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Autore: LostinStereo3    05/07/2012    5 recensioni
E se un giorno ti svegli e capisci che sei tu la delusione?
Ero immobile nel mio letto senza dormire da almeno 3 ore. Erano le 4 del mattino. Era il momento di fare quello che non avevo mai trovato il coraggio di fare.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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4. Walls


“Quindi mi stai dicendo che hai 32 anni?” chiesi sbalordita.

“A breve 33” annuì lui tutto sorridente. Che poi..che cazzo si rideva, sempre a ridere stava.

“Sei un fottuto vecchiaccio Bouvier.”

“Parla la poppante.”

Alzai gli occhi al cielo e lasciai cadere così la questione.


Scese su di noi un profondo silenzio. Mi misi ad osservare quel parco.
Eravamo seduti su due altalene mezze cigolanti(sì, alla fine eravamo finiti sulle altalene, non so bene come), tirava un leggero venticello che insieme a qualche margherita sparsa qua e là, preannunciava la primavera, c’era un timido sole che ci permetteva in quella giornata di marzo di stare all’aperto, nonostante il freddo costantemente presente a Montreal.

E poi inaspettatamente ruppe il piacevole silenzio che si era creato.

“Perché sei scappata dalla tua vita?” mi chiese, guardando un punto impreciso davanti a sé.

Non me l’aspettavo una domanda del genere e ci misi un attimo di più a rispondergli.
Lo sapevo davvero perché ero scappata dalla mia vita? Ecco, il guaio è che non lo sapevo nemmeno io.

“Non so precisamente il perché, so solo che mi sono sempre sentita fuori posto, diversa da tutto e tutti. Non mi sono mai sentita veramente accettata per quella che ero e sono.
Ho tenuto su per molti anni la maschera da menefreghista, nonostante non fosse assolutamente vero che non me ne fregasse niente di nessuno. E così pian piano mi sono isolata da tutti, dalla mia famiglia, dai miei genitori, dalle mie sorelle. Li sentivo così distanti. Fino a che non mi sono ritrovata ad essere distante anni luce anche dai miei amici di sempre.
E lì ho capito che era inutile restare in una città che non mi dava più vita ed eccomi qui.
Sono fuggita da casa mia nel cuore della notte prendendo il primo volo oltreoceano.”

Parlai a raffica, fissandomi le scarpe, poi alzai lo sguardo su di lui e vidi che mi fissava.
Io gli sorrisi, serena. Lui ricambiò il mio sorriso.

“Per quanto idiota e poco carino possa sembrare, sono contento che quel volo fosse per Montreal, pensa se ti avessero spedito in Cile.”

Scoppiammo a ridere entrambi. Un momento serio con lui non c’era mai, ma mi andava bene così. Sapevo che in realtà mi aveva capita perfettamente e gli ero grata di non aver detto le solite frasi di circostanza, ma di aver subito sdrammatizzato come solo lui poteva fare.

Si alzò, mi prese per mano e disse “Vieni, andiamo a mangiare, ho fame.”

“Sei sempre il solito Bouvier” risi di gusto e gli strinsi la mano in un tacito grazie.

Ci incamminammo mano nella mano su per il piccolo parco che avevamo trovato, alla ricerca di un qualche posto che facesse del cibo almeno decente per riempire lo stomaco sempre affamato di Pierre.

E sentii finalmente di aver trovato il mio posto nel mondo.











Dai su, lanciatemi i pomodori. Mi sento così in colpa, sono tipo troppi giorni che non posto, più di un mese. Il fatto è che non ci riuscivo, aprivo la pagina di word e cos, la fissavo e non scrivevo niente, stavo andando in crisi. E invece oggi pomeriggio, presa dalla depressione per non essere a Lucca a vedere i Blink, mi è venuta una sfrenata voglia di scrivere e ecco, questo è quello che è uscito fuori. Niente di che proprio, ma almeno ci sono riuscita :3
Una mia amica che era al concerto mi ha chiamata mentre cantavano I Miss You, diamine sembrava che stessi lì anche io, ho pianto troppo.
Vi mollo adesso, spero di riuscire a postare ragionevolmente presto, ma sono così imprevedibile che mi do' sui nervi da sola.
Ho tipo scritto più qui sotto che nel capitolo. Occhei, la smetto. Cià.
  
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