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Autore: Sumi_    04/07/2012    1 recensioni
[...]Ti mordi le labbra, ti stiracchi e distendi le gambe, e poi torni a guardarle, una alla volta, soddisfacendo per qualche altro istante la loro curiosità. Sai perfettamente che ognuna di loro è convinta di meritare quel tuo sguardo, di avere l'esclusiva sulla tua attenzione, di essere lei l'oggetto che ti distrae dai tuoi studi. In realtà a te riesce difficile persino distinguere un volto dall'altro, e non noti alcuna differenza tra una Giorgia, una Martina ed una Silvia. Sono tutte ugualmente alimento della tua infinita presunzione e i tuoi cipigli da bello-e-dannato sono la ricompensa per il ruolo fondamentale che hanno nella tua esistenza.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Just a daydream away
You’re just a daydream away
I wouldn’t know what to say if I had you
And I’ll keep you a daydream away
Just watch from a safe place
So I never have to lose…
[A daydream away - All time low]

I pantaloni, così piegati sulle ginocchia, non arrivano a coprirti le caviglie. La tua manica sinistra, proprio sul bordo, ha una linea sottile tracciata forse da una penna blu. Un'aria sbarazzina ed accantivante ti circonda mentre, comodo e scomposto, siedi tra le file umane che frequentano la sala studio universitaria di San Salvario. Spesso alzi la testa per guardarti intorno, ti fissi su qualche bella ragazza tra le tante che ti osservano di sottecchi e poi torni con la faccia tra i libri. Ti mordi le labbra, ti stiracchi e distendi le gambe, e poi torni a guardarle, una alla volta, soddisfacendo per qualche altro istante la loro curiosità. Sai perfettamente che ognuna di loro è convinta di meritare quel tuo sguardo, di avere l'esclusiva sulla tua attenzione, di essere lei l'oggetto che ti distrae dai tuoi studi. In realtà a te riesce difficile persino distinguere un volto dall'altro, e non noti alcuna differenza tra una Giorgia, una Martina ed una Silvia. Sono tutte ugualmente alimento della tua infinita presunzione e i tuoi cipigli da bello-e-dannato sono la ricompensa per il ruolo fondamentale che hanno nella tua esistenza.
Nelle ultime ore, però, i tuoi occhi continuano a vertere su quel tavolo in fonda a sinistra, vicino all'ingresso. Una tra le tante tue vittime ha attirato la tua attenzione. La vuoi guardare e lo fai senza sentire alcun bisogno di dissimularlo: è una prerogativa della tua bellezza, quella di non serbare alcun pudore. Così la fissi anche ora, sbattendo di tanto in tanto le tue lunghe ciglia nere, e aspetti pazientemente che alzi la testa. Non sai perché ti abbia colpito. Sarà stato quel suo atteggiamento distaccato, quasi stizzito, quando incontra il tuo sguardo? O forse il modo in cui sorride con gentilezza quando qualcuno seduto accanto a lei la deconcentra facendo cadere qualcosa? Saranno state quelle guanciotte pallide, una delle quali perennemente mordicchiata dall'interno da quei denti color perla? O quelle mani che scarabocchiano senza sosta su uno dei suoi strani fogli a quadretti enormi, simili a quelli usati dai bambini delle elementari?
Non sei sicuro di quale stratagemma abbia usato per incuriosirti così. In effetti non ti interessa neppure. Quel che ti domandi è perché, ora che ha notato le tue attenzioni, la sua espressione angelica sia stata sostituita da una maschera di stizza e freddezza. Non hai risposte e dubiti che continuare a guardarla possa esserti d'aiuto, ma sei stanco e tanto vale impiegare il tuo tempo in modo utile. Così ti metti comodo sulla sedia con la schiena appoggiata allo schienale, metti la penna in bocca e, facendo più rumore possibile, aspetti una qualche reazione.
Lei non alza la testa né dà cenno di averti notato o meno. È completamente indifferente, mentre riempie l'ennesimo foglio di annotazioni. Sì, ha delle belle guance, pensi, e delle belle scarpe. Ti piace il modo in cui si veste, come se un uragano l'avesse travolta. Non segue la moda del momento, è.. particolare.
E quando finalmente alza la testa, non ti guarda nemmeno per sbaglio. Lascia vagare gli occhi per cinque, sei secondi, e poi torna giù, più concentrata che mai. Sorridi pensando che lo faccia apposta. Pensi che ti eviti, che voglia farti dannare; allora anche tu guardi altrove, come per fargliela pagare, e non ti rendi conto che lei non noterà mai quegli sguardi che lanci per ripicca alla ragazza bionda del tavolo di fronte al tuo. Non ti rendi conto che, anche se ti sforzi di ignorarla sperando di rianimare la sua curiosità, in realtà non hai staccato nemmeno per un istante gli occhi dalla sua fronte. Non ti rendi conto di essere ossessionato, sebbene da poche ore, da una perfetta sconosciuta di cui non conosci nemmeno il nome e con cui difficilmente avrai la possibilità di parlare.
La frustrazione per la mancanza di reazioni da parte sua ti induce a sbuffare pesantemente e a cercare conforto negli esercizi di chimica. Sai che non funzionerà: una volta persa, la voglia di studiare non ritorna a comando. Così infili la pila di fogli bianchi pasticciati in mezzo al libro, lo chiudi, e ti alzi dirigendoti a passi pesanti fuori dalla sala. Arrivi alla macchinetta e trovi la fila. Dovrebbe darti fastidio, dovresti sperare che si esaurisca in fretta, ma non riesci a fare a meno di pensare che così hai più possibilità di incontrarla. Passano i minuti e decine di ragazze ti superano guardandoti dritto negli occhi. Per una volta non hai voglia di esaudire i loro desideri, così abbassi lo sguardo e fingi di essere impegnato nel comporre un messaggio.
Quando arriva il tuo turno alla macchinetta, digiti i numeri con lentezza ed altrettanto lentamente ritiri il bicchiere di caffé pronto dallo sportello. Decidi che senza di lei non ha senso stare fuori e fai per entrare; ma proprio in quell'istante la vedi oltrepassare la porta, mano nella mano con un ragazzo di cui non riesci a rilevare nulla di impressionante se non l'altezza. Non trattieni l'impulso e ti ostini a guardarla anche ora che sai che è impegnata. Lei, come per prendersi gioco di te, ti lancia un ultimo sguardo mentre ride ad una battuta del suo accompagnatore. Poi ti saluta con la mano, e tu stai per risponderle con tutto il calore che hai in corpo, progettando di farla pentire di non essere libera. Ma una mano che non ti appartiene invade il tuo campo visivo ed una ragazza bassa e castana si avvicina al tuo bersaglio del giorno ridacchiando.
La vedi allontanarsi e ti copri la bocca per nascondere un sorriso. Lo struggente gioco di sguardi, la lavorata indifferenza, la palese curiosità: mentre ritorni al tuo posto ti rendi conto di quanto abbia lavorato la tua fantasia per tutta la mattinata, e ti stupisci di essere cascato nella tua stessa rete. Accusando la stanchezza per aver preso una simile sbandata, finisci il caffè e ti decidi finalmente a riprendere lo studio mettendo da parte qualsiasi altro pensiero inutile. Per le prossime ore, pensi, non ci saranno distribuzioni accondiscendenti di sguardi e movimenti languidi.

