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Autore: Bad Devil    05/07/2012    2 recensioni
“Se da un lato lo Yami aveva capito come prendere e convincere Ryou per i propri scopi, quest’ultimo aveva senza dubbio compreso come calmarlo...
Ci riusciva sempre benissimo...”
[Tendershipping]
[ Oneshot classificata 1° al "You And I Contest" indetto da Luna Ginny Jackson sul forum di EFP]
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ryou Bakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: “I am your Madness”
Autore: Bad Devil
Fandom: Yugioh!
Pairing: Tendershipping
Genere: Angst, introspettivo, malinconico
Avvertimenti: Shounen-Ai, One shot
Rating: R
Note: In questo contest mi è stato chiesto di parlare di amore... Amore in ogni sua forma, di ogni tipo... Così ho voluto scrivere di un amore distorto e sbagliato, una delle mie tipologie preferite, perché in fondo, sotto sotto, l’amore fa schifo.
Disclaimer: I personaggi presenti in questa storia non sono reali, né di mia proprietà. Inoltre sono maggiorenni. Non ho nessun diritto legale su di loro a differenza degli autori, e dalla pubblicazione di questo scritto non vi ricavo un benché minimo centesimo.



I am your Madness

Oneshot classificata 1° al "You And I Contest" indetto da Luna Ginny Jackson sul forum di EFP



Appoggiò la schiena all’umida parete della doccia, col viso rivolto verso l’alto.
Lo sguardo spento e il corpo privo di reazioni, come se quell’acqua fredda che gli arrivava addosso non fosse reale.
Era accaduto di nuovo.
L’ultima cosa che ricordava era di essere andato a letto la sera prima...
Ora si trovava su della fredda ceramica sporca di sangue, a stringere i denti a causa del suo corpo deflorato. Chiunque fosse, non era stato delicato con lui.
Si portò una mano alla bocca nel tentativo di coprirla, ma fu più forte di lui e vomitò sul pavimento accanto a sé, oltre la tendina della doccia. Si sentiva stordito e umiliato, forzato ancora una volta in quella situazione che odiava da morire, ma a cui non sapeva sottrarsi.
Yami no Bakura prendeva possesso del suo corpo, ne faceva quello che voleva, e poi glielo ridava per dargli modo leccarsi le ferite.
Strinse con rabbia una mano intorno al Millennium Ring, strappandoselo via con un gesto secco, incurante di ferirsi il collo. Non avrebbe fatto nessuna differenza in quel momento.
L’anello finì a terra, tintinnando contro il pavimento, e fermandosi contro la parete opposta.
Ryou si sentiva sporco e frustrato, abbandonato in quella piccola pozza di acqua gelida e sangue.
Quella storia andava avanti ormai da troppe settimane, per dei motivi che conosceva benissimo, ma che a volte sembrava non voler comprendere. Sapeva solamente che dopo quei lunghi vuoti di memoria qualcuno abusava del suo corpo in qualche modo, e che dopo si ritrovava carte nuove nel mazzo di Magic & Wizards.

Qualche domanda se l’era fatta, e sfortunatamente si era anche già dato qualche risposta...
Bakura aveva il libero controllo del suo corpo, e aveva ben chiarito che non avesse la minima voce in capitolo.
Quello spirito si era insidiato in lui come una malattia.
All’inizio silenziosamente, poi, man mano, aveva preso potere fino a consumare il suo Hikari del tutto.
Vergognosamente, Ryou portò due dita alla propria apertura, ancora brutalizzata e sanguinante, riuscendo a penetrarla con una facilità spaventosa; lo fece perché curioso di sapere quanto fosse grave la situazione. Fu doloroso, sì, ma comunque facile.
Le spinse appena più a fondo, sfilandole successivamente e scoprendole sporche anche di liquido seminale, che dopo quel gesto stava colando insieme al sangue dalle sue cosce.
L’albino non aveva mai avuto un particolare interesse nei confronti del sesso, nonostante alla sua età il desiderio fosse una pura necessità fisiologica.
Prima che gli accadessero quelle cose lui era vergine... ora non sapeva nemmeno più con quanti uomini era stato.
Stringendo i denti si rialzò, nel poco convinto tentativo di lavarsi, almeno per rimuovere l’odore di uomo misto a sangue e sudore che il suo corpo aveva al momento.
Abbondò col sapone, e nemmeno si accorse di star usando ancora l’acqua fredda, troppo concentrato a pulirsi minuziosamente, arrivando persino a graffiarsi. Si sentiva come se addosso avesse ancora il peso dell’uomo che lo aveva brutalizzato; nonostante non sapesse come fossero andati gli eventi, riusciva fin troppo bene a immaginarselo.
Lavò con cura anche i capelli argentei, finendo poi col ripulire il vomito dal pavimento col getto della doccia.
Si asciugò con disattenzione, trascinandosi, zoppicando appena verso la propria camera per poi vestirsi.
Come d’abitudine suo padre non era a casa. Probabilmente persino all’estero.
Ryou era abituato a vivere da solo dall’età di quindici anni, condizione venuta a pesargli dopo la morte della madre e della sorellina. Riusciva a prendersi cura di sé stesso e della casa discretamente bene, ma da quando aveva iniziato a perdere la testa la sua camera rifletteva appieno la sua follia.
Mucchi di vestiti erano abbandonati sul pavimento, a far compagnia ai libri di scuola.
Il letto era perennemente sfatto, dalle lenzuola arrecanti piccole macchie di sangue secco, colato da graffi o ferite che si ritrovava addosso, o che alternativamente si auto provocava inconsciamente.

