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Autore: ccharlotts    05/07/2012    2 recensioni
-- momentaneamente sospesa, riprenderà a breve :)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Non era il suo letto quello in cui si era risvegliata, e a dirla tutta, una volta aperti gli occhi, si rese conto che non era neanche la sua casa quella. Si trovava in una camera piuttosto grande, c’era un armadio con tanto di cabina come la sua, ma non era la sua. La tonalità della stanza era quasi tutta sul blu scuro, come anche le coperte del letto sul quale era adagiata. Addosso aveva una felpa, ma come tutto il resto, non era sua nemmeno quella. Era gialla evidenziatore, la riconobbe subito perché suo fratello l’aveva uguale, era una delle tante maglie da allenamento della Juventus. La testa le pulsava decisamente troppo forte. Si rese conto di avere ancora i tacchi ai piedi e sotto la felpa il vestito indossato la sera prima. In un attimo tutto le fu chiaro, e quella stanza cominciò ad essere delineata come la stanza di Leonardo, non poteva essere diversamente. Si alzò lentamente, ma dovette subito portare le mani alle tempie, come se quello fosse bastato a lenire il dolore, illusa. Appoggiò i piedi per terra e la prima cosa che fece fu togliersi i tacchi, che lasciò lì, anche se lei iniziò a camminare verso la porta, chiusa. Passando accanto ad una scrivania una foto la incuriosì, prese in mano la cornice e si ritrovò davanti agli occhi un piccolo Leonardo e un piccolo Claudio, se ricordava bene il nome del fratello del ragazzo, con secchiello e paletta in mano, intenti a costruire un castello di sabbia sulla spiaggia di quel villaggio che tante volte aveva visto anche lei cimentarsi in composizioni con la sabbia. Sorrise e riappoggiò la cornice delicatamente dove l’aveva trovata.
Subito non riuscì ad orientarsi, a fatica trovò le scale che l’avrebbero riportata al piano inferiore. Si ritrovò in un salotto e proprio lì, sul divano di fronte a lei, era sdraiato Leonardo in una posa decisamente scomoda. Cominciò a sentirsi in colpa perché probabilmente lui si era addormentato là per potere lasciare lei da sola, ma allo stesso tempo quel gesto le faceva tenerezza, o forse quella era per il modo in cui dormiva il ragazzo.
- Ale, mi sono risvegliata a casa di Leo. Sta tranquillo, sto bene. Se babbo torna digli che sono a casa di un amico, ma non dire niente di tutto quello che abbiamo fatto stanotte, okay? Scusa se ti ho lasciato da solo a sistemare casa. Stasera ti faccio la cotoletta alla milanese per rimediare. Bacio –
L’aveva mandato dal cellulare di Leonardo che aveva trovato appoggiato sul divano di fronte a quello sui cui il ragazzo dormiva. Quello di Sofia era sicuramente rimasto a casa sua. Si chiese cosa avrebbe fatto ora, di svegliarlo non se ne parlava minimamente, men che meno di tornare a casa a piedi da là. Guardò l’orologio e scoprì che non era poi così presto, quasi mezzogiorno. Sperò con tutto il cuore che Leonardo avesse allenamento nel pomeriggio, perché in caso contrario non si era presentato e lei non voleva avere questo peso sulla coscienza. Prese alla lettera il “fai come se fossi a casa tua” anche se nessuno glielo aveva detto e cercò la cucina. A Leonardo avrebbe di sicuro fatto piacere mettere qualcosa sotto i denti appena sveglio e anche lei cominciava a sentire un certo languorino. Per andare sul sicuro scelse di fare una ricca insalata, con i più svariati ingredienti trovati all’interno del frigo. Si stava divertendo, le piaceva cucinare e si stupì nel trovare una cucina così grossa e accogliente nella casa di un ragazzo che per di più abitava da solo.
Stava canticchiando quando Leonardo si appoggiò allo stipite della porta e iniziò a ridacchiare di gusto.
“Che c’è? Sono stonata?” domandò subito Sofia rendendosi conto che il suo salvatore notturno si era svegliato. Aveva finito di preparare e ora stava apparecchiando il tavolo aprendo ogni stipetto per cercare tovaglia, tovaglioli e posate.
“Assolutamente no, mi fa ridere il modo in cui sei vestita.”
“Sei tu che mi hai infilato questa felpa!”
“Tremavi come una foglia quando siamo arrivati qua. E poi stavi dormendo, non potevo svegliarti e chiederti quale felpa ti sarebbe piaciuta di più.”
“Perché mi hai portata qui?”
“Alessandro dormiva alla buona all’alba, al campanello non rispondeva nessuno e non ti avrei lasciata al freddo e al gelo un secondo di più.”
“Grazie!” aggiunse sinceramente alla fine del discorso piuttosto stupita del suo discorso. Si chiese dove fosse finito il ragazzo che passava sotto casa sua al mare solo per insultarla.
