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Autore: rukiachan15    04/07/2012    0 recensioni
Due ragazze, amiche da tanto si riscoprono.
Qualcosa cambierà per sempre il futuro delle due amiche.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sbuffai  sonoramente all’ennesimo urlo della mia compagna di stanza che mi intimava, con urla stridule e  insulti poco carini, di uscire dal bagno. Mi voltai verso la porta chiusa a chiave del piccolo bagno  e le feci una  smorfia.  Solo dopo aver assunto un’espressione buffa, mi resi conto che non mi poteva vedere. Risi e continuai a far finta di non sentire quello che la mia compagna diceva al di fuori di quella stanza. Mi tolsi l’asciugamano dai capelli e mi voltai verso lo specchio. Era tutto appannato. Con una mano cercai di togliere un po’ di quel vapore, creando un ovale in modo tale da vedere il mio viso. Mi fissai nello specchio per qualche secondo e poi alzai un sopracciglio, incerta dell’immagine che vedevo riflessa. Non mi piaceva per niente! Sapevo benissimo che non ero una meraviglia, o una delle ragazze più belle della scuola, anzi. Ero proprio l’esatto opposto. I ragazzi mi evitavano quasi come se avessi avuto la peste o qualche altra malattia contagiosa, e le ragazze continuavano a deridermi, non so per quale motivo.  Distolsi lo sguardo dallo specchio e presi ad asciugarmi i capelli con il phon. 

Mi ero sempre chiesta il perché di questo accanimento così feroce su di me eppure non avevo mai trovato una risposta valida. Avevo fatto delle congetture, dei ragionamenti per conto mio, come facevo sempre del resto, ma nessuna mi aveva pienamente soddisfatto. Tutti continuavano ad avercela con me. Disconoscevo totalmente il motivo, se pure ce ne fosse stato uno. Forse gli piace deridermi perché sono un tipo che sta al gioco. O forse soltanto perché sanno che possono dire tutto ciò che vogliono e io non dirò mai nulla contro di loro. Beh, si sbagliano di grosso. Sospirai. Il mio sospiro risultò un sussurro in quel rumore assordante che produceva il phon. Mi guardai allo specchio con sguardo fermo e deciso. Era ora di dire basta a quelle angherie che dovevo subire  ogni giorno, davanti a tutti, professori e compagni, estranei e amici. Non dovevo permettere una cosa del genere. * Si!* urlai quasi sovrastando il rumore del phon. Sorrisi con tono sgargiante alla mia stessa immagine. Cosa che non avevo mai fatto. 

Basta pensare al giudizio degli altri, basta pensare agli altri, basta pensare! Avevo deciso finalmente, così, in una situazione strana, abbastanza strana, ma forse mi serviva una situazione strana per arrivare a questo punto. Spensi il phon lasciando i capelli lunghi neri bagnati. Li lasciai cadere disordinatamente sulla schiena. Presi la biancheria dal bordo della vasca e la indossai frettolosamente. Non vedevo l’ora di avere questo confronto tra il mio io e la realtà che mi circondava. Sorridevo felice del mio repentino cambiamento.

Ma un tocco brutale e pesante alla porta mi fece sobbalzare. Avevo il cuore in gola e sul viso un’espressione  atterrita come quando si sogna e all’improvviso si viene tirati giù, verso la realtà, con uno strattone. * Arrivo, ho finito!* urlai cercando di non fare tremare la voce per lo spavento che mi aveva fatto prendere. Credevo che se non fossi uscita da quel bagno entro cinque secondi la mia amica avrebbe preso un ariete per sfondare la porta. Risi tra me e me. 

Raccolsi gli asciugamani sul pavimento  e mi avviai  verso la porta, finalmente. La aprii piano. Confesso che avevo il timore che mi assalisse per uccidermi. In fondo non ci ero stata così tanto. Ero entrata solo pochi minuti fa, e fuori era ancora giorno per cui era presto. Appena varcai la soglia della porta, rabbrividii. La differenza di temperatura era quasi abissale. La stanza era gelida. Mi strinsi le braccia al petto. * Brr, qui dentro si gela!* dissi con voce tremante. Volevo ritornare subito in bagno. Lì la temperatura era ideale. 

Vedevo Natalie, la mia amica che urlava come una matta, guardarmi con occhi severi.  La guardai cercando di capire perché fosse arrabbiata con me. Ero uscita dal bagno ormai. Sbattei le palpebre più volte. * N-Natalie, tutto bene?* dissi balbettando quasi con timore che mi potesse urlare letteralmente in faccia. La vidi avvicinarsi a me con grandi passi. Indietreggiai fino ad avere le spalle al muro. Cavolo, ero in trappola! Gli asciugamano mi caddero dalle mani. Il suo sguardo fermo che puntava il mio con una tale determinazione. Era così deciso  che non riuscivo a sostenerlo.  Chiusi gli occhi strizzandoli. Era la mia fine.