E mentre ti immergi completamente nel mondo complicato della stechiometria, i miei occhi non abbandonano un secondo la tua fronte concentrata. Non mi hai vista e difficilmente mi noterai per il resto della giornata: sono una tra le tante che illudi con i tuoi semi-sorrisi e dunque non merito la tua considerazione. Talvolta mi osservi e stupidamente io torno a sperare che ciò che vedo non sia soltanto frutto della mia immaginazione. Poi, mentre ci penso a mente fredda, realizzo che in realtà i tuoi occhi non si soffermano mai su di me: vanno oltre. Non sono io che vedi, ma soltanto l'ennesimo alimento che nutre la tua sicurezza, l'ennesimo impedimento che ostocala il tuo percorso e che scansi con un sorriso. Sono per te ciò che tu eri per quella ragazza: niente e anche meno, non uno dei tuoi pensieri è rivolto alla mia persona. Ne sono consapevole, eppure, in questi pochi minuti in cui lascio vagare la mia mente, sei tu che occupi questi meandri vuoti ed ossessionati e li fai risuonare di scene irrealizzabili ma maledettamente agognate. Non sono pazza, non intendo parlarti né stringere con te alcun tipo di rapporto: non è possibile, se per te la mia esistenza è ignota.

Ma ti guardo, finché posso. E non appena tornerai a fissare un'altra vittima in adorazione, io abbasserò lo sguardo e fingerò di non saper nulla, di non vedere nulla, di non pensare nulla. Rileggerò queste righe che ormai conosco a memoria, e per il resto della serata rimarrai per me alla distanza di un sogno ad occhi aperti.


   
 
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