La stangata
Nella sala
da gioco regnava un silenzio irreale. Ampie volute di fumo salivano nell’aria,
diradandosi lentamente per poi dissolversi del tutto in una sottile foschia
dall’odore pungente che permeava ogni angolo della stanza e rendeva soffusa l’atmosfera.
Seduta al tavolo, poche carte in mano e un cipiglio deciso in volto, Tsunade affrontava ancora una volta la sorte, fedele al
proprio istinto di scommettitrice incallita. Il suo avversario era
imperscrutabile, distante, perso nell’aria nebbiosa e nella luce fioca della
stanza. La donna osservò a lungo le carte che la fortuna le aveva
dato. Una coppia di Jack, nient’altro, giusto quanto le
bastava per aprire i giochi. Ma non poteva certo tirarsi indietro, aveva
anzi la sensazione che proprio quella fosse la volta
buona. Si sarebbe rifatta delle molte perdite della serata, finalmente. Puntò,
e altrettanto fece l’avversario. Adesso era il momento di cambiare le carte.
Nervosamente, si passò una mano tra i lunghi capelli biondi,
gettandoseli dietro le spalle, poi intrecciò le dita in una serie di
movimenti frenetici.
Che fare?
Che fare?
Cambiare
tre carte, conservando i due Jack? Così poteva sperare
in molte combinazioni migliori, dalla doppia coppia al tris, al full, al poker,
persino. La ragione le consigliava di agire così, ma l’istinto…
L’istinto
le diceva diversamente. Aveva in mano, oltre ai due Jack
(che erano quello di picche e quello di quadri), una carta di fiori e due di
cuori, un asso e un tre, per la precisione. E Tsunade sentiva chiaramente, era assolutamente sicura, ci
avrebbe scommesso la propria vita, che le prime tre carte del mazzo fossero
anch’esse di cuori. Doveva buttar via la sua coppia di Jack,
unica sua certezza, e ad attenderla, a ricompensarla della sua audacia ci
sarebbe stato un “colore”. Era tutta questione di coraggio. Come in
combattimento, come in guerra, chi non sa mettersi in gioco
non ottiene nulla: questo un ninja lo sa fin troppo
bene. Carezzò le poche fiches che le restavano in
mano, poi afferrò con decisione le carte da cambiare e le gettò sul tavolo.
-
Tre
carte. – chiese atona.
L’altro
giocatore annuì con un sorriso mellifluo e le porse ciò che chiedeva, quindi si
dedicò al proprio cambio. Tsunade non lo degnò di uno
sguardo. Con mano tremante afferrò le sue nuove tre carte, quelle che avrebbero
deciso il suo destino. Aveva scartato entrambi i Jack,
ora le serviva il colore. Quando vide la prima carta,
non riuscì a trattenere un’imprecazione sorda.
Asso di
fiori.
“Il mio
istinto non vale nulla”, ripeté tra sé e sé con rabbia, ripromettendosi di
tenerne conto in futuro. Via via che scopriva le
carte che aveva ricevuto, però, la sua frustrazione se ne andava,
lasciando il posto a una sempre maggiore euforia.
Asso di
picche.
Asso di
quadri.
L’asso di
cuori che aveva già in mano… le ci volle quasi un
minuto per realizzare pienamente di stare tenendo tra le mani un autentico
tesoro, qualcosa che sul tavolo da gioco è più potente delle più proibite
tecniche ninja: un poker d’assi. Praticamente
imbattibile. Ringalluzzita dalla scoperta, Tsunade
tentò di mantenersi del tutto impassibile, sperando di confondere l’avversario,
che la fissava con i suoi grandi ed enigmatici occhi. Era il momento di
costringerlo a sborsare un bel po’ di soldi. La donna prese con gesto improvviso
tutte le proprie fiches e le gettò sul tavolo.
-
Punto
tutto. Diecimila.
Scandì bene
le parole. L’avversario non fece una piega mentre da
parte sua posava un’identica somma, prelevandola dal proprio gruzzolo.
-
Vedo.
– dichiarò con voce sottile.
Tsunade
sfoderò un sorriso di trionfo. Era stato un buon avversario, lo riconosceva, ma
adesso aveva commesso una leggerezza imperdonabile. Era quella la differenza
tra un vero giocatore e un semplice principiante fortunato. Alla fine
l’esperienza la vinceva sempre.
- Avresti fatto meglio a passare. –
annunciò fiera, e lanciò sul tavolo i quattro assi.
Già allungava la mano sulle fiches del piatto quando un dubbio terribile la assalì mentre l’altro
snocciolava le proprie carte una dopo l’altra.
Re di cuori.
Regina di
cuori.
Jack di
cuori.
Dieci di
cuori…
NOVE DI
CUORI?!?
-
Scala
reale batte poker. – disse placido il suo avversario. Tsunade
fu pervasa da un’ira
incontenibile: adesso era sicura che tutto questo non fosse possibile. Nessuno
poteva essere così sfacciatamente fortunato.
-
SEI
UNO SPORCO IMBROGLIONE! – urlò, agitandosi come una forsennata. – NON PUOI AVER
SEMPRE CAPITO TUTTO QUELLO CHE AVEVO IN MANO! NON SO COME, MA TU STAI BARANDO
SICURAMENTE! FORSE HAI SEGNATO LE CARTE? SONO SICURA CHE TU VEDI LE CARTE CHE
HO IN MANO – LE HAI SEMPRE VISTE, FIN DALL’INIZIO! NON SO COME FAI, MA LE VEDI!
LE VEDI! LE VEDI!
Col volto
incorniciato dalle chilometriche torri di fiches che
aveva accumulato davanti a sè, Neji
Hyuga la fissò stupito con i suoi larghi occhioni bianchi.
-
Io?
– chiese con aria innocente. – E come potrei?
FINE