E poi delle parole, parole che non mi aspettavo dalla situazione in cui mi trovavo. * Cosa stai facendo, stupida?* mi aveva urlato Natalie e adesso se la rideva. Aprii piano gli occhi e la guardai ridere. D’istinto la seguii . Cosa avevo pensato? Che mi uccidesse? Che stupida!  Portai le mani alla bocca in modo timido e impacciato e risi di gusto, soltanto al pensiero della figuraccia che avevo appena fatto.  Fortunatamente era lei, la mia amica Natalie. La vidi recarsi in bagno trattenendosi a stento dal ridere. Scossi la testa sorridendo. 

Raccolsi velocemente gli asciugamani  da terra. Chissà perché tutta quella fretta di entrare in bagno, di fare la doccia. In fondo erano solo le sei del pomeriggio. Mi lasciai cadere sul lettone di quella stanza d’albergo troppo piccola forse per due persone. O almeno per due ragazze che si portano dietro valigie cariche di vestiti e cianfrusaglie varie. E quelle eravamo noi, io e Natalie.  Fissai il soffitto bianco pallido. Era davvero triste quella camera. Le lenzuola erano fredde e scarne. Non mi piaceva per niente stare in quella stanza, non era affatto accogliente.  Ma dovevo stare ancora un’altra settimana. Che mi piacesse o no, quella era la mia casa per il momento. Avevo cercato di renderla più accogliente possibile,spargendo vestiti  e oggetti qua e là e a questo ci aveva pensato anche Natalie. In fondo non ci avevamo messo tanto ad ambientarci.
Girai la testa dall’altra parte, verso la finestra. Un raggio di sole violento mi colpii il viso. Era caldo e confortevole. Accennai un sorriso. Dalla finestra si poteva scorgere un panorama mozzafiato. Era bellissimo vedere dall’alto una città così straordinaria. Roma era davvero piena di misteri e di fascino. Avevo sempre sognato di vivere in quella città. Non sapevo bene il perché. E adesso stavo provando l’esperienza di esserne una cittadina. Era piacevole.  Mi misi a sedere di colpo, continuando a guardare al di fuori della finestra. Quel paesaggio incantava.

Sentii lo scorrere dell’acqua interrompersi bruscamente. Natalie aveva già finito. Abbassai lo sguardo timidamente. Forse era meglio preparsi per la serata. Presto ci avrebbero chiamato per andare a cenare e io ancora ero in biancheria intima. Mi chinai per rovistare nella mia valigia disordinata, ma un urlo mi fece distrarre. Mi alzai di scatto. * Ho dimenticato l’asciugamano!  Me ne porti unoo?!* ecco cosa gridava la voce. Natalie si rivolgeva ovviamente a me. Sbuffai. Era la solita.* Si, arrivo!* presi una asciugamano in valigia e andai alla porta del bagno aspettando che mi  aprisse. Un altro urlo.* Heeeeei, mi hai sentito?*.
*Si, sono qui dietro la porta. Sto aspettando che tu mi apra!* urlai cercando di farmi sentire il più chiaramente possibile. * E allora che aspetti ad entrare?!* mi sgridò quasi. Spalancai gli occhi. Aveva la porta aperta? Quella cosa così banale mi sembrò la cosa più strana e insensata del mondo in quel momento. * Ehm..Ah, si!* balbettai a bassa voce. Ero sicura che non mi avesse sentita. Appoggiai la mano sul pomello della porta e lo girai, deglutendo. 

Non sapevo perché tutta questa ansia di aprire una porta e di entrare a dare un asciugamano alla mia amica. La porta si aprii lentamente, cigolando. Socchiusi gli occhi ed entrai. Feci un passo, un solo ed unico passo. Ero più che sicura di essere rimasta più o meno sulla soglia della porta. * Tieni!* dissi tendendo le braccia con l’asciugamano. Quell’aria calda intrappolata nel bagno non mi faceva respirare. Era come se mi stesse soffocando. * Grazie! Ah, puoi aprire gli occhi. Io non ho niente da nascondere, sai?* disse Natalie con un tono così naturale e semplice. Lentamente li dischiusi del tutto. Non riuscivo a vedere nulla, tanto era il vapore intrappolato. Ma le sue parole erano arrivate chiare alle mie orecchie.
Non vedevo neanche dove mettere i piedi. Mi sforzavo di vedere qualcosa attraverso quella nube di nebbia che l’acqua calda aveva creato. Allungando le braccia iniziai a tastare le pareti. Erano bagnate e scivolose. Poi con una mano finalmente trovai la porta, ma spinsi troppo e non feci altro che spalancarla più del dovuto. Vedevo e sentivo il vapore uscire dal bagno. Mi voltai di scatto per intravedere la figura femminile di Natalie che veniva verso di me. Impaurita da qualcosa  corsi verso la porta per chiuderla velocemente. Ma la fretta e  l’azione maldestra mi fecero scivolare. Ormai distinguevo tutto perfettamente. Il vapore si era dissolto.

