così fu. Poi lei sapeva che gli omosessuali avevano una sensibilità molto accentuata e questo era un lato che adorava.
-Ciao piccola, che c'è?- Le chiese amorevolmente il più basso dei due inclinando la schiena verso di lei.
-Ho fame, non mangio da giorni ormai. Ho paura che non sopravviverò.- Disse Lane singhiozzando.
I due uomini si scambiarono uno sguardo per cercare conferma l'uno dall'altro sul da farsi. Poi l'altro prese 50 dollari e li porse alla ragazza seduta per terra.
-Ecco tieni bella, va a comprarti anche un paio di magliette.- Consigliò. 
-No, grazie, non deve disturbarsi per me.- 
-Avanti prendili, io non vado in rovina se ti dò 50 dollari.-
-Grazie.- Lane li guardò col volto coperto di lacrime ed uno sguardo da cerbiatta. I suoi occhi erano particolari: marroni, si, ma quando illuminati dalla luce del sole prendevano le sfumature dell'arancione. Prese delicatamente i 50 dollari e salutò educatamente i due uomini. Corse via di lì e giunse da Lex per mostrargli la somma appena 'guadagnata'.
-Niente male piccoletta, un buon guadagno come inizio giornata. Tieni, prendi.-
Disse l'uomo tirandole un pezzo di pane con un pò di formaggio.
-Non mi piace il formaggio.- Rispose fredda Lane.
-Meglio, lo mangio io.- Concluse freddamente Lex mentre dava un violento morso al latticino.
Lane passò il resto della giornata sulla sua brandina. Si sentiva così inutile. Si sentiva una marionetta nelle mani di un essere che a volte si divertiva ad accorciarle i fili. Vedeva il buio nel suo futuro, un buio solitario in cui nessuno si sarebbe ricordato di accendere la luce. Tutto dannatamente uguale e inutile. Chiuse gli occhi per un po', addormentandosi.
-
Sveglia, svegliati!- Urlò qualcuno. Era Lex.
La ragazza stropicciò gli occhi prima di comprendere di trovarsi ancora in quella realtà senza via di fuga. Senza farselo ripetere due volte si alzò dalla brandina e senza curarsi dell'aspetto, senza curarsi di porgere un saluto che in fondo non era nemmeno meritato, uscì dalla porta di casa in attesa dell'arrivo delle 20:00. Sapeva cosa doveva fare, era inutile stare ad ascoltare il violento rumore delle parole di Lex. Era una violenza per la sua mente ogni volta che quell'essere parlava. Camminò lungo la lunga strada in cui 'risiedeva' e notò un enorme cartellone. The Jonas Brothers Are Back, recitava l'intestazione. Tutti si erano affollati per leggere qualcosa, come supponeva Lain forse le date di nuovi concerti. Ricordava di aver sentito parlare di quei tre qualche anno prima, lei era più piccola, ma non aveva mai avuto la possibilità di ascoltarli. Sentì improvvisamente il grande orologio sulla vecchia chiesa evangelica a pochi metri di distanza scoccare le otto. Ora quella chiesa era stata occupata da alcuni volontari che si dedicavano all'educazione e la crescita di bambini con disturbi particolari. Era così fiera di quelle persone, anche se non ne conosceva neanche una. Pensava semplicemente che fosse una bella cosa aiutare chi più ne ha bisogno. Abbassò il capo. Tornò indietro calpestando qualche foglia secca di tanto in tanto. Attraversò la strada e si sedette davanti la porta del ristorante, attendendo. Dopo pochi minuti vide un volto conosciuto. Si, l'aveva visto poco prima sul cartellone. Era lui probabilmente il cantante di cui aveva parlato Lex. L'aveva immaginato più vecchio, invece sembrava avere non più di una ventina d'anni. Era mano nella mano con una splendida ragazza dal sorriso raggiante che a quanto pare era contagioso per il ragazzo con la barbetta che doveva essere suo marito. Rimase a fissarli per un po' finché i due non la notarono.


Salve di nuovo C:
Primo capitolo, spero sia di vostro gradimento!
Fatemi sapere, seguitemi su twitter se vi va c: 

https://twitter.com/#!/Laay_N
Un bacio, 
xx
  
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