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Autore: GiuliaVengeance    04/07/2012    0 recensioni
Dal capitolo 6:
“Ti prometto che questa sarà la vacanza più bella della tua vita,esattamente come la mia. Due anni fa,quando arrivai ad Huntington Beach, sentii che questo sarebbe stato il mio posto,questa la mia gente,questa la mia vita. Fu una sensazione bellissima. In effetti non mi sbagliavo, questa città ha veramente qualcosa di magico. Poi incontrai loro,i miei idoli di sempre e lì capii che non la avrei più lasciata. È il mio sogno, Bee. Mi sembra di essere la protagonista di un film,è tutto così meraviglioso qui. Per questo ho voluto che anche tu vivessi quello che sto vivendo io,conoscendoti,sapevo che sarebbe stato il regalo più bello che tu potessi ricevere. Poi beh,Lui è veramente tutto ciò di cui ho bisogno, non sono mai stata così felice. Spero che anche tu lo sarai,un giorno. Magari sempre con qualcuno della band.” E concluse il filosofico discorso con una delle sue battutine sarcastiche,non ne poteva fare a meno. Beth trovò intenso quel pensiero,a parte l’ultima frase che la lasciò in sospeso con quello che voleva rispondere; guardò sconsolata la bionda che nel frattempo beveva un sorso di the,nascondendo un sorriso malizioso.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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You wanna hear my side?
 