“Che stavi facendo?”
“Ho pensato che ti saresti svegliato con un certo languorino e l’ora della colazione è passata da un pezzo. E ho fame anche io, quindi ho preparato anche per me!”
Leonardo la guardò, studiò il suo viso, la fierezza con cui parlava, il modo naturale con cui si esprimeva qualsiasi cosa stesse dicendo. Ciò che aveva davanti gli piaceva, anzi, lo faceva impazzire senza alcun dubbio. Sorrise dei suoi pensieri.
“Che c’è? Ho fatto male a preparare da mangiare?”
“No, anzi, al contrario, hai fatto benissimo. Mi stupisce sempre di più la tua voglia di fare, me ne regali un po’?”
“Valuterò la proposta. Sediamoci e mangiamo ora, o la fame mi logorerà lo stomaco!”
“Ai suoi ordini!”
 
Alessandro aprì la porta tenendo in braccio la piccola Charlotte. Lei e suo padre erano tornati in tarda mattinata, ma Riccardo non era più in casa, già richiamato al lavoro in ufficio nonostante fosse appena rientrato. Si ritrovò di fronte Leonardo e Sofia, la sorella con tanto di tacchi in mano e felpa della Juventus addosso. Non salutò il fratello, come di solito faceva, con un bacio sonoro sulla guancia, ma, con la vocina da bimba che usava con Charlotte, urlò e allungò le mani verso la sorellina per prenderla tra le braccia. Entrò in casa dimenticandosi di Alessandro e Leonardo e si fiondò sul divano coccolando la piccola.
“Ovviamente io non esisto più!” sbuffò Alessandro ironico rivolgendosi a Leonardo, che sembrava fin troppo concentrato a studiare i movimenti di Sofia con la sorellina.
“Sono molto legate?”
“Esageratamente legate. Io sono la pecora nera! Ah, a proposito, grazie per esserti preso cura di Sofia. Mi ero completamente dimenticato di lei, brutta cosa l’alcool!”
“Tranquillo, l’ho fatto con piacere. Non potevo di certo lasciarla dormire in giardino a Novembre inoltrato.”
“Senti, se ti fermi mezzora ti scrocco un passaggio ad allenamento. Oggi sono con voi!”
“Volentieri!”
I due entrarono e si sedettero sul divano di fronte a Charlotte e Sofia, la seconda stava ancora parlando in modo infantile con la prima e non li degnò nemmeno di uno sguardo. Quando lo fece, scoppiò a ridere rendendosi conto che avevano assistito alle sue scenette con la sorella.
“Ti ricordi di lui?” indicò alla piccola Leonardo che, come risposta, sorrise teneramente alla bambina. Charlotte sorrise e allungò le manine verso di lui.
“Questo mi sembra un chiaro segno del fatto che ti stia snobbando per andare da Leo, Sof!” Alessandro fu immediatamente trasformato nell’oggetto di uno sguardo assassino da parte della sorella.
“Lei vuole solo me, vero cucciolina?” appoggiò le labbra sulla fronte di Charlotte lasciandole un bacino, per poi sistemarle i capelli. La bambina però sembrava decisamente propensa a volere andare tra le braccia di Leonardo. Sofia alzò le spalle e si alzò per posare la piccola tra le braccia del ragazzo, che dopo un primo momento di esitazione la accolse tenendola in modo saldo. Ancora una volta, esattamente come era successo durante l’inaugurazione dello stadio, provò una strana sensazione, un misto di tenerezza e dolcezza che non riusciva a spiegarsi.
Charlotte dapprima lo guardo negli occhi, poi puntò ai suoi capelli corti con entrambe le manine, ma subito dopo il suo viso diventò la preda per eccellenza. Punto le dita sulle sue guance e tirò lievemente. Sofia, davanti a lui, scoppiò a ridere, lo stesso fece Alessandro.
“Tranquillo, vuol dire che gli piaci. Ti sta studiando!”
“Eccola che comincia a parlare dei suoi comportamenti con le persone come se avessimo un cane come sorella.”
“Ma te devi criticare ogni cosa che faccio con Charlotte?”
“No, dico solo che sembri più stupida del solito quando parli di lei. Tutto qua.”
“Leo, non lo ascoltare. Comunque una cosa è certa, non si ricorda di te, altrimenti non avrebbe bisogno di studiarti. Le mie teorie sono giuste, sempre.”
