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Autore: M4RT1    04/07/2012    2 recensioni
Il bambino ti guarda un ultima volta, poi cade. Cade come gli altri.
Un grido silenzioso esce dalla bocca dell’altro bambino, dell’ultima piccola vittima.
- Ricorda il dolore che stai provando ora. La pena della sconfitta e della disperazione. E se mai ti venisse in mente di sfidarmi ancora, ricorda questa pena e forse ci penserai due volte
E anche l’ultimo bimbo morì.
Storia partecipante al Contest "Per il bene superiore- perchè cattivo è meglio" indetto da Maylrohin ma poi eliminato perchè avevo consegnato solo io >.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gellert Grindelwald
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Le mani dei bambini
 
 
*-Gellert Grindelwald!
-Eccomi!
-Ma guardatelo… hai una vocetta da bambina! Cambierai parecchio, fino a quando uscirai di qui!
Bambini che ridono, bambini che ti prendono in giro. Sei piccolo, basso, magrolino. Sei uno degli obbiettivi ideali per un gruppo di bulletti. Li odi.
-Prendi la tua divisa e cambiati, Grindelwald!
La voce di quell’uomo ti fa rabbrividire. La voce di quell’uomo ti fa tremare e correre via, nello sgabuzzino, a cambiarti.
-Sbrigati, femminuccia!
Le risate dei bambini ti fanno pizzicare gli occhi, ti fanno arrabbiare.
-Femminuccia! Femminuccia!- ti canzonano.
-Sbrigati!
La voce di quell’uomo, quel rumore così brutto per le tue orecchie, non la dimenticherai mai.*
 
-E’ un gesto stupido, Gellert.
-Sta’ zitto, Albus. Se non faranno quello che dico, questa sarà la conseguenza.
Il tuo amico ti guarda, ti perfora con quegli occhi celesti che mettono tutti in soggezione.
Tu lo guardi. Occhi neri contro occhi celesti, odio contro… amore? No, non è quello che sta provando Albus in questo momento. Terrore. Terrore nel compiere un’azione tanto assurda.
-Tu non hai mai desiderato finire gli studi, lo sai bene. E lo so anch’io.
-I tempi sono cambiati, Albus. E ora ho deciso che voglio.
Ma, mentre vi guardate in cagnesco, capisci che, con Albus al tuo fianco, non ucciderai proprio nessuno.
 
Cammini. Avanti, indietro, avanti, indietro. Le mattonelle scricchiolano sotto i tuoi piedi.
Hai ucciso Ariana. Albus voleva fare lo stesso con te. Sei scappato, scappato lontano.
Sei scappato e ora sei pronto.
Non sei più una femminuccia, sei un uomo. Sei un uomo e porterai a termine il tuo piano.
Sei un uomo e pretendi di ritornare nella tua scuola, di terminare gli studi.
Se come allievo non eri nessuno, ora sei Gellert Grindelwald. E devono ammetterti. Perché nessuno può diventare qualcuno senza terminare gli studi, vero, Albus?
O forse è semplicemente una vendetta.
 
-Tutti contro il muro.
Bambini e bambine si siedono, obbedienti. Bambini e bambine si appoggiano al muro, seduti sui loro mantellini rossi.
Ce ne sono due, in particolare, stretti l’uno all’altro. Un bambino dai capelli rossi e dal naso affilato e un ragazzino lentigginoso dai capelli ricci. Si stringono la mano.
Le mani dei bambini, le odi. Le mani dei bambini, quelle piccole manine paffute, non le puoi proprio sopportare. Le mani dei bambini, quelli che ti colpivano quando sbagliavi, quelle che ti facevano tanto male.
*-Colpitelo, su!
Male, male dappertutto.
-Basta! Basta!*
La politica della scuola non potevi sopportarla.*
 
-Avada Kedavra!
Un corpo cade per terra. Una vita si spegne.
-Avada Kedavra!
Quattro, cinque, sei bambini cadono come marionette.
Visto, Albus? Vieni a sfidarmi, vieni… abbi il coraggio di sapere la verità… abbi il coraggio di conoscere chi è stato davvero a uccidere Ariana…
-Allora? Mi fate tornare qui?
Il vecchio preside è terrorizzato:
-Gellert, stai commettendo un atto assurdo e fine a sé stesso… fermati! Credi davvero che uccidendo dei bambini ti riammetteremo qui? E poi… vuoi davvero ricominciare a studiare?- grida, districandosi a fatica dai fili dell’Impedimenta.
Fa parte della sua punizione, guardare i suoi bambini morire.
 
 
Ti restano solo i due bambini che hai visto prima. Li ucciderai, come gli altri.
Ti guardano, terrorizzati. Hanno la tua stessa espressione, la tua espressione quando qualcuno voleva picchiarti.
Per un attimo, ma solo un attimo, ti guardi intorno: corpi morti, decine di corpi morti ti circondano. Corpi senza vita di bambini senza colpa.
-Tu, qui!
Il bambino lentigginoso si alza, si avvicina, guarda l’amico. Piagnucola.
-Aspetta…
Impugni meglio la bacchetta e, con un gesto a spirale, la testa di Albus si Materializza accanto a te: è una magia vostra, l’avete inventata qualche giorno prima dell’incidente.
 
Albus ti guarda, si guarda intorno.
-Gellert… sei un mostro.- ti dice, una lacrima che gli solca la guancia.
-Oh… io credo che sia anche colpa tua, no?
-No, Gellert… non lo è. Sei tu che sei sempre stato una bestia… lo avrei dovuto capire prima.
-Sono una bestia dici?- domandi con tono pacato. –SONO UNA BESTIA?- urli, prima di gridare di nuovo l’incantesimo.
Il bambino ti guarda un ultima volta, poi cade. Cade come gli altri.
Un grido silenzioso esce dalla bocca dell’altro bambino, dell’ultima piccola vittima.
-Ricorda il dolore che stai provando ora. La pena della sconfitta e della disperazione. E se mai ti venisse in mente di sfidarmi ancora, ricorda questa pena e forse ci penserai due volte
E anche l’ultimo bimbo morì.
 
Da quel giorno, Albus e Gellert non si videro più fino al grande scontro.
 
 
 
 
  
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