Alcuni frammenti dello specchio erano in terra ormai da settimane, mentre altri avevano resistito alla gravità rimanendo attaccati al resto dell’oggetto su cui spiccava una scritta fatta col sangue.
Una scritta che non ricordava di aver fatto, ma che comunque si trovava lì.

Zorc.


Una parola che per lui non aveva il minimo significato.
La tapparella del balcone era perennemente abbassata a fessura, facendo filtrare poca luce dall’esterno.
Ryou non voleva vedere quell’angolo buio in cui affrontava i momenti peggiori della sua vita; non voleva vedersi riflesso in quello specchio rotto, troppo disgustato da sé stesso per quello che faceva.
Non voleva più vedere nulla. Aveva capito che la tenebra si stava stringendo sempre di più attorno a lui, divorandolo lentamente, e quasi aveva l’intenzione di lasciarglielo fare, così da farla finita.
Fu forse per quel motivo che, in quell’attimo di scarsa lucidità, afferrò un frammento di quello specchio, decisissimo a puntarselo alla gola.
Farla finita. Morire. Quella sembrava essere la sua unica via di fuga...
Yami no Bakura però sembrava pensarla diversamente, comparso ora sulla soglia della porta; al collo portava il Millennium Ring, unico particolare a differenziare lui dall’Hikari.

« So che sei sconvolto, ma non ti sembra di esagerare? »


Quel tono derisorio... Dio, quanto lo odiava.
Ryou da parte sua lo ignorò portando l’arma alla gola, ancora più vicina, con le piccole mani tremanti.

« Ryou... »


Un sospiro, seguito da dei passi.
Bakura era ora in piedi dinanzi a lui, occupato a scrutarlo con gli occhi dalle iridi purpuree.
Lo vedeva tremare e barcollare, decisamente stremato.

« Non avvicinarti! »


Ringhiò il ragazzo, fendendo un colpo al braccio di Bakura.
Lo Yami tacque, stringendo i denti per il dolore, lasciando che fosse Ryou a gemere per quella ferita che ora si stava aprendo anche sul proprio corpo.

« Ryou... »


Riprovò, avvicinandosi ulteriormente.
Un altro cupo ringhio mal soffocato, e un’altra coltellata arrivò al torace di Bakura, aprendosi successivamente nel petto dell’Hikari, il quale spinto dal dolore crollò poi sulle ginocchia tenendosi la ferita premuta, mentre con l’altra mano teneva ancora saldamente l’arma.
Bakura lo seguì a terra limitandosi a stringerlo in un abbraccio.
Lo capiva e non poteva biasimarlo. Ryou soffriva per quella situazione che lo stava consumando.
L’albino provò ad allontanare lo Yami, spingendolo con poca convinzione, ma finendo poi con l’artigliare la maglia del ragazzo, aggrappandovisi disperatamente.
Pianse.
Bakura si dimostrò stranamente affettuoso e comprensivo nei suoi gesti, stringendo il ragazzo a sé.
Il sangue delle loro ferite sporcava la maglia dell’altro, reciprocamente, ma nessuno dei due sembrava prestarvi attenzione, troppo presi da altro in quel momento. Ryou era visibilmente sconvolto ed esausto, e persino Bakura iniziava a capire che forse l’albino era quasi al limite.
Lo Yami gli accarezzò i capelli, lasciando che l’altro si sfogasse contro la sua spalla.

« Ti odio... »


Era stato solo un sussurro, ma Bakura l’aveva udito lo stesso.

« Ti sei dimenticato di quello che mi che ci ha fatto? »


Domandò semplicemente, distanziandolo per guardarlo in faccia.
Il ragazzo non rispose.