h 08.34 p.m – Casa Baker


«Brindiamo allariunione di questi due scemi e all’arrivo di Baker Junior!» gridò Rev sollevando il bicchiere di vino rosso,barcollando. Tutti lo imitarono,ridevano anche senza motivo,solo per il gusto di farlo. Bisognerebbe essere così sempre nella vita,non solo da ubriachi. Ad un tratto Chris sparì dalla tavolata. Tutti si ammutolirono e smisero di bere,dopodiché si levò la chioma bionda della ragazza che piangeva dal ridere,dato che era caduta dalla sedia ma non si era fatta nulla. Gli altri tirarono un sospiro di sollievo e continuarono divertirsi.
«Ragazzi,io vado fuori.» Annunciò Beth indicando la porta-finestra del salotto; stava quasi per cadere addosso a Zacky.
«Andiamo anche noi!» suggerì di nuovo Sullivan.
E che cazzo,non si può fare niente qua  pensò la mora.
Si ritrovarono tutti in giardino,Bee sul dondolo a fumare. Una mano bollente le coprì gli occhi; tastò le dita: storte e affusolate. Brian. Appena lo vide sorrise.
«Ma tu hai il vizio di apparire all’improvviso?» domandò prima di espirare una boccata di fumo.
«Quando mai l’ho fatto?» le chiese con finto sconvolgimento,abbozzando al suo solito sorriso malizioso. Bee già sapeva che se avrebbe proseguito così non avrebbe resistito stavolta,era ubriaca.
«Sempre,dalla prima volta che ci siamo visti» lo guardò sottecchi,lei.
Come era bella. Sotto la luce della Luna era ancora più attraente. I capelli mossi le ricadevano sul volto in maniera scomposta ma ugualmente perfetta,le grandi biglie verdi che teneva al posto degli occhi brillavano e chiunque,quella notte,avrebbe potuto leggervi qualcosa di insolito attraverso,erano uno specchio liquido imprigionato nelle orbite desideroso di rivelare segreti. Le sue labbra soavemente accoglievano la sigaretta e,nel modo più sensuale e naturale possibile,espiravano il fumo lasciando poco all’immaginazione di chi assisteva,sognando,magari,un possibile contatto con esse. Le gambe posizionate lateralmente e fasciate dai pantacollant neri,il resto coperto da un vestito corto con sopra un cardigan grigio; la pelle olivastra,emanava un profumo dolce e carnale misto all’odore delle Marlboro. Sì,era irresistibile.
«Comunque scusa per stamattina.» Trovò un argomento per dire qualcosa.
«Me la sono presa con te che stavi solo cercando di difendere il tuo migliore amico; lo avrei fatto anch’io. Avrei voluto scusarmi lì ma ero troppo agitata per Chris.» fissava la piscina,davanti a sé.
«Tranquilla,è tutto ok» la rassicurò mentre si accendeva una sigaretta.
E di’qualcosa,stupido! O mi costringerai ad andarmene dato che non ho una valida motivazione per rimanere!
«È stata brava a perdonarlo. Si vede che lo ama davvero tanto. Un’altra stronza avrebbe affrontato la gravidanza da sola e gli avrebbe fatto vedere il bambino una volta ogni tanto.» parlò lui.
«Sai che Chrì  non lo farebbe mai. Ho avuto un po’ di paura poiché si lasciassero ma una parte di me si fidava di lei e sapeva che tiene molto a Zee,è una ragazza testarda,se arriva a certi livelli è perché sa quello che fa. E soprattutto sa dare il giusto valore alle cose.»
«Sono felice che tu sia qui.» Beth aggrottò le sopracciglia,non se lo aspettava un commento del genere. Forse voleva farle capire qualcosa,oppure andava compreso per quello che realmente significava. «Non credo di poter rimanere ancora per molto». Silenzio. Non ebbe il coraggio di voltarsi per guardarlo,finì la sua sigaretta lentamente,fingendo totale disinteresse. Ovviamente tutto ciò che provava con l’alcool si amplificava,quindi anche l’inesauribile attrazione che da sempre nutriva nei confronti dell’affascinante chitarrista. La cicca era terminata,nel suo cervello zuppo d’alcool balenò l’idea di allontanarsi dall’ accattivante tentazione che si trovava a pochi centimetri di distanza. Si alzò elegantemente e si sistemò il cardigan ma appena realizzò il tragitto che doveva attraversare sentì una possente mano afferrarla per il braccio e tirarla giù. Non ebbe il tempo di accorgersene: le proprie labbra erano incollate alle rosee e soffici di lui. Aprì spaventata gli occhi ma subito dopo li richiuse ed intensificò il bacio. Sentiva un bruciare dentro di emozioni,la testa leggera,sembrava voler abbandonare il resto del corpo,le labbra bramose di assaporare quelle squisite al contatto,il cuore che se ne spaziava libero nel petto,come posseduto. Aspettò qualche secondo prima di accomodarsi come più le piaceva su di lui, seduta sulle sue gambe,affondò le dita nei folti capelli scuri e gustò quel momento fino all’esaurimento.  L’odore del tabacco misto al vino le riempiva i sensi,oltre all’estrema morbidezza della carne di Brian. Questo la prese per i fianchi,cercando di avvicinarla di più al proprio corpo e,senza staccarsi,Elisabeth cambiò posizione sistemandosi a cavalcioni sul suo bacino. Nel frattempo le loro lingue si accarezzavano,i denti mordevano,i sospiri aumentavano. Molto probabilmente tutto ciò non sarebbe successo se non fossero stati così allegri. A questo punto, SANTO ALCOOL.
«Brian! Beth! Ma cosa state facendo!?» l’urlo di una fin troppo alticcia Francy li distolse dal passatempo appena scoperto.
«Ma te li fai i cazzi tuoi per una buona volta,lasciali stare!» dalle spalle della ragazza comparve quel gigante di Jimbo che la spinse in casa,ridendo.
Anche i due avvinghiati risero,poi i loro sguardi si incontrarono nuovamente.
«Forse è meglio che andiamo.» azzardò Beth,leggermente imbarazzata.
«No,perché?» la ammirò sorridendo e la strinse più forte.
La ragazza sbuffò. Aveva voglia di rimanere lì con lui ma una parte di lei le diceva che era sbagliato. E per quanto ignorasse quella voce,la sua maledetta moralità le impediva di procedere quell’azione. Si odiava quando era così.
«Ragazzi! La donna incinta ci vuole tutti fuori dai piedi,vuole dormire!» Loredana si affacciò dalla vetrata e li chiamò beffando Chris.
Senza volerlo Brian mostrò il suo famigerato collo muscoloso; Beth sbarrò gli occhi,ci mancava poco che le usciva la bava dalla bocca. Avrebbe potuto benissimo recitare la parte di una vampira in un film,in quel momento. Lo guardò e alzò le spalle innocentemente,prima di sollevarsi ed entrare in casa.
Avrebbe avuto un’altra occasione,senza dubbio.


Memphis, 29 Novembre 2008 – 6.17 pm.