Le mie gambe avevano ceduto sotto il peso del mio corpo che cadeva all’indietro, per colpa dell’acqua sul pavimento. Ma avevo sentito stringere il mio polso da una mano morbida e bagnata per tenermi in piedi. Tentativo mal riuscito. Avevo afferrato il suo braccio con tutta la forza che avevo per non cadere ma avevo solo finito per  strascinare  anche lei. Ero caduta con il sedere, per lo meno qualcosa di morbido. Addosso sentivo il peso d qualcun altro. Spalancai gli occhi appena vidi una ciocca dei suoi capelli sul mio viso. Guardai la sua mano che mi stringeva ancora il polso. * N-Na…* non riuscii a terminare di pronunciare il suo nome che la voce mi si ruppe in gola. 

Il cuore mi batteva forte, come se volesse uscire dal petto. Non l’avevo mai sentito battere così forte, con una  violenza così inaudita. Deglutii a fatica. Che mi stava succedendo? Sentivo la sua pelle bagnata sul mio corpo. Adesso non c’era più il vapore a nascondere . Eravamo io e lei, faccia a faccia, corpo su corpo.La guardai come non avevo mai fatto, negli occhi. Mi fissava, ma non mi lasciava il polso, lo teneva ancora stretto. E io ormai mi ero arresa a divincolarmi da quella presa. Forse non ci avevo neanche provato con la giusta intenzione, forse non lo volevo. Il suo corpo mi sembrava così leggero. 

Non riuscivamo a staccarci da quello scambio di sguardi imbarazzati e incantati. Ma quel momento era destinato a concludersi. Toc-toc. Qualcuno aveva bussato alla porta. Come se non fosse successo nulla si alzò e si copri con l’asciugamano. Io cercai di rialzarmi dal pavimento freddo e bagnato che fino a qualche secondo fa mi era sembrato morbido e piacevole come il mio letto. Mi alzai tenendomi dal lavandino. Ero impacciata nei movimenti. Adesso iniziavo a sentire le conseguenze di quella caduta. E faceva male. Mi strofinai il sedere, con una smorfia di dolore. Natalie era andata ad aprire la porta . La vedevo sistemarsi in fretta l’asciugamano. 

Prima di schiudere la porta si voltò a guardarmi. Restai nuovamente incantata dal suo sguardo, da quei suoi occhi color nocciola. Si morse un labbro e abbassando la testa come imbarazzata, aprii la porta. Era la prima volta che la vedevo in quelle vesti, della ragazza imbarazzata. Avevo sempre creduto che lei fosse immune a tutto ciò. Che non le importasse nulla di tutto ciò che le stava attorno, compresa me. E invece…A quanto pareva  mi sbagliavo. L’apparenza inganna.

Sentivo delle voci, e in mezzo anche la sua. Ridevano e parlavano di non so cosa. Mi appoggiai alla porta e lasciandomi cadere su di essa la chiusi con un tonfo. Mi appoggiai con le spalle ad essa, portando le ginocchia al petto. Sentivo le mie guance andare in fiamme. Abbassai lo sguardo, imbarazzata ricordando ancora quello che era successo pochi secondi fa. Non riuscivo ancora a crederci. In quei pochi istanti avevo provato qualcosa di così forte, di così improvviso. Mi aveva travolto e mi aveva trascinato  inesorabilmente. Il battito del cuore, l’ansia, il suo sguardo, i nostri sguardi. C’era qualcosa in più in tutto quello che era appena successo.
Poggiai la testa tra le gambe. Lo sguardo rivolto alle piastrelle del muro grondanti. Ma la mia mente era persa ancora in quel ricordo istantaneo che faceva già parte di un passato vicino, così vicino da sembrare presente. Chiusi gli occhi e sorrisi.

Quel giorno avevo scoperto qualcosa di determinante. La nuova Ginevra era nata .Quel giorno la mia vita, i miei sentimenti, io erano cambiati. Per sempre. 
  
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