« Quello che è accaduto a Kur’Eruna... Lo ha fatto a noi. »


Ryou strinse i denti, abbassando lo sguardo.
Lo sapeva. A volte rifiutava di comprenderlo, ma sapeva benissimo il motivo di tutti quegli avvenimenti.
Bakura voleva la sua vendetta, a scapito di qualsiasi cosa, e nulla aveva più importanza di quel pensiero che si portava dietro da secoli.
Era la sua ossessione.

« Sta’ zitto. »


« Questa vendetta è di entrambi... Io e te siamo una cosa sola. »


« Sta’ zitto! »

L’ennesimo scatto d’ira, e il frammento di vetro che Ryou teneva ancora in mano si conficcò all’altezza della gola dello Yami, ferendola.
Il taglio era superficiale, quasi paragonabile a un graffio profondo, ma dal quale usciva già del sangue, ora sul collo di entrambi. Ryou non ce la faceva più...
Era allo stremo delle forze, sia fisiche sia psicologiche, al punto da provare disinteresse nel nuocere sé stesso piuttosto che Bakura.
Tutto, pur di farlo tacere una volta per tutte.
Ogni parola del suo Yami era come accompagnata da quella sottile e fastidiosa ironia, che, per quanto non presente, Ryou riusciva a cogliere alla perfezione.
Lo faceva sentire coinvolto nella situazione per poter sfruttare a proprio vantaggio il suo senso di colpa.

“Come puoi lasciare che resti impunito dopo quello che ci ha fatto?”



Come se Bakura lo degnasse davvero di tanta considerazione...
Faceva leva sulla sua innocenza per plagiarlo a proprio piacimento, interessato unicamente ai propri scopi.
Egoista bastardo, disposto persino a vendere una dignità non propria per una vendetta che di sicuro non l’avrebbe mai appagato. Ryou, però, doveva riconoscergli una cosa: tra i tanti difetti sicuramente Bakura aveva anche un grosso pregio.
Era furbo. Così tanto dall’aver capito che i sentimenti dell’albino, per quanto negati, l’avrebbero facilmente aiutato a convincerlo a collaborare.
Il gesto di Ryou fu seguito da un interminabile istante di silenzio, durante il quale la sua vista si fece via via più debole e sfocata, fino alla tenebra più assoluta.

Cadde, quindi, privo di sensi sul pavimento.

Durante i primi tempi, Ryou e Bakura avevano iniziato a conoscersi.
Non che lo spirito dell’Anello fosse particolarmente socievole o gentile nei suoi confronti, ma aveva accettato di buon grado quel compromesso. Un corpo in due.
Dopo i primi black-out, però, Ryou aveva capito una grossa verità: il loro era un corpo diviso a metà, ma in senso più pratico era Bakura a possederlo e ad averne un estremo bisogno.
Gli aveva raccontato di chi era stato in passato; di cos’era successo alla sua gente e il perché...
Di come era cresciuto in solitudine, vivendo unicamente grazie ai suoi furti.
Del suo odio e della sua sete insaziabile di potere.
Di quello aveva parlato molto, come se si trattasse di tutta la sua essenza.
Ryou aveva creduto a ogni parola, fidandosi di Bakura al punto da permettergli consensualmente di fare quelle cose con lui. Quando poteva, lo Yami si prendeva le carte altrui, utili per poter in futuro umiliare e sconfiggere Atem definitivamente, ma quando non ci riusciva doveva scendere a compromessi.
Il patto tra loro era quello. Bakura subiva quelle violenze, e Ryou sopportava in silenzio.
Avendo lo stesso corpo, il dolore era di entrambi, ma psicologicamente parlando la peggio l’aveva l’Hikari, ancora troppo innocente e smaliziato per lasciarsi trascinare in quella promiscuità senza subire ripercussioni.
La verità era che Bakura gli piaceva.
Gli permetteva quelle cose non perché sentisse propria quella vendetta, ma perché Bakura gli piaceva da impazzire.
Probabilmente le differenze tra loro erano minime, almeno esteriormente, ma Ryou aveva sempre trovato il carattere del suo Yami interessante.
Psicotico, freddo e mentalmente instabile, certo, ma con un egoismo così profondo e radicato che in qualche modo dava a Ryou la sensazione che si prendesse cura di lui...

[ ~ † ~ ]


Quando riprese conoscenza era già pomeriggio inoltrato.
L’albino si ritrovò disteso a letto, con una fasciatura intorno al collo, forse un po’ stretta, poiché ne sentiva il fastidio.