Tutti erano sul luogo del concerto dei Sevenfold,tranne Beth. Si era resa conto di quello che era successo con Gates, e poco le piaceva. Anche se,di fatto,entro la fine di Dicembre sarebbe tornata in Italia. C’era sempre qualcosa che la tormentava e non le permetteva di filare liscia con i suoi pensieri. L’istinto? Sarebbe saltata immediatamente addosso a Syn,se avesse assecondato quello. E perché non lo aveva fatto? Perché aveva aspettato di essere in intimità e per di più brilli,per agire? Che poi aveva agito lui,ma va beh. Assorta in quelle riflessioni e auto-interrogatori,si addormentò sul letto della propria camera d’albergo.
Seize the day,or die regratting the time you lost,it’s empty and cold without you here,too many people to ache over..”
Il suo cellulare squillò. Erano le sette e quarantasette di sera. Era Zacky.
«Si?»
«Bee,siamo tutti in ospedale,Jim si è sentito male.»
«Cosa? Dove siete? A quale ospedale? Mio Dio.» si passò  una mano tra i capelli; già stava sudando.
«Siamo al Lorris Hospital,prendi un taxi»
«Arrivo». E riagganciò.
Così come stava,prese la borsa e uscì,chiamò un taxi e li raggiunse in ospedale.
Le dissero di salire fino al terzo piano.
Li trovò.
«Cosa è successo?» domandò trafelata,con l’agitazione che le mangiava lo stomaco.
«Stavamo nei camerini,ad un tratto sbianca e sviene» Spiegò a stento Brian.
«Scommetto che ha mangiato o bevuto qualcosa che gli ha fatto male. Vero?» Era quasi arrabbiata con gli altri della band,spesso si permettevano di esagerare ma non capivano di non essere invincibili. «Ehm.. Abbiamo bevuto,come sempre» ricordò Christ.
«Come sempre cioè troppo» commentò acida,guardandoli torva. Gli altri stavano zitti e ascoltavano.
«Cosa vorresti dire?» ribatté il primo chitarrista.
«Che non c’è mai una volta che vi limitiate,che uno può stare tranquillo senza l’ansia che possiate collassare sul palco,mai una volta che non puzziate di alcool» I suoi occhi stavano prendendo le sembianze di punte di fuoco.
«In poche parole ci stai dando degli alcolizzati» Gates stava assumendo lo stesso tono.
«Quasi.» rispose senza guardarlo.
«Ma come ti permetti? Non sei nessuno per giudicarci,sono cazzi nostri quello che facciamo» già le stava sbraitando contro.
«E no,è qui che ti sbagli. Devi sapere,caro Haner,che non esisti solo tu su questa Terra,ci sono persone che ti ruotano attorno e che ti vogliono bene,se ti dico queste cose  è perché non voglio che stai male. Lo vedi poi che succede?» indicò la porta dietro la quale si trovava il batterista. Era la prima volta che si sentivano dire queste cose,nessuna ragazza si era mai azzardata  a “criticare” il loro stile di vita. Brian era permaloso,si era sentito offeso dalle parole della mora,non andava assolutamente bene. Camminò a passo spedito verso l’uscita con i cellulari –due- e le Rosse.
 
h 8.25 p.m

Era un po’ che attendevano il medico. La loro attenzione venne richiamata da un uomo di circa quarant’anni,capelli corti e scuri,occhi verdi,abbronzato. Proveniva dalla stanza di Jimmy,quindi era del settore. «Un parente?» domandò avvicinatosi ai ragazzi.
«Siamo tutti parenti» constatò Matt. «Beh,tanto non era strettamente necessario ma devo sempre chiederlo» si fece spazio un bianchissimo sorriso sulle labbra del signore.
«Il paziente sta bene,ora. Ha avuto problemi con il fegato,dovrà stare ricoverato qualche giorno e quando uscirà dovrà tagliare nettamente le abitudini,mi capite,no?»
Tutti si guardarono e annuirono. Beth era furiosa. Il dottore salutò cordialmente e se ne andò.
«Tesoro,tutto bene?» la dolcezza di Chris,a volte,era disarmante.
«Sì,sì. Tu,piuttosto? Come sta l’esserino?»
Sorrise. «Sono stanca,mi sa che torno con te in albergo.»
«Sì,andiamo a salutare»
Salutarono tutti e andarono a cercare Haner ma lui si rifiutò.


«È proprio uno stronzo» bisbigliò a denti stretti Beth,mentre entrava nel taxi.
«Ieri sera non la pensavi così» la provocò Chris,osservandola con la coda dell’occhio,facendo finta di cercare qualcosa nella borsa.
«Ero ubriaca» replicò.
«Sì,e io avevo il ciclo. Ma fammi il piacere.» risero entrambe.
«Ma stai zitta» le diede uno schiaffetto leggero sulla spalla.
Quanto aveva ragione. Purtroppo quella bionda capiva sempre tutto prima di lei,quando si trattava di ragazzi. E sarebbe sempre stato così,perché l’una senza l’altra non esisteva,perché Beth e Chris erano la stessa persona,perché erano come una stella,brillavano di luce propria,una stella che anche se arrivava all’estremo del suo splendore,non si sarebbe spenta. Mai.

  
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