Per una volta Leonardo non la stava minimamente ascoltando sul serio, Charlotte aveva un potere ipnotico su di lui quasi peggio che quello di Sofia. I due si stavano riempiendo di sguardi e attenzioni. Gli erano sempre piaciuti i bambini piccoli e aveva sempre fantasticato su come, un giorno, sarebbero stati quelli che avrebbe avuto insieme a quella che sarebbe diventata sua moglie. Prediligeva i maschietti perché, ovviamente, con loro avrebbe potuto insegnargli l’arte del suo mestiere. E poi si sa, le femmine sono più schizzinose e vogliono sempre essere riempite d’attenzioni. No, un maschietto sarebbe stato decisamente meglio. Anche se una bimba così tenera e dolce come Charlotte non gli sarebbe dispiaciuta ora che ci pensava.
“L’abbiamo perso.”
“Decisamente.”
“Leo, torna sulla terra!” urlò Sofia dopo alcuni istanti. Il ragazzo alzò la testa di scatto e le sorrise.
“Una cosa è certa, non ha preso da te tua sorella.”
“Cosa intendi dire?”
“E’ calma, rilassata, dolce, tenera…”
“Stai dicendo forse che questi aggettivi non potrebbero essere attribuiti alla sottoscritta?”
“Nel novanta per cento dei casi assolutamente no!” ammise Leonardo scherzando.
“Posso ritenermi profondamente offesa?”
Nel frattempo Alessandro era sgattaiolato al piano di sopra per preparare il borsone da calcio lasciando i due a fare finta di litigare e Charlotte che assisteva al tutto guardando prima Sofia e poi Leonardo ripetutamente.
“Sai, non pensavo fossi capace di ubriacarti!”
“Pensavi male allora.”
“Quasi quasi ti preferivo in quel modo.”
“Anche mentre baciavo Darren?” era rimasta zitta fino a quel momento, quasi come a volere fare finta di non ricordarsi, eppure quella scena la ricordava, il resto era qualcosa di confuso, ma quello no. Aveva come l’impressione di avere sferrato un colpo basso con quelle parole, infatti Leonardo rimase zitto per alcuni istanti, ma non abbassò lo sguardo, cosa che invece di solito viene fatta quando si è in imbarazzo.
“A dire la verità sì, per un momento mi sei sembrata meno santarellina del solito!” colpita e affondata avrebbero detto se quella fosse stata una partita di battaglia navale.
“Quindi io sarei una santarellina?”
“Ti vedo così!”
“Anche tu, però, non mi sembri un don Giovanni, sai?”
“E perché mai?”
“Beh, non mi ricordo di preciso come ci sono finita stanotte in giardino, ma non ricordo che tu ci abbia minimamente provato con me.”
“Non ci provo con le prede facili!”
“Sono una preda facile?”
“Da ubriaca sembra proprio di sì!” nuovamente colpita e affondata.
“E da sobria?”
“Non ti so dire, non ho mai provato, ma non mi pare.”
Sofia fu sorpresa della sua risposta e in un certo senso apprezzò ciò che gli venne detto. Nonostante il discorso avesse avuto quasi un’impronta di sfida, sapeva che si stavano dicendo la verità. Un atteggiamento particolare della ragazza era quello di negare a sé stessa le proprie emozioni, come se in realtà ne avesse paura. Mentre Leonardo non nascondeva al proprio io che comunque era interessato a Sofia, lei non lasciava che l’idea penetrasse minimamente nel suo cervello, non perché non potesse accadere, ma perché non voleva che accadesse e quindi rifiutava tutto a priori. Come verrebbero definiti due ragazzi di sesso opposto che nel giro di tre mesi passano dall’odio, anche se non reciproco, al sentire quasi il bisogno di vedersi più volte alla settimana anche solo per chiacchierare, sorridere e scherzare? E se da una parte Leonardo sapeva di starlo facendo per interesse, come già sottolineato, Sofia non si rendeva conto di ciò in cui stava coinvolgendo sé stessa. Probabilmente se le avessero fatto notare che con il suo comportamento mostrava di essere particolarmente legata a Leonardo, lei avrebbe negato, ma non fingendo, anzi, al contrario avrebbe negato convinta di farlo. 

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buonasera, anzi, buonanotte :) scusate il ritardo, la maturità continuo ad uccidermi e il 9 ho l'orale :/ non voglio però tediarvi con le mie ansie e voglio, invece, ringrazirvi, mie dolci lettrici, poche ma buone, per i vostri commenti sempre così carini e tenere (non che io me li meriti eh!) <3 detto ciò, sappiate che il 10 parto e tornerò a casa (Reggio Emilia) a fine agosto. Questo non vuol dire che non posterò, ma se sparisco dalla circolazione ogni tanto sappiate che in verita sono ancora viva, spero! 
spero vi sia piaciuto questo capitolo, anche se a dire la verità è un capitolo di transizione, quindi non accade nulla di che. arriveranno i colpi di scena e che colpi di scena (?) ahahahah. 
colgo l'occasione per augurare buone vacanze estive a tutte voi, a chi le ha già iniziate e a chi, magari, come me è ancora alle prese con la maturità!
un bacione <3
  
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