Bakura...

Si tirò a sedere con fatica, portandosi poi una mano alla fronte, scostandosi indietro alcune ciocche albine.
La tapparella del balcone era poco più alta di quanto non fosse la sera prima, ma concedeva comunque alla stanza una condizione di penombra che Ryou poteva tollerare.
Ci volle poco, prima che i ricordi della notte precedente lo assalissero, dandogli così un’occasione per giustificarsi con sé stesso. Era solo molto stanco e arrabbiato.
Aveva perso la lucidità. Nulla più.

« Un mero eufemismo per definire un quasi omicidio/suicidio. »


Quella critica arrivò diretta al suo cervello, facendogli stringere i denti.
Lo sapeva già, Bakura non gliel’avrebbe perdonata facilmente, e seppe di non sbagliarsi quando lo vide prendere forma poco distante da sé.

« Mi dispiace. »


Disse Ryou, incerto ma sincero.
Bakura rapidamente lo avvicinò, salendo sul letto e costringendo l’albino a tornare disteso.
Le sue mani facevano pressione sulle spalle del ragazzino, mentre lo sguardo di quest’ultimo veniva catturato dal collo dello Yami. Privo di fasciatura...

« Lo sai quanto questo corpo sia importante per entrambi, no?! »


A Ryou mancò un battito per quella vicinanza, e mascherando il proprio imbarazzo distolse lo sguardo, mentre lo Yami sopra di lui serrava la presa sulle sue ossa.

« Non sono arrivato fino a questo punto per permettere a te di rovinare ogni cosa. »


Ringhiò a poco dalle sue labbra, con rabbia, mentre quelle dell’Hikari si incurvavano in un mezzo sorriso.

Eccolo, il vero Bakura...

Finalmente dopo tutto quel “noi” e quel coinvolgerlo in situazioni che - di fatto - non lo riguardavano, ancora una volta Bakura si lasciava trasportare dall’ira.

« So che quello che ti ho chiesto è difficile... »


Lo riconosceva.
Quella situazione avrebbe oppresso gravemente su chiunque, ma d’altra parte Bakura faceva di tutto per non fargli pesare i momenti peggiori.

« ... ma non ti ho mai imposto di fare o vedere quelle cose... »


Era un chiaro riferimento alle violenze?
Ryou non lo sapeva, perché effettivamente aveva sempre avuto modo di capire cos’era successo solo dalle conseguenze che ne derivavano.
Aveva ipotizzato di aver fatto sesso con qualcuno dopo essersi ritrovato dei succhiotti sul collo...
Aveva creduto di aver fatto a pugni dopo essersi ritrovato un occhio nero e un labbro spaccato...
Si convinse, però, di aver fatto qualcosa di decisamente sbagliato dopo essersi ritrovato completamente zuppo di sangue fino all’attaccatura dei capelli.
Non aveva chiesto nulla a riguardo, rispettando le condizioni imposte da Bakura.
Lui non doveva fare domande.
Si poteva quasi dire che il loro rapporto, se così lo si poteva definire, funzionasse a quel modo.
Entrambi davano supporto all’altro, per una ragione o per un’altra, senza però entrare troppo nei dettagli.
Andava bene così, Ryou lo accettava di buon grado.

« Lo so... e anche se non te lo dico mai, ti sono grato per questo. »


Ryou portò una mano al volto di Bakura, ancora segnato dalla rabbia, unendo poi le loro labbra in un bacio.
Semplice e dolce, che nessuno dei due approfondì.
Era il suo modo per chiedergli scusa.
Sapeva quanto quel corpo fosse importante per Bakura, e riconosceva di aver fatto qualcosa di molto stupido e che normalmente non avrebbe mai pensato.
Aveva sbagliato e lo ammetteva.
Quel bacio durò a lungo, terminato solo poi da Bakura, che distolse lo sguardo.
Se da un lato lo Yami aveva capito come prendere e convincere Ryou per i propri scopi, quest’ultimo aveva senza dubbio compreso come calmarlo... Ci riusciva sempre benissimo...

« Te lo dico subito, Ryou, non funzionerà. »


Mentì lo Yami con un ghigno appena accennato sul volto, le labbra ora sulla fasciatura dell’albino.
Baciò la pelle lasciata scoperta da quella benda, mentre le mani scendevano lungo i fianchi del ragazzo, ora un po’ rigidi.

« Questa volta ti ci vorrà qualcosa di più che del semplice sesso per farti perdonare. >>


L’albino ridacchiò divertito, fingendosi però dispiaciuto.

« Non vedo l’ora... »





Owari
Bad†Devil

  
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